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ITALIA<br />

PAGINA<br />

7 .<br />

Il cammino<br />

della Chiesa<br />

SALERNO Un nuovo tempo di grazia e d'impegno<br />

Dal Grande Giubileo<br />

all'Anno Eucaristico<br />

FRANCESCO M. VALIANTE<br />

Dal Grande Giubileo del Duemila<br />

all'Anno Eucaristico diocesano: l'inizio<br />

del nuovo millennio segna un<br />

passaggio cruciale nel cammino pastorale<br />

dell'arcidiocesi di Salerno-<br />

Campagna-Acerno. Dopo lo straordinario<br />

anno di grazia giubilare, non<br />

c'è tempo per soste nostalgiche o per<br />

sterili bilanci. Si riparte subito nel segno<br />

dell'Eucaristia, Pane di Vita, fonte<br />

e culmine della vita della Chiesa.<br />

Ancora una volta la comunità ecclesiale<br />

è chiamata ad una grande mobilitazione<br />

spirituale. Anche sul piano<br />

organizzativo fervono progetti ed iniziative.<br />

Dopo l'indizione ufficiale, avvenuta<br />

da parte dell'Arcivescovo Gerardo<br />

Pierro il 21 settembre scorso,<br />

festa del Patrono san Matteo, sono<br />

state costituite cinque commissioni<br />

(biblico/teologica, liturgica, pastorale,<br />

caritativa e organizzativa) che<br />

avranno il compito di guidare le parrocchie<br />

e le zone pastorali, tenendo<br />

conto del Congresso Eucaristico diocesano<br />

che sarà celebrato nel 2002,<br />

dopo cinquant'anni a Salerno.<br />

L'Anno Eucaristico ha le sue radici<br />

profonde proprio nell'esperienza che<br />

l'arcidiocesi ha vissuto nel corso dell'Anno<br />

Santo del 2000. Il Verbo incarnato,<br />

di cui è stato celebrato il bimillenario<br />

della nascita, è vivo e presente<br />

nel sacramento dell'Eucaristia.<br />

E la memoria non può non ritornare<br />

ai momenti di impegno, di fatica, di<br />

gioia che hanno costellato il Grande<br />

Giubileo a Salerno. A cominciare dai<br />

tre anni intensi di preparazione, vissuti<br />

in linea con le sollecitazioni della<br />

«Incarnationis mysterium» e secondo<br />

le indicazioni della Lettera pastorale<br />

dell'Arcivescovo Pierro «Vivere il<br />

Grande Giubileo». Il Comitato diocesano<br />

costituito per l'occasione, guidato<br />

da Don Mario Salerno, si è fatto<br />

carico dei vari aspetti legati alla mobilitazione<br />

comunitaria e alla celebrazione<br />

dell'Anno Santo. Sin dal settembre<br />

1999 ha predisposto un calendario<br />

di appuntamenti ed ha portato<br />

avanti uno stile di impegno basato<br />

sulla collaborazione e sul coinvolgimento<br />

delle diverse realtà diocesane.<br />

È ancora ben vivo e palpabile il ricordo<br />

delle giornate giubilari celebrate<br />

in Cattedrale: dal Giubileo dei<br />

giornalisti a quello dei sordomuti, dal<br />

Giubileo dei politici a quello degli<br />

sportivi, dal Giubileo delle famiglie a<br />

quello dei gruppi, delle associazioni e<br />

dei movimenti. Così come restano indimenticabili<br />

le giornate giubilari vissute<br />

in altri luoghi significativi: il<br />

Giubileo dei malati e degli operatori<br />

sanitari, celebrato nel santuario dei<br />

santi Cosma e Damiano, ad Eboli; il<br />

Giubileo del clero, nel santuario della<br />

Madonna di Avigliano, a Campagna;<br />

il Giubileo dei ministranti, nel<br />

Seminario Metropolitano «Giovanni<br />

Paolo II», in località Pontecagnano-<br />

Faiano.<br />

Nei nove diversi luoghi giubilari<br />

della diocesi sono convenuti moltissi-<br />

mi pellegrini — singoli, famiglie e<br />

gruppi organizzati — che hanno vissuto<br />

intensamente l'esperienza di<br />

conversione e di penitenza dell'Anno<br />

Santo. Le parrocchie hanno avuto un<br />

ruolo fondamentale nel corso del<br />

tempo giubilare. In diverse comunità<br />

sono state celebrate Missioni popolari,<br />

si è riscoperto il culto delle «quarantore»,<br />

si è dato ulteriore impulso<br />

alla devozione mariana, ha ripreso<br />

vigore l'impegno caritativo e assistenziale<br />

verso gli ultimi, i sofferenti, i bisognosi.<br />

Sul piano formativo, i ritiri mensili<br />

del clero sono stati caratterizzati da<br />

riflessioni su temi giubilari: dalla carità<br />

alla comunicazione, dalla vita alla<br />

famiglia, dall'Eucaristia alla redenzione.<br />

Momento qualificante del<br />

cammino della Chiesa locale è stato<br />

il convegno diocesano celebrato dal<br />

31 agosto al 2 settembre sul tema «Il<br />

Giubileo, tempo di riconciliazione».<br />

Particolarmente significativa, tra le<br />

altre, è stata l'esperienza dell'accoglienza<br />

della Croce della Giornata<br />

Mondiale della Gioventù, che ha visto<br />

una grande e corale partecipazione<br />

dei giovani salernitani.<br />

Per quanto riguarda l'aspetto caritativo,<br />

l'intera comunità è stata coinvolta<br />

nella campagna per la riduzione<br />

del debito estero dei Paesi poveri,<br />

a favore della quale sono state destinate<br />

le offerte raccolte durante l'Avvento<br />

di fraternità e la Quaresima di<br />

carità. In prima fila la Caritas diocesana,<br />

che ha promosso e curato le<br />

diverse iniziative. Nel corso dell'Anno<br />

Santo è stato anche ampliato a Salerno<br />

il dormitorio-accoglienza per i<br />

senza fissa dimora e gli extracomunitari<br />

(la struttura era stata inaugurata<br />

nel 1999) e sono iniziate a Battipaglia<br />

le opere di ristrutturazione di un<br />

Centro di accoglienza.<br />

Dimensione centrale della spiritualità<br />

giubilare in diocesi è stata l'esperienza<br />

del pellegrinaggio, segno visibile<br />

di comunione, di preghiera e di<br />

conversione. Da ricordare, fra gli altri,<br />

i pellegrinaggi in Terra Santa, a<br />

Roma (con il passaggio attraverso la<br />

Porta Santa della Basilica di San Pietro<br />

e la partecipazione all'udienza di<br />

Giovanni Paolo II) e a Pompei. Molti<br />

gruppi della diocesi hanno poi partecipato<br />

alle Giornate Giubilari celebrate<br />

a Roma: tra questi, 500 giovani<br />

hanno preso parte alla GMG e 1.500<br />

bambini al Giubileo del 2 gennaio.<br />

«È stato un anno di grazia — sottolinea<br />

Don Mario Salerno — per chi<br />

ha liberamente accolto il seme della<br />

Parola nel suo cuore e per chi si è lasciato<br />

trafiggere dal mistero del Verbo<br />

incarnato. Un anno di grazia per<br />

chi si è aperto all'appello evangelico<br />

ed ecclesiale alla conversione e per<br />

chi si è posto, come pellegrino, sulle<br />

strade della storia per lievitarla con<br />

le opere di carità». «Questo tempo<br />

vissuto — aggiunge — rimane un<br />

kairòs, possibilità di salvezza per chi<br />

si apre al nuovo dello Spirito che attraversa<br />

le pieghe di una storia travagliata<br />

ma pur sempre aperta alla speranza».<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Venerdì 26 Gennaio 2001<br />

La storia, la fede, il territorio. Fra le<br />

molte iniziative portate a termine nel corso<br />

dell'Anno Santo appena concluso, diverse<br />

si sono qualificate sotto il profilo<br />

culturale, con lo scopo di rendere sempre<br />

più consapevoli i credenti dello stretto legame<br />

tra fede, storia della comunità e vita<br />

sociale sul proprio territorio.<br />

In questo solco si colloca l'opera realizzata<br />

a cura della commissione cultura del<br />

decanato di Brivio, nella zona pastorale III<br />

(Lecco) dell'arcidiocesi di Milano.<br />

VERCELLI Proposte dell'Arcivescovo Enrico Masseroni<br />

Fede, testimonianza e preghiera:<br />

i pilastri della vocazione al sacerdozio<br />

In un messaggio alla diocesi, l'Arcivescovo<br />

di Vercelli, Mons. Enrico Masseroni,<br />

affronta il tema delle vocazioni al<br />

sacerdozio, dichiarando che sono finiti i<br />

tempi in cui bastava qualche brillante<br />

«cireneo» a cui affidare il compito di risolvere<br />

il delicato problema. È pure finita<br />

la stagione in cui le vocazioni venivano<br />

fuori per generazione spontanea dai<br />

solchi periferici delle comunità. «Grazie<br />

a Dio — prosegue Mons. Masseroni —<br />

il diventare preti oggi non costituisce<br />

più il passaggio ad uno “status” sociale<br />

umanamente appetibile. Anzi. D'altra<br />

parte è pur vero che la figura del presbitero<br />

gode ancora di vasta popolarità in<br />

Italia, è stimato ed è amato, anche se<br />

sovente inascoltato. Il prete, nonostante<br />

il clima di secolarismo, resta pur sempre<br />

il segno di un mistero e uomo tra la<br />

gente. E ancora grazie a Dio, non mancano<br />

anche oggi dei giovani che guardano<br />

con rispetto e interesse l'ipotesi “prete”.<br />

E pure la Chiesa eusebiana ha qualche<br />

segnale di speranza guardando al<br />

proprio seminario».<br />

L'Arcivescovo si chiede a questo punto<br />

dove sta il «salto di qualità» nella cosiddetta<br />

pastorale delle vocazioni. «Vorrei<br />

dire, nel tono più schietto possibile<br />

— risponde — che il salto di qualità<br />

consiste anzitutto nel credere che il futuro<br />

delle nostre comunità e il destino<br />

delle nostre parrocchie non stanno nelle<br />

mani del Vescovo o del Papa. Perché in<br />

verità non mancano i soliti illusi a pensare<br />

che basti una qualche decisione<br />

dall'alto a riaffollare i seminari. No, il<br />

futuro delle nostre comunità, se comunità<br />

vogliono essere con la celebrazione<br />

dell'Eucaristia, dipende dal presente delle<br />

stesse comunità. La buona cultura ru-<br />

rale, che permane nel Vercellese, mi<br />

porta a pensare che non si raccoglie<br />

buon riso a settembre se si dorme nella<br />

stagione della semina».<br />

Per Mons. Masseroni la pastorale vocazionale<br />

deve avere due caratteristiche:<br />

la popolarità e la coralità. Il problema<br />

vocazionale appartiene al popolo di Dio<br />

e soprattutto al popolo della domenica:<br />

alla sua fede, alla sua testimonianza e<br />

alla sua preghiera. Forse nessun chiamato,<br />

sacerdote o persona consacrata che<br />

sia, è in grado di immaginare quante e<br />

quali mani hanno operato in quel «capolavoro»<br />

che si chiama vocazione. «Ogni<br />

storia personale — continua il messaggio<br />

— appartiene al mistero di Dio; ma<br />

non meno è opera collettiva di persone<br />

e di comunità, riconoscibili soltanto là<br />

dove le ombre del tempo si dissolvono<br />

nella luce della vita eterna. Sta qui dunque<br />

il primo passo di ogni pastorale vocazionale:<br />

il suo ritorno tra la gente, il<br />

recupero della sua popolarità».<br />

Ma insieme la coralità. Ciascuno nel<br />

popolo di Dio ha un compito preciso da<br />

svolgere. Anzitutto i genitori che sono<br />

chiamati a creare in famiglia un clima<br />

di fede idoneo a garantire le libertà «alte»<br />

dei figli. Là dove la vita è «imbastita<br />

guardando solo dai tetti in giù», è difficile<br />

che i figli riescano a guardare oltre.<br />

Così gli educatori della comunità cristiana<br />

e in particolare i catechisti sono chiamati<br />

a proporre una visione meno<br />

astratta della fede, non riducibile ad una<br />

manciata di valori etici per garantire un<br />

certo buonismo, bensì una visione di fede<br />

come esperienza di un Dio che interpella<br />

e chiama ciascuno, sollecitando risposte<br />

personali. Pure gli ammalati non<br />

devono stare fuori dal coro: la preghiera<br />

Milano: storia dell'antico decanato di Brivio<br />

Un lavoro di due anni per giungere ad<br />

una pubblicazione: Fides per millennium<br />

— Il decanato di Brivio storico erede dell'antica<br />

Pieve, presentato nelle settimane<br />

scorse, in particolare all'attenzione delle<br />

tredici parrocchie di questo decanato: Airuno,<br />

Arlate, Beverate, Brivio, Calco, Imbersago,<br />

Monte, Olgiate Molgora, Perego,<br />

Rovagnate, Santa Maria Hoè, San Zeno e<br />

Sartirana.<br />

Testimonianze e documenti raccolti per<br />

questo volume raccontano delle origini e<br />

delle prime notizie storiche, riguardanti<br />

popolazioni ancora pagane, e poi della<br />

lenta penetrazione del Cristianesimo in<br />

questo territorio, con la costituzione delle<br />

prime organizzazioni ecclesiastiche rurali.<br />

«La nostra comunità ha oltre mille anni<br />

di storia — spiega in proposito il decano,<br />

don Marino Rossi — e proprio all'inizio<br />

In Campania, rispettivamente ad Amalfi, Benevento e Salerno, le reliquie dei santi<br />

Andrea, Bartolomeo e Matteo<br />

Tre Apostoli per una Regione<br />

La Campania è l'unica Regione ad accogliere<br />

tra le sue città i resti mortali di<br />

tre Apostoli: s. Andrea in Amalfi, s. Bartolomeo<br />

in Benevento e s. Matteo in Salerno.<br />

Uniti nella «Campania felix» erano già<br />

uniti nella storia: insieme nel Collegio<br />

Apostolico e, in un momento critico della<br />

vita e dell'apostolato, Matteo, ebbe<br />

accanto a sé Andrea, ed il Vangelo di<br />

Matteo fu trovato sui resti mortali di s.<br />

Bartolomeo quando ne fu aperto il sepolcro.<br />

Oggi, in Salerno ed Amalfi il culto<br />

dell'Apostolo Patrono è vivissimo e largamente<br />

diffuso mentre a Benevento è<br />

andato via via indebolendosi anche a<br />

motivo della inagibilità della Basilica dedicata<br />

all'Apostolo.<br />

Ed è stato proprio l'Arcivescovo di<br />

Benevento, Mons. Serafino Sprovieri, ad<br />

immaginare un anno post-giubilare dedicato<br />

al tema del discepolato, coinvolgendo<br />

in quest'avventura pastorale l'Arcivescovo<br />

di Salerno-Campagna-Acerno,<br />

Mons. Gerardo Pierro e l'Arcivescovo di<br />

Amalfi-Cava de' Tirreni, Mons. Orazio<br />

Soricelli.<br />

Una programmazione pastorale che<br />

risponde puntualmente all'invito del<br />

Santo Padre che nella «Novo Millennio<br />

ineunte» ha invitato la Chiesa a «prendere<br />

il largo» (Lc 5, 6), fissando lo sguardo<br />

sul volto del Signore, un volto da contemplare<br />

facendo tesoro della testimonianza<br />

degli Apostoli per poi correre dai<br />

nostri fratelli a portare il grande annun-<br />

e l'offerta della croce vanno proposte a<br />

tutti i sofferenti, perché si sentano protagonisti<br />

e collaboratori dell'azione segreta<br />

di Dio nella storia di ogni vocazione.<br />

Naturalmente sono interpellati i giovani,<br />

i primi chiamati a pensare in grande<br />

la loro vita, senza condannarla all'eutanasia<br />

del vuoto e della noia. Sono i<br />

primi ad essere gelosi della loro libertà,<br />

da non bruciare nei vicoli ciechi del libertarismo,<br />

sono i primi a interrogare<br />

Dio sul proprio futuro per sentirsi veramente<br />

amati da Lui, il solo capace di<br />

gratificare la loro infinita sete di felicità.<br />

«Ma ovviamente — osserva infine Mons.<br />

Masseroni — nella comunità cristiana<br />

c'è il sacerdote, il coltivatore diretto delle<br />

vocazioni: il quale sa visibilizzare nella<br />

propria vita la bellezza e la gioia di<br />

aver detto di sì al Signore e sa dire a dei<br />

giovani del suo gruppo, soprattutto<br />

quelli dalla faccia pulita e dal cuore generoso:<br />

“Perché non fai un cammino di<br />

ricerca per capire che cosa vuole Dio da<br />

te?”. Infatti non va mai dimenticato che<br />

la pedagogia evangelica è discendente; è<br />

una pedagogia della “proposta”: “Non<br />

voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”<br />

(Gv 15, 16). La proposta non è una battuta;<br />

è dialogo, accompagnamento; è<br />

guardare alla vita delle persone con<br />

amore. Insomma la coralità è il vero segreto<br />

per un salto di qualità di una pastorale<br />

delicata e problematica forse, ma<br />

certamente promettente. Senza mai dimenticare<br />

che nella strategia vocazionale<br />

di Gesù c'è per tutti un imperativo:<br />

pregate il padrone della messe che mandi<br />

operai nella sua messe».<br />

GIULIANO TEMPORELLI<br />

Amalfi: Duomo, sarcofago in marmo (sec. XVI), particolare dell'altare maggiore<br />

cio: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,<br />

25), proprio come i primi Dodici discepoli<br />

del Signore.<br />

Molte iniziative saranno vissute unitariamente<br />

dalle tre Chiese sorelle, altre<br />

risponderanno alla diversità dei problemi,<br />

delle attese ed anche della varietà<br />

dei doni e carismi che il medesimo Spirito<br />

accende in ogni Chiesa locale.<br />

Salerno ha concentrato la sua attenzione<br />

sull'Eucaristia come fonte e culmine<br />

della vita cristiana, Amalfi-Cava de'<br />

Tirreni sui temi del discepolato nei vangeli<br />

come caratterizzazione del tempo<br />

quaresimale e sulla famiglia. A Benevento<br />

l'intuizione iniziale si è rimpolpata diventando<br />

un itinerario fondamentale<br />

con molti stimoli ed iniziative spirituali e<br />

culturali. Sotto il titolo di «2001: Anno<br />

del Discepolato nel segno di san Bartolomeo<br />

Apostolo», si snoderanno diversi<br />

impegni: ricognizione delle reliquie, restauro<br />

e riapertura della Basilica dedicata<br />

al Patrono della città e dell'arcidiocesi,<br />

lezioni teologiche su i testimoni del<br />

laboratorio della fede nella Chiesa beneventana,<br />

peregrinazione delle reliquie<br />

nelle comunità parrocchiali che hanno<br />

come titolare il discepolo di Cana di Galilea,<br />

Lettera pastorale dell'Arcivescovo<br />

sul tema del discepolato, pellegrinaggi<br />

diocesani a Lourdes, Santiago de Compostela-Fátima,<br />

a Salerno-Amalfi, San<br />

Giovanni Rotondo e a Roma (per ringraziare<br />

il Santo Padre dei doni spirituali<br />

concessi all'arcidiocesi in questo anno<br />

straordinario), mese di maggio con testo<br />

unitario preparato da cinque esperti<br />

«Maria la perfetta discepola di Cristo»,<br />

mostra iconografica sull'Apostolo che<br />

sarà portata anche a Lipari donde il 25<br />

ottobre 838 giunsero le reliquie, restauro<br />

e ricollocazione in duomo delle statue<br />

marmoree degli atleti della Chiesa locale:<br />

Bartolomeo — Gennaro — Barbato,<br />

festeggiamenti civili e religiosi in onore<br />

dell'«Israelita in cui non c'è falsità» (Gv<br />

1, 47) e convegno pastorale diocesano<br />

su «Fede, magismo e superstizione oggi<br />

nel Sud».<br />

Mons. Sprovieri ha già consegnato,<br />

alle 117 parrocchie, 4 Basiliche e 7 Santuari,<br />

diffusi sull'ampio territorio della<br />

onusta e gloriosa Chiesa beneventana,<br />

l'icona con l'affresco di San Bartolomeo<br />

del XV secolo, ma la pubblicazione del<br />

volume «Tre apostoli una Regione», frutto<br />

d'un prezioso lavoro di tre équipes<br />

diocesane, segna l'abbrivio di un cammino<br />

serio e significativo.<br />

Martedì 30 gennaio sarà a Benevento<br />

il Direttore responsabile dell'«Osservatore<br />

Romano», il prof. Mario Agnes, per<br />

presentare al pubblico l'opera-prologo<br />

che rinverdisce alla Campania l'eccezionale<br />

privilegio di avere a fondamento<br />

delle Chiese locali «tre Colonne».<br />

Pagine pesate, scritte con certosina<br />

pazienza che aprono orizzonti appassionanti,<br />

una sorta di via devotionis capace<br />

di generare risposte originali alle sfide<br />

poste dalla storia.<br />

PASQUALE MARIA MAINOLFI<br />

NOVARA Il Vescovo per la festa di san Gaudenzio<br />

Responsabilità educativa<br />

e richiamo alle radici cristiane<br />

La responsabilità educativa verso i<br />

giovani, il richiamo alle radici cristiane<br />

e l'accoglienza di popoli con altra cultura<br />

sono stati i principali temi dell'omelia<br />

che il Vescovo di Novara, Mons. Renato<br />

Corti, ha tenuto nella festa di san Gaudenzio,<br />

Patrono della diocesi.<br />

All'inizio della Celebrazione Eucaristica,<br />

dopo il saluto alle autorità, Mons.<br />

Corti ha espresso un augurio particolare<br />

a Mons. Aldo Del Monte, Vescovo emerito<br />

di Novara, nel 30° di ordinazione<br />

episcopale. Il richiamo alla recente Lettera<br />

apostolica di Giovanni Paolo II<br />

(«Novo Millennio ineunte»), che dà uno<br />

sguardo verso il futuro, ha suggerito al<br />

Vescovo di Novara di parlare dei giovani<br />

e della responsabilità degli adulti nei<br />

loro confronti. Anche una giornata passata<br />

da Mons. Corti con 180 giovani lo<br />

ha sollecitato a «esprimere alcune riflessioni<br />

che toccano tutti noi da vicino,<br />

pensando alle migliaia di giovani della<br />

nostra diocesi, a quelli che stanno maturando<br />

un orientamento di vita e a quelli<br />

che sono immersi in una grande confusione».<br />

«La prima riflessione — ha proseguito<br />

il Vescovo — è che una società pensa<br />

seriamente al futuro se tiene in assoluta<br />

evidenza la questione educativa. La nostra<br />

città, la nostra società ha bisogno<br />

delle qualificate figure educative nelle<br />

famiglie, nelle scuole, naturalmente nei<br />

nostri Oratori, nelle associazioni e nei<br />

movimenti ecclesiali. Ne ha bisogno anche<br />

su altri fronti, come quello dello<br />

sport, della musica e dello spettacolo. Il<br />

futuro lo si prepara facendo crescere<br />

uomini capaci di farsi carico degli altri.<br />

A tal fine non bastano scelte minimaliste,<br />

né un rapporto con i giovani che, in<br />

realtà, li tradisce perché non punta sulle<br />

potenzialità che possono maturare oggi<br />

ed esprimere domani». Il Vescovo ha<br />

poi fortemente criticato i modelli culturali<br />

del mondo occidentale che, pur apparendo<br />

brillanti e fascinosi, in realtà<br />

conducono ad un progressivo impoverimento<br />

umanistico, spirituale e morale,<br />

che invece di aprire ai giovani l'orizzonte<br />

lo chiudono. «Ciò avviene — ha continuato<br />

— quando i giovani sono raggiunti<br />

e travolti da una cultura che ha<br />

perso la propria anima, ha messo Dio<br />

fuori dalla porta, rispetto alle scelte importanti,<br />

ha permesso che i mezzi prendano<br />

il posto dei fini, fa uso dei potenti<br />

mezzi mass-mediali per veicolare, sia tra<br />

i giovani che tra gli adulti, uno stile di<br />

vita dove l'effimero rischia di coprire un<br />

vuoto di valori e di speranza».<br />

Parlando del futuro Mons. Corti ha<br />

sottolineato la necessità di far crescere<br />

la consapevolezza delle radici cristiane,<br />

così da poter avere dei punti di riferimento.<br />

«Occorre dare a noi stessi e ai<br />

giovani — ha spiegato — uno stimolo<br />

perché guardiamo oltre l'esperienza individuale<br />

immediata e ci interroghiamo<br />

sulle differenze, scoprendo le ricchezze<br />

della storia degli altri e dei valori di cui<br />

sono portatori. Anche sul nostro territorio,<br />

che tocca con mano, in misura crescente,<br />

la novità della presenza di popoli<br />

che esprimono altre storie, culture e religioni,<br />

vanno praticate le due attenzioni<br />

accennate perché acquisti robustezza in<br />

noi il senso della nostra identità e trovi<br />

esplicito spazio l'esperienza della convivialità<br />

delle differenze».<br />

G.T.<br />

del terzo millennio è significativo proporre<br />

questo viaggio nella storia».<br />

«I fedeli e tutti gli abitanti di questi paesi<br />

— aggiunge — potranno conoscere le<br />

trasformazioni avvenute, dal punto di vista<br />

sociale, culturale, architettonico ed ecclesiale,<br />

insomma un vero e proprio patrimonio<br />

da trasmettere alle generazioni future.<br />

Credo che quest'ultimo sia un preciso dovere<br />

per le nostre comunità».<br />

ALBERTO MANZONI<br />

La centralità<br />

della Parola<br />

del Signore<br />

nel rinnovamento<br />

della pastorale<br />

In coincidenza con avvenimenti ecclesiali<br />

particolarmente importanti, come<br />

la conclusione del Giubileo, la Lettera<br />

apostolica del Papa a tutti i credenti<br />

«Novo Millennio ineunte» e il lavoro della<br />

CEI per definire il programma pastorale<br />

della Chiesa italiana, l'area evangelizzazione<br />

della CISM (Conferenza Italiana<br />

Superiori Maggiori) ha organizzato<br />

l'annuale convegno dei predicatori itineranti,<br />

invitandoli a riflettere sul tema<br />

«Le missioni al popolo per il rinnovamento<br />

della Pastorale in Italia».<br />

Vi hanno partecipato 150 religiosi/e di<br />

18 istituti maschili e 22 femminili, riuniti<br />

all'Antonianum in Roma dal 15 al 19<br />

gennaio «per definire — come ha ricordato<br />

il responsabile dell'area P. Ciro<br />

Stanzione — le coordinate biblico-teologiche<br />

che sovrintendono a qualsiasi progetto<br />

di pastorale di evangelizzazione e<br />

delineare, alla loro luce, le piste che i<br />

religiosi dovranno percorrere per promuovere<br />

lo sviluppo di tale pastorale».<br />

Il ministero<br />

delle missioni al popolo<br />

Il Convegno ha cercato di rispondere<br />

a una domanda centrale: se è vero che<br />

il servizio del primo annuncio (o prima<br />

evangelizzazione) è la spina dorsale del<br />

servizio di evangelizzazione, quale contributo<br />

il ministero delle missioni al popolo<br />

— ponte tradizionale tra le esigenze<br />

della pastorale ordinaria e le esigenze<br />

dell'evangelizzazione — può offrire alla<br />

Chiesa italiana?<br />

Per rispondere con maggior consapevolezza<br />

a questa domanda, ha ricordato<br />

P. Stanzione, è stato programmato un<br />

cammino triennale che, partito dal convegno<br />

di gennaio 2000 dal tema «checkup<br />

per il rinnovamento delle missioni al<br />

popolo», passando attraverso la riflessione<br />

sul «primo annuncio», da cui è emersa<br />

«la differenza tra pastorale ordinaria<br />

e pastorale di evangelizzazione», è giunto<br />

al tema di quest'anno.<br />

L'approfondimento favorito dal cammino,<br />

ha permesso di scoprire la necessità<br />

di far chiarezza sui presupposti biblico-teologici<br />

di ogni pastorale di evangelizzazione,<br />

cosa che è stata fatta con<br />

cicli di seminari dedicati all'argomento e<br />

frequentati da un'ottantina di religiosi e<br />

di religiose.<br />

«Oggi — ha concluso P. Stanzione —<br />

è necessario che si dica tutto quanto è<br />

possibile dire in tema di pastorale di<br />

evangelizzazione, di primo annuncio e<br />

di pastorale del primo annuncio».<br />

Ha introdotto i lavori del convegno il<br />

Vescovo di Anagni-Alatri, Mons. Francesco<br />

Lambiasi, Presidente della Commissione<br />

episcopale della CEI per la Dottrina<br />

della Fede, l'Annuncio e la Catechesi,<br />

il quale ha affermato chiaramente che la<br />

catechesi, la liturgia e l'esercizio della<br />

carità non sostituiscono l'evangelizzazione,<br />

e che il tasso di kerigmaticità della<br />

pastorale attuale è ancora debole.<br />

Mons. Bruno Maggioni ha sostenuto<br />

che la Parola non è il concime che favorisce<br />

la crescita, ma il seme che genera<br />

l'albero della fede.<br />

Il seme che genera<br />

l'albero della fede<br />

P. Innocenzo Gargano ha fatto notare,<br />

a sua volta, le esperienze di violenza<br />

e di manomissione che la Parola di Dio<br />

e il suo primato hanno sofferto nel corso<br />

della storia della comunità cristiana.<br />

P. Virginio Spicacci ha presentato le<br />

coordinate biblico-teologiche che si ricercavano,<br />

e cioè la centralità della Parola,<br />

dell'ascolto, della promessa, del<br />

suo adempimento, sia pure parziale, e<br />

infine del kerigma, definito l'«effatà» decisivo<br />

della storia, dalla cui «autorità»<br />

discende l'autorità della catechesi e della<br />

parenesi di tipo biblico.<br />

Mons. Ermenegildo Manicardi ha evidenziato<br />

le difficoltà degli stessi discepoli<br />

di Gesù ad accogliere il kerigma e, attraverso<br />

la lettura del Vangelo di Luca,<br />

ha identificato in Cristo l'adempimento<br />

pieno della promessa fatta da Dio ai padri<br />

e il rilancio della promessa stessa attraverso<br />

l'adempimento escatologico,<br />

confermando, con il Nuovo Testamento,<br />

le affermazioni fatte da P. Spicacci circa<br />

l'Antico.<br />

Un serio lavoro seminariale in gruppi,<br />

articolato in base a linee rivolte al ruolo<br />

che nella pastorale biblica giocano la catechesi<br />

e la parenesi, e al compito che<br />

nella stessa pastorale gioca l'annuncio (o<br />

Kerigma), ha aiutato i convegnisti a raggiungere<br />

acquisizioni e dilucidazioni teoriche<br />

di notevole rilievo.<br />

Al termine è stata lanciata la proposta<br />

di elaborare prototipi di primo annuncio.<br />

«Qualora tale proposta venisse accolta<br />

— ha affermato P. Stanzione —<br />

essa consentirebbe alle équipes dei missionari<br />

uno scambio fecondo e incentiverebbe<br />

l'auspicata formazione di gruppi<br />

permanenti di evangelizzazione».<br />

Anche se il convegno non ha proposto<br />

progetti operativi definiti, ha chiarito la<br />

problematica del primo annuncio e ha<br />

offerto preziosi orientamenti di carattere<br />

biblico-teologico a cui i predicatori delle<br />

missioni popolari potranno rifarsi per un<br />

apostolato efficace e sicuro.<br />

EGIDIO PICUCCI

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