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AFRICA<br />

PAGINA<br />

10 .<br />

Il cammino<br />

della Chiesa<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 11 Gennaio 2001<br />

Preoccupazione per una reale suddivisione<br />

delle competenze scientifiche e tecnologiche<br />

che porti alla loro democratizzazione<br />

sono state espresse dai partecipanti<br />

alla XVI settimana filosofica di Kinshasa,<br />

svoltasi nello scorso mese di dicembre.<br />

I lavori della «Settimana» sono stati<br />

conclusi dal Nunzio Apostolico nella Repubblica<br />

Democratica del Congo, Monsignor<br />

Javier Lozano. Le sedute sono state<br />

organizzate dalla facoltà di filosofia del-<br />

In un centro di accoglienza per ragazzi abbandonati fondato a Kinshasa dai Gesuiti<br />

Celebrazioni per le festività natalizie<br />

nella Casa «per i bambini di strada»<br />

Tra le numerose manifestazioni svoltesi<br />

nelle diverse diocesi della Repubblica<br />

Democratica del Congo per celebrare<br />

il Natale, particolarmente toccante è stata<br />

la Messa di Natale celebrata nel Centro<br />

Monsignor Munzihirwa, diretto dai<br />

Padri gesuiti, dove trovano accoglienza<br />

ed amorevole assistenza i «bambini di<br />

strada», cioè i giovani abbandonati e destinati<br />

a vivere sulle strade delle metropoli.<br />

Un fenomeno, quello dei «bambini<br />

di strada», che non è tipicamente africano<br />

ma che, come è noto, riguarda diversi<br />

Paesi del terzo Mondo.<br />

Per l'Africa si tratta dell'ennesima piaga<br />

sociale che assume i toni della drammaticità<br />

poichè investe i più fragili.<br />

Cogliendo l'occasione che la celebrazione<br />

natalizia gli ha offerto, i giovanissimi<br />

ospiti dei Gesuiti a Kinshasa hanno<br />

voluto rivolgere un sentito messaggio alla<br />

comunità internazionale.<br />

L'appello dei giovani<br />

alla comunità internazionale<br />

L'intento è stato quello di sensibilizzare<br />

l'opinione pubblica mondiale al loro<br />

problema e di chiedere a chi detiene le<br />

leve del potere in ogni nazione di occuparsi<br />

del crescente fenomeno dei bambini<br />

di strada.<br />

Il Messaggio è stato letto durante la<br />

festa organizzata nel Centro di accoglienza<br />

proprio nel giorno di Natale, dopo<br />

la celebrazione della Santa Messa.<br />

«Ci sia consentito di rivolgervi — ha iniziato<br />

Jean, il giovane ospite del Centro<br />

nominato portavoce dai suoi amici —<br />

un breve discorso in questo giorno in<br />

cui ricordiamo la nascita di Cristo.<br />

«A nome di tutti i bambini di strada<br />

della città di Kinshasa e del mondo intero,<br />

soprattutto dei bambini del Centro<br />

Monsignor Munzihirwa, vi esprimiamo<br />

il nostro ringraziamento per tutto quello<br />

che fate per i bambini privati dell'affetto<br />

familiare. Questo risponde esattamente<br />

alle parole di Gesù: “Quello che fate al<br />

più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto<br />

a me”».<br />

«Tuttavia — ha proseguito Jean nella<br />

lettura del documento — noi non abbiamo<br />

voluto essere ciò che oggi siamo.<br />

Molti di noi sono stati, dopo la morte<br />

dei genitori, cacciati di casa; altri ancora<br />

sono stati falsamente accusati di stregoneria<br />

dai loro stessi genitori influenzati<br />

da presunti profeti assetati di denaro.<br />

«Alcuni di noi hanno semplicemente<br />

seguito cattivi compagni e si ritrovano<br />

oggi in strada».<br />

«Lanciamo un appello — proseguiva il<br />

Messaggio — alla comunità internazionale<br />

e al mondo intero affinché si occupino<br />

del grave fenomeno dei bambini di<br />

strada nel nostro Paese e nel mondo intero».<br />

Successivamente i bambini del Centro<br />

hanno messo in scena alcune rappresentazioni<br />

con le quali hanno inteso illustrare<br />

alcuni importanti aspetti della vita<br />

che conducevamo in strada e di quella<br />

di cui ora beneficiamo nel Centro Monsignor<br />

Munzihirwa.<br />

L'esempio offerto dal Centro dei Gesuiti<br />

è stato raccolto da numerose altre<br />

istituzioni, ecclesiali e non, tant'è che la<br />

solennità del Natale ha realmente costituito<br />

un'occasione eccellente per una<br />

concreta presa di coscienza del fenomeno<br />

dei bambini di strada in tutto il Paese,<br />

e dovunque è stato possibile sono<br />

stati organizzati centri per celebrare la<br />

festa con i piccoli diseredati.<br />

«Tuttavia — ha detto P. Roger, uno<br />

dei sacerdoti che assistono i bambini abbandonati<br />

— non è sufficiente offrire un<br />

pasto a questi poveri esclusi dalla società,<br />

o creare centri che li accolgono, o<br />

anche insegnargli un mestiere. La cosa<br />

più importante sarebbe affrontare il male<br />

alle radici. Non è possibile infatti tollerare<br />

che si continui ad accusare questi<br />

bambini addirittura di stregoneria per<br />

giustificarne l'allontanamento».<br />

Questa accusa è tipica del contesto<br />

africano. «Chi accusa un bambino di<br />

questo crimine — ha detto ancora il sacerdote<br />

— o un genitore che butta il figlio<br />

sulla strada dovrebbe essere perseguito<br />

dalla legge! Sfortunatamente invece<br />

in una società dilaniata da una crisi<br />

economica senza precedenti ci sta pure<br />

il tentativo di addossarne la responsabilità<br />

ad atti di stregoneria attribuiti naturalmente<br />

ai più deboli ed innocenti. Per<br />

la nostra Chiesa la lotta contro queste<br />

vili accuse deve essere assunta come<br />

una vera e propria sfida».<br />

Una ventata d'amore<br />

A portare una ventata d'amore tra<br />

queste giovani vittime dell'odio e dell'ignoranza<br />

sono, nel Centro dei gesuiti di<br />

Kinshasa, numerosi volontari che compiono<br />

stages mensili inseriti nel corso di<br />

studio di un istituto di formazione professionale<br />

a Kinduku. Nonostante la loro<br />

esperienza maturi in un certo senso nell'ambito<br />

di un obbligo scolastico alcuni<br />

di loro si affezionano talmente tanto ai<br />

bambini del centro che anche alla conclusione<br />

del corso, continuano a svolgere<br />

la loro opera accanto ai giovani ospiti<br />

«soprattutto — hanno detto Mlles Mibi<br />

Maty e Judith Tsikambila, due giovani<br />

volontarie — per dare loro quell'affetto<br />

di cui hanno tanto bisogno e che non<br />

hanno mai conosciuto nella loro sfortunatissima,<br />

se pur ancor breve, vita».<br />

Il Centro per l'accoglienza dei bambini<br />

di strada non è l'unica iniziativa dei<br />

Padri Gesuiti nella Repubblica Democratica<br />

del Congo. Opere ed Istituti crescono<br />

in tutto il territorio e si impongono<br />

sempre più all'attenzione soprattutto come<br />

centri di sostegno per gente in vera<br />

difficoltà.<br />

L'assistenza agli ultimi fa parte integrale<br />

della missione che i Gesuiti stanno<br />

svolgendo nel Paese. Ne hanno discusso<br />

tra l'altro insieme i responsabili dei diversi<br />

istituti proprio nella settimana di<br />

vigilia delle solennità natalizie nella riunione<br />

svoltasi presso il Centro Culturale<br />

Boboto, al quale hanno partecipato anche<br />

gli ex allievi degli Istituti d'istruzione<br />

gestiti dai Gesuiti nel Paese. Il tema<br />

dell'incontro non a caso è stato «povertà<br />

e sviluppo». Vi hanno partecipato tra gli<br />

altri anche diversi operatori economici,<br />

professori dell'Università Cattolica di<br />

Kinshasa, rappresentanti della commissione<br />

diocesana per lo sviluppo e di diverse<br />

Organizzazioni non Governative.<br />

Tre di queste, organizzazioni cattoliche<br />

del Belgio — «Broederlijk Delen»,<br />

«Entraide et Fraternité» e «Solidarité<br />

mondiale» — hanno reclamato dal governo<br />

del loro Paese un maggiore impegno<br />

nel campo della difesa di tutti i diritti<br />

dell'uomo, a cominciare proprio da<br />

quelli dei bambini.<br />

Iniziative di solidarietà nella diocesi di Fort-Dauphin<br />

Nello spirito del Giubileo<br />

al servizio degli ultimi<br />

Nello spirito dell'evento giubilare è<br />

iniziata in Africa una nuova avventura<br />

per «Casa Famiglia Rosetta» e per il suo<br />

fondatore, Don Vincenzo Sorce. La voce<br />

dei più deboli si fa sentire nell'isola di<br />

Madagascar. La situazione che don Sorce<br />

e l'assistente sociale Simone Scicolone,<br />

suo collaboratore, hanno visto durante<br />

il loro recente viaggio nel territorio<br />

malgascio, ha dato un'ulteriore spinta<br />

a che l'Associazione ancora una volta<br />

si sentisse interpellata a rispondere al bisogno<br />

e ad disagio anche lontano dai<br />

luoghi in cui è nata ed opera da un ventennio.<br />

Sollecitata dalla comunità religiosa locale<br />

e dall'Associazione romana «Cielo e<br />

Terra» che opera nell'Isola malgascia da<br />

oltre tre anni, «Casa Famiglia Rosetta» è<br />

stata chiamata ad intraprendere una<br />

nuova attività, con la costruzione di un<br />

Centro polivalente per l'accoglienza, l'istruzione<br />

di base, la riabilitazione, l'educativa<br />

e l'addestramento professionale<br />

dell'infanzia, con particolare riferimento<br />

a bambini portatori di handicap.<br />

La popolazione malgascia è giovanissima,<br />

stanti gli ultimi rilevamenti demografici,<br />

e a fronte di una mortalità infantile<br />

dell'11% si prevede un raddoppiamento<br />

della popolazione entro i prossimi<br />

20 anni. L'alto tasso di mortalità<br />

coincide con la crisi economica che colpì<br />

il paese nel 1980 e dalla quale ancora<br />

oggi la popolazione non riesce a risollevarsi,<br />

tanto da vedere una violenta recrudescenza<br />

delle malattie contagiose, di<br />

infezioni parassitarie dovute in gran parte<br />

alla malnutrizione ed a profilassi igienica<br />

pressoché inesistente. Come in quasi<br />

tutti i Paesi dell'Africa sub-Sahariana<br />

la povertà cronica tocca i 3/4 della popolazione,<br />

per cui non è possibile dare<br />

risposta ai bisogni essenziali degli adulti<br />

e dei bambini. Rari gli ospedali ed estremamente<br />

difficoltoso l'accesso ai servizi<br />

socio-sanitari pubblici, deficitari per<br />

mezzi e strutture, altissimo il tasso di<br />

mortalità tra le puerpere.<br />

In questo panorama desolante non<br />

sorprende che i portatori di handicap,<br />

laddove sopravvivono, si trovino in uno<br />

stato di abbandono quasi totale.<br />

Com'è evidente si tratta di un'altra<br />

sfida per l'Associazione, che già diversi<br />

anni fà si trovò ad affrontare una situazione<br />

quasi analoga in Brasile.<br />

Il progetto, da realizzarsi a Fort-Dauphin,<br />

è dunque quello di dare vita ad un<br />

Centro polivalente in cui possano essere<br />

accolti minori portatori di handicap ai<br />

quali offrire una casa ed un Centro di<br />

riabilitazione neuropsicomotoria. Parallelamente,<br />

si prevede l'attivazione di un<br />

servizio per l'educativa di base e per<br />

l'addestramento professionale, con l'allestimento<br />

di laboratori artigianali e l'organizzazione<br />

di una rete per la vendita<br />

dei prodotti finiti. La realizzazione di un<br />

siffatto progetto renderà necessaria anche<br />

un'opera di formazione dei terapisti<br />

in loco ed in Italia, al fine di rendere efficace<br />

e di qualità l'intervento riabilitativo,<br />

ed una analoga formazione di operatori<br />

ed educatori, insieme ad artigiani,<br />

proprio allo scopo di rendere progressivamente<br />

autonoma la nuova iniziativa.<br />

«Casa Famiglia Rosetta» non è nuova ad<br />

esperienze formative, attraverso l'attività<br />

del suo Istituto Mediterraneo che ha celebrato<br />

nel 2000 il decennale della sua<br />

fondazione.<br />

Conclusa dal Nunzio Apostolico la «Settimana di filosofia» a Kinshasa<br />

l'Università Cattolica di Kinshasa (FCK)<br />

dal 10 al 16 dicembre 2000, sotto il patronato<br />

della Conferenza Episcopale del<br />

Congo sul tema «Identità culturali dell'Africa<br />

e nuove tecnologie».<br />

Alla cerimonia di chiusura hanno preso<br />

parte molti ospiti, studenti di filosofia o di<br />

altre discipline delle FCK e di altri istituti<br />

superiori, membri del corpo docente e accademico<br />

del posto, religiosi e religiose.<br />

I partecipanti si sono impegnati a promuovere<br />

la divulgazione scientifica, nel<br />

senso di una reale suddivisione delle<br />

competenze scientifiche e tecnologiche<br />

che porti alla democratizzazione di tali<br />

competenze.<br />

In particolare, si sono impegnati a rendere<br />

noti al pubblico i frutti di questa settimana<br />

filosofica, mediante trasmissioni<br />

radiofoniche e televisive e attraverso i<br />

giornali, all'occorrenza nelle lingue nazionali.<br />

Il discorso di ringraziamento è stato<br />

pronunciato dal professore e sacerdote<br />

Ndumba, decano della facoltà di filosofia.<br />

Prima di procedere alla chiusura della XVI<br />

Settimana Filosofica di Kinshasa, il Nunzio<br />

Apostolico nella Repubblica Democratica<br />

del Congo ha invitato i filosofi ad impegnarsi<br />

in modo da manifestare la loro<br />

presenza nella vita del Paese e ad operare,<br />

insieme a tutti i cattolici e gli uomini di<br />

buona volontà, per la cultura della pace.<br />

Una radio cattolica trasmette da 8 anni da Capo Verde in pieno Oceano<br />

La voce evangelizzatrice<br />

dell'emittente «Radio Nova»<br />

EGIDIO PICUCCI<br />

Nonostante le difficoltà ambientali,<br />

i mezzi di comunicazione sociale nell'arcipelago<br />

di Capo Verde, sono lentamente<br />

cresciuti, adeguandosi ai tempi.<br />

A loro sfavore deponevano (e in<br />

parte depongono tuttora) le distanze,<br />

le difficoltà di collegamento tra isola e<br />

isola e le risorse economiche, giacché<br />

le 300 mila persone che popolano l'arcipelago<br />

(otto isole abitate), debbono<br />

lottare contro una siccità endemica e<br />

vivono quasi unicamente delle rimesse<br />

degli emigranti.<br />

La Chiesa locale ha avvertito da<br />

tempo la necessità di «inventarli» e<br />

usarli per informare e formare i pescatori<br />

di S. Vicente e di Boa Vista;<br />

gli «evoluti» di S. Nicolau (nell'isola<br />

c'è stato un seminario-liceo da cui sono<br />

uscite le migliori intelligenze dell'arcipelago);<br />

i contadini di S. Antão e<br />

di Brava; i montanari di Fogo; gli aristocratici<br />

di Santiago e gli addetti alle<br />

saline di Pedra de Lume, nell'isola del<br />

Sal. Il giornale Vox do Povo assicura<br />

da decenni l'informazione politica, socio-economica<br />

e la cronaca locale. La<br />

Chiesa si fece avanti nel 1968 con «O<br />

repique do sino» (rintocco di campana),<br />

fondato a Brava dal cappuccino<br />

torinese P. Pio Gottin, morto qualche<br />

mese fa a Boston.<br />

Nella sua semplicità e povertà tipografica<br />

(si stampava in parrocchia),<br />

«O repique do sino» fu una voce libera,<br />

autorevole e coraggiosa perché,<br />

per valorizzare la cultura capoverdiana,<br />

osò pubblicare servizi in criolo (la<br />

lingua locale), un fatto non gradito alle<br />

autorità portoghesi, gelose della<br />

propria lingua. Naturalmente gran<br />

parte dei servizi era di carattere religioso.<br />

Il periodico arrivò a una tiratura di<br />

1.500 copie, un numero sorprendentemente<br />

alto, se si tiene conto che, nel<br />

tempo della sua pubblicazione, la<br />

scuola era poco frequentata e il numero<br />

degli analfabeti allarmante. Al Repique<br />

seguì il mensile Terra Nova,<br />

che iniziò le pubblicazioni il 1° aprile<br />

1975 — e che esce tuttora, nonostante<br />

enormi sacrifici finanziari — difenden-<br />

Celebrazione Eucaristica nella Cappella di Lajedo, Porto Novo, nell'Isola di S. Antâo<br />

do non solo la cultura locale, ma anche<br />

i valori morali e i diritti del popolo.<br />

Memorabile la sua lotta contro la<br />

legalizzazione dell'aborto. Direttore è<br />

il cappuccino capoverdiano P. Antonio<br />

Fidalgo.<br />

Era molto, ma i religiosi italiani,<br />

impegnati nell'arcipelago fin dal 1947,<br />

si rendevano conto che non bastava.<br />

Ci voleva qualcosa che arrivasse in<br />

tempo reale in tutte le isole, che accompagnasse<br />

la crescita delle comunità<br />

cristiane, che formasse una coscienza<br />

cattolica con una catechesi diversificata<br />

e continua: occorreva una radio,<br />

se si voleva raggiungere zone lontane<br />

e disagevoli in cui il sacerdote<br />

può recarsi raramente, a piedi o a<br />

dorso di mulo.<br />

Il desiderio fu raccolto dal segretario<br />

delle missioni dei Cappuccini piemontesi,<br />

P. Ottavio Fasano, non nuovo<br />

a progetti geniali per sostenere non<br />

solo l'attività missionaria, ma anche lo<br />

sviluppo socio-culturale dei capoverdiani.<br />

Nel 1990 egli lanciò l'idea di<br />

una radio — Radio Nova — che, superate<br />

le non lievi difficoltà ambientali,<br />

iniziò le trasmissioni il 17 dicembre<br />

Il campanile di una chiesa<br />

in un villaggio dell'Isola di Capo Verde<br />

1992 da Mindelo, nell'isola di S. Vicente,<br />

con un apparecchio di 500<br />

watt, sostituito quasi subito con uno<br />

di 1000 e ora con uno di 2000, amplificato<br />

da ripetitori posti su tutte le<br />

isole.<br />

Per i forti agenti naturali, vento,<br />

sabbia e salsedine, è stato necessario<br />

costruire torri di tipo pesante, adeguatamente<br />

zincate e trattate con apposite<br />

vernici.<br />

Radio Nova trasmette dalle 6.30 alle<br />

21, ma tra qualche mese coprirà<br />

tutte le 24 ore, grazie anche al collegamento<br />

con la Radio Vaticana, con<br />

la B.B.C. e con Radio RTP, la radio<br />

portoghese per l'Africa. Le trasmissioni<br />

iniziano con il programma «Buscando<br />

luzes» (In cerca di luce) e continuano<br />

con informazioni, avvisi di interesse<br />

collettivo, messaggi del pubblico,<br />

programmi culturali e musicali,<br />

Angelus di mezzogiorno, notiziario locale<br />

e internazionale, ecc. Nel pomeriggio<br />

dà largo spazio alla musica,<br />

compresa ovviamente quella locale<br />

(famosissime la morma e la coladeira,<br />

lenta e sentimentale la prima, vivace e<br />

scanzonata la seconda), e a sera chiude<br />

con la recita del rosario e la replica<br />

di «Buscando luzes», che alla domenica<br />

diventa «Voz do Pastor», giacché il<br />

microfono è affidato al Vescovo<br />

Mons. Paulino Livramento Evora.<br />

«Nonostante i nostri limiti — ha<br />

detto il direttore P. Antonio Fidalgo —<br />

siamo molto seguiti; c'è addirittura<br />

chi ascolta solo Radio Nova, sintonizzandosi<br />

soprattutto sui programmi più<br />

stimolanti, come “Buscando luzes” e<br />

“Jovens entre jovens” (giovani tra giovani).<br />

L'audience sale alla domenica<br />

per la trasmissione della Messa e<br />

quando vanno in onda i programmi<br />

sulla salute e sulla Bibbia. La nostra<br />

gente ha un profondo sentimento religioso<br />

e ama sentir parlare di Dio.<br />

I programmi per i bambini e quelli<br />

per i catechisti “fanno il pieno”, come<br />

ci dicono i riscontri che arrivano in<br />

redazione, dove lavora un'équipe di<br />

giovani che, superato un periodo difficile,<br />

sta acquistando una professionalità<br />

invidiabile, necessaria per venire incontro<br />

a un pubblico che diventa sempre<br />

più numeroso ed esigente».<br />

Nuove sistemazioni nelle comunità ecclesiali locali di due grandi Paesi del Continente africano per una sempre più capillare diffusione del Vangelo<br />

Madagascar: la diocesi di Fenoarivo Atsinanana<br />

Sul finire dello scorso anno il Santo<br />

Padre ha provveduto ad alcune sistemazioni<br />

nell'ambito della Chiesa in Madagascar<br />

con la nomina del nuovo Vescovo<br />

di Mananjary e con l'erezione della<br />

nuova Diocesi di Fenoarivo Atsinanana.<br />

Nuovo Vescovo di Mananjary è stato<br />

nominato il rev. p. José Alfredo Caires<br />

De Nobrega SCJ, sino ad oggi Superiore<br />

del noviziato dei Dehoniani ad Antsirabé.<br />

Il nuovo Vescovo è nato il 12 aprile<br />

1951 a Canico-Santa Cruz, diocesi di<br />

Funchal, sull'isola di Madeira (Portogallo).<br />

Ordinato sacerdote il 28 dicembre<br />

1980 è stato inviato in Madagascar, nella<br />

diocesi di Mananjary, con il primo gruppo<br />

di missionari Dehoniani della provincia<br />

portoghese. La diocesi di Mananjary<br />

è stata eretta il 9 aprile 1968, ed è suffraganea<br />

della sede metropolitana di Fianarantsoa.<br />

Era vacante dal 24 maggio<br />

1999, per la morte del Vescovo Mons.<br />

Tabao, che l'ha governata per 23 anni.<br />

Ha una superficie di 14.270 kmq,<br />

652.600 abitanti (di cui circa 500.000 seguono<br />

le religioni tradizionali), 96.200<br />

cattolici, 30 sacerdoti, 7 fratelli religiosi,<br />

75 religiose, 17 seminaristi maggiori, 10<br />

responsabili dell'organizzazione catechi-<br />

stica, 794 catechisti. La diocesi gestisce<br />

13 scuole materne, 70 primarie, 12 secondarie<br />

del primo ciclo, 6 scuole tecnico<br />

professionali, 7 dispensari. In questi<br />

ultimi anni mons. Tabao aveva lavorato<br />

molto per la costituzione delle «Comunità<br />

ecclesiali viventi» su tutto il territorio<br />

diocesano: oggi sono 80 con circa 500<br />

persone. È una zona eminentemente<br />

missionaria: la penetrazione nell'ambito<br />

della popolazione Antambahoka rimane<br />

molto difficile.<br />

La diocesi di Fenoarivo Atsinanana è<br />

stata eretta con territorio dismembrato<br />

dall'arcidiocesi di Antsiranana, rendendola<br />

suffraganea della medesima Chiesa<br />

metropolitana. Dopo l'erezione il Santo<br />

Padre ha nominato primo Vescovo di<br />

Fenoarivo Atsinanana il sac. Désiré Tsarahazana,<br />

del clero dell'arcidiocesi di<br />

Antsiranana, dottorando presso l'Università<br />

di Lione.<br />

La nuova diocesi comprenderà i seguenti<br />

6 centri missionari, corrispondenti<br />

ai 6 centri urbani della regione sud<br />

dell'arcidiocesi di Antsiranana: Maroantsetra,<br />

Mananara nord, Soanierana-Ivongo,<br />

Sainte Marie, Fenoarivo Atsinanana,<br />

Vavatenina. I motivi per l'erezione della<br />

nuova diocesi sono i seguenti: vasta su-<br />

perficie dell'arcidiocesi di Antsiranana<br />

che si estende per una lunghezza di circa<br />

600 km; difficoltà per il Vescovo di<br />

riunire il presbiterio e visitare i fedeli;<br />

consolidare il movimento delle conversioni;<br />

omogeneità etnica della popolazione.<br />

La nuova diocesi e la sede episcopale<br />

corrispondono esattamente all'antica<br />

Prefettura di Fenoarivo Atsinanana, che<br />

diventerà nuova regione amministrativa,<br />

secondo la Costituzione della Repubblica<br />

approvata nel 1998. La sede dell'Ordinario<br />

sarà a Fenoarivo Atsinanana. Per il<br />

momento esiste un'unica chiesa parrocchiale,<br />

dedicata a san Maurizio, mentre<br />

un'altra è in costruzione e ci sono i progetti<br />

per erigere altre chiese nella città:<br />

tra queste verrà scelta la chiesa cattedrale<br />

che sarà la sede del Vescovo.<br />

Il nuovo Vescovo, il sac. Désiré Tsarahazana,<br />

è nato il 13 giugno 1954 in<br />

Amboagibe-Sambava, arcidiocesi di Antsiranana.<br />

Ha studiato presso i seminari<br />

minori St. Jean di Antsiranana e St.<br />

Paul di Mahjanga. Ha frequentato i corsi<br />

di filosofia e teologia presso il seminario<br />

maggiore di Ambatoroka, arcidiocesi<br />

di Antananarivo. È stato ordinato sacerdote<br />

il 28 settembre 1986.<br />

Camerun: due nuovi Pastori in terra di missione<br />

Novità anche per la Chiesa nel Camerun.<br />

A Batouri è stato nominato il nuovo<br />

Vescovo diocesano, il sac. Samuel<br />

Kleda, del clero di Yagoua, direttore spirituale<br />

del Seminario maggiore Saint<br />

Augustin di Maroua. Nato nel 1959 a<br />

Golompuy, diocesi di Yagoua, dopo<br />

aver frequentato le scuole primarie al<br />

suo villaggio, è passato al «Collegio de<br />

Mazenod» di Ngaoundéré, prima di entrare<br />

nel seminario maggiore di Yaoundé.<br />

È stato ordinato sacerdote il 9 marzo<br />

1986.<br />

La diocesi di Batouri<br />

La diocesi di Batouri, suffraganea di<br />

Bertoua, ha una superficie di 26.041<br />

kmq. I cattolici sono 38.872 su 177.444<br />

abitanti, pari a circa il 25% della popolazione.<br />

Ci sono 8 parrocchie e 111 cappelle;<br />

i sacerdoti diocesani sono 5 aiutati<br />

da 6 missionari CICM e un frate. Le religiose<br />

sono 30 di cui 4 autoctone. Nonostante<br />

sia una Chiesa di primissima<br />

evangelizzazione, Batouri ha 27 seminaristi<br />

maggiori e 2 novizi di istituti di vita<br />

consacrata. Alcuni studiano nel seminario<br />

maggiore di Bamenda, altri a Bertoua<br />

o a Maroua. Il seminario minore<br />

«N.D. de la Paix» conta 45 alunni, di cui<br />

35 appartengono alla diocesi di Batouri.<br />

In seguito alla rinuncia al governo pastorale<br />

della diocesi di Ngaoundéré presentata<br />

da Mons. Jean Pasquier OMI, il<br />

Santo Padre ha nominato Vescovo di<br />

Ngaoundéré il p. Joseph Djida OMI, superiore<br />

provinciale della medesima congregazione<br />

per Camerun e Ciad.<br />

Il nuovo Vescovo è nato a Mayo-Darlé,<br />

diocesi di Ngaoundéré, l'8 aprile<br />

1945. Ha frequentato la scuola primaria<br />

nella missione cattolica di Mayo-Darlé e<br />

quella secondaria nel seminario minore<br />

di Ngaoundéré. Ha compiuto gli studi filosofici<br />

nel seminario maggiore di Otélé<br />

e quelli teologici in quello di Koumi<br />

(Burkina Faso). Entrato nel noviziato<br />

degli Oblati di Maria Immacolata (OMI)<br />

nel 1972, ha emesso i primi voti nel<br />

1973 e quelli perpetui nel 1976. Ottenuto<br />

il baccalaureato in teologia nel 1976 in<br />

Burkina Faso, ha ricevuto l'ordinazione<br />

presbiterale il 5 dicembre 1976.<br />

Dal 1997 era superiore provinciale<br />

OMI per Camerun e Ciad.<br />

La diocesi di Ngaoundéré<br />

La diocesi di Ngaoundéré, suffraganea<br />

di Garoua, si estende su un territo-<br />

rio molto vasto: 64.940 kmq. Le parrocchie<br />

più lontane distano dal centro diocesano<br />

oltre 500 km. Pur essendo il<br />

nord Camerun una regione a prevalenza<br />

musulmana, i missionari OMI arrivati<br />

nel 1950 a Ngaoundéré diedero vita ad<br />

un'intensa e profonda opera di evangelizzazione.<br />

Oggi la diocesi conta 19 parrocchie<br />

e 132 stazioni missionarie. Al fine<br />

di realizzare una maggiore efficienza<br />

pastorale, la diocesi ha creato al suo interno<br />

3 zone pastorali. Gli abitanti sono<br />

660.000 di cui solo 33.000 cattolici: la<br />

grande maggioranza è infatti di fede<br />

musulmana. Nella diocesi operano 37<br />

sacerdoti: 5 diocesani e 32 religiosi. La<br />

maggior parte di questi ultimi appartengono<br />

agli Oblati di Maria Immacolata,<br />

presenti da decenni nella regione con un<br />

proprio noviziato (16 novizi). Gli istituti<br />

religiosi femminili hanno registrato negli<br />

ultimi anni una crescita di vocazioni.<br />

Oggi le suore sono 55 di 12 diverse congregazioni.<br />

I catechisti volontari sono<br />

246. I seminaristi maggiori sono 26: alcuni<br />

residenti nel seminario maggiore<br />

St. Augustin di Maroua, altri in quello<br />

di propedeutica di Otélé. I seminaristi<br />

minori sono 24 e studiano nel seminario<br />

minore «N.D. des Apotres» di Garoua.

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