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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
Il quinto volume dell'«opera omnia» di Leone Veuthey<br />
Il problema critico<br />
e la tradizione classica<br />
ARMANDO RIGOBELLO<br />
La filosofia contemporanea segue percorsi<br />
fenomenologici, esistenziali, ermeneutici,<br />
oppure analitici e linguistici. Tali<br />
percorsi, seppur connessi con il problema<br />
critico non lo pongono al centro<br />
del discorso filosofico. Il tema del valore<br />
critico della conoscenza è certamente il<br />
grande tema del pensiero moderno di<br />
fronte al quale la riflessione contemporanea<br />
sembra cercare altre forme di radicalità<br />
o ripiegare in un uso pragmatico<br />
della razionalità oppure nel lucido<br />
formalismo riduttivo per cui il fare filosofia<br />
sembra restringersi al tracciare la<br />
trama logica del racconto.<br />
Ma il problema critico rimane nel<br />
cuore del pensiero moderno e le prospettive<br />
post-moderne lo richiamano polemicamente<br />
come termine di un confronto<br />
non eludibile. Anche per queste<br />
ragioni interne al pensiero contemporaneo,<br />
ma non solo per queste, la pubblicazione<br />
di La conoscenza umana. Sua<br />
natura e suo valore critico di Leone<br />
Veuthey costituisce un fatto culturale di<br />
rilievo. Si tratta del V volume dell'opera<br />
omnia del pensatore francescano conventuale<br />
svizzero, edito a Roma da «Miscellanea<br />
Francescana» a cura di Orlando<br />
Todisco che premette al testo un<br />
acuto e lucido saggio introduttivo.<br />
* * *<br />
Il p. Veuthey riconosce senza riserve<br />
il carattere pregiudiziale del problema<br />
critico, ossia è convinto che il problema<br />
conoscitivo preceda ogni altra tematica<br />
filosofica, che la sua soluzione sia condizione<br />
indeclinabile di validità di tutto il<br />
discorso speculativo. In altri termini, il<br />
valore di ciò che conosciamo dipende<br />
dal modo con cui conosciamo, l'oggettività<br />
pura non si raggiunge se non attraverso<br />
le modalità del conoscere, modalità<br />
della conoscenza umana che vanno di<br />
certo sottratte al soggettivismo relativistico,<br />
ma rimangono condizioni necessarie.<br />
L'oggettività del conoscere è garantita<br />
dalla correttezza gnoseologica, ossia<br />
critica, del modo con cui conosciamo.<br />
Questa è l'idea centrale del discorso<br />
del p. Veuthey che, pur aderendo in pieno<br />
alla metafisica classico-medievale, riconosce<br />
pregiudiziale ad ogni conclusione<br />
speculativa la soluzione del problema<br />
critico, tipico della filosofia moderna.<br />
Nessun realismo ingenuo quindi, ma un<br />
realismo che passa attraverso la richiesta<br />
di criticità tipica della filosofia moderna<br />
da Cartesio in poi. Per il pensiero<br />
antico e, in parte, medievale, il problema<br />
critico è privo di fondamento, la<br />
corrispondenza tra l'idea e la cosa è al<br />
di fuori di ogni sospetto.<br />
La presa di posizione del p. Veuthey<br />
a favore della pregiudiziale critica, comportava<br />
per lui un impegno teoretico ed<br />
una valutazione storica. Occorreva dimostrare<br />
che nella filosofia classico-medievale<br />
le richieste di criticità trovano<br />
una qualche anticipazione nelle pensiero<br />
francescano, specie in Bonaventura. Sul<br />
terreno storico si trovava d'altra parte<br />
nella necessità di interpretare il sorgere<br />
e il vario configurarsi del problema critico<br />
nel pensiero moderno e contemporaneo.<br />
Tutto ciò dopo aver considerato a<br />
fondo le posizioni dell'illuminazione platonico-agostiniana<br />
e quelle dell'astrazione<br />
aristotelica.<br />
* * *<br />
Leone Veuthey ha dedicato una trattazione<br />
diretta all'argomento nell'opera<br />
Il problema critico che costituirà il<br />
prossimo sesto volume dell'opera omnia.<br />
Nell'opera sulla conoscenza umana,<br />
sulla sua natura e sul suo valore critico,<br />
tale tema è fondamentale ma si trova inscritto<br />
in un contesto più ampio.<br />
L'opera sulla conoscenza abbraccia<br />
infatti ogni aspetto del problema conoscitivo<br />
la cui trattazione è articolata secondo<br />
un chiaro ordine espositivo che<br />
rivela le finalità didattiche del lavoro<br />
stesso. Esso si presenta, infatti, come un<br />
testo di istituzioni di gnoseologia. Il volume<br />
è tradotto da Gian Carlo Corra<br />
dall'originale francese La connaissance<br />
humaine. Sa nature et sa valeur critique<br />
(Office du Livre Catholique, Rome<br />
1948) che è una rielaborazione di uno<br />
scritto dedicato all'insegnamento accademico,<br />
redatto in lingua latina: Critica<br />
de valore obiectivo cognitionis disquisitio,<br />
edito pure esso a Roma e che nel<br />
1941 era giunto alla terza edizione.<br />
Può essere interessante, conoscere<br />
l'articolazione delle materie nel volume.<br />
Una prima parte è dedicata ai prolegomeni<br />
a una critica della conoscenza<br />
(dopo le prime nozioni, ci si intrattiene<br />
sulle nozioni di verità, certezza, evidenza,<br />
metodo per concludere con il concetto<br />
di esperienza).<br />
La seconda parte riguarda la critica<br />
della conoscenza che si suddivide in due<br />
libri, uno di carattere speculativo che affronta<br />
direttamente il problema critico<br />
(delineata la posizione del problema, si<br />
passa ad esporre le posizioni considerate<br />
non critiche per giungere poi alla vera<br />
soluzione critica. Di tale soluzione si illustra<br />
in dettaglio il procedimento e si<br />
conclude argomentando sulle soluzioni<br />
che si oppongono alla oggettività della<br />
conoscenza), uno di confronto storico:<br />
la soluzione critica e gli altri sistemi (il<br />
kantismo, l'idealismo, il positivismo da<br />
un lato, dall'altro l'illuminazione platonico-agostiniana<br />
e l'astrazione aristotelica,<br />
per concludere il confronto con una va-<br />
lutazione dell'esistenzialismo, sempre in<br />
relazione al problema critico).<br />
Il terzo libro infine: natura e divenire<br />
della conoscenza delinea una teoria della<br />
conoscenza in generale e si sofferma<br />
poi sulla conoscenza sensibile, anche in<br />
dibattito con affermazione della scienza<br />
contemporanea, e sulla conoscenza intellettuale.<br />
Il volume termina con una<br />
discussione sui modi del sapere.<br />
L'esposizione degli argomenti segue<br />
un sistema tradizionale, ma non è del<br />
tutto ovvia. Ad esempio, il «procedimento<br />
critico» è analizzato con una particolare<br />
attenzione che ha sullo sfondo la<br />
preoccupazione del dialogo col pensiero<br />
moderno. Si noti anche l'insistere sulle<br />
dimensioni della coscienza.<br />
Il libro secondo, quello dei confronti,<br />
ha uno sviluppo ampio e tale confronto<br />
non si esaurisce in valutazione polemica<br />
ma ha puntualmente la preoccupazione<br />
di porre in luce pure i consensi, la «critica<br />
positiva». Il terzo libro infine non si<br />
limita a chiarire la natura della conoscenza<br />
ma ne coglie e ne valuta le dinamiche,<br />
il divenire del conoscere, la pluralità<br />
dei suoi piani. Si tratta certamente<br />
di un volume di filosofia scolastica, ma<br />
appare redatto nella consapevolezza della<br />
situazione storica in cui si vive e si<br />
pensa e nell'attenzione ai suoi problemi.<br />
L'apertura del p. Veuthey al pensiero<br />
moderno va comunque considerata nei<br />
suoi reali termini storici. Orlando Todisco<br />
nelle pagine introduttive mette bene<br />
in luce anche le diversità tra le posizioni<br />
del pensiero moderno e quelle del p.<br />
Veuthey, al di là dell'attenzione e dell'assenza<br />
di pregiudizi.<br />
Veuthey accoglie in pieno la prospettiva<br />
classica per cui vi è identità intenzionale<br />
tra essere e pensiero, vi è somiglianza<br />
tra l'intelletto divino e quello<br />
umano in relazione alla capacità di infinito,<br />
e il reale finito appare come manifestazione<br />
del pensiero divino. «Non è<br />
difficile avvedersi — osserva il p. Todisco<br />
— che l'orientamento della filosofia<br />
moderna si configura in un altro clima,<br />
quello della fecondità espansiva dell'essere<br />
finito e dunque della crescita della<br />
rete che lega il nostro essere alla realtà<br />
in cui si pensa e si opera».<br />
La proposta di P. Todisco è di «ripensare<br />
in maniera più produttiva la soluzione<br />
del Veuthey, in linea con la sensibilità<br />
filosofica moderna». Ciò è possibile<br />
rileggendo Veuthey «nel quadro della<br />
produzione filosofico-teologica di carattere<br />
francescano» (ibid), accogliendo in<br />
tal modo «una delle lezioni più suggestive<br />
del Veuthey», ossia che l'atteggiamento<br />
mistico non è separabile dal pensare<br />
fino in fondo: questo pensare «non<br />
è mistico ma critico, anzi si può dire<br />
che è mistico solo se è critico» (ibid).<br />
* * *<br />
Il pensiero critico moderno nasce dalla<br />
sfiducia nella «adaequatio» di intelletto<br />
e realtà, e, rifiutato ogni presupposto,<br />
misura la sua potenza logica argomentativa<br />
sul piano del dubbio, della certezza,<br />
della verità. Il pensiero francescano, con<br />
Bonaventura, ci offre una dottrina della<br />
attività intellettuale libera dall'oggettivismo<br />
a-critico della «adaequatio» e radicata<br />
nella gratuità del dono che caratterizza<br />
l'atto creativo divino.<br />
Il rifiuto della «adaequatio» apre il<br />
problema critico e con esso due vie simili<br />
ed opposte: quella mistica che inscrive<br />
la libera attività critica nel contesto<br />
di un atto diffusivo e gratuito, quella<br />
illuministica che rivendica un'autonomia<br />
assoluta con due esiti alternativi, quello<br />
dell'ideologia e quello dello scetticismo<br />
o del nichilismo. P. Todisco parla di un<br />
«apriori francescano» che fonda l'«affidabilità<br />
del sapere» e una «coerenza che<br />
porta all'ampliamento dell'esistenza» secondo<br />
«la logica del dono» che porta alla<br />
«disposizione esistenziale all'ampliamento<br />
e all'ascolto, contro tutte le forze<br />
solipsistiche».<br />
Il compito indicato è arduo e richiede<br />
di pensare radicalmente e di riesprimere<br />
criticamente tutto un contesto dottrinale<br />
che trova il suo apriori nel cap. V, n. 2<br />
dell'Itinerarium bonaventuriano ove è<br />
ricordato che, se per Mosè, il primo nome<br />
di Dio è «Colui che è», per Dionigi è<br />
il Bene.<br />
Roma, 18 gennaio<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Venerdì 12 Gennaio 2001<br />
Appuntamenti culturali<br />
«Accademia-Concerto»<br />
Nel 90º anno di fondazione, il 18<br />
gennaio alle ore 17, al Pontificio<br />
Istituto di Musica Sacra si terrà<br />
una solenne «Accademia-Concerto».<br />
Per l'occasione verrà conferito<br />
il DottoratohonoriscausainMusica<br />
sacra a Joseph M. Llorens Cisteró,<br />
Stefan Stuligrosz, Luigi Agustoni,<br />
Joseph Khoury e Luigi Molfino.<br />
Roma, 18 gennaio<br />
Sermoni dell'Oratorio<br />
Il 18 gennaio alle ore 18.30, nell'Oratorio<br />
di san Filippo Neri, Suor<br />
Maria Cecilia Sansolini terrà un<br />
«Sermone» sul tema: «Il miracolo<br />
nelle cause di beatificazione e di<br />
canonizzazione».<br />
Una recente mostra milanese sui disegni di Antonio Canova<br />
«Soleva egli gittare in carta il suo pensiero<br />
con pochi e semplicissimi tratti»<br />
GIUSEPPE DEGLI AGOSTI<br />
Conoscere uno scultore a partire dai<br />
suoi disegni. Un'operazione possibile e<br />
culturalmente stimolante. È accaduto,<br />
ad esempio, tempo fa al Museo Minguzzi<br />
di Milano, dove è stato esposto il<br />
«Taccuino di Possagno», preziosa raccolta<br />
di disegni del grande Antonio Canova.<br />
Il Taccuino è di piccole dimensioni:<br />
135x210 mm. Dei 60 fogli originari<br />
si sono conservati 43 fogli, 6 sono arrivati<br />
al Museo Correr di Venezia, 4 sono<br />
in collezioni private, di 7 non si ha<br />
notizia.<br />
A Milano si potevano ammirare, in<br />
riproduzione su carta in dimensioni<br />
esatte corrispondenti, i 43 fogli del Taccuino,<br />
4 della Collezione Correr e 7 diversi<br />
disegni con temi analoghi provenienti<br />
dal Museo Civico di Bassano del<br />
Grappa.<br />
La data di esecuzione del taccuino è<br />
verosimilmente il 1806, stabilita per il<br />
rapporto fra disegni ed opere realizzate<br />
in quel torno di tempo, e soprattutto<br />
per l'abbozzo del monumento da dedicare<br />
alla memoria di Orazio Nelson,<br />
l'eroe della battaglia navale di Trafalgar,<br />
1805, per la chiesa di s. Paolo a<br />
Londra. Quest'opera poi non verrà ese-<br />
guita dal Canova, perché l'incarico sa-<br />
rà affidato a John<br />
Flaxman: del Canova<br />
è rimasto solo il bozzetto,<br />
oggi nella Gipsoteca<br />
di Possagno.<br />
Lo stesso Taccuino<br />
è stato solo recentemente<br />
acquistato<br />
dalla Fondazione Canova,<br />
ente tutelare<br />
della casa e gipsoteca<br />
di Possagno, il paese<br />
natale di Canova, e<br />
pubblicato nel 1999<br />
da A. Mariuz e G.<br />
Pavanello per le edizioni<br />
Bertoncello di<br />
Cittadella (PD). Sono<br />
ben 11 i Taccuini del<br />
Canova con schizzi,<br />
studi, abbozzi: questo<br />
porta il numero 5<br />
ed anche i Taccuini<br />
sono solo parte della<br />
sterminata produzione<br />
di appunti grafici<br />
dello scultore. Tuttavia<br />
gli elementi tecnici<br />
ricordati sono solo<br />
preliminari alla riscoperta<br />
di un aspetto<br />
dell'arte qual è il<br />
disegno, momento<br />
preparatorio dell'opera<br />
che poi sarà compiuta,<br />
secondo le tre<br />
tappe fondamentali<br />
del suo operare d'artista:<br />
i disegni, i gessi,<br />
i marmi. Sono<br />
programmatiche le<br />
parole stesse del Canova:<br />
«Due cose<br />
dunque alterni il<br />
giovane, matita e<br />
scalpello: questi sono<br />
gli istromenti<br />
che lo guidano al-<br />
Antico e moderno a confronto: ma sono davvero in competizione?<br />
Elogio dello scrivere a mano nell'era del computer<br />
RAFFAELE VACCA<br />
Coloro che ancor scrivono con la penna<br />
(non dovrebbero esser molti) sono<br />
sempre più invitati a lasciar questa per<br />
il computer, del quale vengono tessuti<br />
grandi elogi e vengon dette grandi meraviglie.<br />
Di tanto in tanto però, come sta<br />
avvenendo in questi giorni pubblicamente,<br />
c'è chi ritesse l'elogio dello scrivere a<br />
mano, e ricorda come lo scrivere con il<br />
computer elimini le correzioni dell'auto-<br />
Modena, 28 gennaio<br />
Tele e disegni<br />
di Domenico Gnoli<br />
«Domenico Gnoli. Un nuovo sguardo»<br />
è il titolo della mostra che sarà<br />
aperta nella Palazzina dei Giardini,<br />
dal 28 gennaio al 25 marzo.<br />
In esposizione venti tele e un centinaiodidisegnidell'artistaromano.<br />
Roma, fino al 27 gennaio<br />
Ventidue anni di mostre<br />
nei Sassi di Matera<br />
Immagini e documenti delle rassegne<br />
di scultura contemporanea, allestite<br />
dal 1978 al 2000 nei Sassi di<br />
Matera da Giuseppe Appella, saranno<br />
esposti fino al 27 gennaio<br />
presso la Sala 1 (Piazza di Porta<br />
san Giovanni, 10).<br />
l'immortalità». I<br />
soggetti trattati<br />
nel Taccuino sono<br />
diversi: battaglie<br />
di guerrieri antichi,<br />
ispirate all'Iliade<br />
che, secondo<br />
la tradizione, il<br />
Canova si faceva<br />
leggere anche<br />
mentre attendeva<br />
al lavoro; sono<br />
ancora figure dolenti,<br />
soggetti religiosi<br />
e studi di<br />
opere non ben<br />
identificabili, tratte<br />
da urne funerarie,<br />
da rilievi ed<br />
incisioni del '700,<br />
in particolare è<br />
documentata la<br />
presenza nella<br />
sua biblioteca dei<br />
tre tomi dell'opera: «A. F. Gori, Museum<br />
Etruscum exhibens insignia veterum<br />
Etruscorum monumenta», Firenze<br />
1737-'43.<br />
«Il Taccuino, che si apre con una figura<br />
femminile andante, si chiude con<br />
un gruppo di donne che, seguendo il ri-<br />
«Il Redentore»<br />
Antonio Canova:<br />
composizione<br />
di figure<br />
nella pagina 28<br />
del «Taccuino<br />
di Possagno»<br />
re e le testimonianze di come egli, velocemente<br />
o lentamente, si sia avvicinato<br />
ad una espressione più perfetta e più<br />
chiara.<br />
Se tutti finissero per usare il computer<br />
a che servirebbero più le penne? La<br />
risposta è facile: per prendere occasionalmente<br />
appunti, e per firmare. D'altra<br />
parte, già da tempo, parecchie delle più<br />
belle e prestigiose penne stilografiche sono<br />
pubblicizzate non, come una volta,<br />
per scrivere pagine immortali, ma come<br />
penne da collezione, ovvero da possedere,<br />
ammirare, usar per prova in rari<br />
casi.<br />
Coloro che ancor usano la penna sanno<br />
che essa, come (con una penna) scriveva<br />
nel 1923 Antonio Baldini, «appena<br />
appoggiata sulla carta, sente quello che<br />
può dare quel giorno o qualc'altri appresso:<br />
e in ogni modo si fa garante solo<br />
per quel che sente». Lo sente la penna,<br />
ovvero colui che scrive con essa.<br />
Scrivere o meno con la penna interessa,<br />
innanzitutto, chi scrive. E questo<br />
che sceglie il mezzo che meglio gli si addice.<br />
Chi usa la penna sa che essa, quasi<br />
subito, gli svela come sta, e gli svela se<br />
quel che vuol dire sia già espressione di<br />
una sintesi di mente e di animo o se sia<br />
ancor incerto, immaturo. E quindi se sia<br />
da coglier subito o da rimandar a tempi<br />
migliori, a quei tempi propri che si hanno<br />
per certe semine, certe raccolte e per<br />
il tramutar del vino.<br />
Nella seconda parte del Novecento, la<br />
scoperta della penna a sfera, dove il<br />
pennino è sostituito da una piccola sfera<br />
ruotante, collegata al serbatoio o refil,<br />
ha concesso di scrivere senza interruzioni,<br />
proprio come avviene con la penna<br />
stilografica, con la quale, dopo il primo<br />
«Figure femminili danzanti»<br />
chiamo di una compagna, s'avviano<br />
verso destra. Una piccola processione<br />
in uscita, nella quale il movimento si<br />
modula in linee falcate e variazioni di<br />
pose. Si direbbe che il Canova abbia inteso<br />
sottolineare in tal modo che era<br />
questo l'ultimo foglio: una conclusio-<br />
ne, ma anche un<br />
invito a seguire<br />
lo sviluppo dei<br />
suoi pensieri nel<br />
taccuino successivo»(Mariuz-Pavanello).<br />
La «Danzatrice<br />
con il dito al<br />
mento» del foglio<br />
37, motivo caro al<br />
Canova, diventerà<br />
poi una tempera,<br />
un gesso e infine<br />
una scultura in<br />
marmo.<br />
Il piccolo album<br />
tascabile più<br />
una matita accompagnavasempre<br />
il Canova nella<br />
sua lunga permanenza<br />
a Roma,<br />
iniziata nel 1781,<br />
e nei suoi viaggi:<br />
a Parigi, dove nel<br />
1815 svolse un'azione importante per il<br />
recupero delle opere d'arte trafugate in<br />
Francia da Napoleone, a Londra nello<br />
stesso anno 1815, dove rimase letteralmente<br />
folgorato dai marmi del Partenone:<br />
il taccuino diventava il laboratorio<br />
segreto dell'artista. Sono studi, interessi,<br />
curiosità: vi si scoprono le idee e le<br />
invenzioni dell'artista nel momento in<br />
cui si formano.<br />
E l'alternarsi nel Taccuino di figure<br />
dolenti, di scene di violenza e di aggressività,<br />
di quadri di morte, con figure<br />
femminili danzanti, dice qualcosa di<br />
più della duplice tensione del suo spirito<br />
creativo: la realtà della storia, con il<br />
suo tragico seguito di dolore e il sogno<br />
di una condizione ideale, qual è il danzare<br />
la vita. Il tutto tuttavia trasmesso<br />
nei fogli del Taccuino con la leggerezza<br />
della matita, rivelatrice della leggerezza<br />
del primo pensiero, ispirato e creativo.<br />
brevetto dell'inglese F.B. Fölsch del<br />
1809, incominciò ad aver applicazione<br />
commerciale dopo il modello costruito<br />
da L.E. Watermann nel 1884.<br />
Nella prima metà del Novecento, con<br />
il progressivo uso della penna stilografica,<br />
c'era il normale uso della penna con<br />
il pennino che continuamente si attingeva<br />
nel calamaio.<br />
Uno degli ultimi scrittori ad usare<br />
questo antichissimo arnese è stato Riccardo<br />
Bacchelli. Riteneva che questa<br />
penna gli dava meglio il senso di ciò che<br />
scriveva. A suo dire le parole vergate<br />
con il pennino, il vecchio pennino «Perry»,<br />
gli passavano prima in mano, dove<br />
le soppesava, le sceglieva, mentre il polso<br />
lo avvertiva a tempo della stanchezza.<br />
Anche Marino Moretti, in qualche<br />
luogo, ha tessuto l'elogio del suo scrivere<br />
con la penna, a cannuccia e pennino.<br />
Ma esso era dotato di un pennino diverso<br />
da quello usato da Riccardo Bacchelli.<br />
Era «l'esile pennino d'acciaio d'antica<br />
marca Mitchell».<br />
Qualcuno potrebbe obiettar che invitare<br />
ad usar la penna in luogo del computer<br />
sarebbe come il voler riprendere i<br />
cavalli al posto delle macchine. E quindi<br />
una resistenza che, dettata da malinconie,<br />
nostalgie, rimpianti, sa di retroguardia.<br />
Ma non sarebbe una obiezione convincente.<br />
Scrivendo l'uomo esprime se<br />
stesso: quel che sa, sente, pensa, immagina,<br />
teme, vorrebbe. È in questo esprimere<br />
se stesso la penna, a nostro avviso,<br />
lo aiuta più che il computer. Dalla<br />
penna il pensiero passa subito sulla carta<br />
senza nessun altro sia pur velocissimo<br />
passaggio. C'è un collegamento diretto<br />
«Studio per figura giovanile»<br />
Studi di corpi<br />
animati:<br />
«Due capre<br />
e figura<br />
femminile»<br />
In alcuni fogli ci sono figure senza<br />
reciproca e logica relazione, per es. il<br />
foglio 6 presenta il bellissimo volto di<br />
fanciullo a sinistra e sulla destra una<br />
figura femminile sorretta da due cupidi<br />
o il foglio 28 con quattro abbozzi così<br />
diversi fra loro: testa di vecchio, una<br />
popolana, una maternità, un vecchio<br />
dolente seduto o ancora il n. 33 con un<br />
frate piangente e due donne portatrici<br />
di anfore. Anche questa associazione/dissociazione<br />
di soggetti è indice<br />
della sua mobilità di pensiero, della<br />
compresenza nel suo spirito di elemento<br />
drammatico e comico, fantastico e<br />
naturale.<br />
Un'altra tematica emergente dai fogli<br />
del Taccuino è quella religiosa: nei fogli<br />
41, 42, 43 abbiamo «Cristo portato<br />
in cielo dagli angeli», «Cristo in trono»,<br />
«Il Redentore».<br />
Profonda e originale la sensibilità religiosa<br />
espressa dal Canova: il Cristo<br />
trasportato in cielo dagli angeli irradia<br />
la sua luce sulle eteree figure di angeli,<br />
forse è l'idea di uno scambio di energia,<br />
non solo gli angeli che portano il<br />
corpo di Cristo, ma essi ricevono forza<br />
da Colui che elevano.<br />
Per le due figure solenni di Cristo,<br />
con le braccia spalancate, certo il Ca-<br />
nova non poteva aver disatteso il Cristo<br />
del mosaico paleocristiano<br />
della<br />
chiesa dei santi<br />
Cosma e Damiano<br />
in Roma o la copia<br />
del Cristo in<br />
gloria del Correggio<br />
nella Pinacoteca<br />
Vaticana. La<br />
figura è ieratica,<br />
indossa paludamenti<br />
senatori, e<br />
le braccia aperte<br />
sono gesto di accoglienza<br />
e richiamo<br />
alla croce. Per<br />
il foglio 43 «siamo<br />
in presenza di<br />
uno dei fogli più<br />
emozionanti ed<br />
eletti per qualità<br />
della grafica canoviana»<br />
(Mariuz-<br />
Pavanello).<br />
Due contempo-<br />
ranei del Canova,<br />
uno parente, G. B. Sartori, e uno amico,<br />
L. Cicognara, con espressioni essenziali,<br />
avevano compreso il rapporto fra<br />
i disegni dei taccuini e le opere successive<br />
che avevano fatto acquistare fama<br />
europea allo scultore. Diceva Sartori: «I<br />
suoi disegni sono pensieri delineati a<br />
lapis», e Cicognara: «Soleva egli gittare<br />
in carta il suo pensiero con pochi e<br />
semplicissimi tratti, che più volte ritoccava<br />
e modificava».<br />
Così dunque un semplice Taccuino è<br />
ancora rivelatore di quella zona segreta<br />
dello spirito di un artista, il Canova,<br />
che ha dato all'arte scultorea di un periodo,<br />
il neoclassicismo, giudicato formale<br />
e freddo, un afflato di originalità<br />
e di umanità, unite a perfezione assoluta<br />
delle forme.<br />
E i disegni rivelano la sorgente prima<br />
del «daimon» che ha guidato poi l'artista<br />
nella concretizzazione delle sue<br />
splendide opere in marmo.<br />
tra mente, braccio, mano, penna, carta.<br />
C'è molta naturalezza. C'è un vivere a<br />
misura d'uomo.<br />
Chi scrive a mano, nei nostri tempi,<br />
trascrive poi o fa trascrivere a macchina<br />
o su un computer quanto ha scritto.<br />
L'invito ad usare il computer e non la<br />
penna spesso è sostenuto dalla necessità<br />
di evitare quel passaggio, che viene considerato<br />
una perdita di tempo. Ma lo è<br />
davvero?<br />
Dopo che fu inventata la stampa gli<br />
autori si giovarono delle bozze stampate<br />
per correggere, ovvero per migliorare, i<br />
loro scritti. Dopo la costruzione della<br />
macchina da scrivere gli autori si giovarono<br />
dei dattiloscritti, prima che delle<br />
bozze stampate, per migliorare i loro<br />
scritti.<br />
Il mantenere questi passaggi, che la<br />
tecnica ha concesso, potrebbe favorire<br />
l'opera, sempre se ad essa si vuol dare il<br />
maggior valore possibile.<br />
Chiaramente all'uso della penna bisogna<br />
sapersi educare, lentamente ed attentamente.<br />
È un uso al quale, attualmente,<br />
non giovano le fotocopie, che<br />
pure sono una grande conquista della<br />
tecnica. In certi casi esse fanno venir<br />
meno l'uso del copiare a mano, che non<br />
solo non avviene «senza assimilar qualcosa»,<br />
come notava Jean Guitton ne Il<br />
lavoro intellettuale, ma porta, quando<br />
si tratta di testi originali di grandi scrittori,<br />
a meglio comprendere il loro modo<br />
di esprimersi, il loro uso delle parole, il<br />
loro sistemarle, ovvero il loro stile che è<br />
unico e naturalmente irripetibile. E tutto<br />
ciò contribuisce a far meglio comprendere<br />
il proprio stile, quello al quale bisognerebbe<br />
tendere.