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.<br />

PAGINA<br />

20 .<br />

A Santa Croce in Gerusalemme<br />

Un vero e proprio inizio<br />

di fronte alle Sacre Reliquie<br />

Non è la chiusura di una parentesi<br />

durata un anno, di un lungo sogno destinato<br />

a finire all'impatto con la dura<br />

realtà, bensì un vero e proprio inizio,<br />

del quale il passo compiuto per attraversare<br />

le Porte Sante del Grande Giubileo<br />

del Duemila, è stato solo il primo. Per la<br />

Celebrazione della chiusura del Giubileo,<br />

le centinaia e centinaia di fedeli accorsi<br />

a Santa Croce in Gerusalemme,<br />

quindi non provano tristezza, ma hanno<br />

la matura consapevolezza che il vero<br />

pellegrinaggio incomincia proprio da<br />

adesso. Nessuno sguardo malinconico<br />

all'indietro verso quella porta chiusa che<br />

si aprirà solo tra venticinque anni, poiché<br />

di fronte si ha una lunga strada da<br />

percorrere in compagnia di Gesù Cristo<br />

che ci condurrà verso il Padre.<br />

Si apre<br />

una lunga strada<br />

«Sono convinto che ognuno di noi<br />

questa sera comprende in modo nuovo,<br />

più profondo, più vero e più legato alla<br />

realtà quotidiana le sacre letture appena<br />

ascoltate perché tutti noi veniamo fuori<br />

dall'esperienza di un anno giubilare —<br />

ha commentato il Vescovo Giovanni<br />

Danzi, Segretario della Pontifica Commissione<br />

per lo Stato della Città del Vaticano,<br />

che ha presieduto la celebrazione<br />

—. Un anno, questo, nel quale la<br />

Chiesa ci ha richiamato in un modo insistente<br />

e preciso verso l'unica salvezza<br />

dell'uomo e della storia, cioè verso Gesù<br />

Cristo. Il simbolo rappresentato dalla<br />

Porta Santa che abbiamo passato ci ha<br />

dimostrato che ognuno di noi ha il coraggio<br />

di penetrare questa presenza di<br />

Cristo nella storia, non già in base alle<br />

nostre opere ma secondo il Suo proposito<br />

e la Sua grazia. Il potere liberatorio<br />

del Cristianesimo, infatti, consiste nel<br />

fatto che né il nostro male o la nostra<br />

debolezza e neppure il nostro peccato<br />

possono contrapporsi all'evento di grazia<br />

che è Cristo, poiché tutto questo è<br />

accaduto non in base alle nostre opere<br />

ma secondo lo stesso proposito della<br />

Sua grazia. La mia vita e la vostra,<br />

quindi, devono diventare maggiormente<br />

delle esistenze che accolgono Cristo,<br />

presenza che quasi mai rispecchia i nostri<br />

schemi e i nostri progetti, ma che al<br />

contrario sconvolge tutta la realtà.<br />

La coscienza<br />

dei propri limiti<br />

«Quando ci mettiamo di fronte a Lui,<br />

quindi non dobbiamo essere preoccupati<br />

di raccontarGli quello che siamo e i nostri<br />

limiti, dal momento che li conosce<br />

meglio di noi, ma dobbiamo avere il coraggio<br />

di offrirGli la nostra disponibilità,<br />

così come siamo e non come vorremmo<br />

o dovremmo essere. La conseguenza di<br />

questo nostro atteggiamento quindi sarà<br />

da una parte una pienezza nuova, un<br />

gusto nuovo del vivere, e dall'altra il desiderio<br />

di comunicare a tutti questo risveglio<br />

d'amore».<br />

Anche il Priore e parroco della Comunità<br />

Cistercense della basilica, Don Simone<br />

Fioraso, concelebrante la funzione,<br />

ha ribadito che la conclusione del<br />

Giubileo deve essere considerata come<br />

l'inizio di una nuova vita. «Quest'anno<br />

abbiamo iniziato il nostro cammino per<br />

riscoprire la nostra fede — ha commentato<br />

il presule —, e il vivere la nostra fede<br />

non finisce questa sera con questa<br />

celebrazione, ma inizia per testimoniare<br />

che quest'anno di grazia che abbiamo<br />

ricevuto è stato un anno significativo<br />

per la nostra vita di cristiani e di credenti.<br />

Vogliamo quindi vivere la nostra<br />

fede nell'impegno cristiano di ogni<br />

giorno.<br />

«Da quello domenicale, giorno dedicato<br />

al Signore e al bisogno di vivere la<br />

propria interiorità nei sacramenti, a<br />

quello missionario con i gruppi del Vangelo,<br />

l'approfondimento della teologia<br />

del laicato e le azioni caritatevoli, affinché<br />

possiamo diventare sempre più uomini<br />

veri, liberi ed innamorati di Dio».<br />

L'esperienza giubilare quindi ha rinforzato<br />

in tutti i cuori la speranza di<br />

credere e il coraggio di professare che la<br />

civiltà dell'amore non è solo una chimera<br />

o una bellissima favola irrealizzabile,<br />

bensì una realtà possibile, che può svilupparsi<br />

dagli stessi frutti seminati durante<br />

l'anno giubilare.<br />

Al termine della celebrazione quindi il<br />

commento di Mons. Danzi, ha tracciato<br />

un bilancio positivo, soprattutto perché<br />

mettendosi a disposizione del Signore<br />

come suoi servi, tutti i credenti possono<br />

aspirare a sperimentare personalmente<br />

le parole pronunciate da Maria a Elisabetta,<br />

«Il mio spirito esulta in Dio, mio<br />

salvatore, poiché Egli ha guardato alla<br />

bassezza della sua ancella e ha operato<br />

grandi cose» (Lc 1, 47, 49). «Se le persone<br />

hanno fatto un'esperienza di Dio come<br />

presenza e misericordia in seno alla<br />

realtà stessa, il resto viene da sé — ha<br />

commentato Mons. Danzi —. Da questo<br />

infatti scaturisce un amore alla Chiesa<br />

non teorico, e una fedeltà e appartenenza<br />

ad un popolo e ad un territorio, vivendo<br />

i sacramenti non solo come liturgia<br />

ma soprattutto come celebrazione di<br />

rito. Da questo vi è il riappropriarsi del<br />

Cristo nella storia, come vera ed unica<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Lunedì-Martedì 8-9 Gennaio 2001<br />

Pellegrini del Duemila<br />

salvezza. Segnali positivi li ho tratti dall'esperienza<br />

in confessionale di questi<br />

mesi, durante la quale numerosi cristiani<br />

si sono posti davanti al Signore, compiendo<br />

l'atto che per noi è sempre il più<br />

difficile, quello di offrire la nostra disponibilità<br />

e di consegnare la nostra vita al<br />

Padre e alla realizzazione del Suo progetto».<br />

L'invito<br />

alla contemplazione<br />

L'invito a contemplare Dio, come<br />

hanno fatto i primi pellegrini della storia,<br />

cioè i pastori e i re Magi che si sono<br />

recati alla grotta di Betlemme, è stato<br />

quindi rinnovato a tutti i presenti proprio<br />

alla vigilia dell'Epifania. E proprio<br />

sulle loro orme, che gli ultimi pellegrini<br />

del Giubileo del Duemila, si propongono<br />

di perpetuare nella loro vita i benefici di<br />

questi momenti di grazia.<br />

« Io non vivo questo giorno come una<br />

fine, bensì come l'inizio di una lunga<br />

strada — ha commentato Lina Del Vecchio<br />

venuta con la comunità parrocchiale<br />

di Santa Maria Assunta di Andretta,<br />

in provincia di Avellino —. Sebbene ancora<br />

non sono in grado di comprendere<br />

effettivamente gli effetti di quest'anno<br />

così particolare su di me, sono conscia<br />

che già la sola remissione dei peccati mi<br />

invoglia a procedere, e ad riavvicinarmi<br />

ancora di più alla Chiesa con affetto e<br />

fiducia».<br />

RITA DIETRICH<br />

Nel Santuario di Castel di Leva<br />

Dove il popolo di Dio ha spalancato<br />

la porta del proprio cuore<br />

della grandiosità di questo anno trascorso.<br />

Le parole sono superflue di fronte alla<br />

ricchezza dei doni e dei frutti spirituali<br />

che il Giubileo del 2000 può aver prodotto<br />

in chi lo ha vissuto intensamente<br />

come anno di grazia. Il richiamo alle<br />

lunghe file createsi davanti alla basilica<br />

di San Pietro per varcare la Porta Santa,<br />

o l'arrivo di pellegrini dinanzi ai maggiori<br />

luoghi giubilari della città, di questi<br />

giorni e dei giorni passati, ha dimostrato<br />

la vivacità del popolo di Dio. Risuona<br />

ancora vivo in ognuno di noi l'accorato<br />

appello del Santo Padre: «Aprite, anzi<br />

spalancate le porte a Cristo», fatto nel<br />

discorso di chiusura del Giubileo. Con<br />

Il Giubileo dei sodales e degli associati della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum<br />

Tutta la vita cristiana è pellegrinaggio<br />

È stato proprio nel giorno della memoria<br />

liturgica di San Silvestro Papa,<br />

ultimo giorno dell'anno solare, che i<br />

sodales e gli Associati della Pontificia<br />

Accademia Cultorum Martyrum hanno<br />

desiderato celebrare il loro Giubileo<br />

ritrovandosi presso il «Cimiterium Priscillae<br />

ad Sanctum Silvestrum via Salaria»<br />

meglio noto come le Catacombe di<br />

Priscilla.<br />

La scelta di queste Catacombe è stata<br />

motivata dal fatto che in quel cimitero<br />

furono accolti numerosi martiri durante<br />

le persecuzioni del III secolo e dei primi<br />

anni del IV, fra i quali anche Marcellino<br />

vittima delle persecuzioni di Diocleziano<br />

e Galerio e che fu Papa dal 296 al 304,<br />

Anche dopo la pace, in quel cimitero di<br />

Priscilla furono accolti i corpi di sei Papi,<br />

non martiri. Il programma liturgico<br />

di questo incontro è iniziato al mattino<br />

con la Santa Messa della domenica officiata<br />

dal sacerdos. Infatti la celebrazione<br />

dei Martiri e la teologia del martirio<br />

affondano le loro radici nel Nuovo Testamento<br />

e si modellano sulla persona e<br />

sull'insegnamento di Cristo.<br />

Nel pomeriggio il Magister Padre Luigi<br />

Favero, ha tenuto la consueta lezione<br />

sul tema «Le sepolture dei Papi» soffermandosi<br />

nel descrivere come la Chiesa<br />

Il Papa ha dunque chiuso<br />

la Porta Santa di San Pietro<br />

con una solenne celebrazione.<br />

È l'epilogo di una serie<br />

di eventi che hanno coinvolto<br />

il mondo della cristianità<br />

nella sua totalità, nell'unico<br />

Credo professato<br />

con gli Apostoli, pur nella<br />

diversità delle tradizioni e<br />

delle culture. Il Santo Padre<br />

ha così posto conclusione<br />

alla serie di iniziative e di<br />

celebrazioni in occasione di<br />

questo anno giubilare, un<br />

anno ricco di grazia, un'opportunità<br />

in più di conversione<br />

per il credente che ha<br />

potuto sperimentare le meraviglie<br />

del Signore. Come<br />

non tornare indietro nel<br />

tempo e rivedere il Giubileo<br />

dei giovani, che come un<br />

oceano in piena ha letteral-<br />

mente invaso la città di Roma portando<br />

con sé entusiasmo, voglia di preghiera,<br />

condivisione di un'esperienza irripetibile,<br />

desiderio di fratellanza tra genti le<br />

più lontane. Come non ricordare le numerose<br />

famiglie che in occasione del<br />

Giubileo della famiglia hanno riempito<br />

la Piazza di San Pietro, nonostante una<br />

fastidiosa pioggia incessante, per ascoltare<br />

quello che il Santo Padre aveva da<br />

dire in proposito su questo argomento.<br />

Ripercorrere tutti i grandi eventi che il<br />

Giubileo ha portato con sé richiederebbe<br />

uno sforzo enorme fatto di discorsi significativi,<br />

di ricordi indelebili, di immagini<br />

impresse nella memoria a sostegno<br />

— anticamente — ebbe dei propri cimiteri<br />

(le catacombe) dove vennero sepolti<br />

anche i Papi vicini ai fratelli di fede, i<br />

pastori con le pecorelle del gregge loro<br />

affidato (Depositio Episcoporum, 354), a<br />

Callisto, dove nel secolo scorso fu scoperta<br />

la «cripta dei Papi», ma poi anche<br />

a Priscilla, Calepodio, Pretestato, ecc.<br />

Solo dopo la libertà costantiniana tali sepolture<br />

dei Papi — ha proseguito il Magister<br />

— continuarono non più nel sottosuolo<br />

ma in piccole basiliche sopra la<br />

terra come quella in cui ogni anno, il 31<br />

dicembre commemoriamo San Silvestro.<br />

Egli infatti, nell'area esterna del cimitero<br />

fece erigere, quand'era in vita, una<br />

basilica all'aperto sul sepolcro di Felice<br />

e Filippo, basilica che poi da Lui prese il<br />

nome e dove egli poi vi fu sepolto, Ecco<br />

perché l'autore di Notitia Ecclesiarum<br />

dà a questo intero complesso di santuari<br />

del cimitero di Priscilla, sotto e sopra la<br />

terra, il nome di San Silvestro. Proseguendo<br />

ancora nella lezione, Padre Favero<br />

ha spiegato come, dopo che le celebrazioni<br />

nei santuari extraurbani erano<br />

diventate impossibili, i resti dei Papi<br />

si traslavano nelle grandi basiliche delle<br />

città, sorte nel frattempo e delle quali<br />

sovente ne divennero pure i «titulares».<br />

Uno di questi luoghi preferiti fu l'atrio<br />

della basilica Costantiniana di San Pietro.<br />

Inoltre per completezza, va rammentato<br />

che nel Medio Evo le sepolture<br />

dei Papi vennero dentro e fuori Roma<br />

specie in città di rifugio come: Viterbo,<br />

Perugia, Salerno, ecc, nella cosiddetta<br />

«Età ferrea del Papato» o nel «Grande<br />

Scisma d'Occidente». Concludendo,<br />

l'oratore ricordava come ai giorni nostri<br />

le sepolture papali vennero quasi tutte<br />

concentrate, dopo la costruzione dell'attuale<br />

Basilica di San Pietro, o nelle<br />

«Grotte» di questa basilica o in alcune<br />

delle sue Cappelle laterali. E poiché<br />

«tutta la vita cristiana è un grande pellegrinaggio<br />

verso la casa del Padre» al termine<br />

della lezione del Magister, come<br />

prescritto dalle norme per l'indulgenza<br />

del Grande Giubileo del 2000, si è snodata<br />

la processione che ha visto tutti gli<br />

intervenuti percorrere devotamente i siti<br />

delle Catacombe, dalla Basilica, al Criptoportico,<br />

alla Cappella Greca. Il canto<br />

del Te Deum infine, con la Benedizione<br />

Eucaristica hanno concluso questo cammino<br />

giubilare della Pontificia Accademia<br />

Cultorum Martyrum, cammino che<br />

— come ha ricordato il Santo Padre —<br />

«è la porta del Terzo Millennio».<br />

BRUNO LUTI<br />

Vissuto attraverso un percorso profondo<br />

Un anno indimenticabile<br />

per la diocesi di Sessa Aurunca<br />

Il 5 gennaio 2001, vigilia dell'Epifania,<br />

si chiude l'anno giubilare, anche nella<br />

diocesi di Sessa Aurunca, con un solenne<br />

rito che è partito, alle ore 17 dalla<br />

Chiesa dell'Annunziata ed è terminato<br />

nel Duomo di Sessa. Un anno che sarà<br />

ricordato a lungo per la sua straordinarietà<br />

e per le tante iniziative religiose,<br />

culturali, civili, umanitarie assunte di<br />

volta in volta, per caratterizzare questo<br />

tempo di grazia anche con segni e testimonianze<br />

di solidarietà verso gli altri.<br />

Dal Natale 1999 alla vigilia dell'Epifania<br />

del 2001 sono stati 378 giorni di grazia<br />

per l'intero popolo di Dio della Chiesa<br />

sessana, durante i quali molti fedeli si<br />

sono recati in pellegrinaggio alle quattro<br />

chiese giubilari indicate dal Vescovo,<br />

Monsignor Antonio Napoletano: la Cattedrale<br />

di Sessa Aurunca, la Basilica Minore<br />

di S. Maria Incaldana in Mondragone,<br />

il Santuario della Madonna della<br />

Libera a Carano, l'ex-cattedrale dei Santi<br />

Bernardo e Martino in Carinola.<br />

Quantificare i fedeli che hanno potuto<br />

lucrare le indulgenze plenarie nelle nostre<br />

chiese giubilari è umanamente impossibile,<br />

anche perché molti di essi,<br />

quasi quotidianamente, hanno colto<br />

l'opportunità di celebrare il giubileo a livello<br />

individuale. A ciò si aggiungano<br />

tutte le celebrazioni giubilari ufficiali,<br />

programmate dall'apposito comitato diocesano<br />

e si può ben dire che l'Anno<br />

Santo non è passato inosservato nella<br />

nostra diocesi, ma ha coinvolto tantissimi<br />

fedeli, di ogni età ed estrazione so-<br />

quest'espressione si prolunga<br />

immaginariamente, si può dire,<br />

l'apertura di quella Porta. Il<br />

Santuario della Madonna del<br />

Divino Amore è stato per la<br />

prima volta nella sua storia esso<br />

stesso luogo dove poter ottenere<br />

l'indulgenza giubilare. Il<br />

Giubileo ha visto pure l'inaugurazione<br />

del Nuovo Santuario<br />

per l'accoglienza più efficiente<br />

dei pellegrini che sono accorsi<br />

in questa speciale occasione.<br />

Quest'anno trascorso è stato<br />

pure ricordato il centenario<br />

della nascita di don Umberto<br />

Terenzi, primo Rettore e Parroco<br />

del Santuario che tanto<br />

aveva desiderato vedere realizzato<br />

il sogno della costruzione<br />

della nuova struttura in onore<br />

della Vergine. Il Santuario è<br />

divenuto nel tempo non solo<br />

luogo per la devozione del popolo<br />

romano, ma punto di riferimento<br />

per la pietà mariana in generale per tutte<br />

le persone giunte da ogni parte d'Italia<br />

e del mondo. Le testimonianze raccolte<br />

presso i pellegrini nel Santuario<br />

del Divino Amore hanno evidenziato il<br />

profondo legame che unisce la Madonna<br />

con i fedeli che vi si recano ad ossequiarla,<br />

come pure sono indicative del<br />

fatto che questo posto sia ormai noto<br />

anche agli stranieri, i quali hanno incluso<br />

nel loro programma di varcare la<br />

Porta Santa anche la visita al Santuario<br />

di Castel di Leva.<br />

ELIDE MARCUCCIO<br />

ciale, di varie categorie professionali e<br />

lavorative, intorno al progetto di un anno<br />

di vera conversione del cuore e di<br />

rinnovamento spirituale per tutti. Le statistiche<br />

parlano di circa 80% della popolazione<br />

ha partecipato almeno una volta<br />

ad una celebrazione giubilare, pari ad<br />

80.000 fedeli su circa 100.000 quanti ne<br />

conta la diocesi.<br />

Tante le celebrazioni giubilari da ricordare:<br />

il giubileo dei bambini, della vita<br />

consacrata, del mondo del lavoro,<br />

della terza età dei giovani, degli ammalati,<br />

delle famiglie, dei giornalisti, degli<br />

extracomunitari, della Curia diocesana,<br />

dei presbiteri, dei laici, delle Forze dell'Ordine.<br />

Giornate intensissime che hanno<br />

richiesto lavoro su un piano fisico ed<br />

organizzativo. Stressati dal Giubileo? Assolutamente<br />

no! Al contrario, tutti sono<br />

stati coinvolti in questo progetto di riscoperta<br />

del sacro nella propria vita ed<br />

in quella delle rispettive comunità parrocchiali<br />

di appartenenza.<br />

Una ventata di spiritualità che ha trovato<br />

espressione nei numerosi pellegrinaggi<br />

in ogni angolo della nostra Italia<br />

(Pompei, Montevergine, San Giovanni<br />

Rotondo, San Gabriele dell'Addolorata,<br />

Sant'Antonio di Padova, Assisi, Loreto,<br />

Divino Amore) ed all'Estero (Lourdes,<br />

Fatima, Terra Santa) e soprattutto Roma,<br />

cuore e centro della cristianità, cuore<br />

e centro dell'anno giubilare anche per<br />

i fedeli della diocesi sessana.<br />

Le quattro basiliche maggiori della<br />

Capitale sono state visitate più volte nel<br />

corso dell'anno, e migliaia di pellegrini<br />

da tutta la diocesi hanno oltrepassato le<br />

quattro porte sante delle basiliche romane,<br />

accompagnati dai parroci, dai sacerdoti,<br />

dai diaconi, dai seminaristi dai religiosi,<br />

dai fedeli laici responsabili di settori.<br />

La diocesi ha vissuto la giornata giubilare<br />

romana il 24 ottobre 2000 nella<br />

basilica di san Paolo fuori le Mura con<br />

circa duemila pellegrini giunti a Roma<br />

con quaranta pullman, treni, auto per<br />

partecipare al rito religioso, presieduto<br />

dal Vescovo, Monsignor Antonio Napoletano.<br />

È stata una Chiesa locale che si è<br />

messa in cammino seriamente per riscoprire<br />

la fede e rinascere in essa. A vedere<br />

i tanti fedeli interessati soprattutto<br />

per il pellegrinaggio Roma, bisogna dire<br />

che qualcosa di profondo l'Anno Santo<br />

ha suscitato nel cuore di tanti cristiani<br />

in cerca di Dio più sinceramente nel<br />

proprio intimo.<br />

Di questo anno col passare dei giorni,<br />

forse, ricorderanno poche cose.<br />

Ciò che tuttavia non si potrà dimenticare<br />

è il dialogo ricuperato tra il fedele<br />

e Dio nel sacramento della confessione,<br />

nella partecipazione all'Eucaristia, nell'ascolto<br />

della parola di Dio, nella preghiera<br />

e nel raccoglimento, nella conversione<br />

del cuore e della mente a Colui che è<br />

tutto per noi, Gesù Cristo, Figlio di Dio,<br />

unico salvatore del mondo, ieri oggi e<br />

sempre, di cui abbiamo celebrato il<br />

«duemillesimo compleanno».<br />

ANTONIO RUNGI<br />

Il racconto di un viaggio personale<br />

«Sono stata pellegrina<br />

giubilare...»<br />

Sono stata pellegrina giubilare in questi<br />

giorni a Roma. Immensa la gioia, anche<br />

perché preparata da un itinerante,<br />

lungo desiderio di respirare purezza e<br />

santità. Giungo in piazza San Pietro e il<br />

cuore s'allarga, percependo l'accorrere<br />

delle genti al disegno misericordioso della<br />

salvezza. Il «primo abbraccio» sembra<br />

plasticamente offerto dal colonnato del<br />

Bernini. Attraversando la Porta Santa,<br />

ecco la «stretta di mano»: a favorirla è il<br />

Cristo, che sottrae così dalla condizione<br />

di peccato per restituire le intime filigrane<br />

dell'essere alla Grazia, alla Pienezza.<br />

Un benvenuto di Cielo, che traghetta<br />

verso una speranza più alta.<br />

Dentro la basilica dedicata al «principe<br />

degli apostoli», tutto racconta la fede<br />

di quanti mi hanno preceduta e ancora<br />

si avvicenderanno nell'esperienza. Volti<br />

e volti, il succedersi di passi devoti, il vigore<br />

di gesti spirituali, la radicalità dei<br />

propositi per una vita rinnovata, lacrime<br />

d'amore e di conversione... Come se visibile<br />

e Invisibile si avessero ad incontrare<br />

in una sola dimensione.<br />

La sera, per la preghiera del pellegrino,<br />

si torna nella piazza-simbolo della<br />

cristianità. C'è uno sguardo speciale che<br />

veglia. Quello della Mater Ecclesiae che<br />

la telecamera delicatamente inquadra.<br />

Pare di sperimentare le rigenerazione<br />

continua e benedicente di Maria. L'immagine<br />

riaffiora sugli schermi il 1° gennaio,<br />

alla Messa del Papa. Non rimango<br />

impassibile.<br />

Ed anzi... ho spunto per meditare.<br />

La cara Madre, all'alba del terzo millennio,<br />

«veste» l'universalità dello slancio.<br />

Lei, umile dimora dell'Eterno e perfetto<br />

varco dell'Alleanza, getta luce sul<br />

tempo, sul presente e il futuro della<br />

Chiesa. Madre, quindi, impegnata in<br />

una inesausta missione, perché il Progetto<br />

del «Sì» si attualizzi nelle viscere<br />

della storia. Carta e penna non mancano<br />

a chi pratica il giornalismo. Facile,<br />

dunque, raccogliere pareri ed impressioni:<br />

dietro gli appunti ne viene un arricchimento<br />

personale... «La “Mater Ecclesiae”,<br />

che ha guidato ogni giornata giubilare,<br />

bene completa un programma.<br />

Noi la osserviamo con fiducia. Sappiamo<br />

infatti che sotto la sua protezione<br />

tutto risplende». Parole di un gruppo di<br />

spagnoli che a Roma si sente di casa per<br />

la fede. Poco oltre un drappello di giovani<br />

americani, avvolti nelle loro sciarpe<br />

distintive e orgogliosi del logo «Christus<br />

heri, hodie, semper». Volentieri si lasciano<br />

interpellare. E presto dichiarano: «Ci<br />

piace il ricordo della Madonna: come ha<br />

cresciuto il Bimbo Gesù, così adesso accompagna<br />

il cammino della Chiesa». Ulrich,<br />

un tedesco, punta il dito nella direzione<br />

giusta: «Se il Papa è qui — esclama<br />

— non lo deve forse a una Mamma<br />

grandissima e potentissima? “Mater” allora<br />

due volte: della Chiesa e del suo capo,<br />

Giovanni Paolo II. Il motto pontificale<br />

del “Totus tuus” spiega anche il felice<br />

esito di questo Giubileo». Una famiglia<br />

africana incede tra l'eleganza di colorati<br />

costumi. Ancora un consenso,<br />

frammisto a un sorriso. Intanto dai palazzi<br />

vaticani il nitido, tenero soggetto<br />

iconografico...non cessa il suo ruolo.<br />

«Mater Ecclesiae...ora pro nobis». Persino<br />

un cinese la riconosce: con gli occhi<br />

e con l'anima.<br />

MARIA BERTILLA FRANCHETTI<br />

Nel Santuario della Madonna del Divino Amore<br />

Rialzarsi e rimettersi in cammino<br />

Il Grande Giubileo del 2000 si chiude<br />

portando via con sé tutta una serie di<br />

eventi, celebrazioni, occasioni ad esso<br />

legate. Rimarrà, certamente, nel cuore<br />

dei più, l'emozione di aver avuto un'opportunità<br />

di fede, di approfondimento<br />

della propria spiritualità religiosa e di<br />

conversione che il tempo non sbiadirà,<br />

né cancellerà facilmente. La Porta Santa<br />

ha visto passare attraverso di sé il mondo<br />

della cristianità, un mondo composito<br />

di razze differenti tra loro, di gente<br />

appartenenti alle categorie e dalle esperienze<br />

più disparate. Unico è stato il comune<br />

denominatore: recarsi a Roma<br />

per ottenere l'indulgenza plenaria e poter<br />

così fare un'esperienza forte di fede<br />

presso la Tomba di Pietro e presso le<br />

Basiliche maggiori della città. Il Santuario<br />

del Divino Amore ha assistito a questo<br />

meraviglioso scenario facendo la sua<br />

parte, come luogo non solo caro ai fedeli<br />

romani, ma anche come meta di pellegrinaggio<br />

per tutti coloro che nutrono<br />

una profonda devozione mariana. La recente<br />

inaugurazione del nuovo Santuario<br />

è stato uno dei segni che rimarranno<br />

dopo il Giubileo a testimonianza che la<br />

Madonna del Divino Amore protegge ed<br />

aiuta coloro che con tanta buona volon-<br />

tà si adoperano per rendere gloria a Dio<br />

con il proprio operato. Alla Messa al<br />

Santuario, nei giorni scorsi, si approfondiva<br />

l'affermazione tratta dal Vangelo di<br />

Giovanni al primo capitolo «Ecco l'Agnello<br />

di Dio, ecco colui che toglie il<br />

peccato del mondo». «Il peccato esisterà<br />

sempre, è il lato oscuro della nostra libertà.<br />

Il peccato è un pericolo, un incidente<br />

di percorso, ma non un destino e<br />

nemmeno una prigione. Se cadiamo,<br />

possiamo sempre rialzarci e rimetterci<br />

in cammino. L'immagine dell'Agnello<br />

pasquale ci rivela un Cristo pieno d'innocenza<br />

e al tempo stesso pieno di potenza,<br />

il cui sangue è capace di lavare<br />

ogni nostra colpa. Ecco, allora, che suona<br />

ancora più forte l'esclamazione contenuta<br />

in I Gv 2, 29-36, nella prima lettura<br />

ascoltata oggi: «Quale grande amore<br />

ci ha dato il Padre per essere chiamati<br />

figli di Dio, e lo siamo realmente!». Il<br />

sacerdote celebrante poi, richiamandosi<br />

al salmo, ha poi concluso la sua riflessione<br />

porgendo un invito alla comunità<br />

raccolta in preghiera: «Esultiamo nel Signore,<br />

nostra salvezza, rispondendo al<br />

suo amore vivendo da figli di Dio». «Sono<br />

rimasta colpita dalle parole pronunciate<br />

dal prete durante la messa, perché<br />

è proprio vero che dal peccato ci si può<br />

risollevare in qualsiasi momento — ci rivela<br />

Anna, una pellegrina romana, presente<br />

oggi al Santuario per partecipare<br />

alla messa —. Io, ad esempio, sono stata<br />

lontana dalla Chiesa per molto tempo<br />

e non ero contenta della mia vita spirituale.<br />

Fino a quando ho incontrato una<br />

vicina di casa, una buona cristiana, molto<br />

praticante, dedita al volontariato,<br />

sempre disponibile verso il prossimo, attenta<br />

a ciò che gli accade intorno. Io ho<br />

capito che il suo agire era necessariamente<br />

mosso da Qualcuno, doveva per<br />

forza essere motivato da una spinta forte<br />

a far del bene e non poteva essere<br />

frutto solo di una scelta umana. Così, il<br />

suo esempio, mentre da una parte mi<br />

scandalizzava, dall'altra mi provocava e<br />

mi rimetteva in discussione come cristiana<br />

e come credente. Non potevo stare a<br />

guardare con le braccia conserte quando<br />

Dio mi interpellava attraverso quell'amicizia,<br />

chiedeva un mio contributo<br />

alla costruzione del Regno. Ho quindi<br />

iniziato un cammino di conversione profondo,<br />

sincero, che mi ha portato in<br />

questo anno del Giubileo a gustare le<br />

meraviglie che compie il Signore».<br />

ELIDE MARCUCCIO

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