01.06.2013 Views

RIPARTIRE

RIPARTIRE

RIPARTIRE

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

ITALIA<br />

PAGINA<br />

ASSISI-NOCERA UMBRA-GUALDO TADINO<br />

«A te, pellegrino in Assisi, all'inizio del<br />

nuovo millennio, ti chiediamo di pregare<br />

con Francesco per ottenere la pace<br />

nella Terra di Gesù». È stato questo l'invito<br />

che la comunità del Sacro Convento<br />

dei frati minori conventuali ha rivolto<br />

a tutti i pellegrini che sono giunti ad Assisi<br />

per trascorrere gli ultimi giorni del<br />

secondo millennio ed aprirsi con la preghiera<br />

al nuovo millennio. Una giornata<br />

quella del 31 che il Custode della Basilica<br />

ha voluto definire «in ginocchio per<br />

la terra martoriata dalla guerra». Da<br />

sempre siamo vicini ai francescani dei<br />

luoghi santi e alle popolazioni colpite<br />

dalla guerra e dall'odio. Ecco perché,<br />

prosegue il Custode, abbiamo indetto<br />

qui ad Assisi il 31 dicembre giornata di<br />

preghiera per la Terra di Gesù.<br />

Le ultime ore di questa giornata sono<br />

state vissute con la XXX marcia della<br />

pace organizzata dalla Commissione<br />

Episcopale della Cei per i problemi sociali<br />

e il lavoro, la giustizia e la pace;<br />

dalla Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-<br />

Gualdo Tadino; dalla Famiglia Francescana<br />

di Assisi e dalla Pax Christi italiana.<br />

Una marcia che si è snodata da Santa<br />

Maria degli Angeli per concludersi<br />

con una solenne Celebrazione Eucaristica<br />

nella Basilica che custodisce il corpo<br />

di san Francesco. Un uomo quest'ultimo<br />

che della pace ne ha fatto uno dei motivi<br />

dominanti del suo stare con Dio e<br />

con gli uomini. E il suo saluto rappresenta<br />

un programma e un augurio per<br />

gli uomini del terzo millennio: Pace e<br />

Bene.<br />

La marcia intesa non solo come cammino<br />

fisico ma come disponibilità alla<br />

riflessione ha collegato i punti più cari a<br />

Francesco e Chiara: la Porziuncola, il<br />

santuario di san Damiano, la Basilica di<br />

santa Chiara e infine la Basilica Superiore<br />

di san Francesco. Ogni momento della<br />

marcia è stato contrassegnato da alcune<br />

testimonianze. In particolare a<br />

Santa Maria degli Angeli è intervenuta<br />

Rosemary Lynch, suora francescana statunitense,<br />

da anni impegnata in iniziative<br />

di pace. A santa Chiara vi è stata la<br />

testimonianza di Mons. Giuseppe Chiaretti,<br />

Vescovo di Perugia-Città della Pieve.<br />

Infine nella Basilica Superiore di san<br />

Francesco, Peter Madros, sacerdote cristiano<br />

palestinese di Betlemme, e Amos<br />

Mokedi, ebreo israeliano membro dell'associazione<br />

Peace now, ha portato il<br />

loro saluto e hanno detto con il loro abbraccio<br />

che la pace è possibile.<br />

L'Eucaristia è stata celebrata dopo la<br />

mezzanotte dal Vescovo di Assisi, Mons.<br />

Sergio Goretti, con lui concelebravano i<br />

Vescovi Mons. Brigantini, Mons. Bertoldo,<br />

Mons. Bettazzi, Mons. Bona, Mons.<br />

Chiaretti e circa 100 sacerdoti provenienti<br />

da tutte le parti d'Italia. La pre-<br />

15 .<br />

Il cammino<br />

della Chiesa<br />

senza dei pellegrini ha superato ogni attesa<br />

erano più di cinquemila, la Basilica<br />

Superiore non è stata sufficiente a contenerli<br />

tutti. Il Vescovo di Assisi richiamando<br />

il messaggio di Pace che il Papa<br />

ha donato alla Chiesa per la Giornata<br />

Mondiale della Pace, ha ricordato l'importanza<br />

della «convivialità» e il dialogo<br />

tra le culture per intavolare un cammino<br />

fruttuoso e ricco di senso e significato<br />

per questo millennio che ci attende<br />

tutti in ogni occasione come protagonisti<br />

e artigiani di pace e riconciliazione.<br />

E a tutti ha chiesto l'impegno per affrontare<br />

i numerosi problemi che ostacolano<br />

il cammino della pace: dalla giustizia<br />

agli embarghi alla lotta contro le<br />

malattie.<br />

Una notte quindi vissuta in preghiera,<br />

in ginocchio. È questa la vocazione di<br />

Assisi ci dicono i frati che custodiscono<br />

Nell'omelia pronunciata nella Festa<br />

della Sacra Famiglia e di Ringraziamento<br />

di fine anno nella chiesa cattedrale,<br />

affollata di fedeli, l'Arcivescovo di Gorizia<br />

De' Antoni ha collegato i fili multicolori<br />

dell'esistenza umana, additando il silenzio,<br />

la riflessione per leggere i fatti e<br />

gli avvenimenti in maniera diversa secondo<br />

lo Spirito.<br />

Il dono dell'Anno Santo ha così portato<br />

a meditare in profondità il Mistero<br />

dell'Incarnazione; il lavoro silenzioso e<br />

nascosto della Caritas, del Centro di accoglienza<br />

«Faidutti» e del «Contavalle»,<br />

hanno permesso alla Diocesi di corrispondere<br />

all'urgenza «immigrati» ottenendo<br />

la disponibilità di ambienti e alla<br />

Diocesi di proporre un documento sull'immigrazione<br />

a Gorizia.<br />

«Volenti o no, siamo usciti dal frastuono<br />

assordante dei veglioni e dei botti<br />

di fine anno, per trovarci qui insieme<br />

nel clima di una celebrazione che ci invita<br />

ad una quiete pacificante, ad una<br />

serenità contemplativa, all'accoglienza<br />

gioiosa della Parola di Dio».<br />

Con queste parole pronunciate in italiano,<br />

friulano, sloveno, l'Arcivescovo ha<br />

introdotto i fedeli, riuniti nella chiesa<br />

Metropolitana, nella solennità della festa,<br />

dedicata alla Maternità Divina di<br />

Maria SS.ma e nella ricorrenza della<br />

XXXIV Giornata mondiale per la Pace,<br />

1° gennaio 2001.<br />

Nell'omelia Mons. De' Antoni, richiamandosi<br />

alle letture, ha posto in luce il<br />

vero saluto di un «Dio che benedice»,<br />

decisamente diverso «dall'augurio superstizioso<br />

o fatalistico che fa dipendere dagli<br />

astri la vita di ciascuno»; con l'aiuto<br />

materno della Madre di Dio, il Presule,<br />

ha quindi invitato i fedeli a mettersi in<br />

cammino con i pastori verso Betlemme<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 4 Gennaio 2001<br />

GORIZIA<br />

il corpo di Francesco. E qualche giovane<br />

pellegrino ricorda: «Tra i tanti obiettivi,<br />

che mi pongo il sogno di questa<br />

giornata dedicata alla pace nell'anno del<br />

grande giubileo, è stato vivere la notte<br />

di san Silvestro non con rumori che ti<br />

stordiscono ma con un silenzio che ti<br />

permette di sentire l'anelito di pace di<br />

un cristiano palestinese e un ebreo israeliano<br />

e stare insieme nella Basilica di<br />

san Francesco di Assisi per compiere un<br />

gesto di pace e speranza. È stato questo<br />

il momento più significativo per me che<br />

ritornerò a casa con una maggiore consapevolezza<br />

del mio essere cristiano».<br />

Preghiera e spiritualità ecco le note di<br />

un nuovo cammino di comunione che<br />

vede tutti con un impegno personale a<br />

dire e a cantare: «O Signore fa di me<br />

uno strumento della tua pace. Dove è<br />

odio fa ch'io porti l'Amore».<br />

ENZO FORTUNATO<br />

«in cerca di ciò che manca» per capire il<br />

senso della vita.<br />

La Giornata Mondiale della Pace ha<br />

indotto Mons. De' Antoni a ricordare<br />

Paolo VI che ha voluto far coincidere la<br />

giornata dedicata alla Pace con la solennità<br />

della Maternità divina di Maria.<br />

Richiamandosi al tema della Giornata,<br />

l'Arcivescovo ha evidenziato che il «dialogo<br />

tra le culture» presuppone di accettare<br />

ogni cultura come espressione qualificata<br />

dell'uomo e della sua vicenda<br />

storica, sia a livello individuale che collettivo.<br />

ARNOLFO DE VITTOR<br />

Una fervida testimonianza di pace, col<br />

pensiero rivolto alla Terra Santa, che<br />

anche in questo inizio di nuovo millennio<br />

deve fare i conti con l'odio e la violenza,<br />

è quella che le comunità di Grottaglie<br />

hanno voluto dare, anche quest'anno,<br />

riproponendo la marcia della<br />

pace che ha sfidato la pioggia battente e<br />

il freddo pungente di San Silvestro. È<br />

una consuetudine ormai consolidata da<br />

molti anni quella portata avanti dalle comunità<br />

della città ionica, per iniziativa<br />

dei Padri Gesuiti, e che l'Arcivescovo di<br />

Taranto Benigno Luigi Papa ha eletto a<br />

simbolo della giornata della pace per<br />

l'Arcidiocesi di Taranto. Vi ha presenziato<br />

egli stesso, dopo avere presieduto in<br />

serata la solenne Liturgia del Ringraziamento<br />

nel capoluogo, nella Concattedrale<br />

Gran Madre di Dio, cui ha partecipato<br />

il Capitolo metropolitano.<br />

La marcia, che attraversa la città con<br />

una lunga fiaccolata cui partecipano<br />

TARANTO<br />

La XXXIV Giornata della Pace<br />

nelle diocesi italiane<br />

Il dialogo tra le differenti culture e<br />

tradizioni dei popoli è la via necessaria<br />

per un mondo riconciliato. Lo ha ricordato<br />

il Vescovo di Trieste, Mons. Eugenio<br />

Ravignani, all'omelia pronunciata<br />

durante la solenne Celebrazione Eucaristica<br />

presieduta nella chiesa cittadina di<br />

s. Antonio Taumaturgo.<br />

Il Vescovo, nel suo discorso, ha fatto<br />

riferimento a quanto scritto da Giovanni<br />

Paolo II in occasione della Giornata<br />

mondiale della pace. «La forte preoccupazione<br />

per quanto sta accadendo nel<br />

mondo e una struggente ansia di pace<br />

insieme con la speranza di un mondo<br />

più giusto e solidale — ha detto — attraversano<br />

le pagine del messaggio del<br />

Papa». «Si tratta — ha aggiunto Mons.<br />

Ravignani ricordando quanto affermato<br />

da Giovanni Paolo II — di un tema decisivo<br />

per le prospettive della pace. Nella<br />

storia dell'umanità emerge la realtà di<br />

TRIESTE<br />

una pluralità di culture, tra loro differenti,<br />

per i tratti che le caratterizzano e<br />

per la vicenda storica che le distingue.<br />

Ed ogni uomo nasce e cresce, affermando<br />

la sua personalità, in una cultura<br />

geograficamente e storicamente attestata.<br />

Ad ogni cultura va doverosamente e<br />

lealmente assicurato rispetto, la sua specifica<br />

identità non può essere umiliata<br />

dalle prevaricazioni di identità culturali<br />

più forti e non può tollerare supine<br />

omologazioni che lentamente la facciano<br />

scomparire. Al contrario, tra le diverse<br />

culture può, e deve, stabilirsi un dialogo<br />

e un confronto dal quale non solo possono<br />

affiorare i tanti significativi elementi<br />

comuni ma può nascere un fruttuoso<br />

che diventi ricchezza per tutti».<br />

La parola del Papa, in questa Giornata<br />

mondiale della pace, all'inizio del Terzo<br />

Millennio, cogliendo la speranza sempre<br />

più viva di una fraternità universale,<br />

BOLZANO-BRESSANONE<br />

Il messaggio del Santo Padre per la<br />

34 a Giornata mondiale della pace ha<br />

ispirato l'omelia pronunciata dal Vescovo<br />

della Diocesi di Bolzano-Bressanone<br />

Monsignor Wilhelm Egger nella Santa<br />

Messa presieduta il giorno di san Silvestro<br />

nella cattedrale di Bressanone. Parlando<br />

nelle tre lingue ufficiali della comunità<br />

altoatesina — italiano, tedesco e<br />

ladino — Monsignor Egger ha ribadito<br />

come il dialogo tra le differenti culture e<br />

tradizioni dei popoli sia un tema decisivo<br />

per le prospettive della pace e come<br />

non a caso l'Onu abbia dichiarato il<br />

gruppi di tutte le parrocchie, ma anche<br />

cittadini che intendono testimoniare il<br />

loro messaggio di pace, parte dal Santuario<br />

di San Francesco de Geronimo, il<br />

Santo gesuita grottagliese, che fu operatore<br />

di pace e mediatore sociale nella<br />

Napoli del Settecento, e si conclude nella<br />

centralissima parrocchia della Madonna<br />

delle Grazie, dopo aver illuminato,<br />

con la luce calda delle torce, i quartieri<br />

che si apprestano a salutare il nuovo anno.<br />

«Una testimonianza coraggiosa — così<br />

Mons. Papa ha definito la nutrita partecipazione<br />

alla marcia — che manifesta<br />

una fede profonda nel piano divino, il<br />

quale richiede la nostra personale partecipazione.<br />

E ci dimostra come il sogno<br />

di Isaia dell'avvento di un'epoca di pace,<br />

non sia una vaga utopia, ma un progetto<br />

realistico».<br />

SILVANO TREVISANI<br />

2001 Anno internazionale del dialogo fra<br />

le civiltà.<br />

Nelle parole «identità» e «dialogo» il<br />

Vescovo di Bolzano-Bressanone ha indicato<br />

l'essenza del messaggio papale, sottolineando<br />

che bisogna saper conoscere<br />

e riconoscere le altre culture, ma senza<br />

rinunciare alla propria. Ha inoltre ribadito<br />

il principio che «gli immigrati vanno<br />

sempre trattati con il rispetto dovuto<br />

alla dignità di ogni persona» e che il dialogo<br />

fra le culture «funziona quando<br />

vengono riconosciuti alcuni valori di<br />

fondo quali l'apertura accogliente dell'altro<br />

e il generoso dono di sé, la consapevolezza<br />

dell'originaria unità della famiglia<br />

umana, la solidarietà, l'educazione e<br />

la riconciliazione». Pregno di significati<br />

è stato il richiamo che Monsignor Egger<br />

ha fatto all'eredità cristiana dell'Europa,<br />

invitando la società altoatesina a gestire<br />

il nuovo millennio sulla base di tale patrimonio,<br />

nella scuola, tra i giovani e in<br />

un equilibrato rapporto con la ricchezza<br />

che non dimentichi le fasce più deboli.<br />

Altrettanto fondante è stata l'allocuzione<br />

riservata al rapporto con le altre religioni,<br />

tema «caldo» e molto discusso di<br />

questi tempi anche in Alto Adige.<br />

Il Vescovo ha ricordato che «per un<br />

dialogo corretto bisogna anche saper<br />

evitare lo zelo disinformato» e che sono<br />

indispensabili, in quest'ottica, uno sforzo<br />

serio di conoscenza e la ricerca di<br />

strumenti e di aiuto da parte di persone<br />

competenti. Allo stesso modo il Presule<br />

ha ribadito l'utilità delle celebrazioni interreligiose,<br />

ma anche la necessità che<br />

esse vengano preparate con molta attenzione<br />

e nel rispetto della liturgia della<br />

fede cattolica.<br />

MAURIZIO MELLARINI<br />

Il nuovo Quaderno de «L'OSSERVATORE ROMANO»<br />

n. 54<br />

Giovanni XXIII<br />

Beato<br />

Presentazione di P. LUCA DE ROSA OFM, Postulatore della Causa<br />

Questo Quaderno contiene gli articoli pubblicati da L'Osservatore Romano in occasione<br />

della Beatificazione di Giovanni XXIII.<br />

Dai vari saggi emerge l'esperienza di santità del grande Pontefice che, con il Concilio Vaticano II,<br />

«aprì una nuova pagina nella storia della Chiesa» e «inaugurò una stagione di speranza<br />

per i cristiani e per l'umanità» (Giovanni Paolo II).<br />

Ordinazioni possono essere effettuate presso Messaggero Distribuzione:<br />

PADOVA, via Orto Botanico, 11 - 35123 PD - Tel. 049658288 - Fax 0498754359<br />

ROMA, via del Fontanile Arenato, 295 - 00163 RM - Tel. 0666166173 - Fax 0666167503<br />

MILANO, via Amendola, 7/A - 20096 Pioltello (MI) - Tel. 0292143585 - Fax 0292143611<br />

Per informazioni rivolgersi a: UFFICIO Marketing & Diffusione – Tel. 06.69899470/471 - Fax 06.69882818<br />

afferma che «senza la condivisione di<br />

questo ideale, la pace non potrà essere<br />

assicurata». E nel dialogo tra le culture<br />

indica la via per costruire una civiltà<br />

dell'amore e della pace.<br />

«L'alto insegnamento del Santo Padre<br />

— ha proseguito il Vescovo — non può<br />

essere certo riduttivamente ristretto alla<br />

nostra realtà locale. Esso è rivolto a tutti<br />

i credenti all'intera famiglia umana.<br />

Ma ciò non impedisce che in una città,<br />

dalla sua stessa storia descritta come<br />

luogo di incontro tra lingue, culture e<br />

tradizioni diverse, l'appello possa essere<br />

accolto con più viva sensibilità e con più<br />

impegnativa responsabilità».<br />

C'è una cultura, ha ricordato Monsignor<br />

Ravignani, che si arricchisce dalle<br />

diverse fedi religiose da cui trae ispirazione<br />

e vigore. Essa si apre al dialogo<br />

ecumenico e interreligioso, vissuto in<br />

docile ascolto dello Spirito e sostenuto<br />

da una grande speranza, che svela le<br />

ricchezze di spiritualità non conosciute<br />

e sempre più consolida un rapporto di<br />

sincero rispetto e di fraterna amicizia.<br />

«C'è una cultura — ha aggiunto il Vescovo<br />

di Trieste — che ha saputo aprirsi<br />

all'accoglienza dei valori delle grandi<br />

tradizioni di popoli diversi che da secoli<br />

vivono insieme nella nostra città e ha<br />

contribuito a far superare, anche se con<br />

fatica, incomprensioni e sofferenze del<br />

passato, ponendo le basi di una convivenza<br />

serena, di uno scambio fecondo,<br />

di una collaborazione leale».<br />

C'è una cultura cosiddetta «laica» che<br />

si ispira a nobili valori di giustizia e di<br />

umanità. «Non è una cultura chiusa ad<br />

accogliere e a far suoi altri valori che<br />

esaltino quelli umani. Non può avere alcuna<br />

giustificazione un atteggiamento di<br />

diffidente chiusura. Deve proseguire il<br />

dialogo, onesto e leale, che non tende<br />

certo a imporre una nostra visione cristiana<br />

della vita, ma correttamente non<br />

nasconde né attenua la radicalità del<br />

messaggio evangelico, che la nostra coerenza<br />

rende credibile».<br />

«E sarà proprio il rispetto che dobbiamo<br />

alle nostre profonde convinzioni che<br />

ci impedirà di lasciarci omologare da<br />

quella cultura che va diffondendosi e<br />

che ormai disancorata dal retroterra cristiano,<br />

si ispira ad una concezione secolarizzata<br />

e praticamente atea della vita e<br />

a forme di radicale individualismo... e<br />

rivela, purtroppo, con sempre maggiore<br />

evidenza, un progressivo impoverimento<br />

umanistico, spirituale e morale. Una cultura<br />

— come afferma Giovanni Paolo II<br />

— che rifiuta di riferirsi a Dio perde la<br />

propria anima».<br />

«A questa nostra città Giovanni Paolo<br />

II — ha ricordato il Vescovo — nella<br />

sua visita pastorale il 1 o maggio 1992 lasciò<br />

una precisa consegna: “Trieste, sii<br />

la patria del dialogo, promuovi senza<br />

paura e con spirito libero una genuina e<br />

costruttiva civiltà del dialogo”».<br />

CLAUDIO ZERBETTO<br />

Lire 10.000 - Pagine 85

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!