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L'OSSERVATORE IBRI<br />
PAGINA<br />
8 .<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 10 Gennaio 2001<br />
Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944)<br />
«Opere» di Antoine de Saint-Exupéry pubblicate da Bompiani<br />
«C'è un solo problema in tutto il mondo:<br />
restituire agli uomini un significato spirituale»<br />
CLAUDIO TOSCANI<br />
«Non ci si vede bene che col cuore.<br />
L'essenziale è invisibile per gli occhi».<br />
È una frase di Il piccolo Principe<br />
(1943), il «gran» libro di Antoine (Jean<br />
Baptiste, Marie Roger) de Saint-Exupéry,<br />
narratore e saggista francese (1900-<br />
1944) di cui è appena apparsa la ristampa<br />
del volume primo delle Opere (Bompiani,<br />
2000, pp. CX-1120, L. 29.500).<br />
E anche se Il piccolo Principe non è<br />
incluso in questa riproposta (il volume<br />
d'oggi comprende L'aviatore, 1926; Corriere<br />
del Sud, 1928; Terra degli uomini,<br />
1939; Volo di notte, 1942; più appendici,<br />
scritti di circostanza, taccuini e lettere),<br />
la frase di cui sopra bene introduce, secondo<br />
noi, quel risvolto cordiale dell'uomo<br />
e dell'opera che fa di Saint-Exupéry<br />
uno scrittore indimenticabile e una figura<br />
da mito moderno, e in quanto tale<br />
«tascabile», che sta quindi bene con la<br />
contemporaneità perché, pur trascendendola,<br />
non se ne distanzia troppo.<br />
E non solo, ma perché quell'essenziale<br />
che non è dato alla vista, è per Saint-<br />
Exupéry pienamente simbolico, sia di<br />
quella ineffabile umanità che opera per il bene e per il<br />
bello sotto la soglia del visibile, sia di quell'impercettibilità<br />
fenomenologica propria alle cose dello spirito.<br />
Nell'appena esposta, e rada, rubrica di titoli (alla<br />
quale vanno aggiunti solo quei pochi altri mancanti, da<br />
Volo verso Arras, del 1942; Lettera a un ostaggio, del<br />
1944 a La cittadella, postumo del '48, tutti ovviamente<br />
da attendersi al secondo, imminente volume) s'inseriscono<br />
invece fitte sequenze di eventi, movimenti, voli e<br />
viaggi, anche se una nota come questa può solo accennarvi,<br />
ma se è giusto vi si leggano vita e lavoro, libertà<br />
e libri, «umanesimo volante» (come è stata definita la<br />
sua passione aviatoria) e umanesimo a terra, o in pagina,<br />
meglio.<br />
Nato a Lione, in coincidenza all'aprirsi del secolo, e<br />
rimasto a soli quattro anni orfano di padre, Saint-Exupéry<br />
ha un piuttosto complesso itinerario scolastico,<br />
dai «Fratelli delle Scuole Cristiane» (1908), al «Collegio<br />
Gesuitico» di Notre-Dame di Le Mans (1909-1914), a<br />
quello, parimenti gesuitico, di Villefranche-sur-Saône<br />
(1914), a quello «mariano», di Friburgo, in Svizzera.<br />
Nell'estate del '12, intanto, da sempre appassionato<br />
d'aerei e di volo, il giovane Antoine ha il suo battesimo<br />
dell'aria, mentre il battesimo intellettuale, se così si<br />
può dire, avviene nel '15, con le prime importanti letture<br />
(Balzac, Baudelaire, Dostoewskij) e la stesura di<br />
alcune ingenue poesie. La sua maturità classica Antoine<br />
la consegue nel '17, mentre a Parigi incontra Gide e<br />
due anni dopo si iscrive all'«École des Beaux-Arts».<br />
La sua ufficiale carriera di pilota, che avrà inizio nel<br />
'27, è preceduta da anni di servizio militare. Egli fa<br />
parte, infatti, tra il '21 e il '26, del «II Reggimento d'Aviazione»<br />
di Strasburgo, presso cui completa l'addestramento,<br />
compie voli e registra i primi incidenti (la<br />
sua «alata» professione non gli sarà mai avara di pericoli<br />
e di infortuni), tra promozioni e trasferimenti, servizi<br />
e salvataggi.<br />
Quando, nel 1927, è pilota di linea sulla rotta Tolosa-<br />
Casablanca-Dakar, anche la sua carriera letteraria<br />
prende quota. Del '28, s'è detto, è il romanzo Corriere<br />
del Sud, libro sostanzialmente autobiografico, pieno<br />
dei toni d'ebbrezza per i voli, l'avventura, la conquista.<br />
Qualcosa che ha fatto pensare, ma ingiustamente, a<br />
superomistiche infiltrazioni nicciane.<br />
Destinato per alcuni mesi a una pericolosa missione,<br />
ne trae il suo primo lavoro letterario, il suo primo<br />
sguardo romantico-romanzesco sul mondo (giusto come<br />
se lo vedesse dall'alto): libro buono per il cosiddet-<br />
Il Quaderno 2000 della rivista «Hermeneutica» dedicato alle Filosofie della Religione<br />
Interessanti sintesi di una panoramica internazionale<br />
PAOLO MICCOLI<br />
La religiosità è una delle connotazioni<br />
essenziali della coscienza umana.<br />
Ed è antica quanto l'uomo, come<br />
confermano le ricerche storiche, archeologiche<br />
e paleontologiche. Si può<br />
dire della religione ciò che è stato affermato<br />
analogamente dell'arte: è manifestazione<br />
del senso latente della trascendenza<br />
allo stato germinale. È espressione<br />
di un inespresso, di un senso che attende<br />
di essere portato alla luce della<br />
forma. Ancora: la religione, per assenza,<br />
e l'arte, per analogia, richiamano,<br />
il mistero teandrico che si svela nella<br />
persona di Gesù Cristo: eterna nella<br />
sua capacità creativa di modificare la<br />
percezione delle cose, storica in quanto<br />
stile, ossia modalità rappresentativa ed<br />
espressiva della potenza geniale della<br />
mente umana.<br />
Incentrando l'attenzione sulla religione,<br />
troviamo una prima affermazione,<br />
risalente al Cardinale Cusano: esiste<br />
una sola fede nella varietà dei riti.<br />
Nell'esperienza religiosa si attinge<br />
l'ambito eterno, sincronico, universale<br />
della pietà nella dimensione della fede<br />
che sorregge la forma della credenza e<br />
del legame dell'uomo col Sacro, ma altresì<br />
quello storico, diacronico, etnologico<br />
delle forme di culto, di folclore e<br />
di tradizioni popolari che costituiscono<br />
l'apparato visivo, sensibile, verificabile<br />
del sentimento religioso.<br />
* * *<br />
Rendere conto riflessivamente dell'esperienza<br />
religiosa significa sondare in<br />
profondità e in ogni valenza individuale,<br />
sociale, etnico-culturale ed etico-politica<br />
non soltanto la valenza antropologica<br />
della pietas, ma anche il termine<br />
di commisurazione, l'Oggetto immenso,<br />
il Mistero al quale si rapporta intenzio-<br />
nalmente l'uomo mortale e bisognoso<br />
di salvezza.<br />
La religione, al pari della politica,<br />
della morale, della scienza, ecc., può e<br />
deve essera fatta oggetto di indagine filosofica;<br />
da qui la disciplina specifica<br />
affermatasi nel Novecento con la dicitura<br />
di Filosofia della religione, assurta<br />
a dignità di insegnamento accademico.<br />
Indubbiamente lo studio razionale<br />
della religione si lega strettamente alla<br />
teologia, ma rivendica una sua peculiarità<br />
in quanto riflessione che muove<br />
dal basso (von unten), nella terminologia<br />
kantiana, e si sforza di elucidare il<br />
senso di categorie quali mistero, simbolo,<br />
mito, rivelazione, male, salvezza...<br />
Proprio perché il laboratorio concettuale<br />
del filosofo è carico di realtà<br />
umana, da tale fonte ci si deve attendere<br />
la chiarificazione dell'esperienza globale<br />
dell'uomo storico. Questa globalità<br />
implica il lavorio della mente che mette<br />
a fuoco il rapporto dell'uomo con l'ambiente<br />
circostante e con gli altri esseri<br />
ragionevoli a partire dalla coscienza dei<br />
bisogni e dei desideri che specificano il<br />
perimetro dell'antropologia culturale.<br />
Edotti dal magistero di s. Agostino, si<br />
può asserire che l'uomo, il quale scopre<br />
la propria interiorità, avverte nel<br />
contempo la necessità di trascendere la<br />
mutevolezza della soggettività in direzione<br />
di Dio, fonte dell'essere, della verità<br />
e dell'amore.<br />
Il rapporto tra filosofia della religione<br />
e teologia è stato evidenziato da<br />
Amato Masnovo come segue: in filosofia<br />
Dio si incontra al termine della riflessione<br />
come predicato, mentre in teologia<br />
si parte da Dio quale soggetto trascendente<br />
di rivelazione soprannaturale.<br />
In quest'ultimo caso, per riprendere<br />
ancora la terminologia kantiana, siamo<br />
di fronte a una prospettiva dall'alto<br />
(von oben).<br />
Gerardo Dottori - «Soldati con aerei» (1916)<br />
to vasto pubblico, non certo per gli aviatori di professione;<br />
libro sognante, onirico, ma assolutamente non<br />
surreale, né «surrealista» (e a proposito del movimento<br />
di Breton, Saint-Exupéry non fatica ad allontanarsene,<br />
benché al tempo la forza di gravitazione culturale e<br />
creativa dei Surrealisti sia forte, quasi irresistibile).<br />
Antoine è spirito autonomo.<br />
Da anni si era staccato da qualsiasi «fede», quella<br />
cristiana compresa, anche se, proprio a questo proposito,<br />
nulla bastò a risparmiargli il malessere sentimentale<br />
e spirituale dei giovani che, assieme all'infanzia,<br />
abbandonano la religione. Tant'è vero che tutta la sua<br />
opera risente di un vento d'alti cieli, che non sono<br />
semplice metafora del volo aereo, bensì costante e avvolgente<br />
alone di trascendenza. Dio è sempre un girone<br />
più sopra le giravolte degli aerei, della vita e della<br />
morte.<br />
Scrivono i curatori del volume (M. Autrand e M.<br />
Quesnel): «La religione s'allontana ma lascia spalancata<br />
quest'aspirazione al sacro».<br />
Quando non si riesce più a intendere la voce di Dio,<br />
Un disegno di Saint-Exupéry per «Il piccolo principe»<br />
Nell'odiernità il discorso filosofico<br />
sulla religione è sollecitato da un duplice<br />
impegno: distinguere la religione in<br />
quanto tale dalla scienza e dalla politica,<br />
e affermare la testimonianza dei<br />
credenti in dimensione ecumenica.<br />
Su questi due impegni si gioca la credibilità<br />
del discorso religioso in epoca<br />
di cultura tecnologica e globalizzante.<br />
Uno stimolo a riflettere proviene dalla<br />
rivista Hermeneutica, Annuario di filosofia<br />
e teologia fondato da Italo Mancini.<br />
Il quaderno 2000 della Nuova Serie<br />
è dedicato al tema Filosofie della religione.<br />
Titolo significativo. Ci si imbatte<br />
nell'analisi di prospettive razionali<br />
assai diversificate sull'argomento religione<br />
(e religioni!) in aree geografiche<br />
dove la disciplina accademica è andata<br />
consolidandosi grazie alla spinta di autorevoli<br />
pensatori. Si passano in rassegna<br />
contenuti e metodi di riflessione<br />
provenienti dall'area tedesca, francese,<br />
spagnola, latino-americana, inglese,<br />
greca, ebraica, italiana e indiana, in<br />
ragguardevoli sintesi di autori specializzati.<br />
Dal confronto dei punti di vista complementari<br />
si evince la fecondità della<br />
riflessione filosofica sulla religione in<br />
quanto veicolo di cultura, di etica radicale,<br />
di esperienza mistica e di teologia<br />
in seno a popoli che hanno alle spalle<br />
consolidate tradizioni culturali. Che cosa<br />
ci propone questo Annuario?<br />
Anzitutto il valore della religione in<br />
se stessa. Ha scritto Wittgenstein che<br />
l'approfondita riflessione sull'etica ci<br />
convince che il mondo non è tutto.<br />
Va oltrepassato in direzione della<br />
Fonte di senso della vita e della realtà.<br />
È stato notato in proposito che i Greci<br />
inventarono gli dèi per distinguere<br />
l'uomo dalle bestie; bisogna ricordarlo<br />
oggi che l'uomo rischia di confondersi<br />
con le macchine e dissiparsi nell'illu-<br />
ognialtra voce nonha sufficiente autorità<br />
a sostituirla.<br />
Così Antoine passa indenne tra filosofie<br />
e ideologie, tra manifesti ed estetiche,<br />
problematiche materialistiche e settarismi<br />
intellettuali.<br />
«Uomodaquartieri alti», non sarà mai<br />
tuttavia il borghese socialmente esiliato<br />
in quella comunità di persone tanto distintequanto<br />
inconsistenti, tanto fascinose<br />
e delicate quanto fredde e insensibili.<br />
«Mondani, gente di mondo» — scrivono<br />
i curatori — «Saint-Exupéry li mette<br />
a loro volta in discussione. Ma, ed è un<br />
aspetto rivelatore dei suoi interessi, non<br />
intenta loro nessun processo sociale o<br />
politico, non contesta il sistema concettuale<br />
che li ha formati».<br />
Nel '29, l'editore Gallimard, lo impegna<br />
per ben sette libri mentre la vita lo<br />
impegnerà, per il resto dei suoi anni, in<br />
più trasferimenti, tra Argentina, Usa, Algeria,<br />
ecc.<br />
Se del '31 è Volo di notte (romanzo<br />
irradiante seduzioni spaziali e spirituali,<br />
«tempestivamente» prefato da André Gide),<br />
d'ora in avanti Saint-Exupéry pub-<br />
blicherà più o meno regolarmente, co-<br />
me più o meno regolarmente intraprenderà voli, tentativi<br />
di record, trasvolate, gare, avventure, battute. E<br />
insieme otterrà brevetti, promozioni, sino al fatidico<br />
1939, anno della seconda Grande Guerra e delle sue<br />
obbliganti missioni.<br />
Del '39, intanto, è Terra degli uomini, ricavato dalle<br />
idee e dai princìpi praticati e pubblicati tra pezzi giornalistici,<br />
articoli e saggi. Gli altri titoli, tra i quali quello<br />
decisivo e fondamentale del Piccolo Principe (buona<br />
autobiografia, cronaca favolosa, avventura dell'autore<br />
tra gli uomini, ricerca e meditazione su una scala di<br />
valori, intreccio didattico tra generazioni e finalmente<br />
anche racconto per bambini), li leggeremo in seguito,<br />
come s'è detto.<br />
Ma persona e personaggio sono già rifiniti. E se uno<br />
è consegnato alla terra, dopo il volo senza ritorno del<br />
fatale 31 luglio del '44, l'altro è stabilmente dentro la<br />
storia letteraria del suo Paese e in quella degli ideali<br />
umani.<br />
Se Saint-Exupéry è stato un «eroe», è stato ancor<br />
più un simbolo di virile e lineare visione della vita, senza<br />
retorica e dal preciso messaggio spirituale. Un itinerario,<br />
il suo, di pensoso aviatore verso gli spazi infiniti<br />
di un «suo» Dio inespresso non perché rifiutato, ma<br />
perché inesprimibile. C'è da ricordare una radicale affermazione<br />
dello stesso Saint-Exupéry: «Non c'è che<br />
un problema, uno solo, in tutto il mondo: restituire<br />
agli uomini un significato spirituale».<br />
Confrontando uomo e mondo dal suo punto di vista<br />
di pilota che ha fatto propri i rischi del mestiere, che<br />
ha rivolto al mondo uno sguardo insolito e che ha gustato<br />
l'ebbrezza degli spazi infiniti, Saint-Exupéry non<br />
ha ceduto alla fantasia scomposta del sognatore, dell'amabile<br />
documentarista del volo umano allo stadio pionieristico<br />
di primo Novecento. Affrontando lo spazio<br />
altrettanto insicuro e sconfinato del romanzo, vi ha<br />
animato le «persone» che dentro di lui dialettizzavano<br />
su posizioni antagoniste, tra le numerose facoltà che<br />
costituivano la sua parte spirituale e attorno ai veri temi<br />
e alle vere istanze che agiscono nel cerchio dell'universale<br />
risonanza dei valori. A rischio della vita, ma<br />
col sorriso nell'anima, per proporre agli altri, che a differenza<br />
di lui erravano in terra anziché nei cieli, la sintesi<br />
della sua vicenda d'uomo e di scrittore. Edificare,<br />
cioè, un nuovo concetto di asilo temporale (il cielo) e<br />
di garanzia eterna (il Cielo, con la maiuscola), egli altro<br />
non ha indicato che la casa di Dio e della Chiesa<br />
cristiana.<br />
sione del virtuale telematico e cibernetico!<br />
Orbene, la religione frena l'ardimento<br />
prevaricatore dell'homo technologicus<br />
che pretende di possedere il<br />
mondo, di imporre dappertutto la violenza<br />
del logos misurante e calcolante,<br />
di potenziare sperimenti rischiosi... A<br />
differenza della tecnica, la religione<br />
esorta alla giusta misura, a contemplare<br />
il Mistero, a custodire la vita, a invocare<br />
la salvezza divina, aprendo in<br />
seno alla storia della cultura una dialettica<br />
seria tra peccato e progresso.<br />
Giustizia e pietas sono connotazioni<br />
umane che vanno riappropriate oggi in<br />
senso anti illuministico, anti ideologico<br />
e più marcatamente esperienziale e sapienziale,<br />
sorretti da meditazione pacata<br />
e antifondamentalista. Si impone un<br />
vissuto che si faccia carico dei problemi<br />
reali della società odierna, afflitta<br />
da mali ideologici e da nichilismo pervasivo.<br />
La filosofia della religione, affondando<br />
nel cuore delle tradizioni «carismatiche»<br />
dei vari popoli, deve incentivare<br />
l'avvicinamento di popoli e nazioni, deve<br />
lavorare ad accorciare le distanze<br />
ideologiche tra Oriente e Occidente nella<br />
nuova civiltà del villaggio globale.<br />
C'è ancora molto da riflettere e da lavorare<br />
in campo ecumenico, dove davvero<br />
preme l'unità della fede religiosa<br />
nella varietà dei riti! Eppure le resistenze<br />
non mancano, giacché l'assolutismo<br />
rischia di frenare gli sforzi. La ragione<br />
di ciò è reperibile in Cicerone: «la religione<br />
muove (e sommuove) tutto».<br />
Sarebbe follia ritornare allo spargimento<br />
di sangue in nome dell'Assoluto<br />
religioso. Si devono, invece, porre le<br />
premesse perché da ogni cultura si<br />
sprigioni l'autentico soffio di vita e di<br />
verità che si traduca in stile di mutuo<br />
riconoscimento e di impegno comune<br />
per la promozione umana.<br />
La duecentesca cattedrale<br />
di Ruvo di Puglia<br />
Che cosa si deve chiedere, cosa bisogna aspettarsi<br />
da una monografia incentrata su un tema di<br />
carattere prevalentemente artistico-architettonico<br />
ma con ampie e importanti implicazioni d'argomento<br />
storico e religioso, spirituale ed ecclesiale?<br />
Anzitutto che sia ben illustrata e documentata,<br />
che le pagine storiche siano chiare ed esaurienti,<br />
che i commenti e gli approfondimenti critici<br />
V. Pellegrini<br />
Ruvo<br />
di Puglia<br />
Cattedrale<br />
siano rigorosi e quanto più possibile centrati e magari originali, penetranti;<br />
e, infine, che gli aspetti e i risvolti di natura spirituale e pastorale, liturgica<br />
ed ecclesiologica siano trattati con serietà, competenza e sensibilità. Più o<br />
meno tutto questo è quanto troviamo nello studio dedicato alla splendida<br />
Cattedrale duecentesca di Ruvo di Puglia da Mons. Vincenzo Pellegrini, segretario<br />
della Commissione presbiterale regionale pugliese e membro della<br />
Commissione presbiterale italiana e dell'Istituto pastorale pugliese. Teologo,<br />
ricercatore e autore già di vari lavori sulla storia ecclesiale e artistica<br />
della diocesi di Ruvo, Pellegrini presenta a tutto tondo questo meraviglioso<br />
monumento di arte e di fede, facendo il punto su tutti i dati e le conoscenze<br />
storiche, archeologiche e artistiche che lo riguardano e alle quali si è attualmente<br />
pervenuti. Il risultato è un volumetto dotto ma di piacevole lettura,<br />
ricco di immagini fotografiche e anche elegante nella veste tipografica e<br />
nella carta patinata delle sue pagine. Un libro da consigliare non solo ai fedeli<br />
e ai lettori della Terra di Bari e più in generale pugliesi, ma a chiunque<br />
sia interessato a conoscere una volta tanto più a fondo un singolo bel<br />
capitolo della storia religiosa, artistica e culturale della Chiesa italiana.<br />
(mario spinelli)<br />
Vincenzo Pellegrini, Ruvo di Puglia. Cattedrale, Terlizzi (Bari), CSL, 2000,<br />
pp. 96, s.i.p.<br />
Tommaso Moro<br />
Le quattro<br />
cose ultime<br />
Ares<br />
CSL<br />
Un «trittico» in onore<br />
di Tommaso Moro<br />
Di Tommaso Moro si è recentemente tornato a<br />
parlare e a scrivere in occasione della sua proclamazione<br />
a «patrono» dei politici da parte di<br />
Giovanni Paolo II. Nei cristiani vive la sua memoria<br />
di martire della fede. Nessuno osa togliergli<br />
questo titolo, essendo stato decapitato per la falsa<br />
accusa di tradimento. Morì il 6 luglio 1535. Era<br />
nato a Londra il 7 febbraio 1477. A dichiararlo<br />
santo fu Pio XI il 19 maggio 1935. Conosciuta e apprezzata dai critici, Utopia<br />
è giudicata un «libro che ha inciso sulla storia del mondo». La benemerita<br />
casa editrice Ares ha voluto rendergli omaggio con la pubblicazione di un<br />
«trittico»: Le quattro cose ultime, La supplica delle anime e Nell'orto degli<br />
ulivi. I titoli corrispondono ai contenuti di ciascun libro. Per la cultura italiana<br />
costituiscono una novità. I saggi introduttivi sono rispettivamente di Vittorio<br />
Gabrieli, Luciano Paglialunga e Marialisa Bertagnoni. Tommaso Moro<br />
li compose dal 1522 al 1535, praticamente sino all'anno della morte violenta.<br />
Per questa ragione il primo dei saggi indicati è rimasto incompiuto. T.<br />
Moro dimostra di avere una profonda cultura teologica ed ecclesiologica sia<br />
sulle verità ultime o Novissimi sia sull'esistenza del Purgatorio che sulla<br />
passione di Gesù. È evidente il fine apologetico contro le innovazioni e negazioni<br />
dei riformatori che in quel tempo, non mancarono neppure in Inghilterra.<br />
Nella canonizzazione del 19 maggio 1935 Pio XI lo definì un cristiano<br />
dotato di «una umanità superba» nel senso evangelico di testimone della<br />
verità, intrepido e coraggioso fino al martirio. La lettura di queste opere<br />
conferma il giudizio del Papa e fa scoprire il substrato culturale che sosteneva<br />
la sua fede. Un esempio per gli uomini e le donne che si dedicano alla<br />
gestione della cosa pubblica nella consolidata forma democratica di partecipazione<br />
dei cittadini. L'elemento religioso conferisce all'azione politica<br />
un timbro di autenticità e di maggiore credibilità. (gino concetti)<br />
Tommaso Moro, Le quattro cose ultime. La supplica delle anime nell'Orto<br />
degli Ulivi, Milano, Ares, 1999, pp. 360, L. 35.000<br />
Meditazioni sulla teologia<br />
di Giovanni della Croce<br />
La splendida personalità e la forte amicizia di<br />
Don Giovanni Moioli nel tempo passato mi inducono<br />
a ritenere questi Saggi teologici su san Giovanni<br />
della Croce come dolce memoria oltre che<br />
prezioso documento della sua dottrina e della<br />
sua spiritualità. Per un quinquennio circa il letto<br />
della sofferenza ben presto si tramutò in una cattedra<br />
di insegnamento, ancor più veridico e cre-<br />
Giovanni Moioli<br />
Giovanni<br />
della Croce<br />
Saggi<br />
teologici<br />
Giossa<br />
dibile. Al di là della teologia fondamentale ebbe altri interessi e coltivò in<br />
maniera privilegiata la dottrina del santo spagnolo. Frequenti e illuminanti<br />
gli interventi con vari riferimenti a teorie ed analisi di autori e critici sia del<br />
passato, sia ancora contemporanei. Dagli Scritti e dalla poetica del santo,<br />
attraverso approfondimenti personali, fece emergere insieme all'elevatezza<br />
del pensiero la descrizione della pratica delle virtù: riflessioni che convogliarono<br />
in «Meditazioni», dettate in forma piana e sicura a gruppi qualificati<br />
e ad associazioni religiose, soprattutto nell'ambito della vita consacrata<br />
contemplativa. Un commento teologico ravvalorato, specialmente nell'ultimo<br />
tempo, dall'offerta di sé e dalla sofferenza, sempre nel tentativo di illuminare<br />
i nodi focali del pensiero del santo, all'insegna delle categorie teologiche<br />
di una totalità vera. Per Don Moioli san Giovanni della Croce fu di orientamento<br />
e di confronto, ritenendolo «genio poetico e mistico», cercando di<br />
trasmettere il sublime messaggio evangelico attraverso la mediazione dei<br />
simboli, seppure nella difficoltà sempre di una sicura interpretazione e di<br />
una felice trasmissione. Da una parte introduttiva la trattazione passa al<br />
sondaggio delle varie problematiche in merito al metodo e al linguaggio,<br />
argomenti di elevato interesse. Sebbene i Saggi siano distanti nel tempo e<br />
peraltro disomogenei nelle concezioni, tuttavia nel testo vi percorre un leitmotiv<br />
fine che li unifica e li sublima: un tesoro di dottrina e un messaggio<br />
di perfezione. Una lettura impegnativa al massimo, del resto riservata agli<br />
addetti ai lavori. (arnaldo pedrini)<br />
Giovanni Moioli, Giovanni della Croce. Saggi teologici, Milano, Glossa,<br />
2000, pp. 367, L. 42.000<br />
P. F. Jacuzzi<br />
Una poesia alla ricerca<br />
della fraternità umana<br />
Jacquerie Se si dovesse compilare un albo dei poeti del nostro<br />
tempo, il nome di Paolo Fabrizio Jacuzzi dovrebbe<br />
entrarvi a pieno merito. Già per il suo pri-<br />
Nino Aragno mo libro, Magnificat, che Giovanni Giudici segnalava<br />
come «l'indizio di una stagione nuova della<br />
nostra poesia» e ora per questo suo Jacquerie<br />
(derivato etimologicamente dal suo nome), compatto<br />
e solidissimo come un diamante. Jacuzzi vi<br />
getta fili tra diversi tempi e luoghi per cercare non ciò che divide, ma ciò<br />
che unisce gli uomini in una «federazione del cuore» o in quella «coralità<br />
fraterna», di cui parla, con mirabile precisione, Eraldo Affinati, nella sua eccellente<br />
postfazione. Ma la Storia indagata da Jacuzzi è, prima di tutto, la<br />
propria storia, «invisibile frontiera che rilancia il sangue» e, perfino, il proprio<br />
nome che da Jacques giunge a Jacquerie, che significa rivolta. Insomma,<br />
tutto incipit ab ego, ma da un io che è noi, che è tutti («Contengo i popoli<br />
di questa terra»). Collettività e individuo, Storia e storia vi si mescolano<br />
splendidamente. Un percorso che, da familiare che è agli inizi, è subito corale.<br />
Per compierlo Jacuzzi parte, come s'è visto, dal suo nome, dall'etimologia<br />
della parola, ma anche dall'accostamento delle vasche omonime per<br />
arrivare alla conclusione che «ci tennero in vita perché avessimo/lavatrici.<br />
E i frigoriferi pieni di ogni bene». Sembra un percorso docile e indifeso e<br />
invece è una rivolta (jacquerie), una testimonianza a carico, su tutto ciò che<br />
ha offeso e offende l'uomo, dalla guerra, ai campi di concentramento, al<br />
consumismo. Jacuzzi è un poeta armato, un ribelle, un rivoltoso che sente<br />
di aver perso la rivoluzione e non vi si rassegna. Si legge in queste pagine<br />
la delusione per un sogno che è svanito e che ha lasciato un vuoto che non<br />
si colma. Jacuzzi ha attraversato questo vuoto con dolore e ironia esplorando<br />
il male del mondo a 360 gradi. Ma con una speranza feconda in questo<br />
«millennio doppio zero»: «Una cometa chiama a raccolta — decisa ad aprire<br />
il parlamento — d'amore chiuso da tanto tempo». (angelo mundula)<br />
Paolo Fabrizio Jacuzzi, Jacquerie, Milano, Aragno, 2000, pp. 174, L. 20.000