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PAGINA<br />

7 .<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Giovedì 25 Gennaio 2001<br />

VERCELLI — «L'Imitazione di Cristo»:<br />

per riflettere sull'attualità del messaggio<br />

di questo antico e diffusissimo libro sono<br />

stati promossi una mostra, presso il Museo<br />

del Tesoro del Duomo di Vercelli, e<br />

un convegno, presso il Seminario. È una<br />

iniziativa che, da una parte, tende a rivalutare<br />

il patrimonio storico-religioso della<br />

Chiesa eusebiana e dall'altra a rilanciare<br />

il messaggio attuale che da esso proviene.<br />

«A più di 500 anni dalla sua prima<br />

edizione e stampa — ha detto l'Arcivesco-<br />

La Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani<br />

Cattolici e Pentecostali:<br />

sfide e possibilità<br />

JUAN USMA GÓMEZ<br />

È difficile incontrare oggi una persona<br />

che non abbia mai sentito parlare dei<br />

pentecostali. Difatti, le comunità pentecostali<br />

hanno avuto un'eccezionale crescita<br />

numerica da quando sono comparse,<br />

nel primo decennio del XX secolo.<br />

Nel corso degli ultimi novant'anni, quella<br />

che era una piccola comunità di cristiani<br />

con un'esperienza di risveglio (revival)<br />

si è trasformata in una vera e propria<br />

forza cristiana di circa 450 milioni<br />

di fedeli (1).<br />

Innanzitutto è necessario osservare<br />

che il Pentecostalismo non nasce come<br />

conseguenza di una divisione interna o<br />

della separazione di una Chiesa o Comunità<br />

ecclesiale. Esso sorge, nell'ambito<br />

evangelico e del così detto Holiness<br />

Movement, come un movimento caratterizzato<br />

da un'esperienza spirituale, le<br />

cui connotazioni ed i cui segni riflettevano<br />

e/o ricordavano la descrizione biblica<br />

della Pentecoste (At 2); come un movimento<br />

avente quelle espressioni carismatiche<br />

che sono menzionate in modo<br />

particolare dall'apostolo Paolo nella sua<br />

lettera ai Corinzi (1 Cor 12).<br />

Per descrivere questa «effusione dello<br />

Spirito» in alcune comunità cristiane<br />

protestanti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra,<br />

fu inizialmente utilizzato l'appellativo<br />

di «Nuova Pentecoste». Ben presto,<br />

il Movimento ed i suoi seguaci furono<br />

chiamati Pentecostali.<br />

Quello che si presentava e considerava<br />

se stesso come un Movimento di rinnovamento<br />

all'interno del cristianesimo<br />

fu guardato con sospetto dalle comunità<br />

cristiane. Il sospetto, la ridicolizzazione<br />

e l'essere respinti, così come le discussioni<br />

a carattere dottrinale all'interno<br />

dei gruppi pentecostali, «forzarono» questi<br />

ultimi a separarsi ed a distinguersi<br />

dagli altri.<br />

Questa distinzione e separazione aveva<br />

alla base ciò che si definisce il «Battesimo<br />

nello Spirito», un'esperienza che,<br />

tuttora, non ha una formulazione teologica<br />

precisa, accettata da tutti, ma che<br />

possiamo descrivere come quella effusione<br />

dello Spirito Santo nella vita di un<br />

convertito a Cristo che gli dà la forza di<br />

testimoniare il Signore Gesù di fronte al<br />

mondo. Tuttavia, essa non produsse una<br />

visione pentecostale specifica della Chiesa.<br />

Di fatto, l'interesse principale, e quasi<br />

esclusivo, dei pentecostali è «far in<br />

modo che tutti si salvino». Il carattere<br />

fortemente missionario del Pentecostalismo<br />

è influenzato soprattutto dal sentimento<br />

di urgenza di fronte all'imminenza<br />

della chiamata del Regno di Dio. Si<br />

tratta di un'escatologia radicale, in cui<br />

brilla la forza spirituale di cui è dotato il<br />

credente «battezzato nello Spirito». Le<br />

espressioni carismatiche che accompagnano<br />

l'essere battezzati nello Spirito<br />

(glossolalia, guarigione, profezia, ecc.)<br />

non sono viste come realizzazione delle<br />

capacità del singolo, ma solo come nuove<br />

possibilità date dallo Spirito Santo in<br />

questi tempi, poiché siamo «alla fine dei<br />

tempi».<br />

L'esperienza di questa nuova «effusione<br />

dello Spirito», di questo «essere riempiti<br />

di Spirito», di questa «Pentecoste<br />

personale», sfortunatamente sembra essere<br />

considerata da alcuni pentecostali<br />

come un'esperienza dello Spirito che va<br />

ben oltre la figura di Gesù.<br />

Quella che era nata come un'esperienza<br />

spirituale specifica di un piccolo<br />

gruppo, iniziò a farsi strada negli anni<br />

cinquanta all'interno delle comunità protestanti<br />

ed anglicane, e, nel 1967, comparve<br />

anche nella Chiesa cattolica (carismatici).<br />

Tale carattere «interconfessionale»<br />

o «transconfessionale» fa del Pentecostalismo<br />

uno dei movimenti missionari<br />

e spirituali più importanti del novecento.<br />

È chiaro che i fedeli cattolici che<br />

hanno fatto una simile esperienza rimanendo<br />

nelle proprie comunità di origine<br />

conservano la piena comunione, vissuta<br />

attraverso una particolare dimensione<br />

spirituale. Numerosi cattolici, comunque,<br />

hanno lasciato e continuano a lasciare<br />

la loro Chiesa per aderire a gruppi<br />

pentecostali.<br />

L'esperienza del «Battesimo nello Spirito»<br />

all'interno delle Chiese e Comunità<br />

ecclesiali haapertola porta ad un avvicinamento<br />

e ad un dialogo. Tuttavia, fino<br />

ad ora, essa non ha generato l'unità visibile<br />

tra molti dei gruppi pentecostali originari,chiamati«Pentecostaliclassici»,<br />

né<br />

ha frenato il sorgere di una terza onda<br />

conosciuta conilnome generico di «Pentecostali<br />

non denominazionali o Neopentecostali»,<br />

che considerano se stessi diversi<br />

dai Pentecostali classici e si differenziano<br />

dai Pentecostali confessionali<br />

in quanto non appartengono a nessuna<br />

Chiesa oComunitàecclesialeparticolare.<br />

Da ciò si capisce che il Pentecostalismo<br />

è un movimento estremamente eterogeneo<br />

dal punto di vista ecclesiale e<br />

teologico. Tuttavia, esso affonda le sue<br />

radici nella spiritualità cattolica, mediata<br />

da una corrente wesleyana, con una for-<br />

L'articolo «Le relazioni ecumeniche<br />

della Chiesa cattolica con la<br />

Federazione Luterana Mondiale e<br />

la Chiesa vetero-cattolica nell'Anno<br />

2000» pubblicato sull'«Osservatore<br />

Romano» di mercoledì 24 gennaio,<br />

a pag. 5, era di Matthias Türk, OfficialedelPontificioConsiglioper<br />

la<br />

Promozionedell'UnitàdeiCristiani.<br />

te tradizione orale incentrata sull'«esperienza<br />

spirituale», quid della fede (2).<br />

Nel corso della loro storia, è importante<br />

notare che l'approccio escatologico<br />

dei pentecostali è alla base delle tensioni<br />

anche con i fondamentalisti, in attrito<br />

con le incoerenze ed i problemi<br />

teologici e le loro conseguenze sulla<br />

realtà pastorale. Se, all'inizio, controversie<br />

e separazioni avevano luogo principalmente<br />

tra pentecostali e Chiese storiche,<br />

con il passare del tempo contrasti<br />

ed allontanamenti si registrarono tra<br />

pentecostali ed evangelici, tra pentecostali<br />

e fondamentalisti. Il Pentecostalismo,<br />

con la sua insistenza sull'imminenza<br />

del Regno e sull'esperienza della vitalità<br />

della Chiesa apostolica primitiva,<br />

parla di una discontinuità tra, da una<br />

parte, la storia cristiana autentica ed il<br />

rinnovamento e, dall'altra, il movimento<br />

di restaurazione. Tra i pentecostali, vi è<br />

l'opinione più o meno diffusa che il loro<br />

caso specifico sia un'esperienza totalmente<br />

nuova, che si fonda sulla testimonianza<br />

biblica.<br />

All'inizio del Dialogo internazionale<br />

Cattolico-Pentecostale nel 1972, il gruppo<br />

degli interlocutori pentecostali non<br />

aveva una formazione teologica, né voleva<br />

averla. Infatti, come conseguenza<br />

dell'enfasi posta sull'esperienza di fede e<br />

sulla testimonianza quale fonte della vita<br />

di fede della comunità, si era sviluppata<br />

una diffidenza nei confronti della teologia,<br />

considerata come un esercizio puramente<br />

speculativo, che, in un certo senso,<br />

si sostituisce alla fede professata e<br />

vissuta. Per questo motivo, durante il<br />

Primo quinquennio del Dialogo (1972-<br />

1976) (3), i pentecostali ricorsero ad un<br />

gruppo di teologi protestanti ed anglicani<br />

carismatici che li aiutò a formulare<br />

alcuni dei loro concetti.<br />

È importante sottolineare che, prima<br />

di avviare le conversazioni formali, fu<br />

presa la decisione che «il dialogo non si<br />

sarebbe concentrato sui problemi di unità<br />

strutturale, ma solo sulle questioni relative<br />

all'unità nella preghiera ed alla testimonianza<br />

comune» (4). L'intenzione<br />

era dunque quella di esplorare la dimensione<br />

spirituale e teologica della pienezza<br />

della vita nello Spirito, e di crescere<br />

nella comprensione e nel rispetto reciproci.<br />

Tale obiettivo è rimasto fondamentalmente<br />

invariato nel corso di tutti<br />

questi anni.<br />

Un altro elemento caratteristico del<br />

Dialogo Cattolico-Pentecostale è costituito<br />

dallo status dei membri pentecostali<br />

che, non avendo un proprio organismo<br />

internazionale rappresentativo, a volte<br />

prendono parte al Dialogo a nome delle<br />

loro comunità di appartenenza, altre<br />

volte vi partecipano con il permesso delle<br />

stesse, ma a titolo personale.<br />

Il Primo quinquennio mostrò che era<br />

possibile una convergenza teologica su<br />

alcuni aspetti della vita e della fede cristiana<br />

ed individuò, allo stesso tempo, i<br />

punti critici divisivi. Prima che tale fase<br />

si concludesse, fu presa la decisione di<br />

tenere un altro round di discussioni,<br />

della durata di altri cinque anni. In questo<br />

Secondo quinquennio (1977-1982)<br />

(5), i pentecostali, senza ricorrere all'assistenza<br />

dei carismatici protestanti ed<br />

anglicani, affrontarono insieme ai cattolici<br />

argomenti di vitale importanza, come<br />

le relazioni tra la Scrittura, la Tradizione<br />

ed il Magistero; l'interpretazione<br />

delle Scritture; il ruolo di Maria e il Ministero.<br />

Varie vicissitudini storiche, a<br />

cui si è aggiunta la pubblicazione di alcune<br />

notizie che si riferivano al carattere<br />

mariologico dei pentecostali, una<br />

questione che è tuttora causa di divisione,<br />

condussero ad una sospensione dei<br />

lavori della Commissione come tale.<br />

Nel 1984 si riallacciarono i contatti e<br />

si previde un Terzo quinquennio (1985-<br />

1989) in cui fu discussa la questione ecclesiologica,<br />

sulla base del concetto biblico<br />

di koinonia. Va notato che proprio<br />

in questo periodo il gruppo pentecostale<br />

comprendeva alcuni teologi, anche se il<br />

sospetto, nelle loro comunità, permaneva<br />

riguardo allo studio ed alle formulazioni<br />

teologiche (il che non significava<br />

essere meno fedeli alla dottrina). I risultati<br />

delle discussioni del Terzo quinquennio<br />

furono raccolti nella Relazione<br />

finale, dal titolo Prospettive sulla koinonia<br />

(6). Tale relazione evidenzia crescenti<br />

convergenze e, allo stesso tempo, mostra<br />

chiaramente l'esistenza di una differenza<br />

sostanziale tra cattolici e pentecostali<br />

circa quella che si ritiene essere la<br />

base comune. Difatti, «per i pentecostali,<br />

il fondamento dell'unità [con i cattolici]<br />

è una fede comune in un'esperienza<br />

comune con Gesù Cristo Signore e Salvatore,<br />

mediante lo Spirito Santo» (7).<br />

Da parte loro, i cattolici affermano che<br />

è possibile ammettere l'esistenza di «una<br />

certa, anche se imperfetta, koinonia»<br />

tra cattolici e pentecostali grazie al battesimo<br />

ed alla fede in Gesù Cristo (8).<br />

Se durante i primi due quinquenni<br />

l'interesse principale verteva sul riconoscimento<br />

di ciascuna delle due tradizioni<br />

coinvolte nel dialogo, nella propria dimensione<br />

confessionale, il Terzo quinquennio<br />

affrontò la questione dell'identità<br />

ecclesiale.<br />

Basandosi sui risultati ottenuti, la<br />

Quarta fase (1990-1997) si concentrò<br />

sulla missione della Chiesa, sull'evangelizzazione.<br />

Questo comportò non solo lo<br />

studio dei fondamenti biblici e sistematici<br />

dell'evangelizzazione ed il suo rapporto<br />

con la cultura e la giustizia sociale,<br />

ma richiese anche l'esame della questione<br />

del proselitismo (tema all'ordine del<br />

giorno sin dal 1972) e della possibilità di<br />

una testimonianza comune. La Relazione<br />

finale, intitolata Evangelizzazione,<br />

proselitismo e testimonianza comune<br />

(9) individuò un campo di lavoro comune<br />

e formulò alcune proposte che le<br />

Chiese locali avrebbero dovuto valutare,<br />

sempre nella prospettiva di superare il<br />

proselitismo e rendere una testimonianza<br />

comune. La Relazione Finale sottolineò<br />

anche il fatto che il mandato missionario<br />

non può essere realizzato se<br />

non si tiene conto dell'imperativo ecumenico.<br />

È innegabile che la tradizione<br />

ecclesiale di ognuno si riflette sull'evangelizzazione.<br />

Ma, se i missionari non riconoscono<br />

l'essere cristiano degli altri e<br />

negano a priori la validità di un'esperienza<br />

di fede diversa dalla loro, il loro<br />

stesso annuncio potrebbe venir percepito<br />

come proselitista, od esserlo di fatto.<br />

In questo senso, «è necessario saper distinguere<br />

con chiarezza le comunità cristiane[tracuii<br />

pentecostali], con le quali<br />

è possibilestabilirerelazioni ispirate alla<br />

dinamica ecumenica, dalle sette, culti<br />

ed altri fallaci movimenti religiosi» (10).<br />

Nel 1998 è stata avviata la Quinta fase,<br />

sul tema «il “Battesimo nello Spirito”<br />

e l'Iniziazione cristiana: prospettive bibliche<br />

e patristiche». Tale tematica non<br />

solo affronta la caratteristica principale<br />

del Movimento pentecostale e la struttura<br />

sacramentale cattolica, ma si concentra<br />

sulle fonti stesse della fede. Sulla base<br />

di questo primo studio congiunto dei<br />

testimoni dei primi secoli del cristianesimo,<br />

si desidera giungere a nuove intuizioni<br />

che possano dare un maggiore impulso<br />

alle relazioni tra cattolici e pentecostali.<br />

Tuttavia, non posso concludere senza<br />

prima aver segnalato il fatto che tuttora<br />

permangono serie tensioni e forti contrasti<br />

tra cattolici e pentecostali in varie<br />

parti del mondo, che «non solo contraddicono<br />

apertamente la volontà di Cristo,<br />

ma sono anche di scandalo al mondo e<br />

danneggiano la santissima causa della<br />

predicazione del Vangelo ad ogni creatura»<br />

(11). Cosciente della distanza che<br />

ancora separa le due parti, la stessa<br />

Commissione dichiara: «In realtà, ciò<br />

che ci unisce è molto più di ciò che ci<br />

divide. Anche se non ci è totalmente<br />

chiaro quale sarà il cammino futuro,<br />

siamo fermamente convinti che lo Spirito<br />

ci chiama ad andare ben al di là delle<br />

nostre divisioni attuali» (12).<br />

——————<br />

1) cfr D. Barret e T.M. Johnson, Annual<br />

Statistical Table on Global Mission:<br />

2000, in: International Bulletin of<br />

Missionary Research 1 (January 2000)<br />

vol. 24, pp. 24-26.<br />

2) cfr W. Hollenweger, Pentecostalism.<br />

Origins and Worldwide Development,<br />

Peabody 1997.<br />

3) Final Report of the Dialogue (1972-<br />

1976), in: Pontificio Consiglio per la Promozione<br />

dell'Unità dei Cristiani, Information<br />

Service 32 (1976/III) pp. 32-36.<br />

4) Relations with Pentecostals. Press<br />

Release, Rome, 26 October 1971, in: Information<br />

Service 16 (1972/I) p. 23.<br />

5) Final Report of the Dialogue (1977-<br />

1982), in: Information Service 55<br />

(1984/II-III) pp. 72-80.<br />

6) Perspectives on koinonia, Final<br />

Report of the Dialogue (1985-1989), in:<br />

Information Service 75 (1990/IV) pp.<br />

179-191.<br />

7) Perspectives on koinonia, 55<br />

8) Perspectives on koinonia, 54.<br />

9) Evangelization, Proselytism and<br />

Common Witness, Final Report of the<br />

Dialogue (1990-1997), in: Information<br />

Service 97 (1998/I-II) pp. 38-56.<br />

10) Giovanni Paolo II, Esortazione<br />

Apostolica Post-Sinodale Ecclesia in<br />

America, 49.<br />

11) cfr UR 1.<br />

12) Evangelization, Proselytism and<br />

Common Witness, 130.<br />

Vercelli: una mostra e un convegno su «L'Imitazione di Cristo»<br />

vo di Vercelli, Mons. Enrico Masseroni —<br />

comunica un messaggio attuale: l'imitazione<br />

di Cristo». Nella mostra (4-26 gennaio)<br />

sono stati esposti gli esemplari più importanti<br />

dal punto di vista storico e tipografico,<br />

provenienti dalla ricca collezione dell'Archivio<br />

e della Biblioteca Capitolare.<br />

Nell'introdurre i lavori del convegno, il<br />

Vicario Generale, Mons. Giuseppe Versaldi,<br />

ha ricordato le finalità storiche e pa-<br />

storali, alla luce del Giubileo. Nel suo intervento<br />

l'Arcivescovo Tarcisio Bertone,<br />

Segretario della Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede, già Arcivescovo di<br />

Vercelli, ha detto che nel nuovo Millennio<br />

«non si tratta di inventare un nuovo programma<br />

perché c'è già, è quello di sempre,<br />

raccolto nel Vangelo e incentrato su<br />

Cristo. L'autore dell'“Imitazione di Cristo”<br />

ebbe una grande intuizione: finalizzare<br />

tutta la vita cristiana nell'imitazione di Gesù».<br />

L'Arcivescovo Masseroni, nelle conclusioni,<br />

ha messo in evidenza il rapporto tra<br />

la giornata di studio e il contesto ecclesiale<br />

vercellese. «Questa iniziativa — ha detto<br />

— si inserisce in un preciso cammino,<br />

collocandosi all'interno dell'intreccio tra<br />

memoria e profezia, perché “L'Imitazione”<br />

è stata scritta per gli occhi, per la bocca e<br />

per le orecchie, ma soprattutto per la Vita».<br />

(Giuliano TemporellI)<br />

Si è svolto nella mattina di mercoledì 24<br />

Il rito di muratura della Porta Santa<br />

della Basilica di Santa Maria Maggiore<br />

GABRIELE NICOLÒ<br />

Era stata aperta il primo gennaio del 2000 da Giovanni<br />

Paolo II la Porta Santa di Santa Maria Maggiore. Un segno<br />

forte, eloquente, con cui si era inaugurato l'anno nuovo, il<br />

nuovo secolo e il nuovo millennio. Un segno che si inscrive<br />

nella dimensione della spiritualità mariana, così viva e presente<br />

in questa Basilica. Attraverso la Porta, nel corso dell'Anno<br />

Santo, sono passati milioni di pellegrini per fare<br />

una sincera e profonda esperienza di conversione. Questa<br />

Porta — chiusa dal Cardinale Carlo Furno venerdì 5 gennaio<br />

2001 — è stata definitivamente murata nel corso del<br />

suggestivo rito svoltosi nella mattina di mercoledì 24 gennaio.<br />

Il rito è stato diretto dal Vescovo Piero Marini, Maestro<br />

delle Celebrazioni Liturgiche<br />

Pontificie, coadiuvato<br />

da Mons. Franco<br />

Camaldo, Cerimoniere<br />

Pontificio. Erano presenti<br />

il Cardinale Legato<br />

Carlo Furno, Arciprete<br />

della Patriarcale Basilica<br />

Liberiana di Santa Maria<br />

Maggiore; l'Arcivescovo<br />

Domenico Caloyera; il<br />

Vescovo Franco Gualdrini;<br />

i membri del Capitolo<br />

Liberiano; religiosi Penitenzieri<br />

domenicani.<br />

Erano anche presenti dirigenti,<br />

responsabili e<br />

maestranze dei Servizi<br />

Tecnici dello Stato della<br />

Città del Vaticano.<br />

Dopo che il Vescovo<br />

Marini ha illustrato ai<br />

presenti lo svolgimento<br />

della cerimonia, il Cardinale<br />

Furno ha pronunciato<br />

il saluto liturgico<br />

introduttivo e l'orazione.<br />

«Ora — ha pregato —,<br />

mentre il segno della<br />

Porta Santa viene murato,<br />

sale a te, Padre, la<br />

nostra voce supplice e<br />

grata. Ad essa si unisce<br />

la voce della “Salus Populi<br />

Romani”: ella prega<br />

per i suoi figli di Roma e<br />

di tutto il mondo; prega perché si compia il tuo disegno di<br />

salvezza: che tutti gli uomini conoscano te e il tuo Figlio<br />

Gesù».<br />

Quindi Mons. Camaldo ha dato lettura del testo latino<br />

della pergamena che attesta l'apertura e la chiusura della<br />

Porta Santa della Basilica. Il testo è stato firmato dal Cardinale<br />

Furno, dall'Arcivescovo Caloyera, dal Vescovo Gualdrini,<br />

da Mons. Camaldo, dai membri del Capitolo Liberiano,<br />

dai religiosi Penitenzieri domenicani, da rappresentanti<br />

dei Servizi Tecnici. Quindi la pergamena è stata posta in<br />

una preziosa urna, realizzata, in bronzo dorato, dalla scultrice<br />

Maria Antonietta de Mitrio. Essa si ispira al tema dell'Annunciazione:<br />

sono infatti raffigurate sul fronte la figura<br />

della Vergine Maria e sul retro quella dell'Arcangelo Ga-<br />

briele. È inoltre raffigurato il logo del Grande Giubileo.<br />

Insieme con la pergamena<br />

sono state collocate<br />

nell'urna la chiave<br />

della Porta Santa, un<br />

mattone dorato della<br />

Porta, e alcune medaglie:<br />

17 di bronzo, in ricordo<br />

dei 17 anni trascorsi<br />

dall'ultima apertura<br />

della Porta Santa (per<br />

l'Anno Santo straordinario<br />

della Redenzione, nel<br />

1984); 23 d'argento, corrispondenti<br />

ai 23 anni di<br />

Pontificato di Giovanni<br />

Paolo II; una d'oro, in<br />

ricordo del bimillenario<br />

della nascita di Gesù.<br />

L'urna è stata quindi<br />

collocata in una cassetta<br />

di zinco, sigillata con un<br />

nastro e della ceralacca<br />

e poi in un vano predisposto<br />

nel muro che<br />

chiude la Porta Santa.<br />

Una lastra di pietra ornata<br />

da una croce è stata<br />

posta dinanzi al vano<br />

e quindi murata. Dopo<br />

la recita del Padre Nostro,<br />

il Cardinale Furno<br />

ha impartito la benedizione.<br />

Infine Mons. Camaldo<br />

ha dato lettura del «Rogito»,<br />

che è stato firmato<br />

anch'esso dai presenti.<br />

Una riflessione del Vescovo di Como nel giorno della memoria liturgica del Patrono della stampa cattolica<br />

Giornalisti, incaricati di verità e di bontà<br />

ALESSANDRO MAGGIOLINI<br />

Non è un caso se san Francesco di<br />

Sales è proclamato dalla Chiesa Patrono<br />

dei giornalisti. Come uomo di lettere<br />

e uomo di Chiesa aveva tutti i titoli<br />

per scrivere sui trampoli e in un ecclesialese<br />

e in una ricercatezza che avrebbero<br />

fiaccato il lettore dopo qualche<br />

pagina. E invece, seppe liberarsi di pastoie<br />

e di vezzi, ed entrò nel suo lavoro<br />

— nel suo ministero — con la semplicità<br />

di un uomo di Dio che vuol<br />

parlare ai fratelli. A leggere l'«Introduzione<br />

alla vita devota» e il «Trattato<br />

dell'amore di Dio» — le due opere più<br />

sue—non si rischia il mal di testa. Capisce<br />

anche un bambino, pure quando<br />

l'Autore si inerpica nella spiegazione di<br />

problemi teologici tra i più ardui. Il<br />

linguaggio è lineare ed elegante. Da<br />

buon savoiardo addottorato a Parigi,<br />

scrive per paratassi, senza alcuna involuzione:<br />

soggetto, predicato e complemento.<br />

Pochi aggettivi, poiché gli aggettivi<br />

son come il fogliame di un albero<br />

e come le stampelle di uno sciancato<br />

che non riesce a reggersi. Semmai<br />

la lettura provoca qualche divertito<br />

sorriso davanti ai paragoni che il Santo<br />

usa: paragoni che si susseguono e<br />

che spiegano assai più di idee inanella-<br />

te, di giudizi collegati, di sillogismi tirati<br />

giù con logica implacabile, ma<br />

senza sfiorare la fantasia che pure è la<br />

«pazza di casa» dell'uomo, ma senza la<br />

quale difficilmente si giunge alla conoscenzaesattaanchein<br />

campo religioso.<br />

Facciamo tesoro di questo stile. E<br />

più a monte: facciamo tesoro della<br />

preoccupazione che il Santo ha di entrare<br />

nella mentalità dell'altro per capire,<br />

prima di rispondere, di correggere<br />

e di integrare. E chiediamo al Signore<br />

che ci dia la grazia di superare l'atteggiamento<br />

polemico che è sempre cattivo<br />

consigliere. Che, anzi, intento com'è<br />

a trovare i punti deboli della posizione<br />

dell'avversario, non riesce a raggiungere<br />

una vastità di orizzonte e una<br />

profondità di penetrazione dei problemi<br />

che si vogliono dibattere o semplicemente<br />

sciogliere. E soprattutto, invochiamo<br />

il Patrono perché ci dia la<br />

dolcezza di chi sa che la verità si impone<br />

da sé, con la propria forza e soavità:<br />

nel totale rispetto della persona<br />

che si ritiene sbagli.<br />

Sono già tante le grazie da invocare.<br />

Aggiungiamoneduechesonoin perfetta<br />

consonanza con il Santodeigiornalisti.<br />

Francesco di Sales ci renda capaci<br />

di essere talmente acuti e buoni nella<br />

ricerca della verità, da non stare a<br />

preoccuparci di stendere «pezzi» di<br />

bravura letteraria. In questo caso,<br />

spesso, si fa del narcisismo più che<br />

della letteratura. Si è, in altri termini,<br />

più preoccupati della forma, che non<br />

della concretezza degli avvenimenti<br />

che si vogliono raccontare. E, d'altra<br />

parte, occorre pure tendere a una<br />

scrittura che non si conceda al linguaggio<br />

corrente, povero, privo di sfumature,<br />

corrivo al turpiloquio, sempre<br />

sul punto di cedere agli slogan, magari<br />

con la pretesa di suscitare meraviglia,<br />

mentre si sta obbedendo a un linguaggio<br />

dolcemente imperato. Sto dicendo<br />

che, per raggiungere una prosa che sia<br />

a un tempo esteticamente accettabile e<br />

precisa e densa di significato, occorre<br />

liberare l'intelligenza da molte pastoie<br />

di scuola o di moda, e lasciare che il<br />

cuore si commuova di fronte ad avvenimenti<br />

tristi o lieti che meritano di essere<br />

presentati.<br />

Francesco di Sales ci suggerisce pure<br />

che, con la documentazione accurata,<br />

dobbiamo prestare attenzione tenerissima<br />

alle persone a cui ci rivolgiamo.<br />

La lettura o l'ascolto di un brano<br />

non segna una conquista, se costringe<br />

a una sorta di esaurimento nervoso.<br />

Occorre immaginare di essere accanto<br />

al lettore o all'ascoltatore attorno a un<br />

tavolo o seduti in pullman e lì semplicemente<br />

evocare ciò che abbiamo visto<br />

e udito e appreso. Come la nonna<br />

quando ci raccontava le favole.<br />

E poi. È costante il rischio di abbassare<br />

il tono e lo stile per rincorrere il<br />

prurito dei particolari macabri o/e scabrosi,<br />

e la propensione a seguire coloro<br />

che pensiamo debbano essere i nostri<br />

padroni ultimi — ancora i lettori<br />

o/e gli ascoltatori — anche nel lessico.<br />

Così si banalizza gradualmente il ministero<br />

del giornalista fino a renderlo<br />

specchio arido dell'arida esistenza di<br />

aridi lettori. Mentre,tra i lettori vi sono<br />

anche fratelli che attendono bellezza<br />

e speranza. E un po' di consolazione.<br />

E la gioia di vivere, dal momento<br />

che la mestizia sovrasta ogni giorno e<br />

ogni zona del nostro essere.<br />

Come giornalistisiamochiamatia interpretare<br />

gli utenti più a fondo: là dove<br />

sono veramente se stessi e silenziosamente<br />

attendono d'essere portati a<br />

un approdo di fraternità e a un approdoancorpiùlontanoevicinocheè<br />

Dio:<br />

il Dio di Gesù Cristo che toglie dal non<br />

senso e dall'assurdo in cui spesso ci si<br />

dibatte e si muore, poiché l'animo e il<br />

cuore sono come soffocati da una ferialità<br />

di cui non si è intuita la poesia.

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