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PAGINA<br />

4 .<br />

MONS. ALBERTO MARIA CAREGGIO, VESCOVO DI CHIAVARI<br />

Costruire il futuro<br />

sulle basi dei valori evangelici<br />

La lettura dei segni<br />

dei tempi, ripresa e riproposta<br />

a tutta la Chiesa<br />

da Giovanni XXIII, risale<br />

a Gesù stesso, alla<br />

sua predicazione, alla<br />

sua evangelizzazione. È<br />

un metodo pastorale e<br />

profetico per confutare<br />

gli avversari, per inchiodarli<br />

nelle loro ipocrite<br />

cristallizzazioni ma anche<br />

per esortare i credenti<br />

ad essere antesignani<br />

della storia della<br />

salvezza, nel cui contesto<br />

deve essere scritta la<br />

storia umana.<br />

Il metodo è proposto<br />

da Mons. Alberto Maria<br />

Careggio ai fedeli e al<br />

clero della sua diocesi di<br />

Chiavari. Il Presule fa ri-<br />

ferimento, nella Lettera Pastorale, al<br />

Giubileo appena concluso non per fare<br />

il laudator temporis acti ma per guardare<br />

avanti, per costruire sulle basi dei<br />

valori evangelici il futuro.<br />

Guardare avanti, vivere i ritmi del<br />

tempo pensando più a quel che verrà<br />

che a quello che è stato. Non per sfuggire<br />

alle problematiche esistenziali ma<br />

per preparare migliori condizioni per<br />

testimoniare la fede e diffondere il Vangelo<br />

della salvezza. Nella sua lettera alla<br />

diocesi, Mons. Careggio fa sua la<br />

«passione» agostiniana: temere Dio che<br />

passa lasciando un vuoto nell'anima<br />

che resta orfana di Lui, della sua grazia,<br />

della sua ricchezza. Tuttavia c'è la<br />

legge del compenso, della speranza cristiana<br />

«Un Dio che “passa” — afferma<br />

il Presule — è sempre un Dio che “viene”.<br />

Gesù stesso è l'inviato del Padre, il<br />

Messia mandato per annunziare ai poveri<br />

il lieto messaggio, per proclamare<br />

ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi<br />

la vista, per rimettere in libertà gli oppressi,<br />

e predicare un anno di grazia<br />

del Signore».<br />

Quali sono le reazioni degli uomini e<br />

delle donne del ventunesimo secolo?<br />

Vedono, sentono passare Gesù come i<br />

suoi contemporanei oppure fingono di<br />

essere ancora ciechi e sordi, mentre sono<br />

aperti ai messaggi suggestionanti<br />

della cultura contemporanea costruita<br />

sull'effimero e sul consumismo e quindi<br />

sull'agnosticismo?<br />

La diagnosi di Mons. Careggio è tagliente.<br />

Egli, senza eufemismi, parla di<br />

«tragedia dell'uomo del terzo millennio»,<br />

costituita dal fatto che non si accorge<br />

«più di Dio e delle sue continue<br />

venute». Gesù continua a passare sulle<br />

nostre strade, e percorrere i nostri «villaggi»<br />

e le nostre città. Ma gli uomini e<br />

le donne sono come astratti, più che distratti,<br />

ammaliati come sono da idoli<br />

creati dalla civiltà tecnologica che è pagana<br />

e atea.<br />

Il segno macroscopico di questa situazione<br />

è l'autosufficienza umana.<br />

L'uomo tecnologico crede o presume di<br />

essere il «signore» dell'universo, Le conseguenze<br />

di questa aberrazione sono<br />

sotto gli occhi di tutti. «La volontà di<br />

potenza, la convinzione di essere padroni<br />

di tutto e di fare a meno di Dio<br />

— scrive Mons. Careggio — si confrontano<br />

ogni giorno con le notizie funeste<br />

di guerre, di inondazioni, di terremoti.<br />

Sono fatti che ci fanno tremare, soprattutto<br />

se ci toccano da vicino: bastano<br />

alcuni giorni di pioggia».<br />

Ma il vertice della degradazione si<br />

tocca nel coinvolgimento morale e sociale.<br />

«Di maggiore gravità — rileva il<br />

Presule — è lo sconquasso delle idee<br />

della ragione non più applicata alla ricerca<br />

del vero bene dell'uomo. Assistiamo,<br />

infatti, ad una specie di “esondazione”<br />

nel libertinaggio etico che stravolge<br />

le leggi naturali dell'uomo, con<br />

nefaste conseguenze in ogni campo: da<br />

quello della famiglia ai rapporti tra individui;<br />

dai comportamenti sociali alla<br />

stessa ricerca scientifica giunta nel cuore<br />

della vita, innescando così una pericolosa<br />

reazione a catena».<br />

La deriva morale non conosce frontiere<br />

tra il giusto e l'ingiusto, tra il lecito<br />

e l'illecito. Senza Dio e senza il riferimento<br />

alla sua legge, «è normale —<br />

asserisce Mons. Careggio — che prevalgono<br />

in ogni campo forme di permissivismo<br />

e, quindi, sono sempre più reclamate<br />

come soluzioni ai problemi e ai<br />

mali della società quelle sue “scorciatoie”<br />

che sono autentici scivoloni in<br />

basso».<br />

Il rapporto tra fede e pratica religiosa<br />

è indebolito. Si cercano surrogati da<br />

per tutto. Mons. Careggio denuncia il<br />

«pullulare di nuove religioni e di sette,<br />

il ritorno alla magia, il ricorso allo spiritismo<br />

e al satanismo». Il cristiano non<br />

può accettare questa deriva e queste<br />

prevaricazioni. Il Presule propone la<br />

controffensiva: «Di fronte a questa situazione<br />

— rileva — per un verso catastrofica,<br />

occorre vederci chiaro e nello<br />

stesso tempo saper leggere i “segni dei<br />

tempi” senza panico».<br />

Da Gesù, dal suo comportamento e<br />

dal suo insegnamento si devono trarre<br />

le controindicazioni. «La Chiesa — scrive<br />

Mons. Careggio — ha recepito l'invito<br />

di Gesù a saper leggere i segni dei<br />

tempi e a essere vigilanti per non lasciarsi<br />

risucchiare dalle ideologie acri-<br />

Chiavari - La Cattedrale<br />

di Nostra Signora dell'Orto<br />

stiane e idolatriche e a guardarsi al Signore<br />

che è presente nella storia e agisce<br />

con noi e per noi per mezzo del<br />

suo Spirito. «La comunità cristiana deve,<br />

infatti, guardare in faccia la realtà,<br />

dentro di sé e dire con amore la verità<br />

cristiana sui problemi su cui si gioca il<br />

futuro della Chiesa e del mondo. Se la<br />

Chiesa si esprime nella “capacità di<br />

comprensione e di accoglimento, di comunione<br />

di vita e di destino con gli altri,<br />

di solidarietà negli sforzi di tutti per<br />

tutto ciò che è nobile e buono, non deve<br />

tuttavia sottrarsi al dovere di rivelare<br />

anche, con coscienza critica di fronte<br />

alla società attuale, che cosa per<br />

l'uomo è la vita e che cosa è la<br />

morte».<br />

Il cristiano vive di fede e di speranza<br />

non per sfuggire ai problemi o per eludere<br />

i compiti sociali e pubblici che lo<br />

attendono per costruire una società più<br />

giusta e più solidale con i fratelli di fede<br />

e non di fede, ma per imprimere all'azione<br />

quello slancio, quel supplemento<br />

di anima che solo Dio concede.<br />

«Quel camminare di Gesù sui nostri<br />

passi — scrive Mons. Careggio — ci<br />

rincuora, soprattutto quando le vicende<br />

della vita ci pongono in un atteggiamento<br />

di profondi interrogativi. Avvenimenti,<br />

disgrazie personali e familiari,<br />

malattie e morti improvvise spesso non<br />

hanno risposta. In questi casi sfidare<br />

Dio sarebbe assurdo; rimettersi nelle<br />

sue braccia è cristiano».<br />

«Cristo — conclude Mons. Careggio<br />

— il “Dio con noi” è dunque il motivo<br />

che ci pone in doverosa attenzione delle<br />

sue visite” sia nei momenti tristi della<br />

vita, sia in quelli lieti. Sempre questa<br />

certezza è motivo di gioia intensa e duratura».<br />

Con questa certezza il Presule annuncia<br />

la visita pastorale alla diocesi che si<br />

protrarrà per cinque anni.<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 13 Gennaio 2001<br />

Le Lettere pastorali<br />

dei Vescovi italiani<br />

senza le opere, senza la coerenza della<br />

vita. «La fede — scrive Mons. Napoletano<br />

— spinge all'amore, l'amore apre il<br />

cuore a credere, la fede insieme alla carità<br />

dispiega orizzonti di speranza per<br />

tutti». Nelle comunità cristiane sia a livello<br />

parrocchiale che diocesano è attiva<br />

la Caritas che è al servizio dei poveri,<br />

degli esclusi. Il suo servizio — precisa il<br />

Vescovo — «sarà efficace se sarà svolto<br />

nella fede e con la fede, superando mentalità<br />

e stili di vita utilitaristica».<br />

Consapevole della funzione di guida e<br />

di Pastore della porzione del popolo di<br />

Dio affidata alla sue cure, Mons. Napoletano<br />

afferma: «Per il bene della comunità<br />

diocesana non mi stancherò mai di<br />

invitare tutto il popolo di Dio a sentire<br />

l'urgenza die educatori alla fede». La<br />

diocesi ha un programma da svolgere e<br />

strumenti formativi ed educativi alla fede.<br />

Da alcuni anni è attiva una Scuola<br />

di formazione religiosa con la finalità di<br />

preparare insegnanti e operatori di catechesi.<br />

Da quest'anno presso la struttura<br />

è presente una sezione particolare che<br />

affronta gli aspetti operativi della catechesi,<br />

della liturgia e della Caritas.<br />

Mons. Napoletano si ripromette molto<br />

da questa scuola alla quale affida «il<br />

compito di approfondire il contenuto e<br />

le ragioni della nostra fede cristiana nello<br />

specifico delle singole discipline che<br />

sono insegnate mettendone in luce gli<br />

aspetti biblici, teologici, liturgici, spirituali,<br />

morali, pastorali e di rendersi promotori<br />

ed animatori nelle singole comunità<br />

parrocchiali». La visita pastorale alla<br />

diocesi continua. Essa «rende possibile<br />

una vicendevole formazione alla fede.<br />

Il contatto personale — precisa il Vescovo<br />

— ha una forte valenza educativa. Io<br />

ho bisogno della vostra fede e voi avete<br />

ragione di sapere che io credo e come<br />

mi dedico alla vita della diocesi. L'appello<br />

di Cristo alla conversione a credere al<br />

Vangelo risuona continuamente nella<br />

Chiesa universale come anche nella<br />

Chiesa particolare».<br />

La risposta di tutti i seguaci è sintetizzata<br />

da Mons. Napoletano in queste parole:<br />

«Nella fede prendo la mia croce<br />

quotidiana e cerco di seguirlo passando<br />

di paese in paese per ripetere le sue parole.<br />

La prima nostra conversione è la<br />

fede in Gesù Cristo. Se in lui viviamo, ci<br />

muoviamo ed esistiamo tutte le altre cose<br />

saranno per noi come spazzatura e ci<br />

sforzeremo di essere trovati in lui non<br />

con una giustizia che deriva dalla legge<br />

ma con quella che deriva da Dio basata<br />

sulla fede».<br />

Ma la fede, come l'amore, esige che<br />

sia partecipata, condivisa. Di qui l'appello<br />

conclusivo di Mons. Napoletano:<br />

«ognuno di noi si senta mosso dal desiderio<br />

di aiutare gli altri per il progresso<br />

e la gioia di una sola fede che deve animare<br />

la nostra vita».<br />

MONS. ROCCO TALUCCI, ARCIVESCOVO DI BRINDISI-OSTUNI<br />

Catechesi, liturgia e carità: i «sentieri» del nuovo Millennio<br />

Il nuovo millennio e il nuovo secolo si<br />

aprono per la Chiesa di Brindisi-Ostuni<br />

all'insegna di due eventi. Il primo riguarda<br />

le celebrazioni giubilari che hanno<br />

richiamato un flusso continuo di fedeli<br />

nelle chiese in cui si sono svolte le<br />

giornate per le varie categorie. Il secondo<br />

con la messa a punto delle iniziative<br />

da promuovere secondo il programma<br />

stabilito dall'Arcivescovo Rocco Talucci.<br />

L'arcidiocesi pugliese, per quanto<br />

concerne il Giubileo, ha ricalcato grosso<br />

modo il modulo proposto da Giovanni<br />

Paolo II, articolato in «giornate» per le<br />

varie categorie di fedeli. Sotto questa<br />

denominazione — assolutamente non<br />

classista — sono state interessate tutte<br />

le componenti del popolo di Dio.<br />

È stato un evento paragonabile ad un<br />

fiume in piena. Il popolo di Dio si è ritrovato<br />

insieme a meditare il mistero di<br />

Cristo nella sua pienezza di Dio e uomo,<br />

di fondatore della Chiesa e di salvatore<br />

e redentore. La divisione per categorie,<br />

lungi dal favorire il particolarismo, ha<br />

accentuato la comunione, la solidarietà,<br />

l'unità dei valori evangelici e nella edificazione<br />

della comunità ecclesiale.<br />

Il Vangelo è stato proposto con forza<br />

e globalità come lo statuto fondamentale<br />

dei singoli cristiani e dell'intera comunità.<br />

«Il Vangelo — sottolinea Mons. Talucci<br />

nella Lettera Pastorale — è soprattutto<br />

una persona perché la verità del<br />

Vangelo si è fatta carne. E Gesù è il paradigma<br />

del vero uomo secondo Dio e<br />

Gesù è l'uomo nuovo. Chi si configura a<br />

lui e al suo esempio diventa uomo nuovo<br />

aperto alla speranza.<br />

«Noi — continua Mons. Talucci —<br />

diamo speranza quando presentiamo<br />

Gesù, la sua vita e il suo pensiero. È<br />

questo il debito che noi cristiani abbiamo<br />

verso il mondo il quale pressantemente<br />

ci interpella e ci sollecita: restituiteci<br />

Gesù Cristo. Se lo teniamo per noi<br />

e non lo presentiamo agli altri, non siamo<br />

vivi e non diamo speranza. Di speranza<br />

ha bisogno l'uomo di oggi per vincere<br />

le paure e fondare le sue certezze.<br />

In Gesù morto e risorto è fondata la<br />

certezza della vittoria della vita nella<br />

gioia».<br />

La diocesi ha celebrato un convegno<br />

in cui è stato delineato un «cammino<br />

MONS. NAPOLETANO, VESCOVO DI SESSA-AURUNCA<br />

Rinascere nella fede<br />

che è dono del Signore<br />

Si può «rinascere» nella fede? La risposta<br />

non la si deve attendere in senso<br />

biologico, ma spirituale. In questo senso<br />

il Vescovo di Sessa Aurunca, Mons. Antonio<br />

Napoletano non ha dubbi. Non solo<br />

si può, ma si deve, perché la fede è<br />

l'unica cosa necessaria per partecipare<br />

allavita divina e alla gloria escatologica.<br />

Lo spiega nella Lettera Pastorale alla<br />

diocesi. L'esortazione non è sua, è di<br />

sant'Ignazio d'Antiochia, il quale afferma:<br />

«rinascete nella fede che è la carne<br />

del Signore. Rinnovatevi nella carità che<br />

è il sangue di Cristo. Chiudete le orecchie<br />

quando qualcuno vi parla d'altro<br />

che di Cristo».<br />

Sant'Ignazio dettava queste direttive<br />

in una società in cui i cristiani erano un<br />

piccolo gregge, un «fermento» che doveva<br />

lievitare tutta la massa. Il resto dell'ambiente<br />

era pagano o idolatrico. Non<br />

si può dire che all'alba del terzo millennio<br />

le antiche comunità cristiane si trovino<br />

a vivere la stessa esperienza, le<br />

stesse sollecitudini. Ma è indubitabile<br />

che la non credenza, l'agnosticismo, il<br />

razionalismo, l'ateismo pratico hanno<br />

occupato molti spazi cristiani sia negli<br />

individui che nella società.<br />

È questo il motivo che ha spinto il<br />

Vescovo Napoletano a iniziare la sua lettera<br />

con le parole di sant'Ignazio. Il Vescovo<br />

«torna» da una visita pastorale durante<br />

la quale ha verificato e quasi toccato<br />

con mano alle carenze della fede e<br />

degli educatori laici alla fede per mezzo<br />

della catechesi, della liturgia e della Caritas.<br />

L'obiettivo però è unico: far rinascere<br />

i credenti, i battezzati nella fede.<br />

E la fede è sì un dono di Dio ma è pure<br />

una virtù che suppone la mediazione<br />

dell'uomo, concretamente dell'evangelizzatore.<br />

Il fattore «ascolto» era sottolineato anchenell'AnticoTestamento.Lafedesisuscita<br />

per la predicazione della parola di<br />

Dio. Si deve perciò poter contare su<br />

molti predicatori, catechisti ed evangelizzatori.<br />

La sola predicazione però non<br />

basta: occorre la testimonianza della vita,<br />

la predicazione esplicita, la liturgia<br />

della parola, il dialogo personale. A conferma<br />

delle sue affermazioni Mons. Napoletano<br />

riferisce le parole di san Paolo:<br />

«La fede dipende dalla predicazione e la<br />

predicazione a sua volta si attua per la<br />

parola di Cristo». La liturgia è il luogo<br />

privilegiato per suscitare la fede, per rinascere<br />

nella fede. È infatti il luogo dove<br />

si celebra il mistero pasquale di Cristo,<br />

della sua passione, morte e risurrezione.<br />

Dove inoltre si proclama e quindi<br />

si ascolta la parola di Dio e si accede alla<br />

mensa eucaristica. Tutto ciò si realizza<br />

ad una condizione: che la partecipazione<br />

sia attiva, consapevole, fervida.<br />

Sarebbe però una illusione se si presumesse<br />

di avere fede e di testimoniarla<br />

programmatico». «Questo cammino —<br />

spiega l'Arcivescovo — esige un impegno<br />

dalle comunità parrocchiali, e allo<br />

stesso tempo un coordinamento delle<br />

parrocchie, ancor prima di chiedere il<br />

coordinamento tra le varie istituzioni civili<br />

per un migliore servizio alla città, al<br />

fine di garantire una vera compagnia all'uomo<br />

di oggi, in questo mondo così<br />

difficile, ma a noi affidato».<br />

Il convegno è stato un'occasione per<br />

compiere analisi delle realtà nella diocesi,<br />

per confrontarsi, per approfondire le<br />

tematiche, per conoscersi e per enucleare<br />

un programma pastorale, organico e<br />

globale. Il pastore è stato ed è il punto<br />

di riferimento, ma anche il «motore» e<br />

la guida.<br />

Sono stati indicati diversi sentieri, ma<br />

l'unità di comunione e di operatività nel<br />

Vescovo è il connotato imprescindibile<br />

di questa metodologia pastorale.<br />

In dettaglio i «sentieri» comprendono<br />

anzitutto la catechesi. «Dobbiamo immaginare<br />

— scrive l'Arcivescovo — un<br />

annuncio più forte perché risulti incisivo<br />

davanti al mondo. La parola fa crescere<br />

la comunità che da sola rimane arida e<br />

stanca, i giovani restano distratti e le famiglie<br />

vuote. Si tenga viva la missione<br />

popolare, la formazione teologica degli<br />

operatori, l'accompagnamento spirituale<br />

dei fedeli, la reciprocità lieta tra le comunità,<br />

per l'annuncio della parola, i<br />

centri di ascolto, per prendere vita dalla<br />

parola».<br />

Alla catechesi si accompagna la liturgia<br />

che celebra i misteri di Cristo.<br />

Mons. Talucci esorta i sacerdoti a rendere<br />

vive, partecipate le celebrazioni liturgiche,<br />

soprattutto quella eucaristica.<br />

«La Messa — afferma — resta il culmine<br />

delle assemblee liturgiche, ma non<br />

diventi l'unica espressione». «La liturgia<br />

delle ore, forse non molto diffusa, aiuta<br />

a lodare il Signore con la gioia del cuore.<br />

Una liturgia penitenziale apre al pentimento<br />

personale e comunitario. Un rosario<br />

meditato da camminare insieme<br />

contemplazione dei misteri e semplicità<br />

di preghiera».<br />

Il trinomio si chiude con la carità,<br />

che nasce dalla Parola, da Dio. «Alla<br />

scuola della parola — scrive Mons. Talucci<br />

— si forma il cuore nuovo. A livel-<br />

lo diocesano e parrocchiale appaiono le<br />

strutture e le prestazioni di carità. La<br />

Chiesa poi ama o non è Chiesa. Sia<br />

grande la fiducia e la correzione fraterna,<br />

ma non si condizioni il cammino<br />

della carità. Ogni annuncio e ogni celebrazione<br />

deve orientare al gesto di<br />

amore».<br />

La Conferenza Episcopale Italiana ha<br />

promosso iniziative per la riduzione del<br />

debito estero dei paesi poveri. A livello<br />

locale, la diocesi e le parrocchie devono<br />

sforzarsi di essere strumenti concreti di<br />

carità, di solidarietà e di condivisione.<br />

Mons. Talucci traccia un quadro operativo<br />

molto ampio e vincolante: «La mensa<br />

e l'accoglienza dei poveri sia sempre<br />

più una espressione ecclesiale. Il coinvolgimento<br />

delle istituzioni civili sia<br />

sempre per un servizio all'uomo perché<br />

col “pane” recuperi la sua dignità di persona<br />

e di figlio di Dio. Il grido dei paesi<br />

poveri o dei poveri di ogni Paese venga<br />

accolto in una risposta di amore».<br />

Gli altri sentieri riguardano la pastorale<br />

scolastica, la pastorale vocazionale e<br />

la pastorale missionaria. Per quanto<br />

concerne la scuola Mons. Talucci ritiene<br />

che essa «è un luogo privilegiato di educazione<br />

cristiana» e che «la pienezza di<br />

docenti e di studenti cristiani esige un<br />

coordinamento educativo per sostenerli<br />

nella fede in vista della loro testimonianza».<br />

Agli insegnanti di religione chiede<br />

«di coltivare nei confronti della scuola<br />

una testimonianza interiore ed esteriore<br />

di ecclesialità; nei confronti della parrocchia<br />

di origine collaborazione pastorale<br />

e così con la parrocchia che sorge<br />

nel luogo di insegnamento.<br />

Circa la pastorale per le vocazioni<br />

Mons. Talucci segnala il prezioso lavoro<br />

del centro diocesano, che è «un laboratorio<br />

speciale perché è lo Spirito che<br />

chiama». In esso devono confluire tutte<br />

le vocazioni per facilitarne la promozione.<br />

Oltre alla promozione delle vocazioni<br />

al sacerdozio, la diocesi è impegnata<br />

alla promozione delle vocazioni allo stato<br />

religioso e di consacrazione. In diocesi<br />

sono attivi il seminario minore e il seminario<br />

maggiore.<br />

La pastorale missionaria s'iscrive tra<br />

le priorità della pastorale della diocesi.<br />

«O siamo Chiesa missionaria o non sia-<br />

MONS. VERUCCHI, ARCIVESCOVO DI RAVENNA-CERVIA<br />

Gesù Cristo, sorgente<br />

di speranza eterna e inesauribile<br />

Pessimismo e speranza<br />

s'intrecciano nella cultura<br />

moderna in cui vivono i<br />

cristiani. La loro forza e il<br />

loro vantaggio stanno nella<br />

fede che garantisce loro<br />

Cristo, sorgente di speranza<br />

eterna e inesauribile. È<br />

su Cristo che fa leva<br />

Mons. Giuseppe Verucchi,<br />

Arcivescovo di Ravenna-<br />

Cervia. «La fede in Gesù<br />

morto e risorto — scrive il<br />

Presule nella Lettera Pastorale<br />

alla comunità diocesana<br />

— ci porta a sperare,<br />

ad essere certi che è<br />

possibile, per il dono che<br />

viene dall'alto, cioè per<br />

grazia, vivere una vita<br />

nuova qui, ora, sulla terra,<br />

migliorare il mondo e,<br />

al di là della morte, vivere<br />

per sempre, col Signore<br />

della gioia piena». Cristo è Figlio di Dio e<br />

Dio egli stesso. Dio è amore e ci riempie<br />

del suo amore, della sua gioia. Chi ha fede<br />

in Dio non cede mai al pessimismo.<br />

In più c'è la garanzia dello Spirito che<br />

accompagna la Chiesa e la anima fino alla<br />

parusia.<br />

Il cristiano è tanto pieno di amore<br />

quanto è pieno di speranza. Anzi è testimone<br />

di speranza. «È lo Spirito — rileva<br />

Mons. Verucchi — che ci rende cristiani<br />

e ci dà la possibilità di vivere gli atteggiamenti<br />

e la vita nuova in Cristo. Noi crediamo<br />

e speriamo in una vita nuova qui<br />

e nella vita di gioia senza fine, nell'aldilà,<br />

perché sappiamo che lo Spirito è stato<br />

diffuso per questa novità di vita».<br />

Mons. Verucchi spiega tutte le proiezioni<br />

che derivano da questo fondamento<br />

teologico. Affronta le complesse problematiche<br />

moderne per predicare soluzioni<br />

conformi al Vangelo e proposte continuamente<br />

dal magistero della Chiesa. Una<br />

delle istituzioni analizzate è la famiglia. Il<br />

suo grido è vibrante. «Il clima è pesante!<br />

— afferma —. Le tentazioni tante. I condizionamenti<br />

numerosi. La cultura sembra<br />

andare contro l'intimità della casa e<br />

il calore della vita di famiglia. I vari tipi<br />

di lavoro, i mass-media, i divertimenti,<br />

gli orari, le strutture delle case, i costi<br />

economici... certamente non sono pensati<br />

in vista del bene della famiglia».<br />

Denuncia anche alcune deficienze di<br />

indole religiosa: «Anche della pastorale,<br />

offrendole i doni di cui ha bisogno e accogliendo<br />

i valori di cui è portatrice».<br />

La diagnosi tocca i punti cruciali della<br />

società d'oggi. Si mettono in discussione<br />

il concetto stesso e il senso da dare alla<br />

vita umana (quando inizia e quando termina),<br />

all'amore, al fidanzamento, al matrimonio,<br />

alla famiglia, alla paternità e<br />

alla maternità, alla educazione.<br />

Su ogni punto si sta sviluppando una<br />

problematica le cui proposte contrastano<br />

con la carta dei valori cristiani. Eutanasia,<br />

aborto, riproduzione medicalmente<br />

mo Chiesa — ammonisce Mons. Talucci<br />

—. Questo è vero anche per i singoli cristiani.<br />

È missionario quel cristiano che<br />

si pone di fronte all'altro col desiderio di<br />

fargli del bene nel nome di Dio, offrendogli<br />

il messaggio del Vangelo che porta<br />

gioia e speranza nel cuore». Due sono le<br />

forme privilegiate: la missione popolare<br />

e la missione ad gentes. La diocesi ha<br />

attivato una missione in Kenya nella<br />

quale urgono sacerdoti e laici.<br />

Particolare attenzione è dedicata ai<br />

laici e al mondo del lavoro. Nel primo<br />

eccelle la pastorale giovanile, essendo i<br />

giovani gli apostoli di domani. Con la<br />

seconda istanza la Chiesa si batte per la<br />

dignità del lavoro, contro la disoccupazione.<br />

Forte è la sensibilità per la pastorale<br />

sociale. Lo sforzo della Chiesa nelle<br />

sue diverse articolazioni e istituzioni è di<br />

educare alla cittadinanza e alla legalità,<br />

al rispetto della giustizia e dei diritti dei<br />

deboli, tra cui gli immigrati, ma anche<br />

per colore che sono stati costretti a lasciare<br />

il proprio territorio.<br />

Intenso e assiduo è pure l'impegno<br />

per promuovere una pastorale sanitaria<br />

efficace. Mons. Talucci raccomanda «l'evangelizzazione<br />

prima della sacramentalizzazione»<br />

e la visita agli ammalati sia a<br />

casa che in ospedale.<br />

Pastorale familiare e pastorale delle<br />

comunicazioni chiudono il «pacchetto»<br />

delle priorità. «Preparazione al matrimonio,<br />

formazione dei gruppi-famiglia, la<br />

spiritualità coniugale, la paternità e maternità<br />

responsabile, l'accoglienza rispettosa<br />

della vita, la politica familiare, i diritti<br />

dei figli, il cammino di fede sono<br />

punti essenziali di questo sentiero e di<br />

questa pastorale».<br />

Per la pastorale della comunicazione<br />

Mons. Talucci rileva che in diocesi sono<br />

«varie presenze ed esperienze, ma si evidenzia<br />

la necessità di un coordinamento<br />

per raggiungere una comune piattaforma<br />

a servizio della diocesi e della sua<br />

missione». Turismo e tempo libero rientrano<br />

in questa ultima parte del piano<br />

pastorale. Mons. Talucci augura «tanta<br />

creatività pastorale per le esperienze da<br />

realizzare per essere Chiesa viva guidata<br />

dallo Spirito del Signore».<br />

Ravenna - S. Apollinare nuovo: Cristo condotto<br />

al Calvario (VI secolo)<br />

assistita, contraccezione, divorzio, matrimonio<br />

civile, unioni di fatto anche di<br />

omosessuali. È in atto non solo una profonda<br />

trasformazione ma si formalizzano<br />

nuove forme di convivenza civile che indeboliscono<br />

la coscienza e aprono la porta<br />

al permissivismo, all'utilitarismo e all'edonismo.<br />

Mons. Verucchi formula proposte di<br />

consolidamento e di rinnovamento. Si<br />

chiede: «È possibile sperare ancora nella<br />

famiglia?». E risponde: «È possibile! Gesù<br />

si incarna e vive in una famiglia. Per<br />

tre anni si dedica alla missione pubblica.<br />

Per trent'anni vive la vita di famiglia è la<br />

prima e principale realtà nella quale incarnare<br />

i valori del Vangelo, accogliere<br />

l'amore del Signore, vivere la vita di fede,<br />

e operare per la trasformazione del<br />

mondo e della società».<br />

Mons. Verucchi fa un'antologia tra Gesù<br />

e la Chiesa: «A rafforzare questa convinzione,<br />

pensiamo che Gesù inizia la<br />

sua missione e compie il suo primo segno<br />

nel contesto di un pranzo di nozze.<br />

Molti brani biblici hanno come punto di<br />

riferimento l'amore sponsale, il contesto<br />

familiare, il dialogo tra genitori e figli. La<br />

Chiesa nasce come “la grande famiglia di<br />

Dio”. Tra i primi missionari ci sono coppie<br />

di sposi, la Chiesa di raduna nelle case.<br />

«Se il Signore — rileva Mons. Verucchi<br />

— ha scelto questa strada sembra di<br />

poter dire che Gesù ha creduto alla possibilità<br />

della risurrezione della vita di famiglia.<br />

Se vi ha creduto lui, possiamo<br />

sperare anche noi».<br />

Il quadro non è tra i più confortanti<br />

della storia. Le prospettive di speranza<br />

sono sensibili, avallate dalle famiglie che<br />

«vivono, con fede e coraggio, la loro vocazione.<br />

Sperare, in questo contesto, significa<br />

lasciarci guidare dal Signore, dal<br />

suo amore e dalla sua parola».<br />

Significa recuperare «il seme della dignità,<br />

dal momento del concepimento fino<br />

alla sua morte naturale, in qualsiasi<br />

situazione si trovi? Vedere nella procreazione<br />

generosa e responsabile un grande<br />

dono che Dio fa alla famiglia e la famiglia<br />

al mondo. È la bellezza del dono dei<br />

figli».<br />

Ridare al valore dell'amore — prosegue<br />

il Vescovo — la ricchezza che gli<br />

compete, fatta di sentimenti, emozioni,<br />

sguardi, parole, gesti, azioni. Occorre però<br />

ritornare al senso profondo dell'amore<br />

come «decisione e realtà di prenderci a<br />

cuore l'altro... impegnarci per la vita dell'altro,<br />

operare perché l'altro viva. Amare<br />

è scelta di vita che riguarda anche la<br />

ragione e la fede in Cristo morto e risorto».<br />

Mons. Verucchi è persuaso che il cammino<br />

formativo per una famiglia salda<br />

deve iniziare nell'ambito stesso della famiglia<br />

e sin dai teneri anni. Deve tendere<br />

a promuovere una crescita armonica e<br />

progressiva, che riguardi la totalità degli<br />

aspetti della vita della persona». Per la<br />

famiglia cristiana è indispensabile credere<br />

e accettare la celebrazione del sacramento<br />

del matrimonio come istituzione<br />

divina indissolubile, aperta alla vita. «Occorre<br />

tenere alto, dentro di noi, il valore<br />

e il senso del matrimonio e della famiglia<br />

e dire «no» a idee che minacciano l'identità<br />

e i contenuti, vincere le tentazioni<br />

del «tutto è lecito, tutto è permesso». È<br />

necessario partecipare alla confessione,<br />

alla Messa, all'Eucaristia ed inoltre meditare<br />

spesso la parola di Dio, pregare insieme<br />

e insieme costruire la comunità familiare<br />

sul modello della famiglia di Nazareth.<br />

Le prospettive d'impegno consolidato e<br />

ravvivato sono così delineate da Mons.<br />

Verucchi: organizzare corsi di preparazione<br />

al matrimonio in modo idoneo e<br />

soddisfacente, progettare cammini di fede<br />

per fidanzati e per giovani coppie anche<br />

per gruppi di famiglie. In tutto questo<br />

sforzo deve avere il suo spazio adeguato<br />

e convincente la pastorale per le<br />

vocazioni sia al presbiterato e al diaconato<br />

sia allo stato religioso. La preghiera è<br />

il mezzo più efficace. L'apporto delle famiglie<br />

è importante. È compito di tutta<br />

la comunità sostenere le vocazioni come<br />

anche alimentarle e incoraggiarle. «La<br />

migliore pastorale vocazionale — conclude<br />

Mons. Verucchi — è una buona e<br />

completa pastorale comunitaria, una<br />

buona azione educativa nelle famiglie,<br />

nei gruppi, nelle parrocchie, nelle associazioni<br />

e nei movimenti».<br />

Pagina a cura di<br />

GINO CONCETTI

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