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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
Il volume collettaneo «Ob rogatum meorum sociorum»<br />
Ricchezza e complessità<br />
del pensiero medievale<br />
ANGELO MARCHESI<br />
Il Dipartimento di Filosofia dell'Università<br />
di Parma ha curato una raccolta<br />
di studi filosofici di argomenti prevalentemente<br />
medievali dedicati dai colleghi<br />
alla memoria di Lorenzo Pozzi, attivo<br />
membro di quel Dipartimento e prematuramente<br />
scomparso nel maggio del<br />
1996.<br />
Il volume, attentamente curato dai<br />
colleghi Stefano Caroti e Roberto Pinzani,<br />
si intitola: Ob rogatum meorum sociorum,<br />
è stato edito da Franco Angeli<br />
(Milano, 2000; pp. 278) e si apre con<br />
una commossa commemorazione della<br />
figura di Lorenzo Pozzi, da parte del<br />
Preside di Facoltà: Arturo Carlo Quintavalle<br />
e del collega di Dipartimento: Alberto<br />
Siclari.<br />
Seguono i numerosi «saggi» degli amici<br />
e colleghi, preceduti dall'elenco della<br />
nutrita Bibliografia di L. Pozzi, docente<br />
di «Logica», presso il Dipartimento.<br />
Tra i vari contributi appaiono quindi<br />
più che giustificati numerosi «saggi» dedicati<br />
a problemi di «logica» medievale<br />
che, a motivo della loro terminologia<br />
tecnica e dell'uso di formule tecniche<br />
specifiche, possiamo qui solo ricordare<br />
sinteticamente.<br />
Un primo contributo, in tale settore, è<br />
costituito dal saggio di Dino Buzzetti su:<br />
L'argomemto dominante (risalente a<br />
Diodoro Crono) e la posizione di<br />
Scoto: a proposito di un «errore»<br />
interpretativo di J. Vuillemin (pp. 29-<br />
48); ad esso fa seguito il saggio di R.<br />
Pinzani: Suppositio terminorum e logica<br />
moderna, in cui vengono analizzate<br />
le varie prospettive proposte sul tema<br />
complesso della «suppositio» da parte di<br />
pensatori medievali come Lamberto<br />
d'Auxerre, Pietro Ispano, G. Ockham e<br />
Walter Burley (pp. 49-64).<br />
Sempre in questo settore (pp. 231-<br />
239) compare un contributo di Gino<br />
Roncaglia, intitolato: Mesino de Codronchi<br />
on mental Syncategoremata,<br />
(Mesino fu un pensatore di logica, operante<br />
presso l'Università di Bologna tra<br />
il 1382 e il 1394) e il saggio è collegato<br />
ai suoi commenti sul Perì hermenèias<br />
aristotelico.<br />
Va infine annoverato ancora nel settore<br />
degli studi di logica il saggio di Francesco<br />
Bottin: L'aristotelismo di Giacomo<br />
Zabarella: logica come metodologia<br />
(pp. 241-249), in cui vengono analizzate<br />
le tematiche del regressus nella «prova<br />
circolare», relativa alla prima figura del<br />
sillogismo (aristotelico), collegate alla<br />
consideratio mentalis, escogitata da G.<br />
Zabarella per spiegare tale tipo di dimostrazione<br />
«circolare».<br />
Tutti temi che avrebbero fatto la gioia<br />
di L. Pozzi e, probabilmente, la... tortura<br />
mentale di qualche studente che li<br />
doveva studiare e capire nelle loro sottili<br />
articolazioni!<br />
Ancora collegato alle tematiche di logica<br />
è il saggio di Paolo Lucentini su: Il<br />
Liber de accidentibus ermetico e il commento<br />
di H. aberundianus al Tetrabiblos<br />
di Tolomeo (pp. 93-103).<br />
Passando ora a saggi meno specifici,<br />
ma ugualmente rilevanti per una conoscenza<br />
meno superficiale del pensiero<br />
filosofico medievale, dobbiamo menzionare<br />
il saggio iniziale di Leonardo Verga<br />
su un tema di etica filosofica: Il carattere<br />
dinamico della legge morale (pp.<br />
17-27).<br />
In esso L. Verga, richiama sinteticamente<br />
le più recenti problematiche riguardanti<br />
la «negazione dell'etica come<br />
scienza del dover essere» e, successivamente,<br />
si impegna a mostrare come il<br />
doveroso riferimento alla «natura umana»<br />
per una fondazione della norma morale<br />
non implichi necessariamente una<br />
concezione della «natura umana» priva<br />
della sua dinamicità esistenziale e della<br />
sua dimensione storica.<br />
L. Verga, con opportuni rinvii testuali<br />
al pensiero etico-filosofico tomista<br />
(Summa Theol., I IIae, pp. 93-94) mostra<br />
poi come la «natura umana» vada<br />
intesa non come un qualcosa di rigidamente<br />
predeterminato, ma come un<br />
compito da realizzare, una perfezione<br />
da attuare nel concreto esercizio della libertà<br />
umana (cfr p. 25-26).<br />
Indirettamente legato a questa problematica<br />
etica risulta poi il saggio di Franco<br />
De Capitani: Il pensiero filosofico<br />
manicheo di s. Agostino, prima della<br />
conversione (pp. 65-92). De Capitani<br />
presenta con precisione la concezione filosofico-teologica<br />
e morale del manicheismo,<br />
con la sua caratteristica metafisica<br />
dualista, rifacendosi alle testimonianze<br />
agostiniane e ai testi fondamentali<br />
dei «manichei» di quel tempo. Richiama<br />
poi i «principi dell'antropologia manichea»<br />
e le susseguenti concezioni morali,<br />
con la distinzione tra gli iniziali<br />
«uditori» e i più progrediti «eletti» e con<br />
l'etica dei tre «sigilli» o ambiti morali<br />
(quello della mente, quello dell'azione<br />
esterna e quello degli appetiti sessuali,<br />
caratterizzato dalla negatività nei confronti<br />
della procreazione umana).<br />
Seguono due saggi di Alberto Siclari e<br />
di Roberto Silva che sono accomunati<br />
dallo studio del pensiero di Guglielmo<br />
di Saint-Thierry. Siclari si impegna, con<br />
provetta conoscenza, ad illustrare la<br />
concezione dell'amore di Dio e dell'amore<br />
del prossimo in quel pensatore del<br />
XII secolo, mentre Silva ha rintracciato<br />
negli scritti di Fulgenzio di Ruspe (sec.<br />
V-VI d.Cr.), con un documentato con-<br />
fronto sinottico, la fonte della dottrina<br />
trinitaria di Guglielmo di Saint-Thierry.<br />
Il pensiero medievale presenta ancora<br />
ambiti da scoprire!<br />
Segue un saggio di Ilaria Parri sul famoso<br />
Libro dei ventiquattro filosofi (pp.<br />
155-170) che ancor oggi rappresenta un<br />
testo in gran parte da scoprire per la<br />
sua origine incerta e la sua complessità<br />
dottrinale su Dio e le definizioni che lo<br />
riguardano, tra cui quella di «Dio» come<br />
«sfera infinita il cui centro è ovunque e<br />
la cui circonferenza non è in alcun luogo».<br />
Un testo dalla storia filologica complessa<br />
e ancora da chiarire.<br />
Con i saggi di Marchesi, di Caroti e di<br />
Ghisalberti si va verso il pensiero filosofico<br />
del secolo XIV, che si apre ad ulteriori<br />
interessi gnoseologici, fisico-cosmologici<br />
e dottrinali.<br />
Marchesi cerca di chiarire la differenza<br />
e la rilevanza della distinzione scotistica<br />
tra «conoscenza intuitiva e conoscenza<br />
astrattiva» nel pensiero di Duns<br />
Scoto (pp. 171-87), mentre Stefano Caroti<br />
fornisce ulteriori apporti (rispetto a<br />
precedenti documentate ricerche epistemologiche)<br />
nell'indagine sui: «Modi rerum<br />
e res artificiales in alcuni commenti<br />
parigini alla Physica del sec. XIV (pp.<br />
189-213).<br />
L'indagine di Caroti prende in attento<br />
esame opere edite e inedite di N. Oresme,<br />
di G. Buridano e di Alberto di Sassonia<br />
intese a stabilire, con riferimenti<br />
alla Physica aristotelica, le differenze tra<br />
res naturalis, ens, aliquid e le successive<br />
distinzioni tra sostanza e accidenti e<br />
tra forme accidentali e/o artificiali. Tutto<br />
questo documenta la complessità di<br />
tali discussioni gnoseologiche e cosmologiche<br />
nel sec. XIV che avviava il processo<br />
conoscitivo verso ulteriori traguardi<br />
scientifici.<br />
Il saggio di A. Ghisalberti infine ha<br />
per tema: L'evoluzione degli studi sul<br />
sec. XIV: Duns Scoto, G. Ockham e G.<br />
Buridano (pp. 215-29).<br />
Con riferimento agli studi degli ultimi<br />
trent'anni, Ghisalberti traccia un interessante<br />
bilancio delle più significative acquisizioni<br />
sul pensiero medievale del<br />
sec. XIV, mostrando come occorra abbandonare<br />
una concezione negativa del<br />
«nominalismo», inteso erroneamente come<br />
scetticismo, logicismo astratto e antimetafisico,<br />
e come la sottolineatura<br />
della libertà non significhi avversione ad<br />
un'etica filosofico-razionale (cfr p. 216).<br />
Ghisalberti mostra la verifica di tale<br />
prospettiva con un documentato riferimento<br />
alle ricerche sul pensiero di Duns<br />
Scoto sull'ens infinitum, sull'univocità<br />
dell'essere, vista poi correttamente articolata<br />
nei suoi modi intrinseci (finitezza<br />
o infinità) e quindi collegabile con la<br />
prospettiva dell'analogia.<br />
Successivamente viene chiarito l'apporto<br />
delle tesi nominalistiche occamiste<br />
con gli approfondimenti logico-linguistici<br />
mediante lo studio della filosofia naturale<br />
e con la distinzione, in sede filosoficoteologica,<br />
tra potentia absoluta e potentia<br />
ordinata riferita a Dio (cfr pp.<br />
223-26).<br />
Infine, nel campo etico, gli apporti<br />
delle riflessioni sull'etica filosofica da<br />
parte di G. Buridano che mostra come<br />
sia sostenibile l'esistenza della libertà<br />
nell'uomo (libertas oppositionis e libertas<br />
finalis ordinationis) e quindi non incompatibile<br />
un riferimento ad Aristotele,<br />
liberato da certe letture deterministiche<br />
di certi aristotelici radicali (cfr p. 229).<br />
In sintesi un volume che mostra la<br />
ricchezza e la complessità del pensiero<br />
medievale, contro certe sbrigative liquidazioni<br />
della cultura medievale, frutto<br />
solo di scarsa conoscenza e di superficiale<br />
informazione. Non a caso l'enciclica<br />
Fides et ratio di Giovanni Paolo II invitava<br />
a rimeditare e riconsiderare gli<br />
apporti, tutt'altro che superati, del pensiero<br />
filosofico e teologico patristico e<br />
medievale.<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 20 Gennaio 2001<br />
La mostra artistica e documentaria allestita a Roma presso il convento di Gesù e Maria<br />
«Accadimenti giubilari nel tempo e nell'attualità»<br />
MARCO BELLIZI<br />
Un rapporto felice e tormentato quello<br />
fra arte e fede. Felice perché grande<br />
e rilevantissima è stata la produzione artistica<br />
di ispirazione cristiana nei secoli<br />
scorsi. Tormentato per l'essenza stessa<br />
della ricerca artistica che in questo caso<br />
si fonde con una ricerca spirituale a volte<br />
febbrile, sinceramente protesa verso<br />
l'assoluto in uno sforzo che non può<br />
non essere sovrumano.<br />
È anche per questo encomiabile lo<br />
sforzo di allestire una mostra dai propositi<br />
ambiziosi: «Accadimenti giubilari nel<br />
tempo e nell'attualità», promossa dal<br />
Centro Internazionale di arte, cultura e<br />
spiritualità degli Agostiniani Scalzi della<br />
Chiesa e del Convento di Gesù e Maria<br />
in Roma.<br />
Un'esposizione, inaugurata l'8 gennaio<br />
con una Concelebrazione Eucaristica<br />
presieduta dal Card. Giovanni Canestri,<br />
dal triplice aspetto e dal triplice scopo:<br />
quello storico, per ricordare i ventiquattro<br />
pontefici che hanno indetto Giubilei,<br />
quello documentale per illustrare alcuni<br />
incontri del Santo Padre nell'anno 2000<br />
e quello culturale, con opere di più di<br />
cento artisti di varie parti del mondo,<br />
La «Fachada del Obradoiro»<br />
della cattedrale di Santiago di Compostela<br />
Il Natale del Grande Giubileo a Santiago di Compostela<br />
Dopo 700 chilometri un abbraccio e un'invocazione:<br />
«Amico mio, raccomandami a Dio...»<br />
GIOVANNI LUGARESI<br />
Natale a Santiago de Compostela, sulle tracce dell'Apostolo<br />
Giacomo. Un Natale diverso dagli altri, anche<br />
se il giorno nel quale si ricorda la Natività di Nostro<br />
Signore è sempre — eccezionalmente — uguale,<br />
da duemila anni a questa parte. Ma in certi luoghi,<br />
esso appare diverso, appunto, per la carica di emozione<br />
che quei luoghi medesimi suscitano e per quella<br />
commozione che la segue.<br />
Bene, Santiago de Compostela appare uno di questi<br />
luoghi. Il Natale 2000 non è stato certo come quello<br />
del 1999, l'«Anno Santo Compostelano», che viene celebrato<br />
ogni qual volta la festa liturgica annuale dell'Apostolo<br />
Giacomo, che cade il 25 luglio, coincide<br />
con una domenica, quanto a presenze di devoti.<br />
Ma ugualmente nel santuario-cattedrale i pellegrini<br />
non sono mancati<br />
alla Messa di<br />
mezzanotte, come<br />
non sono mancati<br />
l'indomani, alla<br />
solenne Messa di<br />
mezzogiorno, officiata,<br />
come quella<br />
della Notte Santa,<br />
dall'Arcivescovo.<br />
E in quelle due<br />
giornate, come del<br />
resto, in tutte le<br />
giornate nelle<br />
quali i pellegrini<br />
giungono in questo<br />
luogo remoto<br />
della penisola iberica<br />
(Galizia), è<br />
echeggiata l'antica<br />
invocazione<br />
nata dal cuore dei<br />
pellegrini: «Amico,raccomandami<br />
a Dio»... Oggi<br />
come ieri — un<br />
millennio fa —<br />
questa invocazione<br />
viene ripetuta<br />
dai devoti che affollano<br />
la cattedrale,<br />
arrivati da<br />
ogni parte del<br />
mondo, chi (anco-<br />
ra) a piedi, o in bicicletta, o a cavallo (questi, soltanto<br />
dalla Spagna e dal vicino Portogallo).<br />
Il percorso odierno ricalca l'antico «camino», lo si<br />
fa a tappe, ed è testimoniato anche da una ricca letteratura<br />
che va dal Dante Alighieri della «Vita nova»<br />
(«...chiamansi pelegrini in quanto vanno alla casa di<br />
Galizia, perocché la sepoltura di san Jacopo fu più<br />
lontana de la sua patria che da alcun altro apostolo...»)<br />
al Garcia Lorca di una delle liriche composte<br />
in galiziano, e oltre.<br />
Tanti italiani (ma anche francesi e tedeschi) incominciano<br />
il «camino de Compostela» a Roncisvalle, il<br />
luogo pirenaico legato al ricordo della famosa battaglia<br />
contro i Mori.<br />
Come «nasce» questo luogo di fede e di speranza,<br />
legato alla memoria dell'Apostolo per il quale la tradizione<br />
dice che qui venne in un primo tempo ad evangelizzare,<br />
per poi farvi definitivo ritorno dopo il martirio<br />
subito a Gerusalemme, è noto: nasce da un fatto<br />
miracoloso, che ancora incanta, a volte anche spiriti<br />
increduli.<br />
Decapitato nell'anno 44, i resti di s. Giacomo dove-<br />
che si sono misurati con la sfida di illustrare<br />
o ricordare gli accadimenti appunto<br />
di quest'anno straordinario.<br />
«Con la mostra noi speriamo di aver<br />
ottenuto un triplice risultato — spiega<br />
Fiorello F. Ardizzon, ideatore e organizzatore<br />
dell'esposizione —: quello di ricordare,<br />
seppure per brevi cenni, il succedersi<br />
degli Anni Santi nel tempo a<br />
partire dal 1300 fino ai nostri giorni, di<br />
documentare fotograficamente gli incontri<br />
del Santo Padre con tante categorie<br />
di persone durante questo Giubileo ed<br />
infine di aver sollecitato tanti artisti ad<br />
un momento di riflessione sull'importanza<br />
di un evento tanto intimo per ciascuno<br />
dei credenti.<br />
In verità alcuni hanno obiettato che<br />
imporre un tema a pittori e scultori è<br />
un limitarne la libertà di espressione,<br />
ma si dimentica che le opere di maggior<br />
valore che si sono accumulate nei secoli<br />
sono state quasi sempre determinate da<br />
una committenza che bene ha meritato<br />
nella realizzazione delle stesse. Una precisa<br />
richiesta porta gli artisti a documentarsi<br />
sul tema proposto, a riflettere<br />
sulle circostanze storiche e spirituali che<br />
hanno determinato fatti e personaggi,<br />
L'urna dell'Apostolo Giacomo Maggiore custodita nella cattedrale<br />
vano finire in pasto alle belve, senonché i discepoli li<br />
sottrassero allo scempio trafugandoli nottetempo e<br />
portandoli in riva al mare, dove una imbarcazione<br />
priva di vele e timone era in attesa. Guidata da un<br />
angelo, navigò fino alle coste della Galizia (esattamente<br />
a Padron) e lì i discepoli, dopo movimentate<br />
vicende, trovato un sarcofago di pietra, diedero ai resti<br />
dell'Apostolo sepoltura.<br />
Quella tomba doveva restare nascosta e dimenticata<br />
per tutto il tempo della invasione musulmana della<br />
Spagna e soltanto nel IX secolo fu ritrovata nel posto<br />
dove poi sarebbe sorto il celebre santuario.<br />
Data da allora la devozione, e con essa, l'inizio dei<br />
pellegrinaggi alla nuova sepoltura di san Giacomo:<br />
un incontro, per i credenti, con le radici stesse della<br />
fede rappresentate da chi era stato testimone della<br />
azione salvifica di Cristo.<br />
sulle esigenze culturali e documentaristiche<br />
di chi ha commissionato le opere,<br />
sulle esigenze estetiche dei luoghi ove le<br />
stesse vanno collocate».<br />
Un'impresa comunque non facile.<br />
Tanto è vero che sin dall'ideazione gli<br />
artisti si sono trovati di fronte a una materia<br />
talvolta troppo grande, in considerazione<br />
anche di quanto si stava dispiegando<br />
sotto i loro occhi durante 12 mesi<br />
di fede testimoniata con evidente vigore.<br />
Il risultato è quello di una esposizione<br />
dalla quale traspare costantemente questa<br />
ricerca sofferta, la manifestazione<br />
concreta che «l'arte ha bisogno della<br />
Chiesa» come l'uomo delle immagini e<br />
della musica così come dell'opera letteraria<br />
e teatrale. Lo si può constatare in<br />
quelle figure che si avvitano in uno sforzo<br />
commovente verso l'alto, presenti in<br />
molte opere, così come quell'umanità<br />
colta in una solitudine dalla quale viene<br />
si potrebbe dire «strappata» per grazia<br />
del messaggio giubilare.<br />
Diversi i ritratti del Santo Padre. Uno<br />
di questi, opera dell'artista Vero Strano,<br />
sarà donata a Papa Giovanni Paolo II:<br />
sullo sfondo è forte il richiamo alla memoria<br />
del martirio.<br />
Vista di Santiago di Compostela<br />
Non c'è pellegrino che non conosca la storia di<br />
Santiago, come non c'è studioso, o attento e sensibile<br />
lettore o curioso che non sappiano la storia dei pellegrinaggi<br />
che continuano come un millennio fa.<br />
Oggi, non portano certamente la conchiglia che serviva<br />
da piatto e da bicchiere, e nemmeno la zucca<br />
svuotata per riempirla d'acqua da bere, e nemmeno<br />
ancora i caratteristici bordone, cappellaccio e mantello,<br />
i pellegrini del terzo millennio, ma la strada (il<br />
«camino di Santiago») la percorrono in tanti ancora.<br />
Sono oltre 700 chilometri, dal confine francese a<br />
Santiago de Compostela, e nella settimana prenatalizia<br />
una ventina di persone si sono recate nell'apposito<br />
ufficio diocesano attiguo al santuario a chiedere<br />
«la Compostela», cioè il diploma-certificato dei «viandanti<br />
della fede». E anche per questo, come per altri<br />
casi, un elemento statistico testimonia eloquentemente<br />
i valori della religiosità. Nel 1999, su oltre 6 milioni<br />
di pellegrini a Santiago, ne sono stati «certificati»<br />
154 mila, dei quali 1961 italiani. Tali cifre rappresentano<br />
una sorta di primato, dal momento che in questo<br />
anno 2000 che è alla fine, i devoti sono stati com-<br />
Per la sezione «storica» si possono<br />
ammirare invece i ritratti dei Papi dei<br />
Giubilei, realizzati da Angelo Bottaro,<br />
accompagnati dagli stemmi pontifici,<br />
frutto dell'accurato studio e della realizzazione<br />
di Enrico Filadoro Caracciolo.<br />
Laddove la cronaca si fonde con la<br />
storia interviene la sezione documentaristica,<br />
nella quale attraverso le immagini<br />
fotografiche, fornite da «L'Osservatore<br />
Romano», si illustrano «Gli incontri giubilari<br />
del Santo Padre», da quello con i<br />
bambini, che si può dire abbia aperto<br />
l'Anno Santo, a quello con le famiglie,<br />
con gli artigiani, con gli agricoltori, con<br />
quanti hanno deciso di consacrare la<br />
propria vita a Dio.<br />
Fino al 21 gennaio continueranno a<br />
tenersi anche diversi concerti. I prossimi<br />
in programma sono quelli dell'arpista<br />
Franca Paola Amodeo venerdì 19 alle 19<br />
e del coro polifonico «Diapason 440» diretto<br />
da Mons. Renzo Cilia, domenica<br />
21 gennaio alle 19. È da segnalare che la<br />
mostra gode di un prestigioso e nutrito<br />
comitato d'onore oltre che del Patrocinio<br />
del Ministero per i Beni e le attività<br />
culturali, della Regione Lazio, della Regione<br />
Lombardia, del Consiglio provinciale<br />
di Roma e del Comune di Roma.<br />
La statua del santo in un particolare<br />
del «Portico della Gloria»<br />
opera del Maestro Mateo (1188)<br />
Pellegrini lungo<br />
il «Cammino di Santiago»<br />
plessivamente oltre 55 mila. La spiegazione di questa<br />
enorme differenza è nel fatto che nel 1999 si celebrava<br />
l'«Anno Santo Compostelano» (il prossimo sarà nel<br />
2004, il precedente era stato nel 1993), e in queste occasioni<br />
l'afflusso di pellegrini subisce un rialzo<br />
straordinario. E le motivazioni dei «viandanti della fede»,<br />
oggi come ieri, sono spirituali, come si può leggere<br />
del resto nelle note che i devoti stessi compilano alla<br />
fine del «camino»: penitenza, preghiera e desiderio<br />
di riconciliazione con Dio attraverso l'intercessione<br />
dell'Apostolo Giacomo.<br />
C'è anche chi viene a chiedere la grazia della guarigione<br />
da una malattia, come quello spagnolo colpito<br />
da emiparesi che nel 1999 è giunto a piedi accompagnato<br />
da un amico, o come un giovane cieco, che abbiamo<br />
incontrato la mattina di Natale alla Messa so-<br />
lenne e al quale la fidanzata descriveva i movimenti<br />
di quel grande (60<br />
chilogrammi) turibolo,<br />
che qui<br />
chiamano «botafumero».<br />
Sono due i<br />
«luoghi» e i «momenti»<br />
cruciali —<br />
per così dire —<br />
del santuario e<br />
del pellegrino, tralasciando<br />
altre<br />
particolarità pur<br />
significative, come<br />
il canto gregoriano<br />
della «Messa<br />
degli Angeli» del<br />
giorno di Natale,<br />
o come i rintocchi<br />
grevi,lentie solenni<br />
delle campane<br />
che scandiscono i<br />
quarti d'ora e le<br />
ore, o come ancoraisuoni<br />
che l'organo<br />
«romantico»<br />
(XVII-XVIII secolo)<br />
diffonde attraverso<br />
le sue cinquemila<br />
canne.<br />
Ilprimo: al centro<br />
dell'ingresso<br />
della cattedrale la<br />
colonna marmo-<br />
rea di Maestro Mateo (progettista principe dell'edificio,<br />
nella seconda metà del XII secolo), stupenda per<br />
decorazione del capitello e intarsi, reca profondi i segni<br />
di una fede che viene da lontano. E questi «segni»<br />
sono le impronte delle dita della mano destra che i<br />
devoti da secoli e secoli hanno appoggiato (e continuano<br />
ad appoggiare) come primo gesto di pietà.<br />
E l'altro «luogo» (e «momento») è rappresentato dalla<br />
tomba dell'Apostolo Giacomo, al centro dell'abside,<br />
sovrastata da un busto del medesimo santo ricoperto<br />
d'argento.<br />
Dopo essersi genuflessi davanti al sepolcro, i pellegrini<br />
raggiungono, salendo una scaletta, la statua. E<br />
ancora oggi, come da secoli avviene, accompagnano il<br />
gesto dell'abbraccio della statua stessa con quella invocazione,<br />
così insolita nelle preghiere ai santi, ma<br />
così eloquente e significativa: «Amico, raccomandami<br />
a Dio»... Nella sua semplicità di espressione essa è<br />
sintesi di tanti sentimenti, convincimenti... e di tanti<br />
chilometri percorsi: di dolori e di pianti, di fede e di<br />
speranza di milioni e milioni di pellegrini, che a Dio<br />
— tramite Santiago — hanno chiesto, o reso, grazia.<br />
È morto il poeta<br />
Gregory Corso<br />
Il poeta Gregory Corso è<br />
morto giovedì 18 in un ospedale<br />
di Minneapolis (Minnesota) all'età<br />
di 70 anni. Corso era stato<br />
il fondatore, con Allen Ginsberg,<br />
William Burroghs e Lawrence<br />
Ferlinghetti, della letteratura<br />
Beat nell'America degli<br />
Anni Cinquanta.<br />
Era nato a New York nel 1930<br />
ed aveva avuto un'infanzia e<br />
un'adolescenza segnate dall'abbandono<br />
e dall'internamento nel<br />
riformatorio.<br />
Durante il periodo di detenzione<br />
Corso si era avvicinato<br />
alla letteratura, leggendo i testi<br />
dei maggiori autori dell'800. Negli<br />
Anni Cinquanta conobbe Allen<br />
Ginsberg che lo introdusse<br />
nel «mondo» Beat. Le sue poesie<br />
sono caratterizzate dalla polemica<br />
contro ogni forma di<br />
convenzione sociale, a volte mitigata<br />
dalla nostalgia e dalla tristezza.<br />
Fra le sue raccolte poetiche<br />
ricordiamo «La bomba» (1958) e<br />
«Lunga vita all'uomo» (1962).