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.<br />

PAGINA<br />

La manifestazione del Signore a tutte<br />

le genti — in particolare ai Magi e durante<br />

il battesimo al Giordano — per far<br />

conoscere la salvezza donata da Dio, è<br />

stato il tema centrale della liturgia della<br />

Parola che ha caratterizzato la «Celebrazione<br />

di chiusura del grande Giubileo»,<br />

il 5 gennaio nel Duomo di Milano. La liturgia<br />

ricca di testi biblici è prevista dal<br />

Rito ambrosiano per i primi Vespri dell'Epifania<br />

— e l'Eucaristia in questo caso<br />

è celebrata «infra Vesperas» —; una<br />

Santa Messa, quindi, che ha contribuito<br />

a mettere in luce il significato dell'Anno<br />

Santo appena concluso e della Solennità<br />

imminente: momenti di annuncio e<br />

ascolto straordinari della Parola di Dio,<br />

di conversione e carità, di accoglienza<br />

della Grazia nei sacramenti della Penitenza<br />

e dell'Eucaristia. Lo ha sottolineato<br />

con decisione l'Arcivescovo di Milano,<br />

Cardinale Carlo Maria Martini, che<br />

ha detto fra l'altro: «Sarebbe bello poter<br />

approfondire queste letture. Ma ci limitiamo<br />

a dire che la manifestazione dell'amore<br />

di Dio per noi, che rifulge nei<br />

misteri del Natale e dell'Epifania, è avvenuta<br />

ai nostri occhi anche nell'anno<br />

trascorso con il dono del Grande Giubileo».<br />

L'Arcivescovo ha incominciato la celebrazione<br />

con una solenne processione<br />

dall'altare di san Giovanni Bono ed ha<br />

fatto sosta presso la porta della Cattedrale,<br />

che è stata chiusa, come previsto,<br />

a conclusione dell'Anno Santo in diocesi.<br />

Il Duomo ha registrato un'affluenza<br />

eccezionale, stimabile in oltre seimila<br />

persone. La liturgia della Parola, come<br />

già detto, era ricca di brani: la profezia<br />

di Balaam (Num. 24, 15-25a), il rapimento<br />

in cielo di Elia (2Re 2, 1-12), una<br />

visione messianica di Isaia (Is. 49, 8-13),<br />

un episodio con protagonista Eliseo (2Re<br />

6, 1-7), l'esperienza di Dio misericordioso<br />

narrata da Paolo a Tito (Tt. 3, 3-7) ed<br />

infine il Battesimo di Gesù nel racconto<br />

di Matteo (Mt. 3, 13-17). Essendo tanti<br />

gli spunti di riflessione, il Porporato ha<br />

voluto ricordare alcune date particolarmente<br />

significative del Giubileo; e ciò in<br />

considerazione anche dell'attesa del<br />

«prossimo documento del Papa che, a<br />

partire dalla sua omelia di domani, ci<br />

aiuterà a valutare a fondo quanto è avvenuto».<br />

Ecco, dunque, le sette date, scelte dal<br />

Cardinale Martini «come sette icone o<br />

momenti simbolici... da cui emerge anche<br />

una immagine di Chiesa rinnovata<br />

dal Giubileo»: il 12 marzo, prima domenica<br />

di Quaresima, con il gesto della<br />

«purificazione della memoria»; i viaggi<br />

del Papa in Terra Santa, «alle sorgenti<br />

della Rivelazione»; il 7 maggio, con la<br />

commemorazione dei nuovi martiri in<br />

un'ottica ecumenica; il 9 luglio, con il<br />

Giubileo nelle carceri; le giornate mondiali<br />

della gioventù in agosto; il 4 novembre,<br />

con il pellegrinaggio dei ventimila<br />

di Milano a Roma e la Messa in rito<br />

ambrosiano in Piazza San Pietro; infine,<br />

una serie di date più che una sola,<br />

quelle delle canonizzazioni di moltissimi<br />

santi e martiri, a simbolo delle quali<br />

l'Arcivescovo ha voluto citare quella del<br />

beato Giovanni XXIII, «che è bello ricordare<br />

qui in questo Duomo nel quale<br />

egli tenne tra l'altro l'omelia funebre per<br />

il Cardinale Schuster»; ha commentato<br />

qui il Cardinale Martini: «Un santo che<br />

parlava di un altro santo!».<br />

Alle sette «icone» il Porporato ha accostato<br />

altrettanti volti di comunità cristiana<br />

rinnovata: «una Chiesa che sa dire<br />

col Papa “io chiedo perdono”, che sa<br />

di essere santa ma anche sempre bisognosa<br />

di purificazione»; «un popolo che<br />

ricorda le sue origini» e si specchia «nell'acqua<br />

limpida delle Scritture»; «una<br />

Chiesa che è pronta a giocarsi la vita<br />

per il Vangelo», anche con un'attenzione<br />

ecumenica; «una Chiesa capace di<br />

misericordia»; «una Chiesa che ascolta e<br />

valorizza i giovani»; «la nostra fedeltà al<br />

Papa e alla comunione di tutte le Chiese<br />

particolari»; «siamo discendenza di santi:<br />

la santità è ancora attuale!».<br />

Venerdì, 5 gennaio nella Cattedrale di<br />

Salerno da S.E. Rev.ma Mons. Gerardo<br />

Pierro, Arcivescovo Metropolita, è stato<br />

solennemente chiuso l'Anno Giubilare,<br />

con la partecipazione dei parroci, dei religiosi,<br />

delle religiose, dei laici consacrati<br />

e di numerosi fedeli provenienti dalle diverse<br />

zone della diocesi.<br />

La celebrazione è iniziata con la «statio»<br />

presso la chiesa di s. Agostino, da<br />

dove è partita la processione, che percorrendo<br />

via Duomo ha raggiunto la<br />

Cattedrale, dopo la chiusura della Porta<br />

santa e dopo che la folla di fedeli ha<br />

raggiunto il posto ad essa riservato sono<br />

state proclamate le letture della Solennità<br />

dell'Epifania.<br />

All'Omelia, accolta con attenzione e<br />

in religioso silenzio, il Pastore della<br />

Chiesa di Dio che è in Salerno-Campagna-Acerno<br />

ha tracciato il bilancio di<br />

questo Anno Giubilare, che si è rivelato<br />

come uno straordinario anno di grazia e<br />

di perdono, carico di eventi che rimarranno<br />

perennemente scolpiti nella memoria<br />

di tutti i fedeli di Cristo, riscoprendo<br />

come unico Salvatore ieri, oggi<br />

e sempre.<br />

Il bilancio dell'Anno Santo è stato<br />

l'occasione per Mons. Pierro sia per ribadire,<br />

a nome di tutti i fedeli, l'amore<br />

alla Chiesa, madre dei redenti, che essa<br />

continuamente rigenera mediante i sa-<br />

6 .<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 10 Gennaio 2001<br />

Chiusura della Porta Santa<br />

nelle diocesi italiane<br />

MILANO TORINO<br />

A queste riflessioni il Porporato ha<br />

fatto seguire il rendimento di grazie al<br />

Signore, per i tanti doni di quest'Anno<br />

Santo, compresi i pellegrinaggi organizzati<br />

da parrocchie e gruppi. Il «grazie»<br />

si è poi esteso a tutti coloro che hanno<br />

in qualsiasi modo collaborato alle iniziative<br />

giubilari, fra cui i circa mille volontari<br />

ambrosiani a Roma. A tale proposito<br />

va notato che sono state programmate<br />

delle iniziative, rivolte a questi collaboratori<br />

ma aperte anche ad altri, per<br />

valorizzare in futuro queste «energie<br />

preziose».<br />

L'Arcivescovo ha ringraziato pure i<br />

responsabili delle ventitré chiese giubilari<br />

della diocesi — presenti quali concelebranti<br />

—, ai quali ha consegnato un lezionario<br />

artistico, «come stimolo a proseguire<br />

nello spirito evangelico del Giubileo».<br />

Un altro «fatto provvidenziale» —<br />

come l'ha definito il Porporato — è consistito<br />

nella inaugurazione dopo la Messa,<br />

proprio alla chiusura dell'Anno Santo,<br />

di una lapide che ricorda i quarantasette<br />

sinodi diocesani tenuti dal tempo<br />

di san Carlo, fino all'ultimo del 1995. «È<br />

bello richiamare questi eventi — ha<br />

commentato il Cardinal Martini — anche<br />

perché il nostro ultimo sinodo è stato<br />

di fatto il primo passo preparatorio al<br />

grande Giubileo». Ulteriore motivo di<br />

gratitudine e di gioia è stata la partecipazione<br />

alla stessa Eucaristia di un Vescovo<br />

neoeletto, S. E. Monsignor Carlo<br />

Ghidelli, della diocesi di Crema, sinora<br />

Assistente generale dell'Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore e che tra pochi<br />

giorni sarà ordinato Vescovo di Lanciano<br />

e Ortona. «Vorrei dirgli il nostro grazie<br />

— ha aggiunto il Cardinale Martini<br />

— perché nel suo incarico ha sempre favorito<br />

la comunione e la collaborazione<br />

con la Chiesa locale di Milano». E qui<br />

aggiungiamo che, insieme con il Cardinale,<br />

gli altri sacerdoti e il nuovo Presule,<br />

v'erano a concelebrare sette Vescovi<br />

Ausiliari di Milano.<br />

«Infine — ha concluso l'Arcivescovo<br />

— vorrei esprimere il grazie alla Madre<br />

di Gesù, alla Madonna del Sabato Santo,<br />

che ci ha ottenuto di vivere con fiducia<br />

e con gioia questo sabato del tempo<br />

che è stato il Grande Giubileo, e che ci<br />

accompagnerà nel millennio che inizia<br />

facendo scendere nei nostri cuori la triplice<br />

grazia della consolazione della<br />

mente, del cuore e della vita».<br />

Qualche nota ancora sull'Epifania,<br />

particolarmente sentita a Milano per la<br />

presenza delle reliquie dei santi Magi in<br />

sant'Eustorgio. Anche sabato 6 l'Arcivescovo<br />

ha presieduto una solenne Santa<br />

Messa in Duomo, tornando a fare alcuni<br />

accenni al Giubileo — ricordando in<br />

particolare il Papa che aveva appena<br />

chiuso la Porta Santa a Roma — e soffermandosi<br />

sui testi biblici del giorno.<br />

«Il Bambino adorato dai pastori è l'atteso...di<br />

tutte le genti, rappresentate in<br />

particolare dai magi che vengono dall'Oriente<br />

— ha detto fra l'altro il Porporato<br />

—. E san Paolo nella seconda lettura afferma<br />

che tutti siamo chiamati in Cristo<br />

Gesù ad essere partecipi delle promesse<br />

divine. Potremmo dire, in linguaggio<br />

contemporaneo, che il messaggio dell'Epifania<br />

è l'universalismo della fede e della<br />

salvezza; e, per usare una parola di<br />

Giovanni Paolo II, che il messaggio della<br />

Epifania è la «globalizzazione della solidarietà»:<br />

Dio opera perché l'umanità diventi<br />

una grande famiglia di famiglie di<br />

popoli, dove tutti sono redenti dal sangue<br />

del suo Figlio Gesù». «Come Vescovo<br />

— ha aggiunto — mi sento particolarmente<br />

legato a questo annuncio. Oggi<br />

infatti ricorre anche il ventunesimo anniversario<br />

della mia ordinazione episcopale:<br />

tre settimane di anni dedicati all'annuncio<br />

della misericordia di Dio per<br />

tutti gli uomini. Vi chiedo di aiutarmi a<br />

ringraziare il Signore per avermi chiamato<br />

a questo servizio che è stato ed è<br />

per me un grande dono».<br />

Parlando della prima lettura (Is. 60, 1-<br />

6), il Cardinal Martini si è soffermato<br />

sul fatto «che in mezzo alle tenebre il<br />

profeta vede, con commozione, che a<br />

Gerusalemme sta per spuntare la luce.<br />

Attratti da questa misteriosa luce che è<br />

Cristo, i popoli si incamminano verso<br />

Gerusalemme,...un simbolo universale, e<br />

la pace in quella terra, pace che invochiamo<br />

con tutto il cuore nella preghiera,<br />

ha valore di simbolo per la pace tra<br />

tutti i popoli».<br />

Per quanto riguarda il Vangelo (Mt. 2,<br />

1-12), «l'episodio dei magi vuol dirci che<br />

con Gesù diventa possibile il pellegrinaggio<br />

dei popoli verso il Padre di tutti» e<br />

che «è Dio che per primo ci cerca per<br />

insegnarci come cercarlo e trovarlo. ...<br />

La stella è simbolo della voce interiore<br />

che viene dallo Spirito di Dio». Erode,<br />

gli abitanti e i dottori non danno retta<br />

alla voce del cuore, i magi invece credono<br />

alla Parola scritta per mezzo del profeta.<br />

Possiamo cogliere, qui, che «la fede<br />

è un dono e insieme una conquista,<br />

una ricerca che non finisce mai. La festa<br />

dell'Epifania ci richiama così a una<br />

verifica della nostra fede e del nostro<br />

cammino verso la pienezza dell'incontro<br />

con Dio in Gesù».<br />

Tra i fedeli, assiepati nel Duomo di<br />

Milano, cerchiamo intanto qualche testimonianza,<br />

mentre la Celebrazione di<br />

chiusura del grande Giubileo — circa<br />

due ore e mezza di intensa preghiera —<br />

è quasi al termine. «Sono una volontaria<br />

del Giubileo, e proprio l'incontro con<br />

volontari e persone di ogni età, condizione<br />

ed esperienza, mi ha permesso di<br />

capire come il suo tema fosse aperto a<br />

tutti» ci dice Carla Rossi, 37 anni, della<br />

parrocchia milanese di San Leone Magno<br />

in Lambrate.<br />

Due coniugi abbastanza giovani assistono<br />

alla Messa con una bambina al<br />

fianco ed un'altra, piccolina, in braccio:<br />

«Si chiama Benedetta, è nata ed è stata<br />

battezzata proprio in quest'anno giubilare»<br />

spiegano con un sorriso Domenico e<br />

Giovanna, residenti in Milano.<br />

ALBERTO MANZONI<br />

Vogliamo stasera esprimere intensa<br />

gratitudine anche a coloro che, con<br />

multiforme responsabilità progettuale e<br />

operativa, hanno contribuito a rendere<br />

possibile un'esperienza religiosa di così<br />

alto valore. In tal modo, essi si sono fatti,<br />

per usare una parola di san Paolo,<br />

«collaboratori della nostra gioia» (cfr 1<br />

Cor 1, 24).<br />

Naturalmente il nostro pensiero affettuoso<br />

e ammirato va in primo luogo al<br />

Papa Giovanni Paolo II, che del prodigioso<br />

evento giubilare è stato l'animatore<br />

geniale e l'infaticabile protagonista.<br />

* * *<br />

Domandiamoci adesso: quali sono stati<br />

i sentimenti primi e determinanti che<br />

hanno mosso il popolo cristiano ad accogliere<br />

con tanto favore l'invito del<br />

Giubileo?<br />

Credo si possa fondatamente rispondere:<br />

c'è stata prima di tutto una «riscoperta»<br />

del Signore Gesù, il Festeggiato<br />

del fatidico «Anno Duemila», della sua<br />

centralità nella determinazione del destino<br />

umano, dell'unicità e della necessità<br />

per tutti della sua azione redentrice; e<br />

c'è stata altresì una ritrovata fiducia nella<br />

Chiesa, Sposa fedele e intemerata di<br />

Cristo, e nella sua sollecitudine intelligente<br />

e amorosa per noi.<br />

Il grado di consapevolezza di questi<br />

due motivi ispiratori non era certo identico<br />

in tutti. In molti, queste due certezze<br />

erano confuse e psicologicamente latenti.<br />

Ma è indubbio che chi si è arreso<br />

al richiamo dell'Anno Santo, si è almeno<br />

implicitamente persuaso, contro ogni<br />

irenico relativismo, che «uno solo è Dio<br />

e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini,<br />

l'uomo Cristo Gesù, che ha dato<br />

se stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,<br />

5-6); e nessun dialogo interreligioso —<br />

BOLOGNA<br />

cassaforte del nostro cuore e della nostra<br />

coscienza: il senso del “camminare”<br />

verso la salvezza, come è accaduto lungo<br />

l'anno appena trascorso a Roma e a<br />

Torino per la Sindone; il senso dell'incontro<br />

con il Signore Gesù, unica porta<br />

di salvezza. Dobbiamo conservare nel<br />

cuore l'impegno di vivere con il Signore<br />

Gesù, con Lui, in Lui e per Lui, perché<br />

questo che ha costituito l'esperienza forte<br />

del Giubileo deve ora diventare stile<br />

di vita». E infine, terzo dono del Giubileo,<br />

«il fascino della riconciliazione<br />

(...) Quella che Dio ha offerto a noi anche<br />

con l'indulgenza dell'Anno Santo e<br />

quella che noi dobbiamo comunicare ai<br />

tutti».<br />

In conclusione Mons. Poletto ha voluto<br />

esprimere «un doveroso rendimento<br />

di grazie al Santo Padre, Giovanni Paolo<br />

II. In questo anno straordinario è stato<br />

Lui la guida instancabile della Chiesa<br />

universale e dell'umanità. I suoi gesti<br />

profetici, la purificazione della memoria<br />

con la richiesta di perdono, il suo pellegrinaggio<br />

in Terra Santa, i Giubilei delle<br />

diverse categorie di persone, la sua instancabile<br />

presenza continua tra i pellegrini<br />

dimostrano la sua volontà indomita<br />

e ce lo fanno vedere come il nuovo Mosè<br />

che guida l'umanità attraverso i deserti<br />

e le fatiche che ogni giorno i popoli<br />

e le nazioni devono affrontare donando<br />

la certezza che solo con Cristo si potrà<br />

giungere alla terra promessa. Il Signore<br />

doni al nostro Santo Padre copiose grazie<br />

di conforto e consolazione, lo sostenga<br />

nella salute fisica e lo ricompensi per<br />

il dono che attraverso di lui la Chiesa ha<br />

ricevuto in questo grande Giubileo del<br />

2000».<br />

Oltre ai due pellegrinaggi ufficiali, i<br />

fedeli torinesi hanno partecipato numerosissimi<br />

ad altri viaggi giubilari a Roma;<br />

la sola Opera diocesana Pellegrinaggi<br />

ha organizzato, nel corso del 2000,<br />

varie forme di itinerario e accoglienza<br />

per oltre 50 mila persone provenienti<br />

dalla sola diocesi di Torino.<br />

per quanto auspicabile, come segno e<br />

prova del rispetto e dell'interesse doveroso<br />

nei confronti di ogni errante che è<br />

sincero e in buona fede — può neppur<br />

lontamente insidiare questa verità comunicataci<br />

dalla divina Rivelazione.<br />

Ed è altresì indubbio che chi ha corrisposto<br />

cordialmente alla voce materna<br />

che lo invogliava a mettersi sulla strada<br />

della conversione e del rinnovamento,<br />

implicitamente riconosceva che — nonostante<br />

il discredito e i giudizi malevoli,<br />

sparsi e ossessivamente propagandati<br />

dalla cultura mondana dominante —<br />

nella sfilata dei secoli non è apparsa mai<br />

realtà più nobile, più ricca di senso, più<br />

affidabile, più consolante per l'uomo,<br />

della «nazione santa» (cfr 1 Pt 2, 9) che<br />

il Signore «si è acquistata col suo sangue»<br />

(cfr At 20, 28). E così abbiamo capito<br />

che non c'è sotto il sole fortuna più<br />

grande di quella di abitare «nella casa di<br />

Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna<br />

e sostegno della verità» (cfr 1 Tm<br />

3, 15), come ancora una volta ci insegna<br />

san Paolo.<br />

* * *<br />

Dopo quest'anno di grazia, «che cosa<br />

dobbiamo fare, fratelli?» (cfr At 2, 37).<br />

Che cosa deve fare questa famiglia di<br />

credenti, che è singolarmente cresciuta<br />

nella conoscenza salvifica del Signore<br />

Gesù, della sua imparagonabile bellezza<br />

e della bellezza riflessa e partecipata del<br />

suo «mistico Corpo», se non ripartire<br />

con un impeto nuovo nell'impresa di annunciare<br />

a ogni uomo l'unico Salvatore<br />

del mondo e il suo Regno; quel «Regno»<br />

che già ora vive mistericamente nella<br />

sua Chiesa (cfr Lumen gentium 3)?<br />

Non per caso, ma per una sapiente<br />

disposizione del Padre questa conclusione<br />

dell'Anno Santo si colloca entro la fe-<br />

SALERNO-CAMPAGNA-ACERNO CITTÀ DI CASTELLO<br />

cramenti, sia per riaffermare l'amore e<br />

la filiale devozione al Santo Padre, sia<br />

per rinnovare l'amore a Maria, che quale<br />

Madre provvida ci accompagna nel<br />

nostro pellegrinare, e, per noi salernitani,<br />

per esprimere un amore particolare<br />

verso l'Apostolo ed evangelista s. Matteo<br />

che ancora innalza il suo Vangelo e ce<br />

lo indica come guida per il nostro essere<br />

Chiesa di fronte alle sfide del III millennio.<br />

Durante la celebrazione del Grande<br />

Giubileo è stato possibile alla Chiesa salernitana<br />

riscoprire le proprie radici e rivalutare<br />

il tempo come kairos, cioè tempo<br />

di grazia, da ciò l'impegno a continuare<br />

nel cammino intrapreso seguendo<br />

quanto il Santo Padre ci indica con il<br />

suo magistero.<br />

Per essere ancora più concreti l'Arcivescovo<br />

ha detto tra l'altro: «Per questo<br />

è stato indetto l'Anno Eucaristico, per<br />

sottolineare non solo il fatto che il Cristo<br />

Signore, che noi abbiamo, nel bimillenario<br />

della nascita, celebrato appartiene<br />

alla Storia e agli uomini, ma abbiamo<br />

anche voluto così significare che il<br />

Signore è sempre presente nella comunità<br />

credente, perché vive in mezzo a noi<br />

nel sacramento del suo amore, segno di<br />

unità, vincolo di carità: l'Eucaristia».<br />

Gesù Eucaristia sarà il punto focale<br />

verso cui convergerà la nostra attenzione<br />

in questo anno. Il centro della nostra<br />

Nel pomeriggio del Natale del 1999<br />

abbiamo fiduciosamente aperto, nella<br />

sua proposta bolognese e secondo il programma<br />

diocesano, l'Anno Santo straordinario<br />

del bimillenario di Gesù. Adesso,<br />

con questa anticipata celebrazione della<br />

solennità dell'Epifanìa, gioiosamente lo<br />

concludiamo.<br />

Il nostro animo è colmo di letizia e di<br />

riconoscenza per la grande effusione di<br />

grazia che in questi dodici mesi ha arricchito,<br />

anche nella nostra terra, «il<br />

popolo che Dio si è acquistato» (cfr 1Pt<br />

2, 9).<br />

Questa cattedrale ha visto un concorso<br />

di fedeli che nella consistenza numerica<br />

e nella esemplare partecipazione alla<br />

preghiera corale, ai riti prescritti, ai<br />

sacramenti, alla liturgia eucaristica, ha<br />

superato ogni più favorevole previsione.<br />

I vicariati, le parrocchie, gli istituti, le<br />

varie aggregazioni, le più diverse categorie<br />

di persone, settimana dopo settimana,<br />

hanno affollato questo tempio che è<br />

il cuore della nostra vita ecclesiale; e<br />

tutti mantenendosi nell'atteggiamento<br />

umile e pio di pellegrini ben consapevoli<br />

dell'eccezionale pregio soprannaturale<br />

del loro gesto.<br />

Di tutto ciò rendiamo grazie al «Padre<br />

della luce», da cui discende «ogni buon<br />

regalo e ogni dono perfetto» (cfr Gc 1,<br />

17). Rendiamo grazie al Figlio suo unigenito,<br />

coeterno a lui e consostanziale,<br />

che entrando duemila anni fa nella vicenda<br />

umana è divenuto il Signore irrecusabile<br />

della storia e dei cuori. Rendiamo<br />

grazie allo Spirito Paràclito, dono<br />

inesausto del Risorto, che con eccezionale<br />

copiosità nell'anno trascorso ha illuminato<br />

le menti e ha raggiunto le coscienze,<br />

incitandole al bene e rasserenandole.<br />

vita spirituale, delle nostre comunità,<br />

della nostra società. Ad una società<br />

smarrita l'Eucaristia propone come valori<br />

fondamentali l'Amore a Dio e l'amore<br />

ai fratelli, la condivisione, a civiltà dell'amore,<br />

della solidarietà e della pace,<br />

della giustizia e dell'autentico progresso<br />

che per essere tale deve sostanziarsi di<br />

quelle realtà e di quei valori che rendono<br />

alta e nobile la dignità umana.<br />

La preghiera dei fedeli è stata proclamata<br />

da cinque ragazzi, in rappresentanza<br />

di quell'infanzia missionaria, che il<br />

6 gennaio è solita incontrarsi con il proprio<br />

Pastore e offrire il frutto dei suoi<br />

sacrifici a favore dei coetanei in terra di<br />

missione.<br />

Al termine della celebrazione, da parte<br />

del Cancelliere arcivescovile, don Pietro<br />

Rescigno, è stato letto il Decreto<br />

d'indizione dell'Anno Eucaristico.<br />

Nel rendere grazie a Dio, per tutti i<br />

benefici elargiti nel corso del Giubileo<br />

dell'anno 2000, la fiducia e la speranza è<br />

che, anche grazie all'anno eucaristico,<br />

abbondanti grazie saranno elargite dalla<br />

SS. Trinità che faranno crescere la Chiesa<br />

salernitana e la faranno essere quel<br />

segno di comunione con Dio e dell'unità<br />

di tutto il genere umano.<br />

CLAUDIO RAIMONDO<br />

Sotto il segno della Sindone, ma non<br />

solo: l'Anno Santo torinese è un «dono»<br />

i cui frutti vanno custoditi, e resi ulteriormente<br />

fecondi: Mons. Severino Poletto,<br />

Arcivescovo di Torino, ha concluso<br />

il Giubileo della diocesi di San Massimo<br />

con una solenne Concelebrazione<br />

Eucaristica nel pomeriggio di venerdì 5,<br />

nella Cattedrale che da Natale è di nuovo<br />

pienamente agibile, dopo la sistemazione<br />

definitiva della Sindone nella nuova<br />

teca.<br />

Nell'omelia Mons. Poletto ha invitato<br />

prima di tutto al «rendimento di grazie<br />

per tutta la ricchezza straordinaria di<br />

grazia che ha riversato sulla Chiesa e<br />

sull'umanità durante questo Giubileo del<br />

2000». Ha poi subito sottolineato il forte<br />

legame tra il Giubileo vissuto e celebrato<br />

a Torino e l'ostensione della Sindone,<br />

che il Papa volle direttamente collegata<br />

al Giubileo. L'ostensione del Giubileo ha<br />

portato in Duomo oltre un milione di<br />

persone. La cappella dell'adorazione, costruita<br />

nel cuore di Torino, Piazzetta<br />

Reale, ha ospitato il Santissimo per 72<br />

giorni, e non è mai rimasta vuota; così<br />

pure la «penitenzieria», il grande confessionale<br />

allestito sempre in Piazzetta Reale,<br />

che ha accolto penitenti da tutto il<br />

mondo. Alla Sindone sono venuti pellegrini<br />

da 70 Paesi di tutto il mondo, compresa<br />

la Cina.<br />

Nell'omelia Mons. Poletto ha però voluto<br />

ricordare anche la partecipazione<br />

torinese ai grandi avvenimenti celebrati<br />

a Roma con il Santo Padre, ad esempio<br />

i Giubilei delle diverse categorie di persone,<br />

la Giornata mondiale della Gioventù,<br />

«i nostri due pellegrinaggi diocesani<br />

oppure il grande evento della canonizzazione<br />

di un nostro sacerdote torinese, il<br />

salesiano don Callisto Caravario, martirizzato<br />

in Cina e proclamato santo dal<br />

Papa il 1° ottobre scorso».<br />

Ci sono, ha detto ancora l'Arcivescovo,<br />

«tre doni particolari che ci ha offerto<br />

il Giubileo e che devono diventare un<br />

tesoro permanente da custodire nella<br />

Il Vescovo di Città di Castello ha<br />

chiuso l'Anno Santo in diocesi nel pomeriggio<br />

di venerdì 5 gennaio con una<br />

solenne liturgia, iniziata nel santuario<br />

della Madonna delle Grazie, proseguita<br />

con la processione verso la Cattedrale,<br />

culminata con la Celebrazione Eucaristica<br />

in Duomo.<br />

Alla presenza di tantissime persone e<br />

delle numerose confraternite della diocesi<br />

la liturgia di chiusura del Giubileo è<br />

iniziata dal santuario dove si venera la<br />

patrona principale di Città di Castello<br />

verso Gesù Cristo, unico Salvatore del<br />

mondo ieri, oggi e sempre.<br />

In Cattedrale Mons. Pellegrino Tomaso<br />

Ronchi ha presieduto la Concelebrazione<br />

Eucaristica dell'Epifania del Signore<br />

assieme ai sacerdoti e diaconi della<br />

diocesi. Prendendo spunto dalle letture<br />

proposte dalla liturgia il Vescovo ha detto<br />

che come Maria presenta Gesù ai<br />

Magi, così la Chiesa presenta il Redentore<br />

a tutte le generazioni, a tutti i popoli,<br />

fino agli estremi confini della terra e fino<br />

alla consumazione dei secoli. Per<br />

questo motivo — ha aggiunto Mons.<br />

Ronchi — «è necessario allargare il presepio.<br />

Per quanto possa essere grande,<br />

esso si rivela insufficiente. Occorre far<br />

posto a ospiti nuovi, imprevisti e a quelli,<br />

inaspettati, che arriveranno ancora<br />

da chissà dove».<br />

L'Epifania — ha ricordato il Vescovo<br />

— è come il segno del fatto che non è<br />

più Gerusalemme il centro del mondo;<br />

ma la persona di Gesù Cristo è il centro<br />

dell'uomo. «Tutta la terra è “luogo santo”<br />

ed il santuario è il cuore dell'uomo».<br />

Riflettendo sullo specifico della celebrazione,<br />

la chiusura in Diocesi dell'Anno<br />

Santo del Grande Giubileo, e sulla<br />

necessità di non disperdere i frutti di<br />

questo anno di grazia, Mons. Ronchi ha<br />

paragonato questi frutti con i doni offerti<br />

dai Magi a Gesù: l'oro, l'incenso, la<br />

mirra.<br />

«L'oro giubilare, che dobbiamo portare<br />

— ha detto il Vescovo — è una vita<br />

rinnovata dalla grazia, ricca di carità, in<br />

totale adesione al Vangelo di Cristo.<br />

L'incenso giubilare — ha proseguito il<br />

presule — è il coraggio di proclamare<br />

con la testimonianza della vita che Cristo<br />

è il Signore, il Vivente, che adoriamo<br />

e a cui incessantemente ci rivolgiamo<br />

con la preghiera di lode e di ringraziamento».<br />

Ogni persona offre la mirra giubilare<br />

quando unisce le proprie sofferenze con<br />

quelle del Signore.<br />

Accanto a questi doni Mons. Ronchi<br />

non ha dimenticato quello che ha caratterizzato<br />

l'attività pastorale di tutta la<br />

Il Giubileo torinese, inoltre, si è caratterizzato<br />

per la partecipazione diffusa alla<br />

campagna promossa dalla Conferenza<br />

episcopale italiana per la riduzione del<br />

debito estero dei Paesi poveri. Oltre alle<br />

azioni dirette di parrocchie e comunità,<br />

la diocesi stessa ha incluso la riduzione<br />

del debito fra gli impegni della «Quaresima<br />

di fraternità», che ogni anno raccoglie<br />

denaro e crea sensibilizzazione sui<br />

temi della cooperazione allo sviluppo e<br />

della fraternità missionaria fra le Chiese.<br />

Nella campagna dell'anno 2000 la voce<br />

della riduzione del debito è andata ad<br />

affiancare le tradizionali destinazioni degli<br />

aiuti (circa un miliardo) ai preti torinesi<br />

«fidei donum», ai religiosi missionari<br />

e ai progetti di sviluppo in Africa,<br />

Asia, America Latina.<br />

Un terzo fronte di impegno giubilare<br />

vissuto dalla Chiesa torinese nell'ambito<br />

del Giubileo ha riguardato un altro punto<br />

qualificante indicato dal Papa fin dalla<br />

Bolla di indizione: la «purificazione<br />

della memoria». All'inizio del ciclo di<br />

preparazione al Giubileo, il «triduo di<br />

anni» che ha portato alla celebrazione<br />

del terzo millennio cristiano, è stato proposto<br />

ai sacerdoti, ai religiosi, ai consacrati,<br />

ai laici della comunità cristiana torinese<br />

un gesto di riconciliazione da attuare<br />

«nel santuario della propria coscienza»,<br />

cui far seguire, non necessariamente<br />

in modo pubblico, atti precisi segnalanti<br />

un cambiamento di mentalità,<br />

una «conversione» nella direzione di una<br />

più autentica fraternità, sia fra i sacerdoti<br />

che fra i laici. Non si è trattato di<br />

un gesto puramente simbolico, ma di<br />

una proposta che «è andata nel profondo»,<br />

ricucendo strappi nelle coscienze e<br />

fra le persone. Altro significativo momento<br />

giubilare celebrato a Torino è<br />

stata la «Via Crucis» proposta alla città<br />

la sera del Venerdì Santo, 21 aprile<br />

2000.<br />

MARCO BONATTI<br />

sta dell'Epifanìa, che celebra la proclamazione<br />

di Cristo a tutte le genti e la rivelazione<br />

del suo mistero di salvezza a<br />

tutti i popoli della terra (cfr Prefazio della<br />

solennità).<br />

«Chi dobbiamo evangelizzare? La risposta<br />

ci viene da Gesù stesso: “Predicate<br />

il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,<br />

15). Siamo inclusi tutti: tutti noi cristiani,<br />

che nel nostro mondo interiore siamo<br />

ancora largamente pagani; e, senza<br />

alcuna eccezione, gli altri che, quando<br />

anche sembrano del tutto estranei alla<br />

fede, spesso ospitano in sé non poche<br />

scintille del fuoco evangelico (cfr Nota<br />

pastorale “Guai a me...” 12)».<br />

«A tutti siamo “debitori del Vangelo”.<br />

Il nostro compito di annunciatori non<br />

ha limiti. È intrinseco nella nostra condizione<br />

di cristiani che Gesù di Nazareth<br />

sia riconosciuto da tutti come il Figlio di<br />

Dio, il Salvatore del mondo, il Signore<br />

che è risorto ed è il principio di risurrezione...Nessun<br />

timore di essere accusati<br />

di proselitismo può raggelare il nostro<br />

slancio apostolico.<br />

«Il proselitismo, che noi fermamente<br />

respingiamo consiste nel non rispettare<br />

la libera autonomia delle persone a decidere<br />

o nel cedere alla tentazione di percorrere<br />

per cristianizzare le vie della<br />

violenza, dell'astuzia, delle indebite pressioni<br />

psicologiche. Noi possiamo e vogliamo<br />

contare soltanto, oltre che sulla<br />

grazia illuminante del Signore, sul fascino<br />

naturale che la verità immancabilmente<br />

possiede quando è efficacemente<br />

presentata e testimoniata dall'amore che<br />

da essaèsostenutoepromosso» (ib. 16).<br />

Ecco dunque la consegna che ci viene<br />

da questo indimenticabile Giubileo dell'anno<br />

2000: «Guai a noi, se non avremo<br />

evangelizzato!» (cfr 1 Cor 9, 6).<br />

comunità ecclesiale tifernate: la «Missione»<br />

che è stata preparata ed è iniziata in<br />

occasione del giubileo e che ha già dato<br />

frutti positivi.<br />

«È necessario non lasciare raffreddare<br />

questo entusiasmo — ha esortato il Vescovo».<br />

Per questo motivo Mons. Pellegrino<br />

Tomaso Ronchi ha consegnato alla<br />

Chiesa di Città di Castello il documento<br />

programmatico «Oltre la “Porta Santa”,<br />

la diocesi continua la sua missione»,<br />

frutto del lavoro dell'ultima Assemblea<br />

Ecclesiale dello scorso mese di ottobre.<br />

«Con questo documento — ha annotato<br />

il Vescovo — ho tracciato le linee<br />

principali che ci dovranno accompagnare<br />

nel nuovo anno pastorale». Concludendo<br />

l'omelia Mons. Ronchi ha ribadito<br />

che solo nella Chiesa Cristo oggi, si<br />

rende presente. ognuno di noi deve fare<br />

la sua parte, perché la Chiesa presenti<br />

un volto materno, accogliente. Che sia<br />

una grande scuola d'amore! Che sia una<br />

grande famiglia ove tutti si sentano accolti,<br />

amati ed imparino ad amare, a donare<br />

il meglio di sé!».<br />

La Celebrazione Eucaristica è stata<br />

animata dai canti della corale della Cattedrale<br />

«A.M. Abbatini» diretta da Alessandro<br />

Bianconi.<br />

FRANCESCO MARIUCCI

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