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ERZA T PAGINA .<br />

PAGINA<br />

3 .<br />

ELZEVIRO Cinquant'anni dalla morte del poeta<br />

«Chi vi ha insegnato<br />

le poesie di Trilussa?»<br />

LUIGI M. PERSONÈ<br />

In un capodanno di un abisso di anni<br />

fa, un mio professore di liceo, Fortunato<br />

Capuzzello, che mi usava molta benevolenza,<br />

mi fece dono di due libri di Trilussa,<br />

Favole romanesche e Ommini e<br />

bestie. Io non sapevo chi fosse Trilussa.<br />

Non lo avevo mai sentito nominare.<br />

Quel professore, dotto e assai aggiornato,<br />

studioso di Virgilio e traduttore<br />

delle Georgiche e delle Bucoliche, me lo<br />

spiegò. Mi disse che si trattava di un<br />

grande poeta in dialetto romanesco.<br />

Tanto eccelso che aveva innalzato il<br />

dialetto a dignità di lingua.<br />

Aveva guardato — egli mi disse — la<br />

realtà come un immenso palcoscenico<br />

sul quale agivano soprattutto le bestie:<br />

bestie che sembravano scimmiottare uomini;<br />

uomini che, a momenti, sentivano<br />

in sé qualcosa di bestiale.<br />

Capuzzello era bene informato su Trilussa,<br />

pseudonimo di Carlo Alberto Salustri,<br />

nato a Roma alla fine di dicembre<br />

del 1870.<br />

Come era avvenuta a Carlo Alberto<br />

Salustri la vocazione o l'ispirazione?<br />

Eh, la vita.<br />

La vita fa approdare ai più imprevisti<br />

traguardi, muovendo da recondite origini.<br />

Le origini di Carlo Alberto Salustri<br />

erano tutt'altro che liete. Aveva tre anni<br />

quando gli morì il padre che era di Albano<br />

Laziale. La mamma, Poldi, bolognese,<br />

si trovò nei guai.<br />

Al momento giusto mandò il figlio<br />

nelle Scuole delle Famiglie cristiane.<br />

Lì Carlo Alberto Salustri mostrò attitudine<br />

non solo allo studio ma anche al<br />

verseggiare.<br />

Lasciata quella scuola, con forte desiderio<br />

di apprendere, si diede alla lettura.<br />

Fu un robusto autodidatta, sempre<br />

con la smania di far poesie.<br />

Le poesie gli riuscivano come se qualcuno<br />

gliele dettasse dal didentro: e in<br />

una forma curiosa, strana.<br />

Per vivere, aveva trovato da collaborare<br />

a due giornali, il Rugantino e il<br />

Don Chisciotte. Faceva il cronista.<br />

Le cronache che scriveva in pubblico<br />

gli si trasformava in privato in versi.<br />

E quei versi, che egli veniva diffondendo,<br />

gli davano lo spunto per scoprire<br />

un imprevisto sottofondo della realtà<br />

umana: che gli faceva ricordare le bestie.<br />

Dài e dài, a furia di riflettere e di<br />

scoprire, finì con l'affezionarsi all'idea<br />

che fra uomini e bestie, nel prologo nello<br />

sviluppo e nell'epilogo, non ci fosse<br />

un'eccessiva differenza.<br />

Si trattava di punti di vista.<br />

Egli ebbe l'impressione di aver trovato<br />

il suo punto giusto. L'ebbe tanto che<br />

si mise a coltivarlo e scoprì che era vero,<br />

non fatuo; che poteva essere l'interprete<br />

di quella scoperta. La coltivò.<br />

L'approfondì. Ebbe successo.<br />

Così nacque Trilussa, il grande poeta<br />

romanesco.<br />

Queste furono le informazioni che mi<br />

dette Fortunato Capuzzello.<br />

Conseguii la licenza liceale. Andai a<br />

Bologna, per il primo corso d'università.<br />

A Bologna trovai un maestro di gran<br />

pregio, successo sulla cattedra a Giovanni<br />

Pascoli. Si chiamava Alfredo Galletti.<br />

Oltre che nell'università mi trovavo<br />

spesso con lui, la sera, in un Caffè di via<br />

dell'Indipendenza.<br />

Ci si rifugiava lì, perché le nostre case<br />

non erano riscaldate.<br />

Capitava che Alfredo Galletti, se era<br />

seduto accanto a me, mi usasse la benevolenza<br />

di parlare di cose letterarie e di<br />

personaggi contemporanei.<br />

Si discusse anche di Trilussa che egli<br />

ammirava fino al punto di considerarlo<br />

un classico.<br />

Il Porta, il Di Giacomo e Trilussa erano,<br />

per Alfredo Galletti, tre poeti dialettali<br />

che non avevano nulla da invidiare a<br />

quelli in lingua. Semmai, viceversa.<br />

In questo modo mi venne, secondo<br />

l'innata mania, l'idea di conoscere Trilussa<br />

a quattr'occhi. Un giorno mi trovavo<br />

a Roma. Negli anni Trenta.<br />

E se andassi a trovare Trilussa?<br />

Quando un'idea come questa mi faceva<br />

capolino, non c'era modo di liberarmene.<br />

Già. E come fo? Chi me lo presenta?<br />

Non avevo accanto Ugo Ojetti che in<br />

queste faccende fu per me sublime.<br />

No. Non vedevo nessuno adatto per<br />

quel mio desiderio.<br />

Riflettei un istante. Non faticai a sapere<br />

dove Trilussa abitasse.<br />

Andai immediatamente, spontaneamente,<br />

irresponsabilmente.<br />

Arrivato alla sua porta, non suonai un<br />

campanello. La spinsi. Si aprì.<br />

A propositodi quanto ha scritto<br />

un quotidiano — riportando<br />

una dichiarazione «da parte della<br />

RAI» — sulla nota «Che spettacolo!»,<br />

apparsa su L'Osservatore<br />

Romano dell'8-9 gennaio,<br />

vogliamo soltanto fare una precisazione.<br />

In questa pagina, in<br />

data 11-12 settembre 2000, abbiamo<br />

dedicato un dettagliato articolo<br />

alla trasmissione «Il Grande<br />

Fratello». Sorprende che<br />

qualcuno voglia far polemica<br />

ignorando anche la più elementare<br />

documentazione.<br />

Mi trovai in uno strano stanzone.<br />

C'era una scala che portava a un ballatoio.<br />

Non vidi nessuno. Un tavolo con<br />

tante fanfaluche. Mi feci sentire.<br />

Dissi, due e tre volte, buongiorno.<br />

Dal ballatoio si affacciò un omone.<br />

Capii che era Trilussa. Mi chiese: chi<br />

siete? Io gli risposi declamandogli una<br />

sua poesia.<br />

A mezzanotte in punto un vecchio ladro<br />

/ agnede ner castello abbandonato<br />

/ d'un principe romano decaduto: /<br />

provò a rubbà ma non trovò che un<br />

quadro / dove c'era dipinto un antenato<br />

/ vestito de velluto. /E, sia pe' la<br />

paura, sia che je tremasse la cannela, /<br />

Je parve de vedé che la figura / cercava<br />

de staccasse da la tela / e ar tempo<br />

stesso intese / la voce der pupazzo che<br />

je chiese: / Che fa de bello l'aristocrazzia?<br />

/ Dimme la verità, come se porta?<br />

/ Cià sempre li quattrini d'una vorta? /<br />

Cià sempre la medesima arbaggia? /<br />

Gran micragna, eccellenza! / rispose er<br />

ladro co' 'na riverenza. / L'ommini<br />

stanno ar verde, le signore / incroceno<br />

la razza ch'è un piacere! / La duchessa<br />

è scappata cor tenore / la marchesa ha<br />

sposato un brigadiere. / Però, in compenso<br />

un principe romano, / che v'è<br />

nipote, pijerà la fija / d'un ricco salumaro<br />

americano / che je paga li buffi<br />

de famija. / Così je schiafferà / tanto<br />

de stemma e tanto de corona / su le<br />

saraghe e su li baccalà. / Lo chiameranno<br />

er principe der pesce! / Che disonore<br />

— disse l'antenato: / doppo che<br />

Dio lo sa come ho rubbato / pe' faje un<br />

nome!... Quanto me rincresce.<br />

Finii. Quell'omone, affacciato alla balaustra,<br />

stava a sentirmi, come se si divertisse.<br />

Mormorò: Fra un momento<br />

scendo.<br />

Mi sorprese che stavo ad osservare le<br />

chincaglierie sparse qua e là.<br />

Tutto mi sembrava strano là dentro:<br />

anche l'uomo che mi abbordò con un<br />

«Voi chi siete? Un maestro di declamazione?».<br />

E poi: «Chi vi ha insegnato Trilussa?<br />

Insomma, che mestiere fate?».<br />

Queste parole furono il preludio di<br />

una conoscenza diventata amicizia fino<br />

alla morte, mezzo secolo fa.<br />

Tutte le volte che mi recavo a Roma,<br />

andavo a trovarlo. Si usciva insieme.<br />

In genere finivamo al Caffè Aragno.<br />

Senza proporselo, come se parlasse di<br />

cose ordinarie, Trilussa mi istruiva su di<br />

sé, sul suo modo di concepire la vita.<br />

Sempre senza proporselo, egli mi richiamava<br />

all'attenzione su questo e su<br />

quel personaggio che non conosceva,<br />

che vedeva per la prima volta, e di cui<br />

sembrava che sapesse vita e miracoli.<br />

Mostrava una fenomenale capacità di<br />

intuizione. Mi diceva: La vita è a due<br />

facce: una si vede; l'altra, no.<br />

È una fortuna che quest'altra non si<br />

veda. Si saprebbe, secondo l'intenzione<br />

del Padreterno, che gli uomini non sono<br />

come il Signore avrebbe voluto. Del resto,<br />

Dio ha dato agli uomini il libero arbitrio<br />

perché recitassero sul palcoscenico<br />

del mondo le loro commedie e le loro<br />

tragedie. Poi sarebbe venuto il momento<br />

di applaudirle o di fischiarle, dei<br />

premi e delle punizioni.<br />

La storia del palcoscenico, di cui mi<br />

servo quando mi capita, l'ho appresa da<br />

Trilussa. Lo confesso mentre ricordo il<br />

cinquantenario della sua scomparsa.<br />

Luigi Einaudi, presidente della Repubblica<br />

italiana, gli conferì la nomina di<br />

senatore a vita. Se ne andò a 79 anni.<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 10 Gennaio 2001<br />

L'oscuramento totale del nostro satellite visibile la sera del 9 gennaio: note scientifiche e aneddoti curiosi legati al fenomeno<br />

Quando Cristoforo Colombo «usò» un'eclissi di Luna per salvare il suo equipaggio<br />

MARIA MAGGI<br />

Una delle migliori eclissi di Luna degli<br />

ultimi tempi proprio all'inizio del ventunesimo<br />

secolo.Al momento in cui andiamoinstampasiamo<br />

ancora in attesa dell'eclissi<br />

la cui fase di totalità sarà visibile<br />

in tutta Europa e in gran parte dell'Asia<br />

e dell'Africa, mentre nella parte orientale<br />

delle Americhe e in Australia sarà osservabile<br />

solo la fase di penombra.<br />

Il fenomeno avrà luogo il 9 gennaio in<br />

orario molto comodo per l'osservazione,<br />

ossia in prima serata. Se le condizioni<br />

meteorologiche saranno favorevoli si vedrà<br />

la Luna entrare nella penombra alle<br />

18 e 45, ben dopo la scomparsa delle ultime<br />

luci del tramonto, e nell'ombra<br />

un'ora più tardi. L'inizio della totalità<br />

(ossia dell'ombra su tutta la superficie<br />

lunare) avverrà alle 20 e 50 e le tenebre<br />

sosteranno sulla Luna per 61 minuti. Poi<br />

avverrà il cammino inverso, in cui il nostro<br />

satellite attraverserà l'ombra e la<br />

penombra uscendone definitivamente<br />

quattro minuti prima di mezzanotte.<br />

Le eclissi di Sole sono certamente più<br />

spettacolari e ammirate, ma anche quelle<br />

di Luna possono offrire spunti notevoli<br />

per foto artistiche ed osservazioni in<br />

tutta calma, dato che la totalità dura a<br />

lungo. Inoltre la luminosità del disco lunare<br />

varia da un'eclissi a un'altra, il che<br />

dà la possibilità di realizzare riprese<br />

sempre diverse. Fotografare il disco lunare<br />

completamente eclissato in mezzo<br />

alle stelle è di grande effetto. Questa<br />

volta la Luna si troverà nel campo stel-<br />

Visita alle stazioni internazionali di ricerca sorte a Ny-Ålesund in prossimità del Polo Nord<br />

Nel chiarore della mezzanotte polare<br />

fra i ricordi delle missioni di Nobile ed Amundsen<br />

FRANCO PELLICCIONI<br />

Non avremmo mai pensato come potesse essere così<br />

faticoso camminare su uno spesso strato di neve,<br />

anche se solo per un chilometro, o poco più. Non eravamo<br />

dei «novellini» e in passato avevamo avuto<br />

esperienze simili. Eppure, nonostante fossimo dotati<br />

dell'equipaggiamento adatto, incontrammo molte difficoltà<br />

superate solo grazie a qualche rapida sosta, in<br />

modo da non intralciare più di tanto il cammino del<br />

piccolo drappello. Neanche a dire che gli altri fossero<br />

tutti più giovani di noi!<br />

Sarebbe un puro eufemismo definire come singolare<br />

o curiosa la situazione che vivemmo in quella<br />

«notte» del mese di maggio del 1997: fu anzi del tutto<br />

straordinaria! La mattina del giorno prima eravamo<br />

ancora a Roma, mentre in quel momento,<br />

a pochissime ore di distanza,<br />

lasciavamo a piedi l'insediamento umano<br />

più a Nord di tutto il mondo. Eravamo<br />

praticamente «a due passi» dal<br />

Polo Nord!<br />

Il nostro gruppo, dopo aver sostato in<br />

itinere ad Oslo, dove eravamo arrivati<br />

via Parigi, nel primo pomeriggio di<br />

quel giorno era giunto nelle artiche isole<br />

Svalbard, a Ny-Ålesund, via Troms¢<br />

e Longyearbyen.<br />

Dopo una sosta per l'indispensabile<br />

cena (il tempo che avremmo avuto<br />

complessivamente a disposizione per<br />

quel balzo fino al Polo non sarebbe stato<br />

poi molto: cinque giorni, compresi<br />

due di viaggio), avevamo chiesto al nostro<br />

cortese ospite di poter fare subito<br />

una full immersion nella splendida natura<br />

che ci circondava, anche se, considerata<br />

l'alta latitudine, il periodo del-<br />

l'anno e la velocità del vento, la tempe-<br />

ratura all'esterno sarebbe dovuta essere (e lo fu) assai<br />

bassa: -20. Inoltre era quasi mezzanotte.<br />

Anche se non vedemmo il sole, poiché celato da nuvole<br />

costantemente basse e dalla foschia, potemmo fare<br />

a meno di torce o quant'altro, poiché già c'era luce<br />

24 ore su 24. Quindi, assieme ad alcuni tra gli scienziati<br />

del CNR presenti e ai giornalisti, uscimmo, e<br />

non solo per un'immersione d'emblée nella stupenda<br />

natura artica: il fiordo presentava icebergs e pezzi di<br />

banchisa alla deriva, mentre montagne e ghiacciai<br />

erano tutti intorno a noi.<br />

Accompagnati dal responsabile della nostra base di<br />

ricerca e da un suo collega, rigorosamente armato di<br />

fucile (si può essere attaccati da qualche orso polare<br />

affamato), ci incamminammo, infatti, verso la Storia,<br />

la Grande Storia delle Esplorazioni Italiane. D'altronde,<br />

la base che il giorno dopo assieme alle autorità<br />

italiane e a quelle norvegesi avremmo ufficialmente<br />

inaugurato, non si sarebbe chiamata, appunto, Dirigibile<br />

Italia, ad imperituro ricordo dell'impresa, poi tragicamente<br />

conclusasi sul pack, del generale Nobile?<br />

In quella «particolare» notte, inondata dalla luce<br />

del giorno polare, ci dirigemmo proprio verso il pilone<br />

d'attracco del dirigibile Italia che, in precedenza,<br />

era anche stato quello del Norge di Nobile, Amundsen<br />

ed Ellsworth. Andammo ancora oltre, fino al<br />

monumento ai caduti dell'Italia, anche se poi il giorno<br />

dopo vi saremmo ritornati per portare una corona<br />

di fiori nel corso delle manifestazioni ufficiali.<br />

Passammo accanto a ciò che restava di una passata<br />

attività mineraria: un deposito di scorie, un binario,<br />

un vecchio ponticello in legno, l'antico cimitero...<br />

Fino a che il panorama, nonostante il persistere di foschia<br />

e basse nuvolaglie, si aprì tutto intorno a noi.<br />

Tanto da vedere i bordi illuminati della pista aerea,<br />

la vicina immensa parabola del radiotelescopio norvegese,<br />

i contorni dell'intero fiordo...<br />

In quei lunghi momenti eravamo estremamente<br />

emozionati e, perché no, soddisfatti, di ciò che stavamo<br />

«raccogliendo» dopo tanti anni di duro (e oscuro)<br />

lavoro scientifico. Non solo perché eravamo finalmente<br />

a Ny-Ålesund, località che non avevamo potuto visitare<br />

tre anni prima, ma soprattutto perché avevamo<br />

dato anche noi un modesto contributo affinché fosse<br />

realizzata una base di ricerca al Polo Nord: dapprima,<br />

grazie alle favorevoli ripercussioni che aveva<br />

lare dei Gemelli e a Ovest poco lontano,<br />

nel Toro, sfavilleranno Giove e Saturno.<br />

Il bagliore emanato dal disco lunare<br />

può variare di oltre dieci volte da un'eclissi<br />

all'altra. Talvolta può essere così<br />

debole da distinguersi difficilmente dal<br />

fondo buio del cielo, mentre in altri casi<br />

può splendere di un colore rosso-rame.<br />

Questa variabilità dipende, oltre che dalla<br />

centralità del fenomeno rispetto all'ombra<br />

terrestre, decisamente più scura<br />

al centro, anche dalle condizioni dell'atmosfera<br />

della Terra e in particolare dalla<br />

presenza di una quantità maggiore o<br />

minore di pulviscolo. Infatti una piccola<br />

parte dei raggi del Sole, rifratti dagli<br />

strati dell'atmosfera e quindi deviati verso<br />

l'asse del cono d'ombra, giunge<br />

ugualmente sulla faccia della Luna.<br />

La ragione del colore rossastro è la<br />

stessa per cui il Sole e anche la Luna<br />

piena, quando si trovano appena sopra<br />

Veduta<br />

della Baia<br />

del Re<br />

in prossimità<br />

del Polo Nord<br />

avuto in Italia, Norvegia e Russia, oltre che sulla<br />

stampa italiana e norvegese, la nostra ricerca tra i<br />

minatori russi e norvegesi delle Svalbard (1994), la<br />

prima nel suo genere ad essere effettuata nella storia<br />

dell'arcipelago. Poi per quanto scrivemmo al termine<br />

di un articolo pubblicato sulla rivista della Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri-Ministero degli Affari<br />

Esteri: «in base alle uguali opportunità, che anche<br />

scientificamente vengono concesse dal Trattato, in questa<br />

sede desidererei suggerire alle competenti autorità<br />

italiane di prendere in attenta considerazione l'opportunità<br />

di installare una stazione scientifica per rilevamenti<br />

meteorologici, astronomici e ambientali (ad<br />

esempio sull'ozono) su queste isole in prossimità del<br />

Polo, ma facilmente raggiungibili dopo solo quattro<br />

ore e mezza da Oslo. La stazione potrebbe essere com-<br />

Il vecchio treno<br />

dei minatori<br />

e, sulla destra,<br />

una capanna<br />

di «trappers»<br />

Il monumento<br />

ai caduti<br />

del dirigibile<br />

Italia<br />

Le fasi di un'eclissi lunare fotografate lo scorso luglio dall'Australia<br />

plementare (od addirittura alternativa) alla ben più costosa<br />

base in Antartide, con enormi risparmi per le finanze<br />

statali» (Eventi, 1995).<br />

A quel che pare facemmo un «ottimo centro», tanto<br />

da essere in seguito invitati dall'Allegrini, Direttore<br />

dell'Istituto per l'Inquinamento Atmosferico del CNR<br />

— futuro Direttore della Base —, a far parte del gruppo<br />

di scienziati che avrebbe inaugurato la nostra stazione<br />

di ricerca.<br />

Ny-Ålesund è la denominazione norvegese di quella<br />

che per gli italiani è, e sempre resterà, la stupenda<br />

Baia del Re (Kongsfiorden), localizzata nel Nord-Ovest<br />

della grande isola di Spitsbergen.<br />

La comunità sorge sulla sponda meridionale, a<br />

7855” N, 1156” E.<br />

Nel 1917 la Kings Bay Kull Company, divenuta proprietaria<br />

dell'area, iniziava l'attività mineraria (gallerie<br />

di carbone penetravano nelle viscere della terra, fino<br />

a 210-340 m sotto il livello del mare). All'inizio<br />

l'insediamento si chiamò Brandal City, da Peter Brandal,<br />

un armatore di navi fochiere, fondatore, direttore<br />

e principale azionista della società. Poi mutò il nome<br />

in Nuova Ålesund (i soci provenivano tutti dall'omonima<br />

città norvegese). In quel primo anno i minatori<br />

erano 100-140. L'attività estrattiva fu portata avanti<br />

fino al 1929, quando fu interrotta per problemi operativi<br />

(e dopo un'esplosione). Nel frattempo questo<br />

luogo unico al mondo diventava la base di partenza<br />

per il Polo Nord delle imprese di Amundsen: nel 1925,<br />

assieme a Ellsworth, con gli idrovolanti N-24 e N-25,<br />

l'orizzonte, appaiono rossi: l'atmosfera<br />

opera da filtro sui raggi del Sole assorbendo<br />

di preferenza i più rifrangibili (di<br />

minore lunghezza d'onda), ossia l'azzurro,<br />

l'indaco e il violetto, e lasciando passare<br />

i rimanenti, che danno per risultante<br />

una tinta rosso-aranciata.<br />

La Luna si «eclissa», perché attraversa<br />

il cono d'ombra lungo 1,4 milioni di chilometri,<br />

che la Terra getta nello spazio<br />

in direzione opposta della nostra stella.<br />

Per questo il Sole, la Terra e la Luna devono<br />

trovarsi su una stessa linea, come<br />

le perle in una collana. L'eclissi potrebbe,<br />

a prima vista, avvenire ogni volta<br />

che si ha la Luna Piena, ossia ogni volta<br />

che il satellite si trova dalla parte opposta<br />

del Sole, dato che il diametro della<br />

Luna è due volte e mezzo inferiore al<br />

diametro del cono d'ombra terrestre,<br />

che è di circa 9000 chilometri a quella<br />

distanza. Ma siccome i piani orbitali di<br />

La base<br />

di ricerca<br />

italiana<br />

«Dirigibile<br />

Italia»<br />

Parabola del<br />

radiotelescopio<br />

norvegese<br />

a Rabben<br />

Terra e Luna formano tra loro un angolo<br />

di quasi 6º, l'eclissi può verificarsi solo<br />

nelle vicinanze dei punti, detti nodi,<br />

in cui i due piani si intersecano, altrimenti<br />

la Luna passa o più sopra o più<br />

sotto del cono d'ombra terrestre. Ora,<br />

anche nei casi favorevoli (in media 1,5<br />

l'anno), può capitare che la Luna attraversi<br />

solo la zona di penombra (eclissi di<br />

Luna di penombra) oppure solo in parte<br />

la zona d'ombra (eclissi parziale di Luna).<br />

Questa volta invece si avrà un'eclissi<br />

totale. Per vederne un'altra in Europa<br />

bisognerà aspettare la notte tra l'8 e il 9<br />

novembre 2003.<br />

L'eclissi di Luna si verifica evidentemente<br />

soltanto al plenilunio, mentre<br />

quella di Sole al novilunio. Nell'edizione<br />

originale del famoso romanzo Le miniere<br />

di re Salomone, H. Rider Haggard<br />

descrisse un plenilunio e un'eclissi di Sole<br />

il giorno successivo. L'autore, scoperto<br />

l'errore in cui era incorso, nella seconda<br />

edizione trasformò l'eclissi di Sole<br />

in eclissi di Luna.<br />

Un aneddoto legato ad un'eclissi di<br />

Luna si narra anche a proposito di Cristoforo<br />

Colombo, quando la sua piccola<br />

flotta, all'inizio del 1504, si trovava ormeggiata<br />

vicino alla costa della Giamaica.<br />

Da alcune settimane il suo equipaggio<br />

esausto sopravviveva con cibarie<br />

procurate dagli indigeni. Ma, alla lunga,<br />

questa iniziale ospitalità si stava tramutando<br />

in odio. Allora Colombo scoprì<br />

nelle sue tavole astronomiche, che per il<br />

29 febbraio 1504 era prevista un'eclissi<br />

totale di Luna. Pensò di sfruttare a suo<br />

nel 1926 con il Norge (Polo Nord e Alaska). Infine dell'Italia<br />

nel 1928.<br />

Nel 1933 il governo norvegese assunse la responsabilità<br />

della compagnia. Si cercò di portare avanti<br />

un'attività ittica nel 1935-1939 e turistica nelle estati<br />

1937-'39. Imprese ambedue destinate a fallire per l'insufficienza<br />

dei rifornimenti. Poi arrivò la guerra e fu<br />

evacuatala comunità nel 1941. L'attività estrattiva venivaripresanel1945.<br />

Nel 1959-'60 Ny-Ålesund era una<br />

vera e propria comunità, composta da uomini, donne<br />

ebambini.Gliincidenticomunquecontinuaronoa tormentarla.<br />

Nel 1953 morirono 19 minatori, nel 1962,<br />

l'anno più terribile della sua storia, ben 21. Quest'ultima<br />

gravissima tragedia diede uno stop definitivo a<br />

miniere e al governo norvegese in carica. In 29 anni<br />

di attività i morti tra i minatori erano stati 84!<br />

Nel1965aNy-Ålesundveniva costruita una stazione<br />

satellitare e per le telecomunicazioni. Nel 1968 il Norsk<br />

Polar Institutt, l'Istituto Polare Norvegese, stabiliva<br />

una stazione di ricerca capace di funzionare durante<br />

tutto l'anno. Da cittadina mineraria, con transitorie<br />

velleità ittico-turistiche, l'insediamento si trasformò<br />

gradatamente in un centro avanzato di ricerca. Dapprima<br />

solo nazionale, poi anche internazionale.<br />

Per la Norvegia sono oggi presenti a Ny-Ålesund,<br />

oltre al Norsk Polar Institutt, la National Mapping<br />

Agency (studio della deriva continentale, fluttuazioni<br />

del livello marino. Anche da lontano è visibile la parabola<br />

di 20 m di diametro del grande radiotelescopio,<br />

nei pressi della pista aeroportuale), l'Institute for<br />

Atmospheric Research (programmi di campionamento<br />

dell'aria, componenti della foschia artica e altri gas,<br />

oltre alla misurazione dell'ozono stratosferico), le università,<br />

il College of Agriculture e lo Space Center<br />

(programmi di biologia e geologia marina e terrestre,<br />

glaciologia, geofisica, meteorologia, oceanografia. Oltre<br />

a progetti particolari, come quelli portati avanti<br />

dalla stazione di chimica dell'atmosfera posta sulla<br />

sommità dello Zeppelinfjellet).<br />

L'internazionalità della base scientifica è garantita<br />

invece dalla presenza tedesca (dal 1988, con l'Istituto<br />

Alfred Wegener. La loro Koldewey Station, la «casa<br />

blu», è del 1991, quando le ricerche sullo strato dell'ozono<br />

diventarono annuali); britannica (Natural Environment<br />

Research Council); giapponese (National Institute<br />

for Polar Research); statunitense, (Philips Laboratory);<br />

francese (Institut Français pour la Recherche et<br />

la Technologie Polaires).<br />

Dal 1997 c'è infine la base Dirigibile Italia con i<br />

suoi privilegiati campi d'indagine: adattamento biochimico<br />

e fisiologico degli organismi marini; biologia<br />

delle basse temperature; diffusione a larga scala di<br />

inquinanti ambientali; magnetosfera, ionosfera e studio<br />

delle aurore boreali; fascia di ozono stratosferico;<br />

telemedicina; telerilevamento da satellite; corrosione<br />

marina delle leghe metalliche.<br />

Con essa il CNR rafforza la sua partecipazione ai<br />

programmi internazionali di ricerca nelle aree polari<br />

e remote, con un proprio laboratorio di ricerca nell'area<br />

settentrionale, che si aggiunge a quello esistente<br />

in alta quota (Stazione Piramide, nell'Himalaya), nonché<br />

alle attività scientifiche svolte presso la Base Italiana<br />

di Baia Terra Nova, in Antartide.<br />

Pochissime, ma estremamente intense, furono le<br />

ore che passammo a Ny-Ålesund. Tutto ciò che ci circondava<br />

risultava notevolmente impreziosito dall'onnipresenza<br />

di neve e ghiaccio. Abitazioni e stazioni di<br />

ricerca risultavano pressoché sommerse dal bianco<br />

elemento. I grandiosi ghiacciai del Kronebreen e del<br />

Kongsvegen, che tendevano a riunirsi in prossimità<br />

del fiordo, quasi a formare una sola lingua di ghiaccio,<br />

dalla quale si staccavano piccoli e grandi icebergs,<br />

si stagliavano nettamente verso Est.<br />

Al di là del Kronebreen ecco apparire gli splendidi,<br />

straordinari picchi delle Tre Kroner, che solo sul finire<br />

della seconda giornata (verso le 23) si riuniranno<br />

tutti sotto il nostro sguardo, con la graziosa complicità<br />

di un sole splendente. In quel momento avremo<br />

modo di osservare, sulla verticale dello Zeppelinfjellet,<br />

perfino la luna...<br />

I resti del passato minerario sono diffusi un po'<br />

dappertutto. Ecco spuntare l'ufficio postale più settentrionale<br />

al mondo e, in mezzo a due basse muraglie<br />

nevose, un binario a scartamento ridotto con sopra<br />

una piccola locomotiva che, con il suo frontale rosso,<br />

ci sembrò poco più di un grosso giocattolo.<br />

vantaggio l'aiuto insperato che gli veniva<br />

dal cielo. Minacciò gli indiani di far<br />

sparire la Luna, se non avessero più<br />

provveduto ai vettovagliamenti per i<br />

suoi marinai. Così quando la Luna cominciò<br />

a perdere il suo splendore, gli indigeni,<br />

spaventati, rifornirono ancora i<br />

marinai, che si salvarono e poterono ripartire.<br />

Certamente a Cristoforo Colombo non<br />

sarebbe riuscita la «magia» se ci fosse<br />

stato un cielo nuvoloso.<br />

E noi per poter ammirare uno spettacolo<br />

analogo dobbiamo ugualmente sperare<br />

nella clemenza del tempo. E per<br />

gustarlo meglio è sempre bene uscire<br />

dalle zone abitate, che oltre alla caligine<br />

dello smog presentano un inquinamento<br />

luminoso, che in certe zone ha quasi<br />

cancellato il cielo stellato, nonostante le<br />

leggi entrate in vigore in alcune regioni,<br />

per la salvaguardia del cielo notturno.<br />

Comunque ci sono tre uomini che<br />

non si perderanno il fenomeno celeste: i<br />

tre astronauti a bordo della Stazione<br />

Spaziale Internazionale (ISS). Si tratta<br />

di due russi, Yurj Gizenko e Sergej Krikalov,<br />

e dell'americano William Shepherd.<br />

Il 30 ottobre 2000 hanno raggiunto la<br />

loro residenza in orbita, come primi inquilini<br />

della ISS. Li ha portati lassù, sopra<br />

le nuvole, a 380 chilometri d'altezza<br />

un razzo Proton, decollato dalla base<br />

russa di Baikonur. Rimarranno in orbita,<br />

in attesa del cambio, ancora qualche<br />

settimana. Così si potranno godere in<br />

prima fila la rappresentazione preparata<br />

loro dal firmamento.

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