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PAGINA<br />

5 .<br />

Tra i romei a San Pietro<br />

«Il Giubileo può rendere<br />

la mia anima più limpida e più pura»<br />

A 93 anni in pellegrinaggio a Roma<br />

per il Grande Giubileo. Si chiama Annamaria<br />

Vega e viene dal Messico, dalla<br />

Capitale.<br />

È lei la quasi centenaria pellegrina<br />

che il 1° gennaio ha attraversato la Porta<br />

Santa della Basilica Vaticana.<br />

Spinta su una sedia a rotelle, avvolto<br />

il capo in un caldo scialle, per proteggersi<br />

dal freddo, l'anziana donna è di<br />

poche ma luminose parole: «È lo spirito<br />

di fede che mi ha portato qui — ha detto<br />

—. È lo spirito di Dio che mi fa desiderare<br />

di ricevere la grazia di nostro Signore<br />

Gesù Cristo».<br />

Annamaria, come tutti gli altri pellegrini,<br />

è venuta per ricevere il dono della<br />

misericordia di Dio, l'indulgenza plenaria:<br />

«Il Giubileo può rendere la mia anima<br />

più limpida e più pura — ha detto<br />

— in preparazione della morte, del desiderato<br />

incontro col Signore, nel Cielo».<br />

Il desiderio di sentirsi più puri nell'anima,<br />

innocenti davanti a Dio, è proprio<br />

di ciascun pellegrino.<br />

Così la famiglia Farias, nove persone,<br />

sempre dal Messico, da Monterrey, è venuta<br />

con questa speranza di trovare a<br />

Roma, nel giubileo, nella Porta Santa,<br />

«una maggiore vicinanza a Dio come<br />

frutto della conversione e del Suo perdono».<br />

Così anche, ancora dal Messico, dallo<br />

stato di Guanajuato, i coniugi Manuel e<br />

Rosamaria sono venuti in San Pietro a<br />

cercare «la remissione totale delle colpe<br />

e delle pene».<br />

È la prima volta che vengono a Roma<br />

Basilica Vaticana:<br />

il senso<br />

della missione<br />

nel mondo<br />

L'attesa in processione avvolti dalle<br />

braccia del colonnato del Bernini e poi,<br />

finalmente, il passaggio attraverso la<br />

Porta Santa, l'ultimo di un anno davvero<br />

speciale. Sono venuti in migliaia i<br />

pellegrini che domenica 31 dicembre<br />

hanno «invaso» Piazza San Pietro fin<br />

dalla mattina. Un ultimo saluto al tempio<br />

della cristianità prima della chiusura<br />

del secolo ventesimo che cede il passo al<br />

nuovo millennio. Il Cardinale Virgilio<br />

Noè, Arciprete della Patriarcale Basilica<br />

Vaticana e Vicario Generale di Sua Santità<br />

per la Città del Vaticano, ha celebrato<br />

per loro la Santa Messa Capitolare<br />

presso l'altare della Confessione.<br />

Alla funzione, celebrata in onore della<br />

Sacra Famiglia di Nazareth, ha concelebrato<br />

Mons. Paul Stephen Loverde, Vescovo<br />

di Arlington, che 35 anni fa ha ricevuto<br />

l'ordinazione sacerdotale nella<br />

Basilica di San Pietro. Era presente,<br />

inoltre, il gruppo di fedeli del Santuario<br />

di Giulianello (Latina), che ha accompagnato<br />

il gruppo dei «Re Magi» che la<br />

tradizione vuole venga la domenica prima<br />

dell'Epifania, per portare i doni a<br />

Gesù Bambino presso la capanna che si<br />

trova allestita in Piazza San Pietro. «Come<br />

ogni anno, tre cavalli porteranno i<br />

“Re magi” in processione da Castel S.<br />

Angelo fino a Piazza San Pietro, in tempo<br />

per la recita dell'Angelus, preceduti<br />

da un gruppo di sbandieratori — ha<br />

spiegato Elena Pietrosanti — . Il gruppo<br />

si rimetterà simbolicamente in cammino<br />

verso Giulianello, per arrivare il 6 gennaio<br />

al Santuario dove è venerata dal<br />

1798 l'effigie di Gesù Bambino scolpita<br />

su legno d'olivo del Getsemani. Una delegazione<br />

del paese accompagna sempre<br />

questa manifestazione particolare che<br />

esprime la devozione al Bambino Gesù<br />

che si è incarnato duemila anni fa».<br />

Per loro e per altri numerosissimi pellegrini,<br />

il Cardinale Noè ha celebrato la<br />

Messa commentando, durante l'omelia,<br />

la pagina del Vangelo che narra l'episodio<br />

dello smarrimento di Gesù in Gerusalemme<br />

all'età di dodici anni. «Per tre<br />

giorni Maria e Giuseppe cercano un figlio<br />

e trovano la rivelazione di un Dio<br />

che è Padre — ha detto l'Arciprete — .<br />

Cercare Gesù è l'atto più profondamente<br />

religioso dell'uomo; la religione è la<br />

ricerca di Dio che si fa più intensa. Chi<br />

cerca Gesù trova Dio; Gesù è la parola<br />

vicina a Dio e a noi. Egli ci racconta di<br />

Dio che è venuto a farci visita, che è<br />

sceso nella nostra storia di uomini. La<br />

conoscenza di Gesù porta sempre vicino<br />

alla conoscenza di Dio: cercare Gesù significa<br />

trovarlo, anzi, secondo la parola<br />

di Pascal: “tu non mi cercheresti se non<br />

mi avessi già trovato”. E per chi avesse<br />

perso Gesù lo cerchi, perché il dramma<br />

di non avere Gesù è un dramma sconvolgente.<br />

Nessuno può fare a meno di<br />

Lui, non lo si può escludere dalla vita».<br />

«Maria quando trova questo suo Figlio<br />

gli dice: “Figlio, perché ci hai fatto<br />

questo? Ecco, tuo padre ed io, addolorati,<br />

ti cercavamo”. La risposta di Gesù:<br />

“Perché mi cercavate? Non sapevate che<br />

io devo occuparmi delle cose del Padre<br />

mio?”...quel Figlio era destinato per il<br />

mondo».<br />

ELISABETTA ANGELUCCI<br />

ed esprimono felici la loro gioia di vivere<br />

quest'occasione per loro unica di vicinanza<br />

al Santo Padre.<br />

Lunedì, tra la gente, c'è la gioia di un<br />

giorno particolare, di un giorno irripetibile:<br />

il primo dell'anno vissuto nella Basilica<br />

Vaticana, nel tempo di grazia del<br />

Grande Giubileo.<br />

«Non poteva esserci occasione migliore<br />

per venire a Roma», hanno dichiarato<br />

i coniugi Cremonesi, di Brescia, precisamente<br />

di Botticino, .<br />

«Non si può chiedere di meglio —<br />

hanno spiegato — che iniziare il nuovo<br />

anno, il 2001, che è anche l'inizio del<br />

nuovo millennio, con il perdono dei peccati».<br />

E hanno aggiunto: «Si apre un anno<br />

assai significativo e ricco di prospettive;<br />

ma si chiude anche, per la nostra famiglia,<br />

un anno sicuramente non facile, un<br />

passaggio difficile della nostra vita. Ed è<br />

anche per questo che siamo voluti venire<br />

qui a Roma, esclusivamente per celebrare<br />

il Giubileo, visitando le Basiliche<br />

Maggiori, per sentirci in contatto con il<br />

Signore».<br />

«Tra pochi giorni chiuderà la Porta<br />

Santa — ha commentato la moglie —,<br />

ma c'è una “porta” che non deve mai<br />

chiudersi, ed è quella che ci permette di<br />

arrivare a Dio, di avvertire la sua presenza<br />

e la sua vicinanza».<br />

La folla cresce con le ore in piazza<br />

San Pietro e nella Basilica Vaticana: non<br />

sembrano i giorni della fine ma dell'inizio<br />

di quest'Anno Santo.<br />

«Arriviamo in extremis, ma non pote-<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Martedì-Mercoledì 2-3 Gennaio 2001<br />

Pellegrini del Duemila<br />

vamo mancare». Così ha detto Valerio,<br />

che viene da Caravaggio, vicino a Bergamo,<br />

con la moglie Arianna.<br />

«La nostra fede, la devozione, e poi<br />

l'amore verso il Santo Padre ci imponevano<br />

di venire a Roma a celebrare il<br />

Giubileo».<br />

«Proprio questa carica di fede — ha<br />

aggiunto —, che come noi ha portato<br />

qui milioni di persone, non può certo<br />

andare perduta con la fine di quest'Anno<br />

Santo, ma accompagnerà la Chiesa e<br />

il mondo per l'anno nuovo che già comincia».<br />

Trascorsi dodici mesi di Giubileo è<br />

ancora tanta la curiosità della gente, dei<br />

cristiani stessi, per questo fenomeno —<br />

quest'anno «di massa» — del pellegrinaggio.<br />

Una curiosità che ha condotto a Roma<br />

Fabio ed Erika, 34 e 26 anni, entrambi<br />

di Venezia.<br />

«Volevo vedere da vicino — ha detto<br />

Fabio —, volevo capire cosa significasse<br />

vivere l'esperienza del Giubileo a Roma.<br />

E allora abbiamo deciso di venire in pellegrinaggio<br />

e visitare le quattro Basiliche».<br />

«Siamo contenti di averlo fatto — è<br />

intervenuta Erika, la fidanzata —, e di<br />

aver condiviso così, in qualche modo,<br />

l'esperienza già vissuta qui ad agosto da<br />

milioni di giovani, in occasione dell'incredibile<br />

e coinvolgente Giornata Mondiale<br />

della Gioventù».<br />

ALESSANDRO IAPINO<br />

A Santa Maria Maggiore<br />

L'esigenza di aprire totalmente<br />

il cuore alla Vergine<br />

«In questo anno di grazia sento con<br />

più forza il desiderio di invitare Maria<br />

ad entrare nel mio cuore. Solamente<br />

Lei, infatti, potrà aiutarmi ad avvicinarmi<br />

ogni giorno di più al Signore». Sono<br />

queste le parole con cui Stephanos Walde,<br />

un fedele etiopico residente a Roma,<br />

ha esternato il grande amore nei confronti<br />

della Vergine Maria. Seduto fra le<br />

prime file di sedie della Basilica di Santa<br />

Maria Maggiore, il ragazzo di origine<br />

africana, ha atteso in silenzioso raccoglimento<br />

l'inizio della Concelebrazione Eucaristica,<br />

officiata nella mattinata del 1°<br />

gennaio del 2001, Solennità di Maria<br />

Santissima, Madre di Dio. «Quando lasciai<br />

il mio villaggio fui colto da una<br />

grande tristezza e piansi all'idea di dover<br />

abbandonare la mia famiglia — ha<br />

proseguito Strephanos —. Ma in quel<br />

momento capii che la Vergine mi sarebbe<br />

sempre stata vicino, perché Lei è mia<br />

Madre. Pertanto, ogni domenica vengo<br />

in questa chiesa dedicata alla Madonna<br />

per renderLe onore, partecipando alla<br />

Santa Messa nel tempio che la venera».<br />

Presieduta dal Cardinale Carlo Furno,<br />

Arciprete della Patriarcale Basilica di<br />

Santa Maria Maggiore, la funzione è<br />

stata concelebrata da Mons. Domenico<br />

Caloyera, Arcivescovo Emerito di Smirne;<br />

da Mons. Francesco Gualdrini, Vescovo<br />

Emerito di Terni-Narni-Amelia; e<br />

dai Canonici Liberiani.<br />

«Celebriamo oggi la festa di Maria<br />

Santissima, Madre di Dio. Salve Madre<br />

Santa, tu hai dato alla luce il Re che<br />

governa il cielo e la terra per i secoli,<br />

in eterno. È questo il saluto che tutti i<br />

cristiani rivolgono alla Madonna, in ogni<br />

tempo». Ha esordito così il Cardinale<br />

Furno nel corso del commento al Vangelo<br />

di san Luca (2, 16-21), per poi proseguire<br />

dicendo: «Questa Chiesa, in cui<br />

abbiamo il privilegio di trovarci oggi, fu<br />

costruita nel V secolo per manifestare la<br />

fede in Maria, Madre di Dio, definita tale<br />

nel Concilio di Efeso del 431. A quel<br />

punto il Papa Sisto III edificò questa<br />

chiesa di puro stile paleocristiano e volle<br />

che nell'arco centrale vi fossero i mosaici<br />

che richiamassero, come in una lezione<br />

di catechismo, gli eventi evangelici<br />

prova della grandezza della Vergine Santa.<br />

(...) In queste rappresentazioni la<br />

Madonna è sempre vestita da imperatrice<br />

come in Oriente: diadema, perle,<br />

anelli ed una spilla scintillante alla cintura.<br />

Anche attraverso queste manifestazioni<br />

esteriori si vuole insegnare che si<br />

tratta di una persona eccelsa scelta da<br />

Dio, che primeggia fra tutte le altre».<br />

Dopo aver illustrato le immagini raffigurate<br />

nella Basilica, il Porporato ha proseguito<br />

dicendo: «Nell'abside abbiamo il<br />

trionfo della Madonna, di cui uno storico<br />

scrisse: “Il grandioso mosaico è opera<br />

di tanto splendore da non sembrare<br />

cosa terrena, ma celeste”. La Basilica di<br />

Santa Maria Maggiore è certamente uno<br />

dei monumenti più belli e significativi<br />

eretti in onore della Madre di Dio per<br />

affermare nei secoli la grande prerogativa<br />

di un essere che vola al di sopra di<br />

ogni altra creatura. (...) Il Figlio di Dio,<br />

facendosi uomo per opera dello Spirito<br />

Santo nel seno della Vergine Maria, assunse<br />

la natura umana conservando<br />

quella divina, dalla quale non può separarsi.<br />

Ma non assunse la persona uma-<br />

A san Giovanni in Laterano<br />

La riscoperta della famiglia<br />

Iniziato il nuovo anno, nel primo giorno<br />

di calendario in cui la Chiesa annovera<br />

la parte avuta da Maria nel mistero<br />

della salvezza umana e al contempo festeggia<br />

la Giornata Mondiale della Pace,<br />

nella Patriarcale Arcibasilica di san Giovanni<br />

in Laterano in molti accorrono alla<br />

Messa solenne officiata da Domenico<br />

Pecile, Vescovo emerito di Latina-Terracina-Sezze-Priverno<br />

alla presenza di alcuni<br />

membri del Capitolo Lateranense.<br />

Con l'entusiasmo e con la speranza<br />

che il nuovo anno sia prospero di lieti<br />

eventi i pellegrini ed i fedeli si uniscono<br />

nella comune preghiera.<br />

Eleonora e Paola sono due sorelle napoletane,<br />

rispettivamente di 23 e 25 anni,<br />

che fino a due anni fa abitavano insieme<br />

nella città natia con la loro famiglia,<br />

ma che poi l'una per motivi di lavoro,<br />

l'altra per approfondire una ricerca<br />

universitaria in vista della tesi, vivono<br />

ormai lontane, in Emilia Romagna e in<br />

Sardegna.<br />

«Grazie al Natale —raccontano — entrambe<br />

siamo tornate a case, dove con<br />

gli altri tre fratelli e con i nostri genitori<br />

abbiamo ricomposto quello che è tuttora<br />

il nostro nucleo familiare. A Napoli,<br />

le feste tradizionali legate al mondo cat-<br />

tolico sono ancora profondamente sentite<br />

e per questo, quando ci si riunisce, lo<br />

facciamo tutti assieme con gli amici e<br />

con i parenti. Solo per il Capodanno —<br />

proseguono sorridendo — è, dunque, lecito<br />

sottrarci dal grande raduno, ma per<br />

questo anno, diversamente dallo scorso,<br />

abbiamo pensato di recuperare il nostro<br />

rapporto di sorelle, che in soprattutto in<br />

questi ultimi mesi per via della lontananza<br />

si è allentato e a volte sembra<br />

perdersi nel nulla. Due giorni per stare<br />

insieme e per raccontarci la nostra vita,<br />

che sembra prendere sempre più strade<br />

diverse. Entrambe veniamo ora da due<br />

realtà che ai nostri occhi e alla nostra<br />

mentalità ci sembrano molto differenti,<br />

ma che seppur nella diversità ci uniscono<br />

sempre in una linea di valori comuni.<br />

Probabilmente con questa atmosfera<br />

giubilare, che si avverte non solo a Roma,<br />

ma per fortuna anche nelle proprie<br />

comunità parrocchiali, senza neppure<br />

accorgercene e senza esserne ancora<br />

completamente consapevoli, ognuno in<br />

realtà si pone nei confronti dell'altro<br />

con un modo di pensare più tollerante».<br />

SIMONETTA ANTONELLI<br />

A Santa Croce in Gerusalemme<br />

Il coraggio di scegliere<br />

di vivere secondo la fede<br />

Sono cento ragazze di età intorno ai<br />

vent'anni e provengono da tutto il mondo,<br />

con la loro semplicità annunciano il<br />

Vangelo e desiderano nella loro vita poter<br />

ricambiare l'immenso amore di Dio<br />

nei confronti dell'uomo. Fanno parte<br />

della congregazione del Regnum Christi,<br />

che in questi giorni è venuta con circa<br />

15.000 pellegrini, per festeggiare il Giubileo.<br />

Il loro carisma è rivolto verso la<br />

missione apostolica e la formazione dei<br />

religiosi e dei laici. Di fronte alle Sante<br />

Reliquie della Passione di Gesù, il loro<br />

compito di cristianizzazione si arricchisce<br />

di nuova forza che assurge dalla fonte<br />

primaria d'amore, la Croce di Gesù.<br />

«Fra di noi vi sono ragazze laiche già<br />

consacrate al movimento apostolico cattolico<br />

Regnum Christi — spiega Elena<br />

Spada di Los Angeles, una delle responsabili<br />

del gruppo —. Altre ancora sono<br />

in formazione. Insieme ai Legionari di<br />

Cristo, abbiamo partecipato al nostro<br />

pellegrinaggio internazionale, organizzato<br />

in occasione del Grande Giubileo, durante<br />

il quale festeggeremo, il 3 gennaio<br />

prossimo, il 60° anniversario della fondazione<br />

della congregazione. Celebreremo<br />

questa importante ricorrenza a Roma,<br />

con una Santa Messa presieduta dal nostro<br />

padre fondatore Padre Marcial Maciel.<br />

Il 4 invece saremo di udienza dal<br />

Santo Padre.<br />

«Il nostro contributo alla Chiesa è<br />

quello di sottolineare l'importanza dell'apostolato<br />

laico per l'evangelizzazione.<br />

La nostra preoccupazione principale è<br />

quella infatti della formazione religiosa<br />

na, di modo che tutte le sue azioni si riferiscono<br />

alla persona del Figlio di Dio,<br />

l'unica esistente in Gesù».<br />

Madre di tutti i cristiani, la Madonna<br />

è la speranza del mondo intero. È quanto<br />

ha affermato il Cardinale proseguendo<br />

la propria omelia. «La Madonna ha<br />

dato a Cristo la natura umana per opera<br />

dello Spirito Santo. Come qualunque altra<br />

donna, essa è madre del proprio figlio.<br />

La natura divina e la natura umana<br />

si unirono in Lei nel momento in cui essa<br />

diede il suo assenso alle parole dell'Angelo<br />

Gabriele: “Ecco la serva del Signore,<br />

si faccia di me secondo la tua<br />

parola”. Dante nella Divina Commedia<br />

fa dire a san Bernardo, nella sua preghiera:<br />

“Vergine e Madre, figlia del tuo<br />

Figlio”. Il disegno di Dio è certamente<br />

più grande della nostra mente, ma il<br />

cuore ci dice che è così. Questa condizione<br />

della Vergine di Nazareth è per<br />

tutti i battezzati di capitale importanza.<br />

Se essa fisicamente è la Madre di Gesù,<br />

è anche spiritualmente e realmente Madre<br />

di tutti coloro che formano il corpo<br />

mistico di Cristo, cioè dei battezzati,<br />

una compagine reale e spirituale di cui<br />

Gesù è il capo, come insegna san Paolo.<br />

(...) La Madonna è la speranza del mondo,<br />

non solamente dei cristiani, ma di<br />

tutti gli uomini, perché Cristo a voluto<br />

così! Questa è una consolante verità.<br />

Per chi guarda alla storia dell'umanità<br />

può vedere che Maria è perennemente<br />

presente in tutta l'ampiezza del mistero<br />

salvifico di Gesù».<br />

SIMONA RUBEIS<br />

dei laici per esempio nelle famiglie, nelle<br />

scuole, fra i missionari e fra i poveri.<br />

«Le ragazze che stanno con noi stanno<br />

sperimentando una parentesi di vita<br />

consacrata laica, un periodo di prova,<br />

per poter poi comprendere se questa sia<br />

la loro vocazione o meno. Se sceglieranno<br />

la vita consacrata laica, dovranno dare<br />

i voti di castità e di obbedienza come<br />

se fossero delle religiose. Tutto ciò è<br />

possibile poiché in una sincera vocazione<br />

l'amore di Cristo riempie e completa<br />

il cuore, e non si avverte la rinuncia dell'amore<br />

terreno poiché esso è solo una<br />

parte, un riflesso di quello infinito di<br />

Dio. Con noi vi sono anche molti ragazzi<br />

che provengono dai collegi gestiti dai<br />

Legionari di Cristo, la sezione maschile<br />

della congregazione.<br />

«La base principale per ogni formazione<br />

è quella di trasmettere che Dio è<br />

amore e misericordia, al fine di trovare<br />

la gioia nel conoscerLo e nel viverGli accanto.<br />

«Anche io ho studiato in una scuola<br />

di Padri Legionari, e dopo un anno di<br />

volontariato, più di sedici anni fa ho deciso<br />

di consacrarmi.<br />

«Questi giorni di pellegrinaggio per<br />

noi sono una grande festa che ci può<br />

aiutare a sviluppare dentro ognuno di<br />

noi la forza e il coraggio di scegliere di<br />

vivere secondo la fede».<br />

La maggior parte dei pellegrini del<br />

Regnum Christi sono giovani, oltre al<br />

gruppo di ragazze e agli studenti dei collegi,<br />

vi sono infatti i Legionari, religiosi<br />

di età media intorno ai trentacinque an-<br />

ni. Questi fedeli provengono da tutto il<br />

mondo soprattutto dagli Usa, Messico,<br />

Nuova Zelanda, Polonia e Australia. La<br />

loro missione è la «Ricristianizzazione»<br />

del mondo, cioè portare la luce di Cristo<br />

dappertutto al fine di ricambiare il Suo<br />

amore con altrettanto amore verso Dio<br />

e verso il prossimo.<br />

«La nostra preparazione e formazione<br />

è molto intensa — specificano Bridget<br />

Zeringue e Katie Biggs, dalla California<br />

—. Una messa giornaliera, un rosario,<br />

un ritiro spirituale una volta al mese, ed<br />

ogni settimana incontri per leggere e<br />

commentare le sacre scritture, e per il<br />

sacramento della confessione. La pratica<br />

ci serve per trovare Dio nella nostra vita,<br />

e portarLo nel mondo».<br />

«Il Giubileo è un evento molto importante<br />

per noi — interviene Rosa di Mexico<br />

City —. Poter incontrare il Santo<br />

Padre e vederLo a pochi metri di distanza<br />

è una vera benedizione.<br />

«Nella mia vita ho scelto questa congregazione<br />

poiché è uno degli strumenti<br />

di Dio messo a disposizione dalla Chiesa<br />

per raggiungere una più completa maturazione<br />

come cristiano.<br />

«Il nostro messaggio è che Cristo è vivo<br />

e si trova in mezzo a noi poiché dal<br />

momento che ha lasciato il Sepolcro,<br />

non si è mai allontanato dall'umanità.<br />

Ogni espressione d'amore, ogni emozione<br />

ed ogni sentimento dimostrano la<br />

Sua presenza, soprattutto in questi momenti<br />

di esaltazione e di festa».<br />

RITA DIETRICH<br />

A san Paolo fuori le Mura<br />

Quegli aiuti offerti<br />

lungo il cammino<br />

po. Perché il treno possa procedere, la<br />

velocità sulle due rotaie deve essere la<br />

stessa: così anche in noi corpo ed anima<br />

devono camminare di pari passo, avanzare<br />

in comune accordo — prosegue il<br />

Padre Abate, soffermandosi in modo<br />

particolare sul nutrimento che permette<br />

all'anima di crescere —: noi ci curiamo<br />

molto del nostro corpo, ma poco dello<br />

spirito. Ed ecco il motivo per cui il Signore<br />

ci ha donato alcuni aiuti, perché<br />

l'anima possa maturare e rendersi conto<br />

delle grazie del Signore».<br />

Il battesimo, l'Eucarestia, la confessione,<br />

la cresima, della confermazione, il<br />

matrimonio o il sacerdozio, l'unzione<br />

degli infermi: ecco i doni che il Signore<br />

ha offerto per curare la nostra anima:<br />

«all'inizio dell'anno, volgiamo il pensiero<br />

a questo Bambino che con tanta semplicità<br />

è venuto sulla terra e ci ha offerto<br />

questa ricchezza di doni, questo binario<br />

su cui porre il nostro treno — esorta<br />

dom Paolo Lunardon, concludendo la<br />

sua omelia —: ed è nostra responsabilità<br />

fare in modo di procedere alla giusta velocità,<br />

perché il nostro corpo e la nostra<br />

anima crescano insieme».<br />

Tra i numerosi fedeli presenti alla celebrazione,<br />

non pochi i pellegrini che<br />

hanno trascorso la notte in preghiera in<br />

piazza san Pietro, aspettando il saluto<br />

del Santo Padre. Johan Degewij arrivava<br />

da Amsterdam, e non ha esitato neppure<br />

un istante nel decidere dove aspettare<br />

l'arrivo del nuovo millennio: «volevo<br />

sentire le parole di incoraggiamento che<br />

il Papa riesce sempre a donare a chi ha<br />

davanti», ha spiegato il pellegrino, accompagnato<br />

a Roma dalla moglie.<br />

LUCIANA CORETTO<br />

Tra i fedeli nella Basilica ostiense<br />

Non importa quanta strada si deve compiere...<br />

Non importa quanta strada si debba<br />

compiere per raggiungere la meta: ciò<br />

che importa è mettersi in cammino. È<br />

questo uno dei grandi insegnamenti che<br />

diciotto giovani pellegrini hanno ricevuto,<br />

raggiungendo la patriarcale Basilica<br />

di san Paolo, nella tarda mattinata di sabato<br />

30 dicembre.<br />

Partiti molto presto dalla parrocchia<br />

romana di SS. Annunziata, su via di<br />

Grotta Perfetta, i novelli romei hanno<br />

proseguito il loro cammino lungo la via<br />

Appia, per fare sosta presso le catacombe<br />

di san Sebastiano prima, e di san<br />

Callisto poi, fino a concludere il loro<br />

pellegrinaggio sulla tomba dell'apostolo<br />

Paolo. «Ad ogni tappa era collegato un<br />

momento di riflessione e approfondimento<br />

— spiega don Massimo, vicario<br />

parrocchiale ed artefice dell'iniziativa<br />

—: la purificazione della memoria e la<br />

liturgia penitenziale hanno segnato la<br />

partenza dalla nostra parrocchia; mentre<br />

il tema del pellegrinaggio ha scandito<br />

i nostri passi nel cammino verso le<br />

successive mete». «Nella Basilica di san<br />

Sebastiano abbiamo fatto memoria dei<br />

martiri e alle catacombe di san Callisto<br />

la nostra attenzione si è focalizzata sul<br />

dono dell'indulgenza. Infine, al nostro<br />

arrivo nella Basilica ostiense, abbiamo<br />

Il primo giorno del nuovo millennio<br />

vede la Città Eterna svegliarsi a poco a<br />

poco, per tornare ad accogliere le migliaia<br />

di persone che, in ogni giorno del<br />

Grande Giubileo, hanno popolato le sue<br />

strade: sin di buon mattino, dunque, i<br />

fedeli hanno raggiunto la patriarcale Basilica<br />

di san Paolo fuori le Mura, per<br />

prendere parte alla solenne liturgia eucaristica<br />

in cui la Chiesa celebra la solennità<br />

di Maria Santissima Madre di<br />

Dio.<br />

È a loro che si rivolge il Padre Abate<br />

dom Paolo Lunardon, commentando la<br />

pericope evangelica ascoltata durante la<br />

celebrazione (Lc, 2, 16-21): «il brano del<br />

Vangelo richiama una scena che abbiamo<br />

vissuto all'inizio della nostra vita:<br />

come la circoncisione era il segno concreto<br />

per cui un bambino, da quel giorno,<br />

apparteneva al Popolo di Dio, così è<br />

il battesimo, il momento a partire dal<br />

quale iniziamo a far parte del Popolo di<br />

Dio — esordisce il Padre Priore —. Siamo<br />

alle prime ore di un nuovo anno, di<br />

un nuovo secolo, di un nuovo millennio:<br />

questo iniziare ci fa ripensare a tutte le<br />

grazie che il Signore ci ha donato nella<br />

nostra vita, ma anche agli strumenti che<br />

il Signore ci ha offerto per portarci alla<br />

salvezza, preparando per noi qualcosa<br />

che ci accompagnasse giorno per giorno,<br />

da quella piccola scena, il battesimo,<br />

fino al nostro ultimo respiro».<br />

Richiamando dunque un'immagine<br />

concreta desunta dall'esperienza quotidiana,<br />

il celebrante parla dei sacramenti,<br />

i mezzi che il Signore ci ha offerto<br />

per giungere alla salvezza: «noi siamo<br />

un binario, la nostra vita è un treno che<br />

avanza su due rotaie: l'anima ed il cor-<br />

voluto riflettere sul significato profondo<br />

che è racchiuso nel gesto di varcare la<br />

Porta Santa», conclude il sacerdote, pur<br />

riconoscendo che la maggior parte di<br />

questi giovani aveva preso parte ai grandi<br />

eventi giubilari, in modo particolare<br />

alla quindicesima Giornata Mondiale<br />

della Gioventù.<br />

«Abbiamo vissuto intensamente il Giubileo<br />

dei Giovani, offrendo il nostro contributo<br />

come volontari. Però, proprio<br />

per questo motivo, impegnati negli alloggi,<br />

nei punti di ristoro o nella segreteria<br />

parrocchiale, non avevamo avuto la<br />

possibilità di partecipare ai pellegrinaggi<br />

giubilari o alle confessioni al Circo Massimo<br />

— ci racconta Valentina, che ricorda<br />

la frenetica attività di quei caldi giorni<br />

d'agosto —: adesso, invece, volevamo<br />

vivere il Giubileo da pellegrini e come<br />

gli antichi romei metterci in cammino.<br />

E mi è sembrato che il Signore ci abbia<br />

guidato lungo tutto il tragitto, donandoci<br />

un clima mite ed un'inaspettata mattina<br />

di sole».<br />

Poco più di cinque chilometri percorsi<br />

tra le strade di Roma, hanno portato i<br />

ragazzi dell'oratorio della parrocchia di<br />

SS. Annunziata fino alla Basilica di san<br />

Paolo: «non abbiamo sentito la fatica<br />

della distanza, e non perché la strada<br />

non fosse molta: perché abbiamo intrapreso<br />

il nostro cammino con lo spirito<br />

giusto, quello della preghiera e del ringraziamento»,<br />

confida Leonardo, facendosi<br />

portavoce del gruppo. E ripensando<br />

all'esperienza di queste ore, che ha avuto<br />

quale tema un versetto del prologo di<br />

Giovanni«eilVerbosifececarneevenne<br />

ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14),<br />

aggiunge: «credo che sia stata una grande<br />

lezione di fede, anche per la gente<br />

che ci ha visto passare, cantando, tra le<br />

proprie case. Forse si saranno stupiti del<br />

nostro comportamento o si saranno<br />

chiesti, con curiosità, cosa facessero<br />

quei ragazzi. In ogni caso avranno capito<br />

che, nella loro città, ci sono giovani<br />

felici di essere cristiani, felici di cantare<br />

la propria fede in Cristo».<br />

«C'è un'immagine che riassume il senso<br />

di tutto quello che abbiamo fatto —<br />

aggiunge Paolo, ricordando una scena<br />

avvenuta pochi minuti prima, al loro ingresso<br />

nella basilica ostiense —: quando<br />

abbiamo iniziato a recitare la professione<br />

di fede, alcune persone si sono avvicinate<br />

a noi e si sono unite alla nostra<br />

preghiera. Questo è il Giubileo».<br />

L. C.

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