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IN ITALIA<br />

PAGINA<br />

9 .<br />

Inchieste<br />

e servizi<br />

L'OSSERVATORE ROMANO Sabato 27 Gennaio 2001<br />

MONDOVÌ — Sul verde della collina che<br />

costeggia la strada fra Carassone e Braglia,<br />

si erge una bianca cascina ristrutturata<br />

nella quale, dal 1992, ha sede un<br />

centro di accoglienza per giovani in difficoltà.<br />

Nella struttura operano due coniugi monregalesi,<br />

Daniela e Daniele Tealdi, infermiera<br />

professionale la prima e insegnante<br />

il secondo, da sempre impegnati nel volontariato<br />

internazionale, in Burundi lei e<br />

in Costa d'Avorio lui.<br />

IMMIGRATI L'opera di accoglienza svolta a Firenze dal Centro Mercede<br />

Il dramma poco conosciuto<br />

dei piccoli stranieri abbandonati<br />

FIRENZE, gennaio.<br />

L'immigrazione ha tanti volti: quello<br />

oscuro della clandestinità, quello positivo<br />

di chi è riuscito a trovare in Italia casa<br />

e lavoro, quello temibile delle organizzazioni<br />

criminali che gestiscono traffici<br />

e speculazioni. Tra questi c'è anche il<br />

volto dei bambini e dei ragazzi: il volto<br />

di tanti piccoli stranieri in cerca di fortuna<br />

nelle città italiane .<br />

Un fenomeno che a Firenze è in costante<br />

aumento, e ha già raggiunto cifre<br />

preoccupanti. Una realtà sommersa, dalla<br />

quale periodicamente emergono storie<br />

particolarmente drammatiche che attirano<br />

l'attenzione dei giornali. Basta<br />

trascorrere qualche giornata al centro<br />

stranieri della Caritas fiorentina per rendersi<br />

conto della consistenza del fenomeno.<br />

«Sono sempre di più — spiega la<br />

responsabile del servizio stranieri, Anna<br />

Zucconi — i minori che bussano alla nostra<br />

porta per cercare un posto dove<br />

dormire, e purtroppo molto spesso non<br />

abbiamo risposte da dare».<br />

Le storie sono tutte simili: ragazzi venuti<br />

dall'Albania, dal Kosovo, dall'Africa,<br />

da soli o magari con un fratello o un<br />

altro parente che poi li ha abbandonati<br />

al proprio destino. Il loro passato spesso<br />

è un grande punto interrogativo, a volte<br />

è impossibile persino sapere l'età esatta.<br />

Giovanissimi, poco più che bambini, per<br />

loro la legge non prevede il rimpatrio: lo<br />

Stato italiano ha scelto di offrire accoglienza<br />

ai minori abbandonati che, evidentemente,<br />

non hanno molto da aspettarsi<br />

dalla propria famiglia. Di fatto però<br />

le strutture per far fronte a questa<br />

emergenza sono pressoché inesistenti. Il<br />

dilemma è difficile da risolvere: creare<br />

spazi per l'accoglienza consentirebbe di<br />

tenere questi ragazzi lontani dagli ambienti<br />

criminali, ma rischierebbe anche<br />

di creare un pericoloso effetto-richiamo,<br />

innescando un passaparola che nel mondo<br />

dell'immigrazione è sempre efficacissimo.<br />

Firenze ha già abbastanza problemi<br />

con l'immigrazione per correre anche<br />

questo rischio. D'altra parte, lasciarli<br />

per strada significa condannarli all'illegalità:<br />

rifiutare oggi una risposta di solidarietà<br />

a uno di questi ragazzi vuol dire,<br />

probabilmente, avere domani un problema<br />

di ordine pubblico in più.<br />

L'unica struttura di pronta accoglienza<br />

per minori abbandonati alla quale<br />

Caritas, Comune, Questura, Tribunale<br />

dei minori si rivolgono è il centro Mercede.<br />

La sede è in un grande stabile costruito<br />

nel 1959 dai padri Mercedari accanto<br />

al campo di calcio delle Due Strade,<br />

tra Firenze e il Galluzzo. Dal 1986,<br />

spiega il responsabile padre Dino Lai, la<br />

comunità ha accettato le sollecitazioni<br />

del Tribunale dei Minori e ha creato un<br />

centro con dieci posti letto per accogliere<br />

i ragazzi fermati dalle forze dell'ordine.<br />

«Il nostro compito — spiega padre<br />

Lai — è quello di cercare di mettersi in<br />

contatto con la loro famiglia, fare in<br />

modo che possano tornare a casa. All'inizio<br />

erano tutti italiani: mi ricordo che<br />

in occasione di un concerto di una nota<br />

cantante Firenze ne arrivarono una decina<br />

che erano scappati da casa per venire<br />

a sentirla. Poi è esplosa l'emergenza<br />

extracomunitari. Ragazzi che arrivano a<br />

Firenze in cerca di fortuna, è una città<br />

considerata ricca. Poi chiedono assistenza<br />

alla Caritas, oppure vengono fermati<br />

dai vigili o dalla Polizia, e arrivano qui,<br />

dovrebbero stare pochi giorni, in attesa<br />

di individuare la loro famiglia o di trovare<br />

altre sistemazioni, ma a volte restano<br />

Iniziative a Torino<br />

per la cooperazione<br />

internazionale<br />

TORINO, gennaio.<br />

Anche per il 2001 il Comune di<br />

Torino sostiene con finanziamenti<br />

mirati alcune iniziative di solidarietà<br />

e cooperazione internazionale<br />

fra i progetti presentati nei mesi<br />

scorsi dalle Organizzazioni non<br />

governative della città (Ong). L'ufficio<br />

comunale «Pace, solidarietà e<br />

cooperazione internazionale» ha<br />

selezionato 9 microprogetti, presentati<br />

rispettivamente dall'Associazione<br />

per la Partecipazione allo<br />

Sviluppo (Aps), dal Cisv (Comunità<br />

Impegno Servizio Volontario),<br />

dal Cicsene, dal Movimento per<br />

l'Autosviluppo e la Solidarietà<br />

(Mais), dal Movimento Sviluppo e<br />

Pace, dall'Associazione Internazionale<br />

Volontari Laici (Lvia), dal<br />

Mlal e dall'Iscos (Istituto Sindacale<br />

per la Cooperazione allo Sviluppo-Cisl).<br />

I progetti ammessi ai contributi<br />

(mai superiori a 30 milioni) sono<br />

di due tipi: iniziative di cooperazione<br />

vera e propria (per la quale<br />

sono stati stanziati quasi 178 milioni)<br />

e iniziative orientate alla<br />

promozione, a Torino, di maggiore<br />

sensibilità attorno ai temi della<br />

pace, dello sviluppo e della solidarietà<br />

(contributi per 43 milioni<br />

complessivi). MARCO BONATTI<br />

per anni. Solo uno, per ora, ha chiesto<br />

di poter essere riaccompagnato a casa».<br />

Dopo qualche giorno nel Centro Mercede,<br />

i ragazzi cominciano ad aprirsi, a<br />

parlare. «I nostri operatori sono molto<br />

bravi, riescono a conoscerli, a capire le<br />

loro necessità». Qualcuno viene dato in<br />

affidamento alle famiglie disponibili: una<br />

coppia, nella canonica di San Lorenzo<br />

alle Rose, accoglie anche 2 o 3 ragazzi<br />

per volta. Per altri sono gli stessi padri<br />

Mercedari a ottenere la tutela legale dal<br />

Tribunale dei minori. Questo vuol dire<br />

far uscire i ragazzi dalla clandestinità,<br />

Mondovì: una casa per giovani in difficoltà<br />

Al loro rientro in Italia alla fine degli<br />

anni '80, con don Gianni Martino, responsabile<br />

dell'Ufficio Missionario Diocesano,<br />

incontrarono padre Ambrogio Pessina, responsabile<br />

e coordinatore dei centri di accoglienza<br />

della PLOCRS (Provincia Lombarda<br />

Ordine Chierici Regolari Somaschi).<br />

In quel periodo, padre Ambrogio cercava<br />

locali e persone per avviare un nuovo<br />

centro di accoglienza e, nel contempo, la<br />

famiglia Calcagno-Fenoglio donava la Cascina<br />

Martello alla Diocesi, vincolandola a<br />

scopi sociali.<br />

L'allora Vescovo, Mons. Enrico Masseroni,<br />

mise a disposizione dei padri Somaschi<br />

il cascinale che, ristrutturato, accolse<br />

nel 1992 i primi ragazzi.<br />

Lasciati i rispettivi lavori, Daniela e Daniele<br />

si dedicarono completamente alla<br />

comunità che, oggi, può accogliere fino a<br />

INFANZIA Secondo i dati forniti dal ministero degli Affari sociali<br />

Al Nord il primato<br />

degli affidi familiari<br />

ROMA, gennaio.<br />

Affidi familiari troppo lunghi, in media<br />

quattro anni e mezzo. Un’opportunità<br />

per i minori in difficoltà, quella dell’affidamento,<br />

che vede nella Lombardia<br />

la prima regione per maggior numero di<br />

affidi attivati (16,4%) mentre Sicilia,<br />

Campania e Calabria sono in testa per<br />

numero di bambini negli istituti rispetto<br />

a quelli affidati.<br />

Lo rileva un’indagine svolta, per conto<br />

del ministero degli Affari sociali, dal<br />

Centro nazionale di documentazione per<br />

l’infanzia e l’adolescenza di Firenze,<br />

conclusa a novembre 2000.<br />

L’affidamento familiare interessa lo<br />

0,1% dei minorenni italiani (51,4% sono<br />

maschi, 48,6% femmine), complessivamente<br />

10.200 bambini (dati al 30 giugno<br />

1999). Per il 6,4% si tratta di bambini<br />

stranieri. L’età media dei bambini affidati<br />

è dieci anni e mezzo; in un caso su<br />

tre (33,3%) hanno 6-10 anni; seguono<br />

quelli con età 14-17 anni (26,4%); meno<br />

consistente il numero dei più piccoli (0-2<br />

anni) che riguarda solo il 4%. Ma è sulla<br />

durata dell’affido che il rapporto sottolinea<br />

un’attenzione: oltre il 49% dei minori<br />

sta vivendo l’esperienza dell’affidamento<br />

da oltre tre anni e di questi più<br />

della metà ha dai 5 ai 10 anni; la durata<br />

media complessiva è pari a 4 anni e<br />

mezzo «che supera la logica di una temporaneità<br />

dell’intervento. Si evidenzia,<br />

pertanto — osserva il rapporto — una<br />

considerevole tendenza a realizzare affidamenti<br />

prolungati nel tempo con un<br />

rafforzamento dei legami e del senso di<br />

appartenenza al nucleo affidatario soprattutto<br />

nel caso in cui il progetto abbia<br />

avuto inizio nei primi anni di età».<br />

Altro dato «significativo», per il rapporto,<br />

è che in media al momento dell’affido<br />

il bambino ha circa sei anni e mezzo.<br />

Non solo, il 46% del totale viene inserito<br />

in un altro nucleo familiare nei primi<br />

cinque anni di vita e di questi ben il<br />

22,7% tra gli 0 e i 2 anni (di cui il 6,2%<br />

nei primi sei mesi): «emerge quindi dif-<br />

LAVORO Un'azione organica a Perugia per la formazione e l'orientamento<br />

«Intesa» fra Caritas e Cisl contro la disoccupazione<br />

PERUGIA, gennaio.<br />

Nella consapevolezza che la mancanza<br />

di lavoro e l'esclusione sociale sono<br />

le due grandi sfide del nostro tempo, la<br />

Caritas diocesana, impegnata da diversi<br />

anni su questo «fronte», e la Cisl di Perugia,<br />

insieme ad altri organismi Cisl<br />

Umbria, hanno inteso allacciare una più<br />

organica collaborazione con l'obiettivo<br />

di promuovere il diritto al lavoro per chi<br />

è disoccupato, specialmente se giovane<br />

o soggetto svantaggiato.<br />

Una collaborazione che va a salvaguardare<br />

uno stato sociale che risponda<br />

e tuteli efficacemente i diritti fondamentali<br />

dei cittadini, in particolare dei più<br />

deboli.<br />

L'«Intesa di collaborazione» Caritas-<br />

Cisl è aperta ad altri soggetti sociali disponibili<br />

ad una organica azione finalizzata<br />

a rispondere ai bisogni primari di<br />

singole persone e di nuclei familiari,<br />

mettendo in campo le risorse umane ed<br />

organizzative di cui dispongono. Importante<br />

è esercitare in comunione un'opportuna<br />

opera di partecipazione sociale<br />

e di stimolo nei confronti delle istituzioni<br />

locali. Con queste ultime «si vuole interloquire<br />

— dichiarano i promotori dell'«Intesa»<br />

— affinché i nuovi servizi per<br />

l'impiego corrispondano ai compiti e alle<br />

finalità proprie e si faccia quanto è<br />

possibile per favorire una cultura attiva<br />

del lavoro e per creare tutte le occasioni<br />

di lavoro possibili».<br />

Sono due i principali ambiti di azione<br />

individuati e riportati nel documento di<br />

«Intesa». Il primo è, ovviamente, il «Lavoro»,<br />

visto come impegno prioritario,<br />

da attuare attraverso la creazione di un<br />

più stretto ed organico raccordo anche<br />

funzionale tra lo «Sportello per l'orientamento<br />

al lavoro» della Caritas diocesana,<br />

che rappresenta un recapito importante<br />

circa la domanda e l'offerta di lavoro<br />

domestico e di lavoro stagionale<br />

(specialmente per gli immigrati), ed il<br />

«Centro incontro lavoro» della Cisl comprensoriale<br />

di Perugia, che svolge un<br />

servizio di contatto tra la domanda e<br />

l'offerta di lavoro rivolto in particolare<br />

ai disoccupati e ai giovani in cerca di<br />

prima occupazione. Quest'azione comune<br />

dovrà concretizzarsi anche con la<br />

promozione sia «dell'accesso ai corsi di<br />

formazione e di riqualificazione professionale<br />

posti in essere dal sistema formativo<br />

regionale» — si legge nel documento<br />

—, sia di «iniziative di formazione<br />

alla nuova imprenditorialità con particolare<br />

riguardo alla riscoperta degli antichi<br />

mestieri e alle iniziative di cooperazione<br />

sociale», oltre al «concreto avvio<br />

di esperienze di lavoro cooperativo in<br />

settori in cui si rivela necessaria la fornitura<br />

di servizi (sanità, assistenza sociale,<br />

attività di cura alle persone, sport e<br />

tempo libero, cultura, ambiente, istruzione<br />

e formazione».<br />

Il secondo ambito di azione è lo «stato<br />

sociale», cioè la riorganizzazione e la<br />

gestione delle «politiche-servizi» socio-sa-<br />

garantendo per loro, e dargli<br />

la possibilità di studiare<br />

o di trovare un lavoro. «Abbiamo<br />

anche preso in affitto<br />

alcuni appartamenti, dove<br />

vengono sistemati i ragazzi<br />

più grandi e abbiamo<br />

creato alcune cooperative:<br />

la cooperativa Ovidio ad<br />

esempio si occupa di agricoltura,<br />

i ragazzi in questi<br />

giorni raccolgono olive. Altri<br />

fanno pulizie negli uffici<br />

o lavorano nell'edilizia.<br />

Vengono in Italia aspettandosi<br />

grandi guadagni, ma<br />

poi si accontentano di quello<br />

che possiamo offrirgli».<br />

L'esperienza, osserva padre<br />

Lai, ci dice che la scelta<br />

dell'accoglienza è vincente:<br />

«I ragazzi che passano da<br />

noi, in gran parte, si sistemano.<br />

Qualcuno, dopo<br />

qualche giorno, purtroppo<br />

se ne va e non lascia più<br />

tracce, torna nella clandestinità.<br />

Ma molti trovano<br />

un lavoro, una sistemazione.<br />

Firenze offre molte opportunità<br />

di lavoro, lavoretti<br />

semplici, che magari i nostri<br />

ragazzi non vogliono<br />

più fare. E al contrario del-<br />

le apparenze, è una città ben disposta<br />

verso gli stranieri». Anche la gente del<br />

quartiere, a parte qualche diffidenza iniziale,<br />

ha ben accettato la presenza del<br />

Centro: «Questa è una zona residenziale,<br />

di famiglie benestanti, avevano qualche<br />

timore.<br />

E ancora oggi se c'è qualche furto<br />

qualcuno viene subito ad accusare noi.<br />

Ma i più hanno capito che il nostro Centro<br />

è un parafulmine contro la criminalità:<br />

da noi vengono ragazzi benintenzionati,<br />

chi vuole rubare sta alla larga».<br />

RICCARDO BIGI<br />

nitarie «stimolate» proprio dalla nuova<br />

legislazione: Legge quadro sull'assistenza<br />

e Piani regionali sanitario e sociale.<br />

Caritas e Cisl sono impegnate, al riguardo,<br />

in quanto credono nel profondo<br />

cambiamento dell'attuale stato sociale.<br />

Pertanto «non basta offrire servizi su base<br />

universale — sostengono — perché<br />

tutti possano accedervi, ma che invece<br />

occorre attivare politiche sociali «selettive»<br />

e sempre più personalizzate (soprattutto<br />

per i soggetti deboli) con l'obiettivo<br />

di ridurre gli svantaggi che impediscono<br />

ad alcuni gruppi sociali un pari<br />

esercizio dei diritti, cioè non ci possono<br />

essere interventi uguali tra disuguali».<br />

Con questa prima «Intesa» Caritas e<br />

Cisl auspicano di poter dar vita ad una<br />

più stretta collaborazione mirata a promuovere<br />

politiche sociali ed azioni più<br />

adeguate ed efficaci, in particolare nel<br />

campo degli interventi rivolti agli anziani,<br />

immigrati, disabili e carcerati, impegnandosi<br />

ad elaborare appositi progetti<br />

operativi. Intanto, a fine gennaio saranno<br />

consegnati gli attestati di partecipazione<br />

a circa 100 extracomunitari che<br />

hanno seguito il «Corso di orientamento<br />

e formazione per l'accompagnamento al<br />

lavoro di immigrati» promosso dalla Caritas<br />

diocesana e dall'Assessorato alla<br />

formazione della Provincia di Perugia,<br />

che si è svolto tra il 1999 ed il 2000. Interverranno<br />

il presidente della Provincia,<br />

Giulio Cozzari, e l'arcivescovo Mons.<br />

Giuseppe Chiaretti e l'incontro sarà anche<br />

l'occasione per tracciare un «bilancio»<br />

di questa iniziativa e per parlare di<br />

nuovi progetti di collaborazione tra Caritas<br />

e Provinciaa a favore di persone in<br />

difficoltà in cerca di lavoro.<br />

R. L.<br />

un'adozione o ad un affido breve in<br />

strutture comunitarie».<br />

Al Nord il maggior numero di affidi, il<br />

53%, mentre la minore concentrazione<br />

si verifica nelle isole (9,6%). La Lombardia,<br />

in particolare, ha attivato il maggior<br />

numero di affidi, 1.672 pari al 16,4%; segue<br />

il Piemonte e la Puglia con circa<br />

l’11,4%, l’Emilia Romagna con il 9,1%, il<br />

Lazio con il 7,4%. Al Sud, il primato di<br />

bambini «istituzionalizzati» rispetto al<br />

numero di quelli dati in affidamento. In<br />

Sicilia, ad esempio, sono 2.247 i bambini<br />

inseriti in strutture contro i 523 dati<br />

in affidamento con un rapporto di oltre<br />

A Bari la «Giornata dei giornalisti e dei mass media»<br />

Distinguersi per amore alla verità<br />

BARI, gennaio.<br />

In occasione della ricorrenza di San<br />

Francesco di Sales si è tenuta a Bari, a<br />

cura dell'Ufficio Comunicazioni sociali,<br />

dell'Ufficio di Musica Sacra e dell'Istituto<br />

Superiore di Scienze religiose «Odegitria»,<br />

una «Giornata dei giornalisti e degli<br />

operatori della comunicazione». La<br />

Celebrazione Eucaristica si è tenuta nella<br />

Parrocchia del Salvatore del rione Loseto<br />

e all'omelia, l'Arcivescovo Francesco<br />

Cacucci, Presidente della Commissione<br />

episcopale per la Cultura e le Comunicazioni<br />

sociali Cei, ha ricordato come<br />

gli operatori dei mass-media debbano<br />

agire con onestà d'intenti e, accanto<br />

al rigore storico e all'ordine, la loro attività<br />

debba distinguersi per l'amore alla<br />

verità. Al riguardo ha citato il brano del<br />

Vangelo di Luca nel quale questi concetti<br />

appaiono splendere in tutta la loro verità.<br />

«Poiché molti han posto mano a<br />

stendere un racconto degli avvenimenti<br />

successi tra di noi — dice il brano evangelico<br />

— ... ho deciso anch'io di fare ricerche<br />

accurate su ogni circostanza fin<br />

dagli inizi e di scriverne un resoconto<br />

ordinato».<br />

La «Giornata» ha visto anche la partecipazione<br />

di don Franco Mazza, Vice<br />

Direttore dell'Ufficio Nazionale Comunicazioni<br />

sociali. Parlando del «giornalista<br />

nell'era digitale» don Mazza, sulla base<br />

anche dei documenti ecclesiali, ha ricordato<br />

come il giornalista realizzi in sé un<br />

potere educativo enorme fondamentale<br />

per la crescita di tutta l'umanità. Questa<br />

fusamente la presenza di affidi iniziati in<br />

età precoce». «L'affido familiare — ha<br />

spiegato il ministro per la Solidarietà sociale<br />

— non è un parcheggio, né deve<br />

essere un'adozione mancata. Occorre<br />

che i servizi sociali affinino le loro capacità<br />

perché valutino più attentamente<br />

l'opportunità di procedere subito ad<br />

possibilità raccoglie anche serie preoccupazioni<br />

costituite dalla perdita del valore<br />

intrinseco degli strumenti di comunicazione,<br />

dell'uniformità indifferenziata dei<br />

messaggi che vengono spesso ridotti a<br />

pura informazione e provocano scoraggiamenti<br />

nei rapporti interpersonali.<br />

Scaturisce anche di qui l'esigenza di<br />

un'etica della comunicazione sociale<br />

che, nel riconoscimento all'uomo della<br />

possibilità di cercare, ricevere e inviare<br />

informazioni e idee tramite qualsiasi<br />

mezzo e al di là di ogni frontiera, impegna<br />

i mass-media alla fedeltà ai principi<br />

per trasfonderli nelle «invocazioni» che<br />

nascono dal mondo che ci circonda. La<br />

tecnologia della comunicazione con i<br />

suoi nuovi traguardi non può così prescindere<br />

dalle responsabilità nelle implicazioni<br />

etiche determinate dalle sue<br />

enormi possibilità per il bene e per il<br />

male. L'incontro ha visto anche la proiezione<br />

del film «Christus» di Giulio Antamoro<br />

(1916) che è stato presentato da<br />

don Egidio Viganò, responsabile del settore<br />

cinema e spettacolo dell'Ufficio Nazionale<br />

per le Comunicazioni sociali.<br />

Don Viganò ha anche tracciato un<br />

excursus delle origini del cinema religioso<br />

e, nel corso della proiezione, sono<br />

state eseguite le musiche composte per<br />

il film eseguite dai maestri Giuseppe<br />

Massarelli e Miro Abbatichio. Agli incontri<br />

ha partecipato anche il coro della<br />

parrocchia San Salvatore.<br />

VITO MAUROGIOVANNI<br />

25 ragazzi ed è dotata di orto, frutteto e<br />

laboratori.<br />

Nel centro si alternano quattro operatori<br />

professionali ed una quindicina di volontari.<br />

Il programma terapeutico, della durata<br />

media di due anni, è personalizzato e si<br />

realizza attraverso la vita in comune,<br />

l'adesione alle regole, il colloquio personale,<br />

la terapia di gruppo e il lavoro manuale.<br />

MARCO CARAMAGNA<br />

minato con un rientro in famiglia; in 6<br />

casi su 10 quindi, afferma il rapporto, «i<br />

problemi che hanno indotto all’allontanamento<br />

dal nucleo di origine, non sembrano<br />

dunque essere stati superati».<br />

Abbandono, trascuratezza e problemi<br />

di droga sono i motivi più frequenti che<br />

spingono a scegliere per un minore la<br />

soluzione dell’affidamento familiare. Ma<br />

non solo, ci sono anche le condizioni<br />

economiche critiche della famiglia naturale<br />

o i conflitti insanabili di coppia.<br />

FRANCESCO RICUPERO<br />

Inaugurato il «Palazzo della Cultura»<br />

della Diocesi di Taranto<br />

TARANTO, gennaio<br />

Arcidiocesi di Taranto ha coronato un<br />

sogno lungamente inseguito e costato<br />

anni di lavoro e di impegno costante: la<br />

realizzazione di un «Palazzo della cultura».<br />

Si tratta di una istituzione che ha<br />

una valenza plurima all'interno della comunità<br />

diocesana, che è al contempo<br />

culturale, religiosa, teologica e sociale,<br />

ma ha anche una valenza simbolica per<br />

tutta la città, dal momento che vive e<br />

opera all'interno di un bellissimo palazzo,<br />

restaurato dalla diocesi, nel cuore<br />

della città vecchia. Il bellissimo quartiere<br />

storico di Taranto, «relegato» nell'isola<br />

che galleggia dividendo i due mari, ed<br />

è collegato alla terra ferma da due ponti<br />

situati alle due estremità, vive infatti un<br />

periodo delicato della sua storia, proiettato<br />

com'è a diventare il centro culturale<br />

e formativo del capoluogo, ma ancora<br />

alle prese con gravi problemi di recupero<br />

e risanamento, più marcati che in altre<br />

città.<br />

A questo significato di servizio alla comunità<br />

del credenti e di stimolo alla società<br />

civile ha fatto specifico riferimento<br />

l'Arcivescovo di Taranto Benigno Luigi<br />

Papa, nel corso della cerimonia di inaugurazione<br />

della struttura, svoltasi vener-<br />

4 bambini «istituzionalizzati» per ogni<br />

bambino affidato; in Campania (1.867 e<br />

615) il rapporto è di tre a uno; in Calabria<br />

(1.387 e 137) il rapporto è di dieci a<br />

uno. Più o meno lo stesso rapporto della<br />

Campania in Abruzzo mentre in Molise<br />

questo rapporto arriva ad 11 a 1. In<br />

Trentino Alto Adige la tendenza è oppo-<br />

sta (uno ogni due).<br />

Di solito (40,2%), la<br />

famiglia che accoglie<br />

un bambino affidato<br />

è composta da coniugi<br />

o conviventi. Nel<br />

67,2% dei casi i bambini<br />

affidati sono stati<br />

abbandonati o trascurati<br />

dalla famiglia di<br />

origine, nel 26,9%<br />

questo nucleo ha avuto<br />

problemi legati alla<br />

tossicodipendenza,<br />

nel 23,6% gravi problemi<br />

economici, nel<br />

21,5% conflittualità<br />

della coppia. Inoltre,<br />

nel 72,9% degli affidamenti<br />

familiari è giudiziario<br />

e solo il<br />

26,1% è consensuale.<br />

Dei 634 affidamenti<br />

familiari conclusi nei<br />

primi sei mesi del<br />

1999, il 42% si è ter-<br />

dì sera, con la partecipazione delle massime<br />

autorità cittadine, presente il Vescovo<br />

di Castellaneta Martino Scarafile.<br />

È partita circa dieci anni fa la ristrutturazione<br />

del Palazzo Visconti, il cui<br />

prospetto principale si affaccia sullo<br />

slargo laterale di Piazza Duomo, sul<br />

quale si affaccia anche il Palazzo Santa<br />

Croce, sede della Caritas diocesana, oltre<br />

alla Cattedrale San Cataldo. «In questo<br />

modo — ha commentato l'arcivescovo<br />

— teologia, liturgia e carità avranno<br />

comunanza anche fisica oltre che simbolica<br />

e un riferimento specifico alla Parola.<br />

La teologia rappresentata dal Palazzo<br />

della cultura mira alla conoscenza della<br />

Parola; la Cattedrale, come aspetto liturgico,<br />

mira alla testimonianza della Parola<br />

e infine la Caritas, alla piena attuazione<br />

della Parola». Quello riconsegnato alla<br />

comunità è un bellissimo palazzo nobiliare<br />

settecentesco, già appartenuto ai<br />

Visconti e venuto in proprietà dell'Arcidiocesi,<br />

ma che era in condizioni pietose,<br />

frammentato in numerose abitazioni,<br />

e con gli scantinati ridotti a discariche<br />

di inerti. Il progetto di recupero dell'importante<br />

immobile, che si sviluppa su<br />

sette livelli e in due palazzine che si affacciano<br />

in un elegante cortile riccamente<br />

decorato, per una superficie complessiva<br />

di 1.700 metri quadri, è stato realizzato<br />

dall'arch. Domenico Mancini. I lavori<br />

sono costato 2, 5 miliardi, in gran<br />

parte attinti ai fondi dell'otto per mille,<br />

a dimostrare come l'impiego delle risorse<br />

messe a disposizione dei contribuenti,<br />

ha sottolineato Mons. Papa, copra bisogni<br />

di varia natura, non ultimi quelli relativiallaculturaealla<br />

«carità culturale».<br />

Il Palazzo della cultura ospiterà l'Istituto<br />

di scienze religiose «Romano Guardini»<br />

riconosciuto dalla Pontificia Facoltà<br />

teologica dell'Italia Meridionale, il<br />

Centro di cultura dell'Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore, il Tribunale ecclesiastico,<br />

L'Istituto per il sostentamento<br />

del clero.<br />

La cerimonia di presentazione dell'immobile<br />

restaurato alla città si è conclusa<br />

con l'inaugurazione dell'anno accademico<br />

dell'Istituto di scienze religiose. La<br />

prolusione, introdotta dal direttore<br />

Mons. Alessandro Greco, è stata tenuta<br />

dal preside della Pontificia Facoltà teologica<br />

dell'Italia Meridionale, che ha sede<br />

a Napoli, sac. prof. Adolfo Russo, il<br />

quale ha affrontato il tema: «Le sfide del<br />

terzo millennio alla teologia».<br />

«Il secondo millennio — ha tra l'altro<br />

detto il preside — si è chiuso con le lacerazioni<br />

profonde che hanno caratterizzato<br />

al storia della Chiesa e con una nostalgia<br />

di unità, che deve tramutarsi nell'impegno<br />

per ritrovarsi attorno all'unico<br />

Dio, con spirito ecumenico. Per i cattolici<br />

l'impegno, indicato dalla Gaudium<br />

et Spes dev'essere quella di mostrare il<br />

volto di Dio, come Padre amoroso e<br />

non come essere arcigno e distante dall'uomo.<br />

Queste sfide sono sufficienti ad<br />

impegnarci fortemente e a proiettarci<br />

costruttivamente nel terzo millennio della<br />

Cristianità».<br />

SILVANO TREVISANI

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