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ERZA T PAGINA .<br />
PAGINA<br />
3 .<br />
ELZEVIRO Un'epidemia influenzale del primo '900<br />
Le aggressioni letali<br />
della «spagnola»<br />
LUIGI M. PERSONÈ<br />
Le aggressioni si ripetono.<br />
Ieri, la spagnola.<br />
Oggi, l'asiatica.<br />
Io penso ora se ci fossero i miei genitori.<br />
Mi pare di vedere mio padre che non<br />
aveva pace, uscendo dalla mia camera,<br />
come sperso fra stanza e stanza.<br />
E lo sguardo della mamma, come se<br />
volesse penetrarmi nell'anima.<br />
Poi spariva. Non la vedevo più.<br />
E tutto questo perché?<br />
Perché io avevo una febbrina, una<br />
febbrina che sarebbe risultata banale.<br />
Come se arrivasse un esercito di regolari<br />
soldati e fossero considerati stranieri<br />
e invasori.<br />
Come se si fosse sparato un botto che<br />
si riteneva una cannonata.<br />
Una banale febbrina, dicevo.<br />
Siamo nel 1918 o 1919.<br />
Infieriva la spagnola.<br />
Non si immagina la paura, l'angoscia<br />
che essa destava: come se arrivasse la<br />
notizia della condanna a morte.<br />
Ne erano colpiti parenti e conoscenti.<br />
Sarei stato colpito anche io. Quell'annunzio<br />
febbrile sembrava fatale.<br />
Per la verità, io me ne rendevo conto<br />
ma non potevo fare a meno di respirare<br />
quell'aria angosciata.<br />
Quando veniva il medico per visitarmi,<br />
lo assalivano per sapere se anche<br />
io fossi condannato a morte dalla<br />
spagnola.<br />
Egli diceva di no, che non si trattava<br />
di spagnolama disemplice infreddatura.<br />
I miei genitori, no; chi li persuadeva?<br />
Insomma, l'allarme era generale, profondo.<br />
In tutta Italia.<br />
Come se davvero si fosse soggetti all'aggressione<br />
dello straniero.<br />
Lo straniero era allora la Spagna, di<br />
cui la spagnola diventerebbe suddita e<br />
provocatrice.<br />
Non mancava chi reagiva fingendo<br />
una certa allegria.<br />
Ci si attaccava a una canzone molto<br />
nota.<br />
Una ragione tragica c'era.<br />
C'eraperché siaccumulavano i morti.<br />
Morti anche sotto casa. La spagnola<br />
era arrivata sotto casa. Era peggio di un<br />
esercito straniero.<br />
Pare che non ci fosse chi l'affrontasse,<br />
chi la stroncasse.<br />
Solo Alessandro Manzoni avrebbe potuto<br />
descrivere un male così impetuoso.<br />
Ma un Manzoni io non lo ricordo, anche<br />
perché non esisteva.<br />
Ricordo gli articoli dei giornali. Le<br />
cronache imperversavano. Gli allarmi<br />
toglievano il fiato.<br />
Io stavo per conseguire la licenza<br />
liceale. Sarebbe stato il caso di non andare<br />
a scuola.<br />
L'OSSERVATORE ROMANO Mercoledì 31 Gennaio 2001<br />
«L'eredità Ferramonti» di Gaetano Carlo Chelli riproposto dall'editore Avagliano<br />
Un'interessante operazione di recupero letterario<br />
CLAUDIO ANGELINI IERO<br />
Notevole, per contenuti e pregi di<br />
scrittura, è il romanzo ottocentesco di<br />
Gaetano Carlo Chelli «L'eredità Ferramonti»<br />
(riproposto dall'editore Avagliano).<br />
Un romanzo naturalistico-sociale,<br />
alla maniera dei contemporanei scrittori<br />
francesi, che l'autore mostra di tener<br />
ben presenti: egli descrive degli ambienti<br />
piccolo-borghesi aventi per sfondo uno<br />
spazio fisico e storico, la Roma di fine<br />
'800, dove si muove e agisce una società<br />
diversificata e stratificata, con una classe<br />
dirigente, una burocrazia, e delle forti<br />
tensioni sociali.<br />
Non a caso la vicenda concepita da<br />
Chelli, con i suoi risvolti psicologici e<br />
culturali, è ambientata in una Roma, da<br />
poco capitale d'uno Stato unificato ma<br />
ancora molto composito per lingua, costumi,<br />
realtà regionali. Una Roma che<br />
non è più quella torpida e stagnante del<br />
Belli, senza alcuna mobilità di classi e di<br />
patrimoni, ma una città dove la nuova<br />
situazione politica ha messo in atto tante<br />
insolite piccole realtà, che potrebbero<br />
aspirare a esser paradigma d'una situazione<br />
più ampia e complessa, nazionale,<br />
con caratteristiche cioè ricorrenti e comuni<br />
a vari strati di popolazione.<br />
Non è questo tuttavia l'obiettivo dell'autore;<br />
egli ama più che altro narrare,<br />
non tanto le vicissitudini economiche e<br />
sentimentali d'una famiglia piccolo-borghese,<br />
descritta dall'ascesa al declino<br />
(una sorta di «dinastia» italiana). Chelli<br />
si compiace soprattutto di ritrarre con<br />
efficacia mentalità e costumi d'un ambiente<br />
sociale ristretto.<br />
Atteggiamento che può trovare giustificazione<br />
nelle stesse vicende biografiche<br />
del narratore, originario di Massa ma<br />
vissuto a Roma e impiegato nella Regia<br />
dei Tabacchi. Scopertosi scrittore negli<br />
anni del «Liberty», di Sommaruga e<br />
D'Annunzio, nonostante le collaborazioni<br />
alla «Cronaca Bizantina», Chelli rimase<br />
sempre piuttosto isolato, e attratto da<br />
aspetti della realtà più circoscritti e minuti.<br />
La trama del romanzo «L'eredità Ferramonti»<br />
è semplicissima: è la storia<br />
d'un uomo del popolo, Ferramonti appunto,<br />
che riesce ad arricchire mediante<br />
A questo ci si era ridotti: a pensare<br />
che nella scuola si potrebbe contrarre il<br />
morbo.<br />
E allora, che cosa bisognava fare?<br />
Starsene in casa, senza vedere nessuno,<br />
senza dare la mano a nessuno.<br />
Questa è la situazione apocalittica che<br />
io ho vissuto tanti anni fa.<br />
Ora si sparge qualche voce che mi riporta<br />
a quel tempo.<br />
I miei genitori non ci sono più.<br />
La mia anagrafe pare che sia allergica<br />
a certi contagi. Pare.<br />
Per essa non si va in galera ma nemmeno<br />
si è aggrediti, pare, dall'asiatica.<br />
Questavolta si ècambiato continente.<br />
Laminacciaverrebbedaterre lontane.<br />
È anche questo un progresso della<br />
tecnica? La tecnica è arrivata a farci comunicare<br />
con un mondo remoto, che<br />
non solo ci fa trovare dove si crederebbe<br />
di essere irreperibili ma ci farà vedere<br />
da dove si telefona, dove ci si trova.<br />
La tecnica sarebbe capace di scavalcare<br />
monti e mari per farci conoscere<br />
le grazie o disgrazie sociali, come<br />
l'asiatica.<br />
Ma l'asiatica ha meno fortuna della<br />
spagnola.<br />
Non ha, a quel che si crede, e pare<br />
che si creda bene, l'aggressività<br />
della sua antenata spagnola, quell'allarmismo.<br />
Se la tecnica ne favorisce l'ingresso, è<br />
utile anche per il regresso.<br />
I nuovi mezzi tecnici, le medicine che<br />
non esistevano per la spagnola esistono<br />
per l'asiatica.<br />
Al contrario della sua antenata, si è<br />
convinti che essa si possa sconfiggere.<br />
La tecnica che porta degli svantaggi,<br />
non essa ma chi la usa, trionfa soprattutto<br />
nel campo della medicina.<br />
Si vive più a lungo, non perché sia<br />
cambiata la natura dell'organismo umano<br />
ma perché ci sono i mezzi per combattere<br />
le malattie dalle quali non si<br />
usciva salvi.<br />
La mia nonna paterna, che ha avuto<br />
16 figli, solo 5 nehavistiin età matura.<br />
Gli altri sono morti bambini.<br />
Ora, questo non succede proprio nel<br />
tempo delle follie.<br />
Figuratevi che perfino la mucca è impazzita.<br />
Ma l'asiatica dovrà rinsavire.<br />
Dovrà assoggettarsi al suo destino di<br />
vinta.<br />
Un grave svantaggio in rapporto alla<br />
sua antenata spagnola.<br />
Ma non è il solo.<br />
Per la spagnola ci si consolava con la<br />
canzone di cui ho detto.<br />
Per l'asiatica una canzonetta non esiste.<br />
Non c'è un Odoardo Spadaro.<br />
Non c'è un Petrolini.<br />
Povera asiatica, ahilei.<br />
i proventi d'un forno ben avviato e gestito.<br />
A causa però della sventatezza dei<br />
suoi tre figli, due maschi e una femmina,<br />
dissoluto l'uno e più o meno ingenui<br />
gli altri due, il protagonista deve assistere<br />
da vecchio alla lenta dissoluzione delle<br />
sue sostanze e del suo nome.<br />
La mentalità gretta, i sentimenti d'arrivismo<br />
e nello stesso tempo le leggerezze<br />
di questa gente sono davvero messi<br />
ben in risalto, dall'autore, come pure la<br />
corruzione degli apparati burocratici e<br />
statali; non tanto forse nel loro immediato<br />
dispiegarsi quanto visti da una certa<br />
distanza, cioè negli effetti che producono.<br />
Il linguaggio ha un andamento ondulante,<br />
ora incalzante, serrato, ora largo,<br />
disteso; questo più che altro nella sintassi,<br />
perché nei dialoghi, a nostro giudizio,<br />
Chelli non riesce a esprimere degli<br />
impasti originali, realisti e nel contempo<br />
artistici.<br />
Quando, negli Anni '70, il romanzo fu<br />
riscoperto, Pasolini dette sull'autore un<br />
giudizio importante, affermando che,<br />
per meriti letterari, Chelli viene dopo<br />
Verga e prima di Svevo. È condivisibile<br />
ancora, tale apprezzamento? Certo, per<br />
affinità d'impostazione ideologica e stilistica,<br />
Chelli doveva essere caro all'autore<br />
di «Ragazzi di vita». Secondo noi, nonostante<br />
la giusta rivalutazione del romanzo,<br />
esso si mantiene complessivamente<br />
in un livello di medietà, senza assurgere<br />
alle alte sfere dell'arte; è piuttosto<br />
un importante indice d'un momento<br />
evolutivo, d'una tappa intermedia della<br />
narrativa italiana.<br />
La realtà sociale presa in esame da<br />
Svevo, quella che fa da sfondo ai suoi<br />
romanzi, è certamente sfaccettata e<br />
complessa, piccolo e medio borghese,<br />
ma di tipo ancora regionale, se vogliamo,<br />
sia pure col privilegio del caso, tipica<br />
cioè d'una regione, la Venezia Giulia,<br />
che seguita ad essere crocevia d'alcune<br />
delle più importanti culture europee. E<br />
nondimeno non omologabile, allora,<br />
quella realtà, al substrato socioculturale<br />
ampio e articolato, caratterizzato da<br />
mobilità e ricambio di classi, quale era<br />
già quello della Roma umbertina.<br />
La novità della narrazione di Chelli<br />
nell'«Eredità Ferramonti», sta, come ac-<br />
Una veduta dell'arcipelago delle Galapagos<br />
con in primo piano l'isola di San Bartolomé<br />
Il disastro ambientale che ha colpito l'arcipelago delle Galapagos<br />
I fragili equilibri<br />
di un ecosistema unico al mondo<br />
MARIA MAGGI<br />
Una «Geocheolone<br />
elephantopus»:<br />
la testuggine gigante<br />
simbolo delle isole<br />
«Galàpago», in spagnolo, significa testuggine.<br />
Le Galapagos sono isole del<br />
Pacifico in cui appunto vivono le testuggini.<br />
È un arcipelago di 13 isole<br />
principali, 6 più piccole e una quarantina<br />
di isolotti, tutti di natura vulcanica<br />
— il cono più alto raggiunge i 1860<br />
metri — al largo dell'Ecuador, proprio<br />
sulla linea dell'Equatore.<br />
Qui Charles Darwin arrivò nel 1835 a<br />
bordo della Beagle, un brigantino da<br />
240 tonnellate, che era salpato da<br />
Plymouth il 27 dicembre 1831 per un<br />
viaggio durato quasi cinque anni. Il 17<br />
settembre Darwin sbarcò sull'isola che<br />
gli inglesi chiamano Chatham e gli spagnoli<br />
San Cristobal.<br />
Proprio qui, a San Cristobal, nella<br />
Baia del Naufragio, a 800 metri dalla<br />
riva, il 16 gennaio scorso, si è arenata<br />
la nave cisterna Jessica, rovesciando in<br />
mare centinaia di migliaia di litri di<br />
gasolio e di bunker, un combustibile<br />
dal micidiale potere inquinante. È l'ultimo<br />
disastro ambientale dei nostri<br />
giorni. Una catastrofe che avviene in<br />
quello che è considerato un «santuario»<br />
della natura, un ecosistema unico dove<br />
vivono centinaia di specie autoctone.<br />
È inutile qui lamentare l'imperizia<br />
del capitano Tarquino Arevano, che ha<br />
fatto arenare la Jessica sopra una secca.<br />
Di certo il capitano Fitzroy, che guidava<br />
la Beagle — cui pure i mariani<br />
avevano dato il soprannome di «Coffin»,<br />
cioè «Cassa da morto» — era<br />
un'altra cosa: circumnavigò senza danni<br />
San Cristobal e, anzi, sostò in molte<br />
insenature. Darwin potè scendere a<br />
terra, tra nere lave basaltiche, acacie<br />
e cactus, e provare strordinarie emozioni.<br />
Qualche anno dopo, nel suo libro<br />
Viaggio di un naturalista intorno al<br />
mondo, scriverà: «Mentre camminavo<br />
incontrai due grosse tartarughe, ognuna<br />
delle quali non pesava meno di un<br />
quintale: quando mi avvicinai una mi<br />
guardò fisso e lentamente se ne andò,<br />
l'altra emise un sibilo profondo e tirò<br />
dentro il capo». Quelle emozioni sono<br />
state provate poi da migliaia di naturalisti<br />
e di amanti della natura che han-<br />
gnifiche, con le borse golari rosse nella<br />
stagione degli amori, le sule piederossi<br />
— la sola sula che abbia imparato a<br />
dormire sugli alberi — i cormorani di<br />
terra, dalle ali atrofizzate, i gabbiani a<br />
coda piatta, i famosi fringuelli di Darwin,<br />
plasmati dall'evoluzione, le iguane<br />
marine hanno regalato emozioni indimenticabili<br />
a chi ha avuto la gioia di<br />
osservarli.<br />
Due fringuelli, ad esempio, hanno<br />
catturato l'attenzione dei naturalisti.<br />
L'uno, il Geospiza difficili, è un «uccello<br />
vampiro»: si nutre del sangue delle<br />
sule, rompendo loro i vasi superficiali<br />
Un gruppo di otarie<br />
sulla spiaggia<br />
dell'isola di Santa Fé<br />
Un esemplare<br />
maschio<br />
di fregata<br />
Uno scorcio dell'isola Plaza Sur con i caratteristici cactus<br />
sono due o trecento, quasi tutti gente<br />
di colore, banditi per delitti politici dalla<br />
repubblica dell'Equador». Cinquanta<br />
anni fa la popolazione sfiorava il migliaio<br />
di persone. Oggi sono sedicimila.<br />
Ci sono i pescatori di oloturie o cetrioli<br />
di mare, che devono rifornire il mercato<br />
giapponese, ma anche gli yacht dei<br />
miliardari americani, e la flotta turistica<br />
a cui era destinato il carburante della<br />
Jessica. Il turismo porta ricchezza e<br />
pericoli.<br />
Per difendere la natura minacciata il<br />
governo dell'Ecuador ha trasformato<br />
l'arcipelago in parco nazionale. Sull'i-<br />
Una sula dai piedi azzurri<br />
no visitato il Parco Naturale delle Galapagos.<br />
La nave cisterna «Jessica» arenata nelle acque dell'arcipelago<br />
cennavamo all'inizio, nella «dilatazione»<br />
dello sfondo; la vicenda infatti s'inserisce<br />
bene nel complesso delle variegate<br />
forme che di sé offriva la capitale alla fine<br />
del XIX secolo. Ma la realtà trattata<br />
da Svevo è senza dubbio più ricca di implicazioni<br />
umane e morali.<br />
Il romanzo di Chelli non è particolarmente<br />
significativo sul piano artistico<br />
perché nell'insieme l'azione descritta riflette<br />
sentimenti e mentalità ristretti, la<br />
cui sostanza è destinata ad esaurirsi nel<br />
loro stesso ambito, fisico e culturale,<br />
senza grandi possibilità d'essere interpretata<br />
al di fuori di quello.<br />
È un po' il contrario di quanto avviene<br />
nei romanzi di Balzac o Flaubert,<br />
che anche nella raffigurazione d'ambienti<br />
e personaggi provinciali, aspirano a<br />
indagare e ritrarre sentimenti che sono<br />
di portata universale. Svevo assume rilievo<br />
di narratore europeo proprio perché<br />
ha evitato il rischio, perché è riuscito<br />
là dove Chelli non aveva né la formazione<br />
né la fisionomia per riuscire.<br />
Certo, Chelli ha il merito non piccolo<br />
di costituire un caso a sé nella rappresentazione<br />
della Roma di quell'epoca,<br />
dominata dall'estetismo di D'Annunzio e<br />
dai suoi romanzi tipo «Il piacere», che è<br />
l'esatto contraltare, espressione com'è<br />
d'ambienti d'élite, del romanzodiChelli.<br />
C'è però un personaggio, nell'«Eredità<br />
Ferramonti», che ambisce a diventare (e<br />
in parte vi riesce), culturalmente e umanamente<br />
rappresentativo d'un qualcosa<br />
di più, di un'epoca, d'una svolta storica.<br />
Si tratta di Irene, moglie di Pippo, secondogenito<br />
del Ferramonti, donna ambiziosa<br />
e talora crudele, che concentra<br />
su di sé molta dell'attenzione del lettore<br />
perché spregiudicata e nello stesso tempo<br />
dolce e persuasiva, subdola e arrivista<br />
ma bisognosa di delicatezza e comprensione,<br />
cosa che non potrà verificarsi,<br />
determinando il suo dramma.<br />
Se solo Chelli non avesse troppo concesso<br />
al modo distaccato e oggettivo dei<br />
naturalisti e avesse per primo ceduto al<br />
fascino della sua creatura, ne sarebbe<br />
derivato probabilmente un carattere letterario<br />
femminile degno di competere,<br />
nel bene e nel male, con le più famose<br />
eroine della narrativa europea.<br />
Forse, come Darwin, hanno crono- presso le penne remiganti e timoniere.<br />
metrato il loro passo: «Faceva cinquan- L'altro, il Camarhynchus pallidus, si<br />
taquattro metri in dieci minuti, cioè serve di strumenti, come rametti o spi-<br />
324 metri all'ora, cioè sette chilometri e ne di cactus, per estrarre larve o bruchi<br />
mezzo al giorno», scrisse l'autore de dalla corteccia degli alberi.<br />
«L'origine della specie».<br />
Si calcola che nell'arcipelago delle<br />
Il giovane Darwin regalò anche una Galapagos vivano cinquemila specie. Il<br />
confessione che fa sorridere noi che lo 40% di queste vivono solo qui.<br />
abbiamo sempre immaginato con la L'arcipelago costituisce un ecositema<br />
barba bianca e il profilo austero da pa- unico al mondo. Le isole sono di fordre<br />
dell'evoluzione: «Spesso mi sono mazione recente. L'arcipelago è situato<br />
inerpicato sul dorso di queste testuggini in prossimità di un punto caldo. Qui il<br />
e poi con qualche colpetto sulla parte magma dalle profondità è risalito alla<br />
posteriore dello scudo le ho indotte ad superficie lungo camini eruttivi, fino<br />
alzarsi e a camminare, ma è molto dif- ad emergere dall'acqua, dando luogo a<br />
ficile mantenervisi in equilibrio». nuove isole.<br />
Il nome scientifico di queste testuggi- Il clima dell'arcipelago, che pure si<br />
ni giganti, i più interessanti rettili del- trova all'Equatore, è mitigato dalle acl'arcipelago,<br />
è Geochelone elephantoque fredde della corrente di Humdoldt,<br />
pus. Ce ne sono 12 razze. Possono pesa- che lambisce le isole. Così per la sua<br />
re più di due quintali e il loro guscio origine vulcanica, per la sua lontanan-<br />
può raggiungere il metro e mezzo di za dal continente, per la sua unicità,<br />
lunghezza. Un tempo le isole ne erano l'arcipelago delle Galapagos è diventato<br />
invase: dopo due secoli di caccia indi- un laboratorio della vita. Un universo<br />
scriminata queste testuggini sono sul- semplice che si regge su equilibri fragil'orlo<br />
dell'estinzione.<br />
li, minacciati dall'uomo.<br />
Le testuggini giganti, le fregate ma- Qui, scriveva Darwin, «gli abitanti<br />
Appuntamenti culturali<br />
Roma, 1º febbraio<br />
Roma, 6 febbraio<br />
«Il filo spezzato»<br />
Un volume<br />
Il 1º febbraio alle ore 17, nella se- su Georges Dumézil<br />
de dell'Istituto Luigi Sturzo a Pa- e Mircea Eliade<br />
lazzo Baldassini (Via delle Coppel-<br />
L'Accademia di Romania (Piazza<br />
le 35), verrà presentato il volume<br />
Josè de San Martin) ospiterà, il 6<br />
di Nicola Mancino «Il filo spezza-<br />
febbraio alle ore 18.30, la presento»<br />
(Società Editrice Il Mulino).<br />
tazione del volume «Esploratori<br />
Presiederà Gabriele De Rosa.<br />
del pensiero umano. Georges Dumézil<br />
e Mircea Eliade» (Ed. Jaca<br />
Roma, 5 febbraio<br />
Book). Interverrà il Card. Paul Poupard.<br />
Le società asiatiche<br />
e l'idea di Dio<br />
Catanzaro, fino al 22 febbraio<br />
«L'idea di Dio nel mondo nelle so-<br />
Luca Giordano<br />
cietà asiatiche (India)» è il tema<br />
della relazione che Antonio Saccà e l'arte nel Catanzarese<br />
terrà, il 5 febbraio alle ore 16.30, Resterà aperta fino al 22 febbraio<br />
presso l'UNISPED (Via G. Ferrari a Palazzo Alemanni, la mostra<br />
1), nell'ambito di un ciclo di confe- «Luca Giordano e testimonianze<br />
renze di antropologia religiosa. I d'arte del Seicento nel Catanzare-<br />
prossimi appuntamenti esaminese». Tra le opere esposte, oltre a<br />
ranno i mondi sudamericano, quelle del pittore napoletano, an-<br />
greco, romano, ellenistico e criche paramenti sacri, oreficerie e<br />
stiano.<br />
sculture seicentesche.<br />
sola di Santa Cruz è stato creato il Centro<br />
di ricerche Charles Darwin per la<br />
tutela della fauna e della flora dell'arcipelago.<br />
Purtroppo c'è poco da fare contro la<br />
marea nera che avanza. San Cristobal<br />
è stata già contaminata. È stata investita<br />
anche l'isoletta di Santa Fé, dove vivono<br />
duecento leoni marini e migliaia<br />
di iguane marine. E anche Santa Cruz<br />
è minacciata.<br />
Darwin a Santa Fé aveva studiato le<br />
straordinarie iguane marine, Amblyrhynchus<br />
cristatus, «un animale dall'aspetto<br />
orribile, di un colore nero<br />
sporco, stupido e tardo nei movimenti»,<br />
«nell'acqua nuota con agilità e sveltezza,<br />
mediante un movimento serpentino<br />
del corpo». Darwin l'aveva presa più<br />
volte gettandola in acqua e quella sempre<br />
ritornava a terra. Così aveva concluso:<br />
«Questo singolare esempio di apparente<br />
stupidità può venir forse spiegato<br />
col fatto che questo rettile non ha<br />
mai avuto nemici terrestri, mentre in<br />
mare diviene facilmente preda dei numerosi<br />
pescicani. Può darsi, quindi,<br />
che, persuaso da un istinto fissatosi<br />
ereditariamente che la spiaggia è il suo<br />
luogo di salvezza, esso vi ricorra come<br />
a un rifugio».<br />
Le iguana marine sono dinosauri in<br />
miniatura, totalmente innocui, anche<br />
se, irritati, emettono sbuffi di vapore<br />
come i draghi delle fiabe. Darwin li<br />
studiò a tal punto da scrivere: «Aprii gli<br />
stomaci di parecchie iguana e li trovai<br />
pieni di un'alga tritata che cresce in<br />
forma di sottili espansioni fogliacee di<br />
un verde vivace o d'un rosso cupo».<br />
Ecco, la grande macchia nera non<br />
minaccia soltanto direttamente le iguana,<br />
i pellicani, i leoni marini, i rarissimi<br />
pinguini — gli unici che vivono e si<br />
riproducono all'Equatore — ma, fatalmente,<br />
si depositerà sui fondali e soffocherà<br />
le praterie di alghe, che sono l'alimento<br />
principale delle iguane marine.<br />
Non ci sarà insomma solo il danno<br />
immediato, computabile con l'aritmetica<br />
degli animali morti, misurabile nel<br />
degrado della costa. Ci sarà un prezzo<br />
da pagare nel tempo. Nel corpo degli<br />
animali marini le sostanze tossiche si<br />
accumuleranno. Gli scalini della scala<br />
alimentare porteranno ad una concentrazione<br />
di veleni. Assumeranno sostanze<br />
fortemente nocive, per esempio, anche<br />
gli squali e i tonni, che, pur nuotando<br />
in acque intatte, si nutriranno di<br />
animali contaminati.