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Nouvelles normalités Nouvelles pathologies Nouvelles ... - Psynem

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6° 6éme Congresso Congrès Européen Europeo de di Psicopatologia Psychopathologie dell’Infanzia de l’Enfance e et dell’Adolescenza<br />

de l’Adolescence<br />

Nuove <strong>Nouvelles</strong> normalità <strong>normalités</strong> Nuove <strong>Nouvelles</strong> patologie <strong>pathologies</strong> Nuove pratiche <strong>Nouvelles</strong> pratiques<br />

THURSDAY, May 5<br />

coanalitica Italiana di allora- a portare la psicoanalisi<br />

all’Università di Roma, prima ancora che<br />

Musatti potesse farlo a Milano.<br />

Chiudo qui questa breve carrellata di ricordi,<br />

d’altra parte la metà di quest’incontro era dedicata<br />

a Lebovici: mi dispiace di non averlo incontrato,<br />

lo confesso… non lo sapevo malato.<br />

La partecipazione alle centinaia di congressi<br />

a cui sono stato invitato mi ha sempre insegnato<br />

qualcosa: anche questa mattina, ho imparato<br />

parecchie cose. La meditazione che mi viene<br />

ora spontanea nasce da questa domanda: chi è<br />

il neuropsichiatria infantile? Qual è la sua identità<br />

e quale deve essere la sua formazione? Confesso<br />

che queste domande hanno costituito il<br />

cruccio di tutta la mia carriera: tuttora non ho risposte<br />

chiare rispetto al fatto di come trasmettere<br />

ai miei specializzandi qualcosa. Ciò che forse<br />

sono riuscito a trasmettere è solo la modalità di<br />

pormi di fronte al bambino: tenterò di raccontarvelo,<br />

sebbene sia un fatto personale, difficile<br />

da teorizzare. L’identità del neuropsichiatria<br />

infantile ha dentro di me una grande complessità.<br />

Ho ascoltato le relazione di questo Congresso:<br />

anche quella del mio allievo Levi… la<br />

sua dialettica è formidabile, le nostre discussioni<br />

sono sempre molto belle. Ma la preparazione<br />

teorico-tecnica deve accompagnarsi necessariamente<br />

alla formazione umana. Non dobbiamo<br />

dimenticare che il neuropsichiatria infantile<br />

è vissuto in un periodo di grandi innovazioni nelle<br />

conoscenze sul bambino: pensiamo agli studi<br />

neuro-patologici dello sviluppo del cervello, al<br />

tentativo di integrazione tra psicologia genetica<br />

e psicodinamica, all’uso dei concetti psicoanalitici<br />

nella spiegazione eziologia del sintomo del<br />

bambino. L’analisi della trasformazione dell’istituto<br />

familiare avvenuta in questi quarant’anni ha<br />

un ruolo fondamentale nella comprensione della<br />

sofferenza del bambino; la modificazione del<br />

sistema scolastico ha obbligato gli specialisti ad<br />

occuparsi del vissuto e delle problematiche dei<br />

bambini tra i banchi di scuola, con il gruppo di<br />

pari e con gli insegnanti. Credetemi, il bambino<br />

187<br />

IN HONOUR OF PROF. BOLLEA<br />

INCONTRO CON GIOVANNI BOLLEA E SERGE LEBOVICI<br />

Presidente: M. Cesa Bianchi (Milano)<br />

che trattavo qualche decina di anni fa è diverso<br />

dal bambino che mi viene a trovare oggi; anche<br />

le tappe cognitive non sono più le stesse e soprattutto<br />

è mutato l’apporto del mondo esterno,<br />

poiché oggi non passa più attraverso le parole<br />

dei genitori o della scuola ma per 1’80% attraverso<br />

la televisione.<br />

Chi è questo bambino che cambia? Quale volto<br />

diamo al disagio infantile di oggi? Alcuni tentano<br />

di dare una forma nosografica alla sofferenza<br />

del bambino: i questi quarant’anni abbiamo fatto<br />

di tutto per eliminare il termine “nosografico”<br />

e poi in questi ultimi dieci anni ci hanno di nuovo<br />

scombussolato tutto! Io non ho mai parlato<br />

e mai parlerò di griglie nosografiche: ho sempre<br />

parlato di un bambino disadattato: parlo della<br />

malattia psichica come frutto momentaneo di un<br />

compromesso tra successo e insuccesso. Parlo<br />

di questa massa di bambini che soffrono e che<br />

vengono per essere aiutati: la modificazione patologica<br />

della loro evoluzione è prodotta da uno<br />

sbaglio educativo avvenuto in questi ultimi quarant’anni<br />

e che non permette loro di giungere al<br />

sacro concetto freudiano di realtà - dopo quello<br />

di piacere. Dalla civiltà odierna questi bambini<br />

sono mantenuti a forza nel principio del piacere:<br />

per spiegare questo, gli adulti non hanno saputo<br />

inventare null’alto che il concetto di “tarda<br />

adolescenza”. Questo secolo -ci veniva detto-<br />

avrebbe portato il pianeta infanzia in prima linea:<br />

ebbene, questo secolo finisce tarpando le<br />

ali alla gioventù, ritardando al massimo lo sviluppo<br />

psichico e trasformando l’adolescenza in<br />

un periodo tragico.<br />

Come affrontare dunque le sfide che il bambino<br />

e l’adolescente ci pongono in quest’ultimo<br />

scorcio di secolo? Non scindendo mai la nostra<br />

scientificità dalla nostra socialità: noi dobbiamo<br />

curare, dobbiamo studiare ma dobbiamo anche<br />

denunziare. Altrimenti è inutile che studiamo<br />

le varie forme di inibizione intellettiva se non<br />

possiamo intervenire in nessun campo nell’educazione<br />

del bambino e nelle politiche per il bambino<br />

e per la famiglia. Parliamo, parliamo ma ci

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