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Nouvelles normalités Nouvelles pathologies Nouvelles ... - Psynem

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6° 6éme Congresso Congrès Européen Europeo de di Psicopatologia Psychopathologie dell’Infanzia de l’Enfance e et dell’Adolescenza<br />

de l’Adolescence<br />

Nuove <strong>Nouvelles</strong> normalità <strong>normalités</strong> Nuove <strong>Nouvelles</strong> patologie <strong>pathologies</strong> Nuove pratiche <strong>Nouvelles</strong> pratiques<br />

THURSDAY, May 5 WORKSHOPS<br />

Workshop 10 Adolescence and the vicissitudes of the body<br />

TRIONFI E MISERIE DEL CORPO ADOLESCENTE<br />

IN SERVIZIO AMBULATORIALE DI CONSULTAZIONE<br />

Paolo Salvador Psicologo, psicoterapeuta, responsabile Polo Adolescenti dell’A.U.L.S.S. 12 Veneziana<br />

È difficile stabilire i confini fra le nuove patologie<br />

e le nuove normalità. È difficile andare a rintracciare<br />

i segnali di rischio, premonitori di eventuali<br />

tendenze autolesive, o di dipendenze<br />

tossicofiliche. I nuovi processi verso la morte<br />

volontaria, verso la dipendenza da sostanze,<br />

verso la devianza sono mischiati dentro i percorsi<br />

della nuova normalità, e riguardano un<br />

nuovo uso del corpo, della famiglia, della sessualità,<br />

della coppia, della scuola (Lancini<br />

2003),…<br />

Siamo peraltro nell’epoca “delle passioni tristi”<br />

(Benasayag e Schmit, 2003), dominata da<br />

un senso pervasivo di impotenza e di incertezza<br />

che attraversa tutte le classi sociali. Sul piano<br />

clinico l’enfasi si sposta allora dalla patologia<br />

dei conflitti alla patologia dei legami, che mette<br />

maggiormente in evidenza la friabilità e gli smottamenti<br />

narcisistici, facendo prevalere l’agire sul<br />

pensare (Pelanda, 2010).<br />

La valutazione della normalità in adolescenza<br />

appare quindi ardua, per non dire quasi impossibile,<br />

almeno con i criteri tradizionali. In un certo<br />

senso, anzi, una certa dose di anormalità, è<br />

paradossalmente indice di normalità. Questo<br />

succede probabilmente perché l’adolescenza<br />

viene generalmente intesa come un processo,<br />

un momento di destrutturazione dello stato<br />

infantile, per conquistare una organizzazione da<br />

persona adulta.<br />

Diventa allora possibile che il corpo oggi, all’interno<br />

di questa società in continua e rapida trasformazione<br />

rappresenti l’ultima frontiera certa<br />

che ci permetta di sperimentare la nostra esistenza.<br />

“L’uso del corpo come linguaggio è<br />

resuscitato […] sulla scena del mondo. Trionfante,<br />

sacrificato, diffuso, propagato, drammatico,<br />

tragico; corpo politico, sociale, estremo.<br />

Corpo come il più antico strumento di comuni-<br />

97<br />

cazione per dire hic et nunc attraverso il tatuaggio,<br />

il piercing, le citazioni tribali, le manipolazioni<br />

degli organi, per dire ciò che si comunica<br />

senza la parola, il suono, il disegno” (Lea Vergine,<br />

2000). Il corpo contemporaneo viene dunque<br />

interpretato come corpo vivente e la pelle<br />

come schermo dove vengono proiettate le esperienze<br />

di ciascuno (Marenko, 2002). Anche l’arte<br />

in questi ultimi anni sembra essersi concentrata<br />

sul corpo, diventato sempre più protagonista di<br />

umiliazioni, coartazioni, ferite e tagli, come se<br />

una forza distruttivo-creatrice riuscisse a trasformare<br />

e dare forma, a rimodellare, a dare<br />

spessore all’esistenza.<br />

Ciò vale in modo particolare per gli adolescenti<br />

le cui modificazioni del corpo sono a volte dolorose<br />

e brutali. In questi ultimi anni, più che in<br />

passato, le nuove generazioni prediligono maggiormente<br />

il corpo come messaggio sociale. E’<br />

come se non bastassero più i “travestimenti”<br />

consentiti dall’uso di certi abiti o dall’acconciatura<br />

dei capelli. Quasi a reclamare il diritto ad<br />

essere l’unico vero adolescente, contro le brutte<br />

copie che ci sono in giro, il bucarsi e dipingersi<br />

la pelle in modo indelebile sembra per esempio<br />

segnare la necessità di imprimere la memoria<br />

del periodo dell’adolescenza per tutta la vita<br />

(Furlanetto, Salvador, 2005), “una richiesta di<br />

attenzione” e un sostegno alla “nascita di un<br />

nuovo soggetto sociale che prende il posto del<br />

bambino un tempo sì appartenuto alla famiglia e<br />

all’amore di mamma e papà” (Charmet e Marcazzan,<br />

2000).<br />

“Il corpo è” d’altra parte “il primo luogo in cui<br />

si manifesta lo stupore di essere se stessi” (Le<br />

Breton, 2005) e in fondo è un campo di battaglia<br />

dell’identità (Rossi Monti, D’Agostino, 2009).<br />

Il tatuaggio e anche l’autolesione, infatti,<br />

spesso rinforzano il sentimento dell’autostima,

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