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Nouvelles normalités Nouvelles pathologies Nouvelles ... - Psynem

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6° 6éme Congresso Congrès Européen Europeo de di Psicopatologia Psychopathologie dell’Infanzia de l’Enfance e et dell’Adolescenza<br />

de l’Adolescence<br />

Nuove <strong>Nouvelles</strong> normalità <strong>normalités</strong> Nuove <strong>Nouvelles</strong> patologie <strong>pathologies</strong> Nuove pratiche <strong>Nouvelles</strong> pratiques<br />

FRIDAY, May 6 WORKSHOPS<br />

Workshop 14 Dal prenatale alla diagnosi precoce<br />

L’INTERVENTO DELLO PSICOLOGO IN DIAGNOSI PRENATALE:<br />

UN APPROCCIO INTEGRATO<br />

I. Lapi 1 , M. Iandolo 2 , D. Paggetti 3<br />

1 Psicologa, Responsabile Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia-Adolescenza Azienda Sanitaria Firenze sud est,<br />

Psicoterapeuta A.F.P.P.; 2 Psicologa, Centro Studi Martha Harris; 3 Psicologa, Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze,<br />

Psicoterapeuta A.F.P.P.<br />

sone in attesa, altre cose urgenti da fare e di<br />

concentrarsi sul racconto di un singolo caso: il<br />

muoversi dentro e fuori la stanza e il passare da<br />

un caso all’altro in una sorta di ansiosa e maniacale<br />

fuga delle idee ci sono apparsi evidenti<br />

difese agite rispetto al fermarsi a ‘pensare’ e<br />

quindi, al ‘sentire’ le emozioni, foriero di dolore<br />

mentale.<br />

A poco a poco, grazie all’esplicitazione delle<br />

difficoltà e al lavoro di comprensione, il setting e<br />

la discussione hanno acquistato maggiore strutturazione<br />

e con lo strutturarsi del contenitore e<br />

del contenuto è arrivata la possibilità del riconoscimento<br />

( “solo mettersi lì seduti a parlare fa la<br />

differenza” osserverà un’ostetrica) e del contenimento.<br />

Angoscia e dolore mentale dell’équipe<br />

Vediamo ora più da vicino alcuni dei primi<br />

elementi emersi dal lavoro di gruppo, riguardanti<br />

in modo particolare varie situazioni di angoscia<br />

e dolore mentale che si trovano a vivere gli operatori,<br />

e che hanno dominato tutta questa fase<br />

iniziale degli incontri.<br />

Angoscia di fronte all’incertezza, all’attesa,<br />

alla scelta: spesso in diagnosi prenatale non si<br />

può sempre sapere tutto e subito, ma occorre<br />

attendere prima di avere elementi certi sulla<br />

realtà di una situazione; altre volte, l’incertezza<br />

rimane e la scelta da compiere da parte della<br />

madre e della coppia è ancora più difficile, dolorosa,<br />

vissuta in solitudine; il tempo stesso scorre<br />

in modo particolare: è il tempo lunghissimo e<br />

vuoto dell’attesa, poi è il tempo della fretta della<br />

decisione, quasi sempre nel conflitto tra questa<br />

fretta imposta dalla realtà concreta e i tempi, più<br />

222<br />

lunghi, dell’elaborazione emozionale nel mondo<br />

interiore, (Daffos, Soulé, 1999; Cresti, Lapi, Pratesi,<br />

2009). L’incertezza e l’attesa sono difficili<br />

da tollerare anche per i medici: contrastano con<br />

l’immagine onnipotente di una professione che<br />

dovrebbe sapere sempre cosa ha di fronte, cosa<br />

deve fare e cosa deve consigliare. Non poter<br />

avere queste certezze e avvertire l’angosciosa<br />

richiesta di aiuto a decidere da parte dei pazienti<br />

vengono vissuti come una grave ferita narcisistica,<br />

accompagnata da forti sensi di colpa,<br />

quasi si stesse commettendo un’omissione di<br />

cura: “un medico, di fronte all’ipotesi di un aborto<br />

selettivo, commenta con amarezza: ‘i genitori in<br />

situazioni come queste si sentono incastrati.<br />

Ogni possibilità è incompleta. Io non ho una<br />

soluzione, e allora cosa faccio? niente!!” e continua<br />

sconfortato “mi sento come un bagnino con<br />

una ciambella e con due persone che affogano,<br />

allora che faccio? come decido?”.<br />

Difficoltà a capire e tollerare le identificazioni<br />

proiettive, le difese e le emozioni delle<br />

gestanti e delle coppie, spesso fraintese e vissute<br />

come attacchi aggressivi o ingratitudine -<br />

come in questo caso: “Alla notizia la madre è<br />

scattata in piedi dicendo di non volere un figlio<br />

handicappato ed è scappata via dalla stanza<br />

piangendo. L’ostetrica l’ha rincorsa e consolata,<br />

hanno parlato a lungo insieme e la signora si è<br />

mostrata molto grata sul momento per questa<br />

premura che ha sentito veramente di aiuto. Nei<br />

giorni successivi, invece, ha assunto un atteggiamento<br />

molto sfuggente, come se qualcosa si<br />

fosse richiuso dentro di lei; pare decisa a portare<br />

avanti la gravidanza. La sua reazione di chiusura<br />

ha sorpreso l’ostetrica e il gruppo, un po’ risentito,<br />

si domanda cosa sia potuto accadere dopo

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