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6° 6éme Congresso Congrès Européen Europeo de di Psicopatologia Psychopathologie dell’Infanzia de l’Enfance e et dell’Adolescenza
de l’Adolescence
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THURSDAY, May 5
INCONTRO CON GIOVANNI BOLLEA E SERGE LEBOVICI
Presidente: M. Cesa Bianchi (Milano)
dello strato sociale del paziente e della sua famiglia,
muta a seconda della tradizione familiare.
Nella relazione di Canevaro si parlava del rapporto
tra educazione e terapia. Da anni io sostengo
la necessità di eliminare il termine “insegnanti”,
vocabolo risalente alla Rivoluzione Francese che
ha portato la scuola per tutti; oggi non abbiamo
più bisogno di insegnanti ma di pedagogisti,
non soltanto perché il bambino deve essere
compreso nella sua totalità ma anche perché a
loro spetta il compito di vigilare sull’influenza dei
media che sfugge ai genitori ed a noi.
È necessario inoltre che lo psichiatra infantile
abbia una conoscenza varia del mondo culturale
ed artistico senza l’apporto della quale non
può capire un bambino; da qui, la necessità di
conoscere tutte le favole che si raccontano per
comprendere l’essenzialità del messaggio che il
bambino ci vuol trasmettere.
Adesso chiudo: vi posso soltanto assicurare
che fare lo psichiatra infantile è una gioia. Io, alla
mia giovane età di 83 anni, al mattino quando mi
alzo e mi vesto sono contento di poter vedere dei
bambini; sono felice anche se, alla sera, quando
medito su qualche ho fatto, se ho visto dei casi
gravi, mi prende una sofferenza silenziosa… ma
sono consapevole comunque di aver lanciato un
messaggio… so che forse questo messaggio è
giunto al destinatario… forse ho sbagliato… lo rimedierò
… ma ero nel giusto, volevo fare proprio
così … La carriera dello psichiatra infantile è difficile:
egli deve conoscere la propria equazione
personale, almeno con la psicoterapia di gruppo
se non lo può fare con l’analisi personale; ma se
sarà giunto a questo punto del cammino interiore,
alla fine della giornata sarà stanco ma felice.
Perché avrà trasmesso quell’elemento di armonia
affettiva che mancava ed avrà forse anche
trasmesso una nuova filosofia di vita. Il bambino
del duemila va verso la dimensione planetaria:
quell’individuo di 14 anni fra 15-18 anni governerà
il vostro paese e dovrà educare.
Si continuo così, voi penserete che la psichia-
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tria infantile sia una religione: non è così ma essa
deve tenere conto dell’essenzialità e delle totalità
dell’essere. Al bambino di oggi si deve guardare
essendo consapevoli che egli è il bambino
del duemila: si deve guardare a lui con la filosofia
dell’oggi per il domani; viceversa l’oggi per
l’oggi è la mentalità della società degli adulti. E
fino a quando la società degli adulti non modificherà
questo punto di vista, i disagi infantili aumenteranno.
Lo psichiatra infantile dovrò essere
sempre all’altezza di guardare le varia forme
sempre nuove, attraverso le quali si esplica la
sofferenza di un bambino; dovrà avere la capacità
di captarle e avere il coraggio di denunciarne
le possibili cause sociali. A volte la denuncia
può portare anche dei deficit carrieristici ma non
importa… non si è psichiatri infantili se la carriera
condiziona le scelte: se non si ha per sé la
psicologia del dare non si può offrire e prospettare
la filosofia del dare al bambino del XXI° secolo.
Vi ringrazio.
M. Cesa Bianchi
Non aggiungo altro per non gustare il clima
creato dalle parole di Giovanni Bollea. Vorrei
solo sottolineare il passaggio dal termine sofferenza
che ha caratterizzato la prima parte del
suo discorso al termine gioia che l’ ha chiuso:
questa è la prospettiva in cui vediamo Giovanni
Bollea, il suo lavoro che fin qui ha fatto e quello
che farà.
P. Ferrari
IN HONOUR OF PROF. BOLLEA
Prof. Bollea, grazie per questo ammirevole
messaggio: mi ha profondamente commosso.
Vorrei, a nome di tutti gli psichiatri europei,
ringraziarla di cuore per gli sforzi profusi in tutti
questi anni. L’Associazione di Psicopatologia
dell’ Infanzia e del Adolescenza le consegna
questa medaglia: il prof. Lebovici riceverà pure
lui la sua medaglia- gliela consegnerò personalmente…