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Nouvelles normalités Nouvelles pathologies Nouvelles ... - Psynem

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6° 6éme Congresso Congrès Européen Europeo de di Psicopatologia Psychopathologie dell’Infanzia de l’Enfance e et dell’Adolescenza<br />

de l’Adolescence<br />

Nuove <strong>Nouvelles</strong> normalità <strong>normalités</strong> Nuove <strong>Nouvelles</strong> patologie <strong>pathologies</strong> Nuove pratiche <strong>Nouvelles</strong> pratiques<br />

FRIDAY, May 6 POSTER SESSIONS<br />

Poster session 7 Tools for diagnosis, treatment and evaluation<br />

Instruments for diagnosis<br />

10 - DAR VOCE ALLE RELAZIONI<br />

UNA RICERCA QUALITATIVA SULLE NARRAZIONI E I MODELLI DI ATTACCAMENTO<br />

Filippo Mittino, Marco Barra, Claudia Lasorsa, Cesare Albasi Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Torino<br />

Introduzione<br />

Il nostro lavoro di ricerca ha l’obiettivo di analizzare<br />

all’interno dei testi narrativi offerti dai bambini,<br />

ai quali è stato richiesto di raccontare l’Episodio<br />

peggiore e migliore della loro vita, i<br />

riferimenti che permettono di delineare i Modelli<br />

Operativi Interni (Bowlby, 1969, 1973, 1980),<br />

esplorando così gli stili di attaccamento e il legame<br />

tra essi e le dimensioni relazionali ed emotive<br />

presenti nei racconti (Stern, 1985; Seganti, 1995;<br />

Allen et al., 2008; Albasi, 2009; Buday, 2010).<br />

Per fare ciò abbiamo utilizzato come supporto<br />

alle nostre ipotesi la teoria dell’attaccamento proposta<br />

da Bowlby (1969, 1973, 1980), la prospettiva<br />

di Fonagy e Target (1997), quella di Bruch<br />

(1973) e, collegamento ideale tra queste e la capacità<br />

di narrare il sé del bambino, le riflessioni di<br />

Holmes (1993, 2001).<br />

Holmes (1993), dopo una rilettura del concetto<br />

di Modelli Operativi Interni (Bowlby, 1969, 1973,<br />

1980), mette in evidenza come questi si possano<br />

rintracciare nei racconti che i bambini fanno di<br />

sé. L’autore (2001) parla di questi episodi narrati<br />

come di ricordi nodali: tali ricordi riguardano importanti<br />

mutamenti nella storia della vita (il primo<br />

giorno di scuola, la nascita di un fratellino) e rappresentano<br />

una concentrazione di modelli operativi<br />

del sé in rapporto con gli altri. Holmes (1993,<br />

2001) afferma come i bambini con attaccamento<br />

sicuro presenteranno storie coerenti e dettagliate<br />

e con un narratore partecipe; i bambini insicuri<br />

racconteranno episodi elaborati, invischiati e<br />

poco congruenti; i bambini evitanti ed ambivalenti<br />

lasceranno trasparire nelle loro parole parte del<br />

dolore dato dalla separazione dalla madre.<br />

A queste considerazioni si aggiungono quelle di<br />

Fonagy e Target (1997), i quali mettono in evidenza<br />

come nel caso in cui il bambino sia in relazione<br />

355<br />

con una figura di attaccamento incapace di espletare<br />

la funzione di rispecchiamento delle emozioni<br />

(Winnicott, 1967), lo sviluppo della funzione riflessiva<br />

possa essere compromesso. È possibile<br />

affermare che in bambini con attaccamento sicuro<br />

è presente una base psicologica che permette<br />

loro di cogliere gli stati mentali relativi al comportamento<br />

del caregiver; in quelli evitanti si osserva<br />

l’evitamento dello stato mentale dell’altro; nei resistenti<br />

si evidenzia una focalizzazione sul proprio<br />

stato d’angoscia trascurando la componente<br />

intersoggettiva; nei disorganizzati si coglie uno<br />

stato di ipervigilanza nei confronti del caregiver,<br />

che li conduce a costruire acute spiegazioni mentalizzate<br />

sul comportamento dello stesso.<br />

Abbiamo poi inserito queste riflessioni riguardanti<br />

i Modelli Operativi Interni e le narrative all’interno<br />

del quadro teorico clinico relativo all’obesità,<br />

focalizzando la nostra attenzione sulle<br />

argomentazioni offerte da Hilde Bruch. L’autrice<br />

(1973) mette in luce come una mancanza di responsività<br />

materna, accentuata da un’incapacità<br />

a riconoscere i bisogni del bambino spinga la<br />

madre stessa a fornirgli continuamente cibo per<br />

placare le sue tensioni, portandolo ad una disattivazione<br />

del sistema di attaccamento e all’instaurarsi<br />

di uno stile di attaccamento evitante, al<br />

quale può fare seguito un blocco della funzione<br />

riflessiva e la comparsa del disturbo alessitimico,<br />

come confermato da dati di ricerca (Baldaro et<br />

al., 1986; Guareschi et al., 1996; Attili, 2001; Lasorsa,<br />

Albasi, 2008).<br />

Metodo<br />

Per lo svolgimento della nostra ricerca sono<br />

stati creati due differenti campioni: quello clinico,<br />

composto da 92 soggetti sovrappeso e obesi,<br />

per un totale di 61 maschi e 31 femmine, soggetti<br />

già in carico all’interno delle strutture di Neuro

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