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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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del fenomeno, basate in particolare su analisi <strong>di</strong> tipo dendrocronologico e <strong>di</strong>carotaggi <strong>di</strong> ghacciai, non fa che confermare le testimonianze dei contemporanei aquesto proposito. Quale siano state le cause scatenanti <strong>di</strong> questo bruscocambiamento climatico è ancora da chiarirsi. Attirano l’attenzione dei climatologialcune correlazioni tra i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggior raffreddamento e la minore attività del solenel senso <strong>di</strong> assenza o poca presenza <strong>di</strong> macchie solari, ma allo stato attuale delleconoscenze non è possibile stabilire se questa può essere stata l’unica causa(FAGAN, 2000). Per quanto riguarda l’Europa, causa <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> queste oscillazioniclimatiche è stata la variazione della NAO (Oscillazione Nord Atlantica), chedetermina il tipo <strong>di</strong> clima sull’Europa, soprattutto in inverno. Un alto in<strong>di</strong>ce NAOsegnala bassa pressione attorno all’Islanda e alta pressione al largo delle Azzorre,una situazione che genera persistenti venti occidentali. Questi venti portano caldosulla superficie dell’Atlantico verso il cuore dell’Europa, accompagnato da potentitemporali. Gli stessi ventoi mantengono moderate le temperature invernali, cosavantaggiosa per gli agricoltori del Nord Europa e che produce con<strong>di</strong>zioni asciuttenell’Europa meri<strong>di</strong>onale. Un basso in<strong>di</strong>ce NAO, viceversa, porta gra<strong>di</strong>enti bariciinferiori, venti occidentali più deboli e temperature molto più fredde sul continente.L’aria fredda da Nord e da Est affluisce dal Polo Nord e dalla Siberia e la neve coprel’Europa. Le variazioni invernali della NAO sono responsabili <strong>di</strong> circa metà dellevariazioni delle temperature invernali nell’Europa settentrionale ed esercitano ancheun considerevole influsso sulle precipitazioni estive. Un alto in<strong>di</strong>ce NAO porta piùpioggia in estate. L’altalena della NAO oscilla incessantemente, secondo cicli chepossono durare sette anni, decenni o meno, e sono causate dalle complesse<strong>di</strong>namiche atmosfera-oceano nell’Atlantico Settentrionale, in cui rientrano le anomalie<strong>di</strong> temperatura sulla superficie del mare, la forza della Corrente del Golfo, la strutturadell’onda atmosferica e la <strong>di</strong>stribuzione del ghiaccio delle maree e <strong>degli</strong> iceberg(FAGAN, 2000). Il bacino del Me<strong>di</strong>terraneo presenta dal punto <strong>di</strong> vista climatico delle<strong>di</strong>namiche complesse la cui interazione con il clima dell’Europa temperata è<strong>di</strong>fficilmente valutabile. Anche nel Me<strong>di</strong>terraneo però, in particolare nel bacinooccidentale e soprattutto in territori con esposizione occidentale come l’Iglesiente, leperturbazioni che portano acqua nel periodo invernale sono quelle <strong>di</strong> provenienzaoccidentale, mentre le perturbazioni da E e NE portano tempo più freddo e secco.Purtroppo non si sono trovati <strong>stu<strong>di</strong></strong> segli effetti della Piccola età glaciale sull’EuropaMe<strong>di</strong>terranea e sulle correlazioni tra la NAO e il clima nel Me<strong>di</strong>terraneo occidentale,ma ad ogni modo è indubitabile come la NAO e i cambiamenti repentini <strong>di</strong> climasull’Europa me<strong>di</strong>a e settentrionale debbano aver influenzato pesantemente anche ilclima dell’Europa me<strong>di</strong>terranea, nella quale più che le variazioni <strong>di</strong> temperatura sonoimportanti le variazioni nelle precipitazioni, in quantità e <strong>di</strong>stribuzione, nel periodoautunno-primaverile. In un agricoltura primitiva come quella che veniva praticata inSardegna, con margini <strong>di</strong> sussistenza minimi e basata soprattutto sulla cerealicoltura,cicli siccitosi <strong>di</strong> alcuni anni potevano essere <strong>di</strong>sastrosi, e spingere senz’altroall’abbandono <strong>di</strong> aree marginali con suoli meno profon<strong>di</strong>, più ricchi in scheletro e più<strong>di</strong>fficili da irrigare. Questo, dopo la fine delle guerre tra Aragona e Arborea e lagrande peste, può essere stato uno dei fattori che ha contribuito a rendere<strong>di</strong>fficoltoso il reinse<strong>di</strong>amento in aree precedentemente abitate e suggerito <strong>di</strong> limitaregli inse<strong>di</strong>amenti presso le terre più fertili. L’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> questo affacinantetema non è ambizione del presente lavoro, richiedendo conoscenze, tecniche etempi che oltrepassano abbondantemente le possibilità <strong>di</strong> chi scrive; si esprimenon<strong>di</strong>meno la speranza <strong>di</strong> poter leggere in futuro <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> carattere storico eclimatologico sull’argomento.

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