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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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(CARMIGNANI et. al., 1996; CARMIGNANI et. al., 2001). Dal punto <strong>di</strong> vista bioclimatico cisi trova in ambito macrobioclimatico Me<strong>di</strong>terraneo, con bioclima pluvistagionaleoceanico. I termotipi variano dal termome<strong>di</strong>terraneo inferiore al mesome<strong>di</strong>terraneosuperiore e gli ombrotipi dal secco inferiore sino all’umido inferiore (BACCHETTA,2000). Solo nella parte più meri<strong>di</strong>onale e occidentale del territorio sono stati ritrovatinumerosi fitotoponimi relativi a taxa calcicoli quali Rosmarinus officinalis L. (7), aconferma dei substrati se<strong>di</strong>mentari paleozoici <strong>di</strong> natura carbonatica dominanti inquesta porzione dell’ Iglesiente.Pyrus communis L., Pyrus spinosa Forssk.Myrtus communis L. ssp. communisFicus carica L. var. caprificus rissoCfr. Phragmites australis (Cav.) Trin. (Arundo donax L.)Olea europaea L. var. sylvestris Brot.Lavatera sp. pl., Althaea officinalis L.Quercus suber L.Arbutus unedo L.Prunus spinosa L.Phillyrea latifolia L., Phillyrea angustifolia L.Foeniculum vulgare Mill.Rosmarinus officinalis L.Vitis vinifera L.Cytisus villosus Pourr.Trigonella sp. pl.Pteri<strong>di</strong>um aquilinum (L.) Kuhn, Osmunda regalis L., Pteridophyta sp. pl.Calicotome villosa (Poir.) LinkQuercus ilex L. ssp. ilexSalix sp. pl.Cyperus longus L.888999991010101215151619202223260 5 10 15 20 25 30Figura 31. Taxa più ricorrenti nella fitotoponomastica dell’IglesienteNumerosi risultano i toponimi riferiti a specie largamente coltivate in funzione dellepotenzialità bioclimatiche e vegetazionali dell’area, in particolare ricor<strong>di</strong>amo le speciedel genere Pyrus sp. pl. (22), e Vitis vinifera L. (9).Per quanto riguarda le specie d’interesse etnobotanico, la presenza <strong>di</strong> numerositoponimi riferiti ad Arundo donax L., Phragmites australis Adanson, Myrtus communisL. ssp. communis, Quercus suber L. spiega come in passato fosse importantelocalizzare le aree nelle quali poter reperire quelle materie prime in<strong>di</strong>spensabili per larealizzazione dei manufatti della civiltà conta<strong>di</strong>na in Sardegna o necessarie per gliutilizzi alimentari.I numerosi toponimi relativi a Lavatera sp. pl. sono dovuti sia all’utilizzo delle foglie<strong>di</strong> tali malvacee come foraggio per il bestiame (in particolare nell’allevamento deiconigli) che alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> riconoscere l’etimologia dei toponimi corrispondenti.Infatti nomi quali Narboni, Narboneddu etc., possono derivare sia da “Narboina” cheè il nome vernacolare sardo <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse specie del genere Lavatera, che da “Narbone”che significa debbio, terreno debbiato. E’ pertanto molto probabile che buona parte <strong>di</strong>tali toponimi abbiano quest’ultimo significato, e la loro abbondanza è in<strong>di</strong>cativa dellafrequenza <strong>di</strong> tale pratica nelle zone montane dell’Iglesiente e della sua importanza aifini dell’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza tra<strong>di</strong>zionalmente praticata nelle aree marginali dellaSardegna.

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