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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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Bacino idrografico del Rio Santa Lucia (MOSSA & BACCHETTA, 1998) si sono censitiun numero superiore <strong>di</strong> entità (669) giustificati dalla <strong>di</strong>mensione dell’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o,superiore rispetto a quella del Monte Arcuentu, e da una maggiore varietà litologica.Un numero <strong>di</strong> unità tassonomiche prossimo a quello in<strong>di</strong>cato in questo lavoro è statorilevato infine sul massiccio <strong>di</strong> Monte Arcosu (MOSSA et al., 1996), anche se bisognatenere conto della superficie inferiore dell’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> quest’ultimo lavoro.A fronte <strong>di</strong> una buona ricchezza floristica e <strong>di</strong> un contingente endemico <strong>di</strong> oltre il9%, il territorio <strong>stu<strong>di</strong></strong>ato presenta relativamente poche rarità floristiche. Questo èevidenziato dai dati corologici relativi al contingente endemico, nel quale poche sonole entità esclusive della Sardegna e nessuna è esclusiva <strong>di</strong> questo territorio. Ciòcontrasta con quanto accade in altri complessi montuosi della Sardegna meri<strong>di</strong>onale,in ognuno dei quali è riscontrabile qualche endemismo esclusivo almeno del settorebiogeografico. Questo fenomeno può essere imputato sia alla relativamente recenteformazione del massiccio e sia alla relativa “banalità” dei substrati presenti, costituiti,ad eccetto delle pareti rocciose della parte più alta in quota del massiccio, da terreniabbastanza profon<strong>di</strong> ed a<strong>di</strong>biti a pascolo o occupati da macchia me<strong>di</strong>terranea.Il raffronto tra le forme <strong>di</strong> rarità proposte da RABINOWITZ (1981) ed il più consuetometodo <strong>di</strong> espressione della stessa basato su un singolo in<strong>di</strong>ce consente <strong>di</strong>affermare la vali<strong>di</strong>tà del primo sistema anche a livello <strong>di</strong> territori <strong>di</strong> estensionelimitata. Il metodo proposto da Rabinowitz ha il pregio <strong>di</strong> prendere in considerazione ifattori costituenti della rarità, anche se ha, a nostro giu<strong>di</strong>zio, il limite <strong>di</strong> utilizzaresolamente due valori per ogni fattore, mentre si sente spesso l’esigenza <strong>di</strong> scale <strong>di</strong>giu<strong>di</strong>zio che consentano un maggior dettaglio. Un altra <strong>di</strong>fficoltà che si riscontranell’utilizzo <strong>di</strong> questa metodologia è la mancanza <strong>di</strong> parametri ben definiti checonsentano <strong>di</strong> attribuire in maniera oggettiva un valore ai <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>ci. Il confrontotra i risultati ottenuti esprimendo la rarità con i due <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> ne evidenzia la<strong>di</strong>fferente concezione che non ne permette una <strong>di</strong>retta sovrapponibilità. Come ci siattendeva tuttavia le specie in<strong>di</strong>cate come comunissime (cc) risultano appartenerealla categoria con un’ampia <strong>di</strong>stribuzione sul territorio, ampia ecologia e popolamentigran<strong>di</strong> e talora dominanti (WBL); così come le specie più rare (rr) risultanoappartenere alla categoria con minore <strong>di</strong>ffusione sul territorio, minore adattabilitàecologica e popolamenti sempre piccoli (NRS). È anche interessante constatare cheper la descrizione della rarità della flora del Monte Arcuentu si sono utilizzate tutte leotto categorie <strong>di</strong> rarità previste dallo schema della RABINOWITZ (1981). Questoapparentemente contrasta con quanto espresso nei successivi lavori realizzati daRABINOWITZ (1986), ma si ritiene che sia da mettere in relazione con la limitataestensione del territorio considerato. La categoria della cui esistenza la RABINOWITZdubita (NBS), è stata utilizzata per ben 31 unità tassonomiche, e risulta la quintacategoria più numerosa. È intuibile che mentre è <strong>di</strong>fficile, se non impossibile, che visiano delle specie che su un territorio ampio manifestino contemporaneamente unalimitata estensione, ampia ecologia e popolamenti sempre piccoli, ad una scala <strong>di</strong>poche decine <strong>di</strong> Km 2 , in un territorio che presenta <strong>di</strong> alcuni habitat solo frammentiben localizzati, questo è plausibile.L’utilizzo <strong>di</strong> sistemi tassonomici aggiornati, basati su un rigoroso criteriomonofiletico quale quello <strong>di</strong> APG II (ANGIOSPERM PHYLOGENY GROUP, op. cit.), èsicuramento non consueto e appare non in<strong>di</strong>spensabile in lavori che voglianodescrivere la flora <strong>di</strong> un territorio relativamente limitato, potendo esprimere iraggruppamenti tassonomici secondo categorie ben più conosciute ed utilizzate. Per<strong>di</strong> più questi sistemi tassonomici sono ancora in rapida evoluzione e non hannoancora raggiunto evidentemente un assetto definito. Abbiamo voluto ugualmenteor<strong>di</strong>nare l’elenco floristico utilizzando questi sistemi perché riteniamo più corretto

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