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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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L’ESPLORAZIONE FLORISTICA DELL’IGLESIENTEPremessaNell’ambito delle ricerche <strong>di</strong> carattere geobotanico da tempo intrapresenell’Iglesiente con il fine <strong>di</strong> ampliare le conoscenze floristiche <strong>di</strong> tali territori e <strong>di</strong>creare un atlante corologico della flora, si è ritenuto importante realizzare unacronistoria dell’esplorazione floristica per verificare gli autori, i luoghi visitati, ilmateriale erborizzato e le pubblicazioni relative all’area iglesientina.Questa comprende i territori a Nord della fossa del Cixerri e <strong>di</strong> Flumentepido, e adOvest della piana del Campidano. Si tratta <strong>di</strong> un area dalla forma grosso modotriangolare che ha come vertici Capo Frasca, Capo Altano e le zone collinari adoccidente <strong>di</strong> Vallermosa.Le indagini bibliografiche sono state condotte presso le principali biblioteche sardee nazionali. Per la compilazione del lavoro sono state prese in considerazione solo lepubblicazioni <strong>di</strong> carattere floristico o tassonomico.Le ricerche d’erbario, effettuate in base a quanto emerso dalle indaginibibliografiche, sono state condotte presso i maggiori erbari italiani e stranieri perverificare gli autori, le località visitate e i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> raccolta del materiale.Le ricerche floristicheL’esplorazione floristica in Sardegna, e più in particolare nell’Iglesiente, ebbe inizioin epoca molto antica, già i popoli nuragici scambiavano spezie, erbe, olio e lapreziosa ossi<strong>di</strong>ana con fenici e punici. Di tali fatti purtroppo rimangono solo citazionimolto vaghe e <strong>di</strong> dubbia attribuzione. Questa esplorazione del territorio sardo avevad’altronde come unico scopo la conoscenza delle località nelle quali le risorsevegetali necessari alle società dell’epoca ed in particolare per usi alimentari,me<strong>di</strong>cinali, per il pascolo o il prelievo <strong>di</strong> legname. Per avere delle notizie certe, eperché si parli <strong>di</strong> esplorazione floristica con modalità e scopi scientifici bisognaattendere la prima metà del ‘700 e gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> botanici condotti dal chirurgo torineseMichele Antonio Plazza <strong>di</strong> Villafranca, pubblicati postumi dal suo maestro CarloAllioni nel 1759. Il Plazza deve essere perciò ritenuto il primo botanico moderno cheha esplorato l’isola ed in particolare l’Iglesiente; lo fece seguendo le in<strong>di</strong>cazioni delsuo maestro e le allora recentissime teorie contenute nelle opere <strong>di</strong> Linneo del 1758e del 1764. Visse a <strong>Cagliari</strong> nel periodo compreso tra il 1748 ed il 1791, qui progettòil primo Orto Botanico <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong>, posto sotto il bastione <strong>di</strong> San Remy in località SuCampu de su Re, e fondò la prima clinica chirurgica dell’isola, secondo quantoriportato da Mattirolo nell’introdurre il lavoro postumo redatto dal Terracciano. Negliscritti ritrovati e pubblicati dal botanico partenopeo è presentata una vera e propriaflora redatta dal Plazza, da questa risultano le escursioni compiute nei territori <strong>di</strong>Gonnosfana<strong>di</strong>ga, Villamassargia, San Gavino, Guspini, Fluminimaggiore, durante lequali sono state erborizzati campioni <strong>di</strong> almeno cinque taxa. Quel che noiposse<strong>di</strong>amo è comunque solo una piccola parte del lavoro realizzato dal chirurgotorinese, molti suoi scritti e l’intero erbario sono andati persi. Rimangono solo illavoro <strong>di</strong> Allioni ed i testi posteriormente pubblicati dal TERRACCIANO (1914a; 1914b;1930). Il Moris, nonostante sia vissuto per ben cinque anni in Sardegna, nel periodocompreso tra il 1824 ed il 1828, non citò mai campioni d’erbario o scritti del Plazza, enella prefazione della Flora Sardoa si limitò solo a ricordarlo come <strong>di</strong>scepolo

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