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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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a) L’elemento ecogeografico, che fa capo a un territorio definito esclusivamente subase ecologica, climatica a piccola scala, topografico-edafica a grande scala;b) L’elemento storico-genetico o phytochorion, che fa capo ad un territorio definitoesclusivamente sulla base delle conoscenze floristico-fitogeografiche.La sud<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un certo territorio in regioni floristiche dovrebbe invece risultare,più che da un’analisi geografica ed ecologica, dalla definizione, su base storicogenetica, dei phytochoria esistenti. Una regione floristica infatti non risulta bendefinita se ad essa non corrisponde un phytochorion chiaramente in<strong>di</strong>viduata.”RIVAS-MARTÍNEZ (1987) considera che il <strong>di</strong>stretto deve “essere una regionecaratterizzata dall’esistenza <strong>di</strong> associazioni e specie peculiari che mancano in aree o<strong>di</strong>stretti prossimi, così come per un uso tra<strong>di</strong>zionale del territorio esercitato dagliuomini.” L’autore considera che un proce<strong>di</strong>mento simile favorirebbe l’unione trageografia umana e biogeografia. (in ALCARAZ ARIZA, 1996).Per ALCARAZ ARIZA (1996) “Un problema da tener presente è quello delle (isleos),particolarmente evidente nel caso <strong>di</strong> aree montane ed un intorno molto caldo. Sequeste aree si elevano sopra l’intorno, e possono contenere piani bioclimatici assentiin quello, si considerano come unità <strong>di</strong>strettuali particolari, non avremmo criteriscientifici per unificarla alle terre basse che le circondano. Almeno in questo caso, èevidente la necessità <strong>di</strong> considerare unità <strong>di</strong>strettuali che si estendano tra due o piùpiani bioclimatici. Questo non deve essere considerato uno svantaggio, giacché talepeculiarità può essere <strong>di</strong> grande utilità nella posteriore caratterizzazione deisuper<strong>di</strong>stretti, settori o province biogeografiche.”Sempre secondo lo stesso autore “la definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto nella nostra otticadella biogeografia integrata potrebbe essere la seguente: territorio, generalmente <strong>di</strong>estensione ridotta, geomorfologicamente omogeneo, caratterizzato per possederealmeno una geoserie climatofila e una o più serie edafofile, e che si <strong>di</strong>fferenzia daqualunque <strong>di</strong>stretto confinante almeno per una sua geoserie speciale.”Secondo BERETASEGUI et al. (1997) la caratterizzazione delle unita fitogeografiche,anche a livello <strong>di</strong> sottosettore, deve essere fatta sulla base <strong>di</strong> dati fitosociologici,bioclimatici, litologici e <strong>di</strong> corteggio floristico endemico.In considerazione delle peculiarità <strong>di</strong> tipo geologico, della possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduaredei confini geografici ben definiti, dell’autonomia floristica del territorio confermatadalla presenza <strong>di</strong> endemiche esclusive dell’Iglesiente e del Sulcis-Iglesiente e dellapresenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> vegetazione endemica (Rusco aculeati-Querco calliprini Σ,Mossa, 1990), è possibile confermare quanto affermato la classificazionebiogeografica del territorio <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o in Bacchetta & Pontecorvo 2005, basatasoprattutto su LADERO ALVAREZ et al. (1987) Secondo questo inquadramento laProvincia biogeografica Sardo-corsa è costituita da una Subprovincia Corsa ed unaSarda, nell’ambito della quale vi è il settore Sulcitano-iglesiente, nel quale è possibilericonoscere un Sottosettore Sulcitano ed uno Iglesiente.Sulla base della citata concezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto biogeografico <strong>di</strong> RIVAS MARTÍNEZ(1987), si ritiene importante evidenziare anche le altre pecuiliarità del Sulcis-Iglesiente. Queste sono relative all’utilizzo tra<strong>di</strong>zionale del territorio, per il qualerappresentano delle eccezioni rispetto alle altre aree dell’Isola. L’agricoltura,importante nella fascia pedemontana, storicamente è stata praticata nelle areemontane ad un livello <strong>di</strong> mera sussistenza, assieme all’allevamento estensivoprevalentemente caprino. I centri urbani sono pochi e situati ai margini dei territorimontani. L’utilizzo del territorio iglesiente storicamente <strong>di</strong>fferisce da quello delterritorio sulcitano soprattutto per l’intensa e plurimillenaria attività <strong>di</strong> estrazionemineraria (DI GREGORIO, 1985). L’utilizzo del fuoco per migliorare i pascoli, pratica

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