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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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escursioni si soffermarono sulle piante acquatiche delle sorgenti, dei corsi d’acquadolce, <strong>degli</strong> stagni e delle palu<strong>di</strong> salmastre costiere. La loro attenzione si concentròsul genere Isoetes sp. pl., in particolare sul taxa che successivamente lo stessoGennari, nel 1861 descrisse come Isoetes tegulensis e che oggi risulta essereIsoetes velata A Braun ssp. tegulensis Batt et Trabaut, endemismo sardo-siculotunisino.Dopo i botanici tedeschi fu la volta <strong>di</strong> Patrizio Gennari, professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong>botanica dal 1854 e fondatore dell’Orto Botanico della Regia Università <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong>.Egli compì alcune escursioni nell’Iglesiente, in particolare nel territorio <strong>di</strong> Iglesias, siaper chiarire i dubbi tassonomici sulle <strong>di</strong>verse Isoetes sp. pl. da lui rinvenute edescritte che per apportare nuovi dati al conoscimento della flora sarda edell’Iglesiente in particolare. Ricor<strong>di</strong>amo ad esempio la scoperta della sottospecie delBellium crassifolium Moris ssp. canescens Gennari fatta sul litorale <strong>di</strong> Buggerru.Nel 1866 anche il Marcucci, durante il suo viaggio in Sardegna, visitò le zone <strong>di</strong>Gonnosfana<strong>di</strong>ga, Montevecchio, Portoscuso, Capo Pecora. In particolare erborizzòbriofite e pteridofite. Successivamente si ha notizia <strong>di</strong> brevi escursioni realizzate nelterritorio <strong>di</strong> Iglesias e Domusnovas, da Porto Paglia al Marganai, dal botanicotoscano Antonio Bion<strong>di</strong> nel 1879, grazie ad alcuni campioni conservati pressol’erbario <strong>di</strong> Firenze e per merito del Barbey che nel 1884, pubblicando l’opera FloraSardoae Compen<strong>di</strong>um, fece un riepilogo <strong>di</strong> tutte le erborizzazioni e dei dati fino aquel momento noti per la Sardegna. Nel suo libro sono infatti pubblicate tutte le entitàritrovate dal Moris (1824-1828), Muller (1827), Bornemann (1857), Schweinfurth(1858), Ascherson e Rheinhardt (1863), Marcucci (1866), Bion<strong>di</strong> (1874 e 1879), DeSardagna (1883), Magnus (1884), sino alle ultime aggiunte fatte dal Gennari pocoprima della pubblicazione dell’opera. Negli anni che seguirono <strong>di</strong>versi botanici italianie stranieri fecero viaggi in Sardegna, ma per l’Iglesiente vi sono pochissimi dati e nonsi hanno pubblicazioni che in<strong>di</strong>chino con precisione le escursioni realizzate. SoloUgolino Martelli erborizzò nel 1894 nelle zone <strong>di</strong> Gonnesa, Marganai, Grotta <strong>di</strong> S.Giovanni e Villacidro lasciando a testimonianza <strong>di</strong> tali escursioni numerosi campioniconservati presso l’erbario <strong>di</strong> Firenze. Bisogna così attendere il nuovo secolo peravere dei dati certi sulle escursioni botaniche realizzate nel massiccio iglesientino. Inparticolare nel periodo antecedente la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong>versi botanici italianie stranieri visitarono l’Iglesiente e compirono <strong>stu<strong>di</strong></strong> mirati. Primo fra tutti Fri<strong>di</strong>anoCavara che nel 1901 pubblicò un contributo molto interessante sulla flora evegetazione della Sardegna meri<strong>di</strong>onale. Il Cavara nell’introduzione del suo lavororicorda come sul finire del secolo, la maggior parte <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> botanici siano staticompiuti nel Nord Sardegna da lui definito il “Capo <strong>di</strong> Sopra” ed evidenzia lanecessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le ricerche botaniche nella parte meri<strong>di</strong>onale dell’isola.Oltre a ciò <strong>di</strong>ce: “mi sono perciò proposto un piano <strong>di</strong> ricerche e <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> da compiersiin un tempo non certo breve, se le forze mie ed il mio destino lo consentiranno:quello cioè <strong>di</strong> fare , me<strong>di</strong>ante escursioni, uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o minuzioso della vegetazionedella Sardegna, col visitare il maggior numero possibile <strong>di</strong> località, incominciando dal<strong>Cagliari</strong>tano ed estendendo via via le osservazioni al centro dell’isola ed al Capo <strong>di</strong>sopra”. Nel fare questo Cavara si avvalse della preziosa collaborazione <strong>di</strong> AnanioPirrotta, capogiar<strong>di</strong>niere dell’Orto Botanico <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong>, <strong>di</strong>ce infatti: “Tracciatomi così ilpiano <strong>di</strong> lavoro io incominciai le mie escursioni ed erborizzazioni nel Febbraio scorso,da solo ovvero in compagnia del giar<strong>di</strong>niere capo dell’Orto Botanico, egregio signorAnanio Pirrotta, ottimo conoscitore dei luoghi e della flora sarda. Per ogni località hocercato <strong>di</strong> rendermi conto delle con<strong>di</strong>zioni fisiche e geologiche, per l’accertamentodelle quali assunsi anche notizie del ch. mo collega prof. Lovisato”. Seguendol’esempio del Moris, il Cavara intraprese la strada delle collaborazioni tra botanici e

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