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Fac-simile Scheda Linee di Ricerca - Federalimentare

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Titolo della ricercaBIRRA DA FARRO (Triticum <strong>di</strong>coccon)Responsabile scientifico della <strong>Ricerca</strong>Natale G. FREGA, Professore or<strong>di</strong>narioDipartimento SAIFET (Scienze Alimentari, Agro-ingegneristiche, Fisiche, Economico-agrarie e delTerritorio)- Sezione <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Alimentari, Via Brecce Bianche, 60131 AnconaTel. 071-2204924; e-mail: n.g.frega@univpm.itComposizione del gruppo <strong>di</strong> ricercaMassimo MOZZON <strong>Ricerca</strong>tore m.mozzon@univpm.itEmanuele BOSELLI <strong>Ricerca</strong>tore e.boselli@univpm.itDeborah PACETTI <strong>Ricerca</strong>trice d.pacetti@univpm.itBreve descrizioneIn Italia la birra è sempre più apprezzata da un numero crescente <strong>di</strong> consumatori. Con unaproduzione <strong>di</strong> 13,2 milioni <strong>di</strong> ettolitri nel 2004, l'Italia ricopre senza dubbio una posizione <strong>di</strong> rilievonel mondo della birra, collocandosi al nono posto in Europa e subito dopo Belgio e Francia nellaclassifica dei maggiori paesi produttori. I dati del 2005 forniti dalla più rappresentativa associazione<strong>di</strong> produttori italiani <strong>di</strong> birra mostrano un consumo pro-capite che si attesta a circa 29,6 litri annui inItalia nel 2004. Il nostro paese si colloca quin<strong>di</strong> agli ultimi posti nel consumo europeo pro capite; ilprimato spetta invece alla Repubblica Ceca con circa 162 litri a persona.Si comprende quin<strong>di</strong> quali siano le gran<strong>di</strong> potenzialità <strong>di</strong> questa filiera produttiva, che attualmente ècostituita, sul territorio nazionale, da 17 impianti produttivi che impiegano 20.000 addetti.L’industria birraria potrebbe conoscere un incremento se si punta su alcuni aspetti fondamentali.Dal punto <strong>di</strong> vista delle strategie produttive e <strong>di</strong> marketing: occorre, da una parte, un forteorientamento verso lo sviluppo <strong>di</strong> nuovi prodotti fortemente caratterizzati per l’utilizzo <strong>di</strong> materieprime o processi innovativi e <strong>di</strong> elevata qualità; in secondo luogo puntando sullacommercializzazione <strong>di</strong> prodotti in cui sia forte la valorizzazione del legame con il territorio. Unfelice connubio <strong>di</strong> questi due aspetti ha portato, nel passato, ad un costante aumento del consumo <strong>di</strong>birre artigianali non pastorizzate e non filtrate, prodotte in microbirrerie artigianali. L’innovazionedelle microbirrerie ha permesso ai consumatori <strong>di</strong> poter avere a <strong>di</strong>sposizione birre particolari, dallecaratteristiche uniche e dal punto <strong>di</strong> vista sensoriale molto più ricche, rispetto a quelle prodottedall’industria. D’altra parte il ricorso alle mild technologies e la rinuncia, sia alla pastorizzazione,che a processi <strong>di</strong> stabilizzazione spinta, se da un lato migliorano le caratteristiche organolettichedella birra, dall’altro ne limitano la shelf life e quin<strong>di</strong> anche il raggiungimento <strong>di</strong> mercati piùlontani. Di conseguenza, il consumo in loco si sposa molto bene con le necessità della tecnologia.Un altro aspetto estremamente importante riguarda il consumo consapevole della birra: l’azione <strong>di</strong><strong>di</strong>vulgazione sugli aspetti salutistici, tecnologici e sensoriali del prodotto birra, nei confronti delconsumatore, contribuisce a sensibilizzare sulla necessità <strong>di</strong> un consumo moderato (o nullo insituazioni particolari, come gravidanza, allattamento, guida, soggetti giovani).La forte caratterizzazione del prodotto birra è anche l’obiettivo <strong>di</strong> questo progetto, che si propone <strong>di</strong>partire dal farro, una materia prima alternativa, legata da sempre all’agricoltura europea. Per laverità nei tempi antichi la birra era prodotta a partire da miscele <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi cereali, fra cui anche ilfarro, che aveva una più vasta <strong>di</strong>ffusione, rispetto ai tempi attuali. Il recente recupero <strong>di</strong> questocereale, avvenuto nell’ultimo decennio, è legato allo sviluppo <strong>di</strong> un’agricoltura mirata allavalorizzazione <strong>di</strong> territori marginali, anche e soprattutto nelle Marche, per via dell’estrema391SISTAL - SOCIETA’ ITALIANA DI SCIENZE E TECNOLOGIE ALIMENTARIDipartimento <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Agroalimentari, Università degli Stu<strong>di</strong> della TusciaVia San Camillo de Lellis, 01100 ViterboTel.: 0761- 35 74 94/7 , Fax: 0761- 35 74 98, e-mail: mmoresi@unitus.it

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