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CHE COSA È LA FEDE<br />
La descrizione di S. Paolo<br />
Nella lettera agli Ebrei (11,1) S. Paolo ce ne dà questa descrizione: «La fede è sostanza di cose<br />
sperate e convinzione di cose che non si vedono».<br />
Questa descrizione significa che la Fede mette in noi un inizio della vita eterna, cioè è la vita<br />
eterna comunicata in noi come prova di quelle cose che non vediamo ancora. Senza averle ancora vedute,<br />
noi sappiamo per mezzo della fede che esse esistono. Oggi vediamo oscuramente «quasi in uno specchio o<br />
in un enigma» (I Cor. 13,12); un giorno invece, «faccia a faccia» cioè con evidenza, «poiché vedremo Dio<br />
come è».<br />
Divisioni della Fede<br />
La Fede si divide in vari modi, secondo l’aspetto in cui viene considerata:<br />
A) - Secondo l’oggetto essa è: 1) - Fede divina, quando si crede a una verità rivelata da Dio, ma<br />
non ancora proposta dalla Chiesa o col suo giudizio solenne, o coll’ordinario universale magistero, come,<br />
per esempio, prima delle solenni definizioni l’infallibilità del Sommo Pontefice e l’Assunzione di Maria SS.<br />
al Cielo. Così sembra di fede soltanto divina che Gesù fin dall’inizio della vita pubblica abbia attestato di<br />
essere Messia; che Gesù si sia meritato l’impassibilità dell’anima, la gloria del corpo e l’esaltazione del<br />
suo nome; che le fede sia assenso fermissimo; che il motivo della speranza sia l’aiuto divino.<br />
2) Fede divino-cattolica quando alla Rivelazione divina si aggiunge la solenne definizione, o il<br />
magistero ordinario e universale della Chiesa, come le due verità accennate, dopo la loro definizione.<br />
B) - Secondo il soggetto in 1) - viva o formata, quando è congiunta alla carità, ossia alla grazia<br />
santificante. 2) - morta o informe quando è disgiunta da questa carità perchè l’anima è in peccato.<br />
«La fede senza le opere è morta» ha detto S. Giacomo (2,17) ma anche «la fede in sé benché non<br />
operi per mezzo della carità, è dono di Dio e atto di Lui, opera che riguarda la salvezza» (Conc. Vat. D. B.<br />
1791).<br />
C) – Secondo il modo è 1) – esplicita quando crediamo a una verità rivelata conoscendola<br />
distintamente. Per esempio se uno sa che nel Divin Verbo ci sono due nature e crede espressamente a<br />
questo; 2) - implicita quando crediamo a verità che non conosciamo singolarmente, ma che sono<br />
comprese in un’altra verità che crediamo esplicitamente. Per esempio: credendo alla autorità della<br />
Chiesa, crediamo anche a tutte le verità che Essa ci propone a credere anche e noi non le conosciamo<br />
distintamente.<br />
Errori contro la Fede<br />
C’incontriamo in errori che abbiamo già accennato nell’Apolo. getica (pag. 34 s.); li elenchiamo di<br />
nuovo in quanto particolarmente si oppongono alla fede:<br />
1 - I Protestanti antichi dicevano che la fede è una fiducia con la quale uno confida con certezza<br />
che gli siano imputati i meriti di Gesù Cristo.<br />
2 - I Protestanti Liberali la dicono un atto di fiducia e di amore con cui ci uniamo a Dio come<br />
Padre.<br />
3 - I Modernisti la definiscono un senso religioso, sorto nella sub-coscienza per il bisogno del<br />
divino e perciò i dogmi per loro non sono altro che una interpretazione dei fattori religiosi che la mente<br />
umana si procura con un faticoso sforzo. Quindi non una rivelazione divina, ma una creazione soggettiva di<br />
formule.<br />
4 - I Fideisti e Tradizionalisti dicono che il Fatto della Rivelazione non si può dimostrare con<br />
certezza e perciò va preso da una fede comune che ci proviene dalla Rivelazione primitiva e da antiche<br />
tradizioni.<br />
5 - I Semi-razionalisti prendono come motivo della fede, invece della autorità di Dio rivelante,<br />
una esigenza della ragione pratica, la quale ragione può dimostrare le verità della fede, compresi i<br />
misteri.<br />
Nelle seguenti tesi vedremo che cosa ci insegna la dottrina cattolica contro questi errori 1 .<br />
1 Per dimostrare efficacemente una tesi, è necessario prima di tutto aver ben chiari davanti, gli errori che si vogliono<br />
combattere per metterci nello stesso campo degli avversari. Questa preparazione a ciascuna tesi si chiama «stato della questione».<br />
Data l’indole del nostro lavoro, per avere in breve una visione sintetica, abbiamo preferito di solito raggrupparli, lasciando allo<br />
studioso di applicarli a ogni singola tesi, dove tutto il più ne facciamo un semplice richiamo.