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CAPITOLO QUARTO<br />

GLI ATTRIBUTI OPERATIVI<br />

Dio è «vero e vivo». È dottrina di fede dallo stesso passo del Conc. Vaticano I, ripetuta in tanti<br />

punti dalla Divina Scrittura: «Io vivo, dice il Signore» (Nm. 14, 28, Dt. 32-40 ecc.) «Tu sei il Cristo il Figlio<br />

di Dio vivente» confessa Pietro a Cesarea di Filippo (Mt. 16, 16).<br />

Vivere è muoversi, ossia operare da sé stesso.<br />

Chi vive, quanto più ha in sé stesso il principio della sua operazione e questa rimane in Lui, tanto<br />

più è perfetta la sua vita.<br />

Dio, Atto puro, sempre e necessariamente vive indipendentemente da qualsiasi altro. Egli ha in sé<br />

il principio della Sua operazione, la quale rimane in Lui. La sua operazione vitale non è realmente distinta<br />

dalla sua Essenza. La sua vita è il suo Essere: perciò Egli è vivo nel modo più perfetto: Egli è la vita, la<br />

fonte di ogni vita.<br />

LE VARIE OPERAZIONI DIVINE. - Dopo aver parlato della Essenza di Dio, nei suoi attributi<br />

quiescenti, siccome «l’operare segue l’essere» parliamo dei suoi attributi operativi, ossia delle operazioni<br />

divine.<br />

Le operazioni sono immanenti quando rimangono nello stesso soggetto che agisce; sono transeunti<br />

quando il loro termine è un effetto esteriore a chi agisce. I Teologi sogliono chiamare in Dio, le prime:<br />

operazioni ad intra; le seconde: operazioni ad extra. È da notare però che anche le operazioni ad extra<br />

sono: formalmente immanenti, poiché realmente, anche questi attributi, sono una cosa sola colla Essenza<br />

Divina, e virtualmente transeunti, in quanto producono effetti al di fuori di Dio.<br />

Sono attributi operativi ad intra:<br />

1 - LA SCIENZA DIVINA che si riferisce all’intelletto.<br />

2 - LA VOLIZIONE che si riferisce alla volontà.<br />

3 - LA PROVVIDENZA E LA PREDESTINAZIONE che si riferiscono all’Intelletto e alla Volontà<br />

insieme.<br />

Sono attributi operativi ad extra: la creazione, la conservazione, il governo delle cose, la<br />

Redenzione, ecc., di cui parleremo in seguito studiandoli qui sotto in un unico aspetto: L’ONNIPOTENZA DI<br />

DIO. Concluderemo parlando della BEATITUDINE DI DIO.<br />

LA SCIENZA DI DIO<br />

La parola «Scienza» qui va intesa come semplice cognizione intellettiva, ma però in grado<br />

eminente quale si conviene a Dio.<br />

TESI - Dio è infinitamente intelligente; quindi in Lui c’è perfettissima scienza.<br />

É DI FEDE<br />

dal Conc. Vaticano I: «Dio è infinito nell’intelletto» (D. B. 1782). «Tutte le cose sono svelate e aperte ai<br />

suoi occhi (Eb. 4, 13) anche «quelle che avverranno per la libera azione delle creature» (D. B. 1784).<br />

PROVA: A) – dalla Scrittura. Continuamente nella Scrittura è esaltata la Scienza e la Sapienza di<br />

Dio. Per citare solo alcuni passi nei Salmi: «Signore, tu mi scruti e mi conosci… Troppo meravigliosa mi è<br />

la scienza, sublime: non la comprendo… I tuoi occhi hanno visto le mie azioni» (138). «Intendete, o stolti<br />

nel popolo…, chi ci ha messo gli occhi non vedrà?… Colui che insegna all’uomo la scienza? Il Signore<br />

conosce bene i pensieri degli uomini» (93).<br />

Giobbe (12-16): «Presso di Lui è la fortezza e la sapienza».<br />

E l’Enciclica ha le parole riportate anche da S. Paolo agli Ebrei: «Dio conosce ogni scienza.., non<br />

c’è nessuna creatura invisibile al suo cospetto, poiché tutte le cose sono svelate e aperte ai suoi occhi»<br />

(Eccl. 42, 19; Ebr. 4, 13).<br />

Nel Nuovo Testamento, S. Paolo esclama (Rom. 11, 33): «O altezza delle ricchezze, della sapienza<br />

e della scienza di Dio: quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie!».<br />

B) - dalla Tradizione. Ireneo (Adv. Haer. 2, 3): «Nessuna delle cose che furono, che sono e che<br />

saranno fatte, sfugge alla scienza di Dio».<br />

S. Agostino (Ad. Orosium 8, 9) «Dio conosceva tutte le cose che ha fatto prima di farle. Non<br />

possiamo dire che le ha fatte ignorandole e che non le ha conosciute se non dopo che le ha fatte».<br />

S. Gregorio Magno (Moralia 20, 32): «Si dice presciente… perché vede le cose che accadranno».

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