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CAPITOLO QUARTO<br />

IL MERITO<br />

Merito in genere, è il diritto a un premio per un’opera moralmente buona.<br />

Merito nell’ordine soprannaturale è: il diritto che, posta la divina ordinazione, c’è ad una<br />

ricompensa soprannaturale per un’opera soprannaturale.<br />

Il merito può essere «de condigno» o «de congruo».<br />

Il merito «de condigno» è quello che ha una parità col premio, per cui questo si deve per giustizia<br />

o almeno per fedeltà a una promessa. Io compro un oggetto che vale mille lire è «de condigno», cioè è di<br />

stretta giustizia che io paghi mille lire. Per l’infinita distanza fra Dio e l’uomo, è chiaro che l’uomo non<br />

può vantare di fronte a Dio un diritto assoluto, ché tutto ci viene da Dio. Per questo nella definizione<br />

abbiamo posto le parole: «posta la divina ordinazione». L’uomo per alcune opere può avere un merito «de<br />

condigno» perchè Dio ha stabilito così dando le sue promesse; quindi se ne è obbligato per sua infinita<br />

bontà, per fedeltà alle promesse.<br />

Il merito «de congruo» non ha nessuna parità fra l’opera e la ricompensa, ma questa viene data<br />

per una certa convenienza e per benignità, data la infinita liberalità di Dio, che molte volte vuol premiare<br />

un’opera che di per sé non ha adeguata proporzione col premio.<br />

Condizioni del merito<br />

A) PER PARTE DELL’OPERANTE sono necessarie due cose:<br />

1) Lo stato di via cioè l’uomo può meritare durante il viaggio su questa terra. Colla morte cessa il<br />

tempo di meritare.<br />

2) Lo stati di grazia santificante. Perchè il tralcio produca frutto è necessario che sia unito alla<br />

vite (Gv. 15,4) e il Conc. di Trento (D. B. 1002) dichiara che «meritano le opere dell’uomo giustificato»<br />

cioè nella grazia abituale. Fu pure condannata una prop. di Baio (D. B. 1015) che negava la necessità, per<br />

il merito, della grazia santificante.<br />

B) PER PARTE DELL’OPERA è necessario che sia:<br />

1) Libera. Non è giusto che alcuno sia premiato o punito se non è padrone delle sue azioni. Deve<br />

essere perciò libero dalla necessità e dalla costrizione (Cfr. la condanna della proposizione di Giansenio -<br />

D. B. 1094).<br />

2) Buona ossia onesta per il fine, l’oggetto e le circostanze. Se l’opera è cattiva è chiaro che non<br />

ha merito. Se di per sè un’opera potesse essere indifferente, (perciò nè degna di premio nè di castigo),<br />

per il fine soprannaturale che vi si aggiunge diventa buona.<br />

3) Soprannaturale per il principio che la emette, e cioè l’anima elevata all’ordine<br />

soprannaturale, ed il fine soprannaturale. Non è necessario però che il fine e il motivo si abbiano presenti<br />

attualmente, ma basta l’intenzione virtuale, cioè una intenzione permanente, anche se nel momento non<br />

vi è l’attenzione a questa 1 .<br />

C) PER PARTE DI DIO è necessaria la positiva ordinazione, come abbiamo spiegato.<br />

L’esistenza del merito<br />

TESI - L’uomo giustificato, per grazia di Dio e per merito di Gesù Cristo, con le buone opere<br />

merita veramente l’aumento della grazia, la vita eterna e, se muore in grazia di Dio, il conseguimento<br />

della stessa vita eterna e ancora l’aumento di gloria.<br />

É DI FEDE<br />

dal Conc. di Trento (D. B. 842) che si esprime con le parole riportate nella tesi, premettendovi<br />

ancora che è scomunicato chi dicesse: «che le opere buone del giustificato sono così doni di Dio, da non<br />

essere pure buoni meriti dello stesso giustificato».<br />

1 L’intenzione virtuale differisce da quella abituale in quanto la potremmo dire attuale ma priva della attenzione del<br />

momento. Per questo è utile sommamente rinnovare l’intenzione e l’offerta delle nostre azioni, specialmente nelle orazioni di ogni<br />

giorno.

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