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CAPITOLO SECONDO<br />

LA GRAZIA ABITUALE O SANTIFICANTE<br />

Che cosa è<br />

La grazia attuale, Come abbiamo visto, è un dono che passa, mentre la grazia abituale è una<br />

qualità soprannaturale che inerisce all’anima intrinsecamente per mezzo della quale diventiamo<br />

partecipi della natura divina.<br />

Si dice anche grazia santificante in quanto ci rende santi, cioè cari a Dio e giustificante in quanto<br />

dal peccato ci porta alla giustizia della santità.<br />

Qualità, cioè una realtà che inerisce nell’anima; però non è la stessa sostanza dell’anima, ma un<br />

accidente o più esattamente un abito distinto dall’anima e in essa prodotto da Dio. Il Conc. di Trento dice<br />

che questa qualità è «come uno splendore e una luce che cancella tutte le macchie delle nostre anime e<br />

le rende più splendenti».<br />

Questo abito perfeziona l’anima immediatamente nell’ordine di essere; mediatamente nell’ordine<br />

di operare per mezzo delle VIRTÙ, come abiti operativi e dei doni dello Spirito Santo, che vanno uniti<br />

alla grazia e di cui parleremo fra poco.<br />

Soprannaturale, cioè al di sopra delle esigenze e delle forze di qualunque natura creata o<br />

creabile. Quindi non dovuta, ma dono di Dio. La grazia costituisce l’anima in un nuovo modo di essere,<br />

innalzandolo all’ordine soprannaturale cioè alla partecipazione della vita divina.<br />

Inerisce intrinsecamente e permanentemente cioè non consiste in una intrinseca imputazione<br />

dei meriti di Cristo, ma in una infusione che viene data intimamente all’anima. Non è transitoria, come la<br />

grazia attuale, ma vi resta come abito permanentemente finché non venga tolta col peccato.<br />

Partecipi della divina natura. In questo ordine soprannaturale in cui l’anima viene elevata colla<br />

grazia avviene:<br />

1) - una speciale unione con Dio. Fin qui abbiamo parlato della grazia creata. Per capire meglio<br />

questo gioverà ricordare la grazia increata, cioè e lo Spirito Santo si è dato a noi». Esso è la causa<br />

efficiente della grazia creata, producendola, conservandola aumentandola colla sua presenza e intima<br />

unione con l’anima. Questa inabitazione 1 , è propria dello Spirito Santo, ma è comune alle Tre Divine<br />

Persone. Così con la grazia diventiamo «il tempio» dello Spirito Santo, ma anche «figli adottivi di Dio» e<br />

«fratelli», anzi «membra» di Gesù.<br />

2) - Questa unione con Dio ci dà una speciale assimilazione con Lui, ci rende deiformi, Questa<br />

divinizzazione però va bene intesa.<br />

In cielo «saremo simili a Lui poiché lo vedremo faccia a faccia come Egli è». Questa sarà la luce<br />

della gloria di cui la grazia è come il seme. Lassù avremo la conoscenza intuitiva e l’amore di Dio<br />

proporzionatamente. Ciò comincia remotamente con la grazia, che la contiene, come il seme contiene<br />

l’albero da cui nascerà. Quindi questa assimilazione, secondo la sentenza comune è partecipazione della<br />

natura divina, in quanto intellettuale e cioè in quanto ci rende capaci di conoscere Dio nello stesso modo,<br />

ma non nello stesso grado con cui Dio conosce sé stesso. Questa partecipazione, non è solo morale, ma<br />

fisica, e cioè il nostro essere e le nostre facoltà sono rese deiformi.<br />

Però non è una comunicazione sostanziale come Dio si comunica al Verbo nella Unione Ipostatica<br />

da formare una Unica Persona con la natura umana assunta, ma accidentale che ci rende simili a Dio,<br />

deiformi come il ferro gettato nel fuoco non diventa fuoco, ma simile al fuoco, cioè igniforme.<br />

La grazia abituale nei giusti.<br />

Per mezzo della grazia abituale l’uomo diventa giusto. Questa sua giustificazione non consiste<br />

solo nell’elemento negativo della remissione dei peccati, ma ha anche vari aspetti<br />

positivi.<br />

Secondo il Concilio di Trento (D. B. 799) la giustificazione non è la sola remissione dei peccati,<br />

ma ancora la santificazione e rinnovazione interiore dell’uomo per la volontaria accettazione della<br />

grazia e dei doni, per cui l’uomo da ingiusto diventa giusto, e da nemico amico per essere erede<br />

secondo la speranza della vita eterna.<br />

1 Cfr. «Il Corpo Mistico» e il trattato di Dio Trino.

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