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ATTRIBUTI OPERATIVI<br />
Questi passi della Scrittura ci fanno vedere chiaramente come Dio conosce esattamente anche<br />
tutti i futuri ipotetici.<br />
B) - dalla Tradizione. Riportiamo solo il brano di qualche Padre perché sarebbe impossibile citare<br />
tutti i loro innumerevoli testi. Ogni volta che ricordano l’avveramento di una profezia confermano questa<br />
tesi: «La prescienza di Dio ha tanti testimoni quanti sono i profeti», scrive Tertulliano (Adv. Marc. 2). -<br />
«Dio conosce tutte le cose, tanto quelle che sono, come quelle che saranno», dice Clemente Alessandrino,<br />
(Stromata 4, 17); e S. Agostino (De Civ. Dei 5, 9): «Chi non è presciente di tutti i futuri, non è Dio».<br />
Tutta la tradizione, dunque, insiste nell’affermare che Dio conosce qualunque cosa futura, quindi<br />
tanto quelle assolute che quelle condizionate.<br />
C) - dalla Ragione. Dio conosce perfettamente sé stesso e conosce perciò anche quello che<br />
procede o può procedere da Lui per via di creazione, quindi tutti gli enti reali o possibili. Oltre che Causa<br />
efficiente è Causa esemplare, cioè vede in sé stesso ogni cosa che creerà o che anche, potrebbe creare e<br />
la vede in tutto il suo corso, guidata dalla sua Provvidenza, con tutti quei moti che verranno seguiti<br />
attraverso la libertà data alla creatura.<br />
Notiamo poi che ciò che chiamiamo futuro, a Dio è presente, perché essendo Eterno, non è<br />
limitato dalla misura del tempo.<br />
Le idee divine<br />
La cognizione importa delle idee. L’idea è il principio di intendere, se si considera in sé stessa; è<br />
l’esemplare se si considera in ordine a una operazione: come un artista che prima di eseguire un’opera,<br />
l’ha presente nella mente per mezzo della idea.<br />
Come principio di intendere in Dio l’idea non differisce dalla Essenza divina; però in questa stessa<br />
Essenza non solo conosce se stesso, ma anche gli esemplari di tutte le cose, in quanto partecipa alle<br />
creature le sue perfezioni.<br />
S. Tommaso afferma (S. Th. 1, q. 15 a 2) che in Dio ci sono più idee, in quanto che Dio conosce la<br />
sua Essenza non solo in sé, ma anche in quanto è partecipabile alle creature. Questa pluralità non è<br />
contro la Semplicità Divina, perché la pluralità si ha per parte degli oggetti che ricevono questa<br />
partecipazione, e non per parte dell’Intelletto divino che è una sola cosa con l’Essenza.<br />
Come Dio conosce le creature<br />
I Teologi cattolici, pur essendo concordi nell’ammettere che Dio conosce tutte le cose, risolvono<br />
in modo differente l’arduo problema del modo come conosce le creature. Alcuni (di tendenza<br />
nominalista), pensano che Dio conosce le creature in sé stesse, immediatamente; altri, (i tornisti in<br />
genere), non ammettono che l’atto conoscitivo di Dio attinga alcunché fuori di Lui; altri finalmente (i<br />
molinisti in genere), accettano l’una e l’altra opinione.<br />
Che Dio conosca le cose in Sé stesso, e non in sé stesse, come in un mezzo conosciuto, oggi è<br />
dottrina comunemente ammessa da tutte le scuole. Poiché se le conoscesse in sé stesse, la conoscenza di<br />
Dio non sarebbe perfetta, perché dipenderebbe da cose create. Invece le conosce nella sua Essenza<br />
divina.<br />
La difficoltà e la divisione fra i teologi riguarda la conoscenza dei futuri contingenti o liberi sia<br />
assoluti che condizionati 1 .<br />
I TOMISTI dividono la scienza di Dio in scienza di semplice intelligenza e scienza di visione.<br />
La scienza di semplice intelligenza è quella con cui Dio vede in sé stesso tutte le cose possibili,<br />
come Causa esemplare di ogni creatura. La scienza di visione è quella con cui conosce la realtà di ogni<br />
cosa presente, passata o futura, in Lui presente, perché Eterno.<br />
Anche i futuribili appartengono alla scienza di visione, in quanto se si verificassero le condizioni<br />
opposte ipoteticamente avrebbero senz’altro realtà. Non avranno realtà solo in quanto non si verificano le<br />
condizioni apposte.<br />
Tutte le realtà Dio le conosce nel libero decreto della sua Volontà, perché ab aeterno ha determinato che<br />
venissero all’esistenza.<br />
Secondo S. Tommaso Dio conosce le cose in quanto è causa di esse. Perciò conosce anche ciò che<br />
vorremmo noi, in quanto è causa del nostro volere. (S. Th. q. 18, a. 8). I Tornisti dicono che ci dà una<br />
premozione fisica, perché la nostra volontà, pure restando libera, scelga una cosa piuttosto che un’altra.<br />
1 Hanno sviluppato maggiormente questo argomento: fra i Tornisti: Banez (da cui anche il nome di Bannesianesimo a questa<br />
sentenza), Alvarez, Gonet, i Salmaticesi, Billuart, Garrigou Lagrange; e in genere i Domenicani; fra i Molinisti oltre il Molina, Suarez,<br />
Franzelin, Pesch, e con qualche variante che tenterebbe una via conciliativa fra i due sistemi Billot, L. Jansen, Van der Merch, ecc.