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GESÙ REDENTORE<br />

dell’Angelo ed erano liberati dalla schiavitù dell’Egitto, è figura dell’Agnello, dal cui Sangue siamo stati<br />

salvati.<br />

Isaia (53) canta e predice l’uomo giusto il Servo di Jahwe che colla sua morte cruenta espia i<br />

peccati di tutti.<br />

Anche gli altri profeti e i Salmi annunziano il Redentore.<br />

Gli Evangelisti molte volte si riferiscono a questi testi.<br />

B) – nei Sinottici. La dottrina della Redenzione non è soltanto espressa in S. Paolo (come<br />

pretenderebbero i Modernisti), ma è presentata più volte anche nei Vangeli Sincttici. Infatti da questi si<br />

vede che Gesù è venuto per salvare gli uomini e colla sua Passione e Morte, a liberarci dal peccato.<br />

Questo è il prezzo del riscatto: «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perito» (Lc.<br />

19,10 e cfr. Mt. 18,11). È venuto «a dare la sua vita per la redenzione di molti» (Mt. 20,28).<br />

La stessa espressione Gesù la usò nell’ultima Cena, quando, consacrando il vino, disse: «Questo è il mio<br />

Sangue, il Sangue della nuova alleanza che è sparso per molti a remissione dei peccati» (Mt. 26, 28 e cfr.<br />

Mc. 14; Lc. 22).<br />

C) - in S. Giovanni. Già nell’incontro di Gesù col Battista, le parole: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco<br />

Colui che toglie i peccati del mondo» (Gv. 1,29) richiamano al sacrificio, di cui era stato figura l’Agnello<br />

degli Ebrei. Quel sangue aveva salvato gli Ebrei dallo sterminio dell’Angelo, questo «toglie» i peccati. In<br />

molti passi parla della nostra liberazione dal peccato, venendo dalle tenebre alla luce, dalla morte alla<br />

vita (Gv. 1,9- 12; 3,19-21; 8,12; 12,3,46 ecc.) e tutto per merito della morte di Cristo il quale innalzato<br />

sulla Croce avrebbe salvato gli uomini, come già il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Gv. 3,14). È<br />

tanto vero che siamo salvati dal sacrificio di Gesù, che Egli, dopo aver detto che «il buon Pastore dà la<br />

vita per le sue pecorelle», soggiunse: «e io dò la mia vita per le mie pecorelle». (Gv. 10,15).<br />

L’Evangelista riporta pure la frase profetica di Caifas, Pontefice di quell’anno: «È necessario che<br />

uno muoia per il popolo» (Gv. 18,14).<br />

Nell’Apocalisse (5,8) ricorda nel cielo il canto dei «seniori» alla presenza dell’»Agnello» che sta in<br />

mezzo «come ucciso»: «Sei degno., o Signore, di ricevere il libro e di aprire i suoi segnali: perchè sei<br />

stato ucciso, e ci hai redento, o Signore, nel tuo Sangue, da ogni tribù e popolo.., e ci hai fatto un<br />

regno». Nel sublime canto di questa parola ispirata si vede chiaramente come la Redenzione è stata<br />

operata da Gesù con la sua immolazione di croce, mediante la quale a tutti gli uomini, di qualsiasi razza è<br />

stato aperto il regno dei cieli.<br />

Ancora nella prima lettera l’Apostolo ha una frase molto significativa per dire come Gesù è la<br />

vittima per liberarci dai peccati: «Ed Egli è la propiziazione (l’ostia, la vittima) per i nostri peccati; non<br />

per i nostri soltanto, ma ancora per quelli di tutto il mondo» (i Gv. 2, 2).<br />

D) – in S. Pietro. Anche il Principe degli Apostoli ha delle affermazioni incontestabili riguardo alla<br />

nostra tesi. Più volte negli Atti degli Apostoli (5,39) si incontra Pietro che parla del «Salvatore che dà la<br />

remissione dei peccati», ma più espressamente ci dice il prezzo pagato da N. S. Gesù Cristo per la nostra<br />

Redenzione versando il Sangue e morendo in Croce; cancellando i nostri peccati e dandoci la<br />

giustificazione: «Non siete stati ricomprati coll’oro e coll’argento.., ma dal Prezioso Sangue di Cristo<br />

come Agnello senza macchia e senza contaminazione» (1 Pt. 18).<br />

E ancora (2,21 ss.): «Cristo ha patito per noi… Egli ha portato nel suo corpo i nostri peccati sopra<br />

il legno: affinchè morti ai peccati, viviamo alla giustizia: dalle sue lividure siete stati sanati». E (3, 22):<br />

«Per la RISURREZIONE di Gesù Cristo che… subendo la morte fossimo fatti eredi della vita eterna».<br />

E) – in S. Paolo. Lo abbiamo lasciato per ultimo, perché abbiamo potuto vedere così, che anche<br />

senza le sue affermazioni, tutto il resto del N. T., contrariamente a quanto vogliono i Modernisti, ci prova<br />

abbondantemente il fatto della Redenzione.<br />

Se una caratteristica possiamo notare nella dottrina esposta da S. Paolo è che, quanto gli altri<br />

hanno presentato sostanzialmente, egli lo specifica nei singoli elementi. Ne riportiamo i principali:<br />

a) L’universalità della Redenzione 1 . Per il peccato di uno la morte entra nel mondo per tutti gli<br />

uomini (Rom. 5,12 - 19 e Ef. 2,1), ma «come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti ricevono la vita»<br />

(1, Cor. 15,22).<br />

b) La solidarietà nel Corpo Mistico. Le frasi antecedenti dicono pure la reale ed effettiva salvezza<br />

portata da Gesù, come Capo, cui siamo uniti misticamente. La sua Redenzione non è solo un esempio<br />

(come voleva Abelardo), come non era stato solo un esempio di Adamo il peccato originale. In lui tutti<br />

eravamo morti alla grazia, in Cristo siamo tutti vivificati.<br />

c) Il sacrificio della morte sanguinosa. Questo concetto che già appare nelle parole della Cena,<br />

viene più esplicitamente espresso da S. Paolo: «e per Lui riconciliare tutte le cose in Lui stesso per il<br />

1 Per uno studio più completo indichiamo: G. ANICHINI: L’Eucaristia nel dramma della Redenzione, Ed. Regnum Christi,<br />

Lucca 1947, da cui abbiamo attinto largamente per queste pagine. Inoltre la classica opera del PRAT già citata. G. RICCIOTTI, S.<br />

Paolo Ed. Paoline 1950 - PENNA: S. Paolo, Roma 1949.<br />

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