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LA CHIESA CATTOLICA<br />
1) - Nel I sec. il Papa S. Clemente romano dà disposizioni alla Chiesa di Corinto dove erano sorte<br />
delle controversie. La lettera fra l’altro dice: «Se alcuni non obbediscono a ciò che Dio comanda per<br />
mezzo nostro, sappiano costoro che si espongono a una colpa e a un pericolo gravissimo» (Clem. 1, 49).<br />
Questa testimonianza è di un valore singolarissimo, in quanto avvenne mentre era ancora in vita<br />
l’Apostolo S. Giovanni e quantunque i mezzi di comunicazione di allora fossero assai disagevoli, la<br />
controversia non viene sottoposta a lui più vicino, ma al Successore di S. Pietro che dà disposizioni.<br />
2) - Nel Il sec. S. Ignazio di Antiochia chiama la Chiesa di Roma «la presidente della carità» cioè la<br />
Chiesa che presiede a tutta la Cristianità, unita nella carità di Cristo.<br />
S. Policarpo, Vescovo di Smirne e discepolo di S. Giovanni, viene a Roma per consultare il Papa,<br />
così pure i futuri martiri di Lione vi mandano Ireneo con una supplica al Papa Eleuterio perchè dia un<br />
indirizzo alle Chiese dell’Asia sconvolte dall’eresia di Montano. Famosa è la iscrizione di Abercio Vescovo<br />
di Gerapoli in Frigia. Nel suo epitaffio si legge «Egli (Cristo) mi ha invitato a Roma a contemplare la<br />
sovrana maestà e a vedervi una regina dalle vesti e dai calzari d’oro». In questo egli raffigura la Chiesa<br />
regina di tutte le Chiese.<br />
3) - Ma la più importante documentazione di questo secolo è quella di S. Ireneo. Egli dice: «Poiché<br />
sarebbe troppo lungo trascrivere qui le liste dei Vescovi che si succedettero in tutte le Chiese,<br />
esamineremo la più grande e la più antica, da tutti conosciuta, fondata e stabilita a Roma dai due<br />
gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo: dimostreremo che la tradizione che essa ha ricevuto dagli Apostoli e<br />
la fede che ha predicato agli uomini sono giunte fino a noi per successione dei Vescovi; con fonderemo<br />
così tutti coloro che in qualsiasi modo, per compiacenza in se stessi, per vanagloria, per accecamento o<br />
per errore, raccolgono diversamente da come si dovrebbe. É quindi con questa Chiesa, a causa appunto<br />
dell’alta sua preminenza che deve stare d’accordo ogni altra Chiesa, vale a dire tutti i fedeli di ogni<br />
paese, che hanno conservato la tradizione Apostolica» (Adv. Haer. 3, 3, 2). Il testo continua poi dicendo<br />
che «gli Apostoli la consegnarono a Lino perchè la governasse nell’esercizio dell’Episcopato» e continua<br />
nell’elenco dei successori: Anacleto, Clemente, Evaristo, Alessandro, Sisto, Telesforo, Igino, Pio, Aniceto,<br />
Sotero, Eleuterio.<br />
Il documento importantissimo sostiene perciò non solo la Apostolicità della Chiesa di Roma, ma la<br />
sua preminenza su tutte le Chiese e che essa è la regola della fede per tutte.<br />
4) - In questo stesso secolo il Papa S. Vittore esercita la sua autorità con la condanna dei<br />
Montanisti e collo stabilire la data della celebrazione della Pasqua cui tutte le Chiese dovevano<br />
sottostare, prendendo le loro decisioni in concilii, che il Papa aveva loro ordinato. Ai fedeli di Efeso col<br />
Vescovo Policrate che resistettero, egli lanciò la scomunica, perchè non si sottomisero per mezzo dei<br />
buoni uffici di S. Ireneo.<br />
Un’altra prova del riconoscimento del primato di Roma, si ha nel ricorso fatto a quella Sede dagli<br />
eretici Marcione e dai Montanisti.<br />
5) - Nel III secolo Tertulliano, prima di diventare Montanista afferma: «Osserviamo e consideriamo<br />
ciò che la Chiesa di Roma ha appreso e insegna ciò che attesta» (De praesc. Haer. 36). S. Cipriano Vescovo<br />
di Cartagine la dice: «Cattedra di Pietro e Chiesa principale da cui è sgorgato l’unità del sacerdozio»<br />
(Eph. 55,14).<br />
Nello stesso secolo appellano a Roma Origene, per rendere conto della sua fede e Dionigi di<br />
Alessandria per difendersi dalle accuse di eresia.<br />
6) - Nei secoli successivi il riconoscimento del primato si diffonde sempre più.<br />
S. Ottato di Milevi scrivendo contro i Donatisti mostra che la vera Chiesa di Cristo deve avere<br />
quella unità che le proviene dalla Cattedra di Pietro in Roma; S. Ambrogio dice che la Chiesa romana è<br />
Capo di tutto l’orbe cattolico e segno della vera fede è essere in comunicazione colla Chiesa Romana; S.<br />
Agostino riconosce che si possa avere appello a Roma di fronte alle sue sentenze; S. Girolamo scrive al<br />
Papa Damaso dicendo di stare unito alla Cattedra di Pietro perchè la sa fondata in quella pietra di cui<br />
parla Gesù; S. Atanasio di Alessandria ricorre a Roma e riconosce al Papa il potere di giudicare gli altri<br />
Vescovi.<br />
7) - Alla fine del III secolo Roma non è più la Sede abituale degli Imperatori e contrariamente a<br />
quanto pretendono coloro che ne deducono il primato dalla potenza terrena, fu proprio da allora che<br />
l’autorità del Vescovo di Roma si accentuò sempre di più su tutta la terra. Quanto più la Chiesa si dilatava<br />
tanto più i Romani Pontefici avevano occasione di esercitare la loro giurisdizione. Essi parlano, agiscono<br />
pienamente consapevoli del loro primato.<br />
S. Silvestro presiede per mezzo dei Suoi Legati il Concilio di Nicea (325). Giulio I (337 - 352) agli<br />
Ariani Eusebiani che avevano deposto arbitrariamente S. Atanasio scrive rivendicando che i Vescovi devono<br />
essere giudicati da Roma. «Quanto vi scrivo c’è stato trasmesso dal B. Apostolo Pietro». Liberio (352 -<br />
356) rifiuta all’Imperatore Costanzo che glielo aveva chiesto di deporre lo stesso Atanasio, mentre per<br />
difenderlo a lui erano ricorsi molti Vescovi dell’Egitto. Damaso I (366 - 384) depone i Vescovi Ariani e fa<br />
sottoscrivere ai Vescovi orientali una formula di fede, come condizione per essere ricevuti dalla Chiesa. S.<br />
Siriaco (384 - 399) afferma che, «è erede nell’ufficio al B. Pietro». Zosimo (417 - 18) in una lettera ai<br />
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