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CAPITOLO SESTO<br />

LA TESTIMONIANZA DEL MARTIRIO<br />

Gesù aveva predetto la persecuzione e la morte cui i suoi seguaci sarebbero andati incontro.<br />

Infatti ancor prima della conversione di Saulo, il Diacono Stefano, lapidato a Gerusalemme apre la schiera<br />

dei confessori di Cristo che continua ininterrotta nei secoli: dagli A. postoli (i quali tutti subirono il<br />

martirio compreso S. Giovanni che fu messo in una caldaia di olio bollente da cui uscì miracolosamente<br />

illeso) fino oggi, a Maria Goretti, a Pierluigi Chanel, ai Missionari e ai semplici fedeli della Cina, della<br />

Russia, e di ogni parte del mondo.<br />

Già gli imperatori romani volevano soffocare nel sangue la Religione di Cristo e invece, come<br />

diceva Tertulliano il sangue dei martiri era semenza di nuovi cristiani.<br />

Hanno fatto martiri il giudaismo, il paganesimo, lo scisma, l’eresia, la massoneria, il comunismo,<br />

ed ogni altro genere di vizi.<br />

Non c’è stata epoca che non abbia visto la Chiesa imporporata dalla testimonianza del sangue.<br />

Tutta la Tradizione ha considerato il martirio come una prova del cristianesimo. Considerato in tutti i<br />

suoi elementi, non si può spiegare, infatti, senza un intervento di Dio e perciò è senz’altro un miracolo<br />

morale col quale viene confermata la divinità del Cristianesimo.<br />

Abbiamo detto: «in tutti i suoi elementi» perchè ci sono pure uomini che hanno dato la vita per<br />

nobili ideali, quali l’amor di patria, l’amore della verità, della libertà, ecc. Ma il numero di questi non è<br />

nemmeno da mettersi in confronto con la schiera interminabile di eroi cristiani, numerosissimi in ogni<br />

tempo. E tra questi elementi sono da considerarsi:<br />

1) - LA QUALITÀ DELLE PERSONE che subivano il martirio. Non solo erano giovani coraggiosi e<br />

robusti, ma timide donne e perfino bambine e bambini; eran vecchi, eran persone di qualunque età e<br />

condizione. Erano mamme che lasciavano la creatura appena nata, come Vibia Perpetua; che esortava gli<br />

stessi figli a sostenere i tormenti, cui assistevano impavide, per subire tante volte il martirio nel cuore<br />

prima che nel corpo come S. Felicita, madre di sette Martiri,<br />

sotto Marco Aurelio; o che ponevano il figlio ancora agonizzante, sui carro degli altri martiri già volati al<br />

cielo come la mamma di S. Melitone.<br />

2) - LA FACILITÀ DI LIBERARSI. - Molte volte sarebbe bastata una parola di rinnegazione per esser<br />

lasciati liberi, un granello d’incenso gettato nei tripode dei falsi dèi. Avevano le promesse, le lusinghe più<br />

allettanti, l’offerta di tutti i piaceri e gli onori del mondo. E veder giovanette rinunziare alla mano di<br />

nobili personaggi, per conservare la loro purezza e fede in Cristo, come Agnese, Dorotea, e mille e mille<br />

altre.<br />

3) - L’ASSENZA DI OGNI FORMA DI GLORIA. - Non era la gloria di eroi che cercavano; molte volte<br />

venivano condannati a turme oscuramente: nessuno nemmeno avrebbe conosciuto il loro nome: e<br />

andavano cantando, gioiosi solo di sapere che il loro nome era scritto in cielo.<br />

4) - SENZA ALCUN FANATISMO. Conoscevano le pene che li aspettavano e pregavano umilmente<br />

fiduciosi della forza che Dio loro avrebbe dato, ché da soli non ce la facevano, come S. Felicita che piange<br />

nel carcere per le doglie del figlio che deve nascere e, al custode che le domanda: «Come farai dinanzi<br />

alle belve tu, che piangi ora?», risponde: «Ora sono io che soffro, ma là ci sarà un altro in me, che soffrirà<br />

per me perché io andrò a soffrire per Lui!». (Dagli atti autentici del martirio di S. Perpetua e Felicita).<br />

5) - L’IMMENSO AMORE verso Dio, per cui danno la vita, verso Gesù cui testimoniano la dottrina,<br />

verso i fratelli, cui danno il sacrificio e l’esempio, verso, i persecutori che amano, e per i quali pregano,<br />

fino a destarne il più grande stupore ed ammirazione.<br />

6) - VIVA FEDE perché il corpo li chiamerebbe a risparmiarsi e a non soffrire, ma la visione della<br />

verità e la speranza del cielo fa loro superare i tormenti.<br />

Tutti questi elementi ci fanno vedere il martire in una luce tutta particolare; il «fenomeno di<br />

uomini coscienti e liberi che sono morti per la fede Cristiana non è un fatto umano, ma suppone<br />

necessariamente l’intervento di una forza superiore» 1 .<br />

1 FERRARI, « Il Martirio Cristiano », Roma 1913.

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