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CAPITOLO TERZO<br />
I FINI DEL MATRIMONIO<br />
Il Matrimonio ha un fine primario, e un fine secondario che è essenzialmente subordinato al primo.<br />
Questi fini vengono descritti nel Can. 1013 del Codice di Diritto Canonico: «Il fine primario del<br />
Matrimonio è la procreazione ed educazione della prole, secondario il mutuo aiuto e il rimedio alla<br />
concupiscenza».<br />
Questi due fini si rilevano già dal Genesi, (128) quando parla della creazione dei nostri<br />
progenitori. In quel tempo Dio istituiva il Matrimonio quale contratto comandando loro: «Crescete e<br />
moltiplicatevi e riempite la terra».<br />
Così pure la donna viene data come aiuto dell’uomo: «Facciamogli un aiuto simile a lui» (Ivi 2,18).<br />
S. Paolo (1 Cor. 7,1-2; 5,2-9) commenta come questo aiuto si estende al rimedio per la concupiscenza.<br />
LE PROPRIETÀ DEL MATRIMONIO<br />
Da questi fini si vede come l’uomo è il capo, ma la donna non è la sua schiava, bensì la sua socia e<br />
compagna.<br />
L’UNITÀ - Il Matrimonio è uno, vale a dire che fino a che sono viventi due coniugi non possono<br />
essere sposati ad altri.<br />
Sono contrari perciò alla legge naturale sia la poliandria (il matrimonio di una donna con più<br />
uomini), che la poligamia (il matrimonio di un uomo con più donne).<br />
Quest’ultima fu permessa per concessione divina dal diluvio fino alla nuova Legge, dove Gesù<br />
espressamente l’abrogò, dicendo che: «Ognuno che rimanda la propria sposa e ne sposa un’altra<br />
commette adulterio» (cfr. Mt. 19,9 e Mc. 10,11; Lc. 16,18).<br />
Il Conc. di Trento (D. B. 972) definisce: «Se uno dirà che è lecito ai Cristiani avere<br />
contemporaneamente più spose e che non è proibito da nessuna legge divina, sia scomunicato».<br />
INDISSOLUBILITÀ - Il Matrimonio è indissolubile, cioè non può essere sciolto che per la morte di un<br />
coniuge. Così fu stabilito da Dio fino dal principio: «L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto» e lo<br />
stesso Adamo, per istinto dello Spirito Santo, come dice il Conc. di Trento (D. B. 96) lo affermò quando<br />
disse: «Ora questo è ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gn. 2, 23).<br />
Oltre che legge divina è pure legge di natura che Dio però dispensò nella legge mosaica per la<br />
«durezza di cuore» di quel popolo, (Mt. 19,3 s.).<br />
Gesù la conferma nuovamente rispondendo ai Farisei che gli domandavano se uno può ripudiare la<br />
moglie: «Non avete letto che chi fece l’uomo, fino dal principio lo creò maschio e femmina? E disse: Per<br />
questo lascerà l’uomo il padre e la madre e si unirà alla sua sposa e saranno due in una, sola carne.<br />
Perciò non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto. Gli<br />
dicono: Perchè Mosè allora comandò di dare il libello di ripudio e rimandare? Disse loro: Perchè Mosè vi<br />
permise di rimandare le vostre mogli per la durezza del vostro cuore. Ma in principio non fu così» (1. c).<br />
Quindi «Chiunque rimanda sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio» (1. c.).<br />
S. Paolo conferma questa dottrina: «A coloro che sono uniti in Matrimonio comando non io ma il<br />
Signore, che la moglie non parta dal marito. Che se si fosse allontanata rimanga senza sposarsi di nuovo o<br />
si riconcilii col suo sposo». Perchè «la moglie è legata al marito per tutto il tempo che questi vive». (1<br />
Cor. 7, 10 s., cfr. Rom. 7, 2-3).<br />
Il Conc. di Trento (D. B. 975-977) definisce che il Matrimonio non può essere sciolto.<br />
Dunque è chiaro che il divorzio, (che sarebbe lo scioglimento del Matrimonio per contrarre nuove<br />
nozze) è proibito esplicitamente dalla legge divina e naturale, e qualunque disposizione di leggi umane<br />
per renderlo valido è una legge iniqua e nulla. Il legislatore umano non ha nessuna autorità di stabilirlo,<br />
perchè ogni autorità viene da Dio e non può venire da Dio il potere di far leggi contrarie a quanto Dio ha<br />
comandato con la legge di natura, o positivamente con la sua parola.<br />
Perciò ogni legge che stabilisca il divorzio è assolutamente invalida e delittuosa e chi ne<br />
usufruisce commette gravissimo peccato, anzi tanti peccati quante volte usa di quei diritti che Dio non gli<br />
ha dato.<br />
Anche la stessa ragione fa vedere le terribili conseguenze che derivano dal divorzio come i danni<br />
incalcolabili nella educazione della prole e nell’abbandono di essa per parte di almeno uno dei coniugi, la<br />
ingiustizia che subisce la parte più debole, la instabilità della famiglia e 1a difficoltà quasi insormontabile<br />
per ristabilire la famiglia in caso di ravvedimento.