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L’ESISTENZA DI DIO<br />
continua, «Dio è noto per sé riguardo a sé stesso, non riguardo a noi, perciò ad affermare la sua reale<br />
esistenza non si può giungere se non dimostrativamente per mezzo delle creature».<br />
L’argomento di S. Anselmo può avere forza di conferma, quando per altra via, è dimostrata l’esistenza di<br />
Dio come Essere necessario.<br />
C) - DAI DOCUMENTI DELLA CHIESA. Nel Conc. Vaticano I l’Ontologismo fu condannato<br />
indirettamente, perché diceva il Relatore: questo gravissimo errore «non può essere trattato per<br />
incidenza». Perciò, pur non fermandosi espressamente su questo punto, in attesa di un esame più<br />
particolare, lo comprende nel dire che Dio si conosce «dalle cose create per mezzo della luce della<br />
ragione».<br />
Il S. Uffizio (18 settembre 1861), condannò la seguente proposizione degli Ontologisti:<br />
«L’immediata cognizione di Dio, almeno abituale, è essenziale all’intelletto umano, in modo che senza<br />
questa non può conoscere niente: «infatti è la stessa luce intellettuale». E il 14 Dicembre 1887, fra le<br />
proposizioni del Rosmini condannate c’era questa. «Nell’ordine delle cose create all’intelletto umano<br />
viene manifestato qualche cosa di divino in sé stesso».<br />
Per la dimostrabilità della esistenza di Dio, il Conc. Vaticano I (D. B. 1806) definisce: «Se alcuno<br />
avrà detto che Dio uno e vero, Creatore e Signore nostro non si può conoscere con certezza colla luce<br />
naturale della ragione umana, per mezzo di quelle cose che sono state fatte, sia scomunicato». S. Pio X<br />
nel Motu proprio del 1 Settembre 1910, dichiara che Dio: «Si può conoscere con certezza e perciò si può<br />
anche dimostrare». Pio XI nella Enc. Studiorum ducem dice: «Quegli argomenti coi quali Tommaso insegna<br />
che Dio esiste e che è l’Unico Essere sussistente di per sé stesso, sono anche oggi, come nel Medio Evo, gli<br />
argomenti più solidi di tutti per provarlo».<br />
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO<br />
Veniamo a studiare questi argomenti di San Tommaso (S. Th. 1, q. 2, a. 3) di cui parla l’Enciclica<br />
citata.<br />
Sono «cinque vie» che provano filosoficamente l’esistenza di Dio però esse sono strettamente<br />
connesse con ciò che dice la Rivelazione Cristiana, perché il risalire dalle creature al Creatore lo abbiamo<br />
veduto indicare chiaramente nel brano della «Sapienza» e della «Lettera ai Romani» ricordati poco sopra.<br />
Tutte e cinque inoltre, si riducono a un argomento generalissimo che è questo: «Ciò che esiste non di per<br />
sé stesso esiste per mezzo di un altro che esiste di per sé stesso». In altre parole: se un essere non ha in<br />
sé stesso la ragione della sua esistenza, bisogna che l’abbia ricevuta da un altro. Se questo pure a sua<br />
volta non ha in sé la ragione della sua esistenza, bisogna risalire ancora ad un altro; e così di seguito,<br />
finché non si giunge a un Essere che ha in sé stesso la ragione di esistere.<br />
I a via: il moto<br />
La prima via, e la più manifesta è quella che si desume dal Moto.<br />
Qui quando parliamo di moto, non intendiamo soltanto il moto locale di una cosa che passa da un<br />
luogo all’altro; ma qualunque passaggio da uno stato ad un altro, sia di una cosa corporea, che spirituale.<br />
I filosofi, con S. Tommaso, lo chiamano: Passaggio dalla potenza all’atto. Per esempio: un pezzo di ferro<br />
freddo, è nell’atto di essere freddo, però può, cioè è in potenza, di diventare caldo. Se col fuoco lo<br />
riscaldo diventa caldo in atto. Il passare dal freddo al caldo è moto, non in senso locale, ma in senso<br />
filosofico.<br />
Ora ecco, in breve, l’argomento di S. Tommaso:<br />
1) - È certo - e lo constatano i sensi - che nel mondo vi sono cose che si muovono.<br />
2) - Tutto ciò che si muove è mosso da un altro, come il ferro che è mosso dal fuoco per divenire<br />
caldo.<br />
3) - Ma non si può continuare all’infinito fra cose moventi e cose mosse.<br />
4) - Dunque è necessario ammettere un Essere che muove tutto senza essere mosso, e cioè un<br />
Motore immobile:<br />
ciò che è DIO<br />
SPIEGAZIONE - Chiariamo meglio il ragionamento: non si può continuare all’infinito.<br />
Quando uno esaminando le cose che si muovono vuol risalire alla prima che ha impresso il moto, fa<br />
un esame e un ragionamento (che i filosofi chiamano a posteriori, cioè risalendo da ciò che è venuto<br />
dopo). Per esempio: vedendo il ferro che è caldo si domanda: «Come è passato dalla potenza all’atto di