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216<br />

LA PERSONA ASSUMENTE<br />

L’ANNIENTAMENTO DEL VERBO<br />

Alcuni Protestanti del sec. XIX, dalle parole di S. Paolo «annientò sè stesso» (Fu. 2,6) (in greco<br />

ekenosén di qui il nome di teoria kenotica), dedussero, che il Verbo, per l’Incarnazione si spogliò degli<br />

attributi divini specialmente della Onnipotenza e della Onniscienza, fino a perdere la coscienza della sua<br />

Divinità.<br />

Contro costoro, la:<br />

TESI - Il Divin Verbo assumendo la Natura umana non lasciò né limitò affatto la Divinità e i suoi<br />

attributi.<br />

É DI FEDE<br />

PROVA: A) – il Conc. di Calcedonia già citato definisce che Gesù deve riconoscersi «nelle due<br />

nature… senza mai togliere la differenza delle nature a causa della unione». Dunque in Lui resta perfetta<br />

la natura divina senza alcuna limitazione.<br />

Così il Conc. Costantinop. III afferma che è «perfetto nella divinità e perfetto nella umanità;<br />

consostanziale al Padre secondo la divinkà», e non sarebbe tale se anche solo per qualche tempo avesse<br />

perduto o limitati gli attributi divini.<br />

B) – nella Scrittura. Nei molti passi che abbiamo portato quando Gesù dichiara di essere Figlio di<br />

Dio non dice che è stato o che sarà ma lo è attualmente, quindi con tutti gli attributi che comporta la<br />

natura divina.<br />

É durante la vita mortale che afferma: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv. 10,30); che, con<br />

autorità divina rimette i peccati, compie i miracoli, promette che manderà lo Spirito Santo.<br />

La frase, male interpretata dai kenotici «annientò sè stesso» colle parole successive «prendendo<br />

la forma di servo» fa vedere in che consista questo annientamento e cioè nell’umiliarsi a prendere la<br />

forma di uomo, mentre resta sempre Dio.<br />

Allo stesso modo va intesa l’altra frase che gli stessi portano: «Per noi si è fatto povero, essendo<br />

ricco», S. Agostino commenta: non dice «essendo stato», ma «essendo ricco» ciò significa che non ha<br />

perduto la sua ricchezza infinita quando per noi si è fatto povero.<br />

C) – nei Padri. Abbiamo detto di S. Agostino. Possiamo aggiungere S. Epifanio (Ancoratus 75):<br />

«Non è mutato nella natura quando con la divinità ha assunto l’umanità<br />

S. Leone Magno (Serm. 7 de Nat. 1): «Nell’una e l’altra Natura è lo stesso Figlio di Dio che prende<br />

le cose nostre e non perde le proprie rinnovando l’uomo nell’uomo perseverando in sè incommutabile».<br />

D) - dalla Ragione. Se nella Natura Divina il Verbo avesse cambiato qualche cosa vuol dire che non<br />

sarebbe Dio, il Quale essendo perfettissimo è immutabile.

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