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ATTRIBUTI OPERATIVI<br />

LA PREDESTINAZIONE<br />

Ed eccoci al più grave problema che i Teologi cercano di approfondire per dare alla mente umana<br />

un po’ di luce, per quanto è possibile quaggiù. Fin da principio non dimentichiamo però che è un grande<br />

mistero, e pur nello sforzo della indagine, studiamo con grande umiltà per sapere quello che Dio ha detto<br />

e ciò che la Chiesa ci propone a credere intorno ad esso.<br />

DEFINIZIONE: Predestinazione etimologicamente significa ordinamento antecedente a qualche<br />

fine. S. Agostino la definisce: «Prescienza e preparazione dei benefici di Dio coi quali certissimamente<br />

sono liberati coloro che sono liberati» (De dono perseverantiae 14, 35).<br />

S. Tommaso (S. Th. 1, q. 23 a. 1) la dice: «Ragione della trasmissione della creatura razionale al<br />

fine della vita eterna».<br />

Con parole più facili potremmo dire che è «il disegno concepito da Dio per condurre la creatura<br />

razionale alla vita eterna».<br />

Dalle definizioni date risulta che la Predestinazione comprende un atto dell’intelletto, col quale<br />

Dio dispone e ordina la salvezza di coloro che saranno salvati e un atto della volontà col quale vuole<br />

salvarli 1 .<br />

Parlando della Predestinazione siamo nella linea della Provvidenza, ma bisogna notare alcune<br />

differenze. La Provvidenza si riferisce all’ordinamento di tutte le creature, mentre la Predestinazione si<br />

riferisce solo a quelle razionali. La prima dice ordine al fine e al suo conseguimento, ma i mezzi che ad<br />

esso dispone ed ordina riguardano la volontà condizionata ed antecedente, mentre la seconda include<br />

assolutamente il conseguimento con la volontà assoluta e conseguente. Per questo la Provvidenza riguarda<br />

i buoni e i cattivi, mentre la Predestinazione è solo per i soli eletti alla vita eterna. Infatti il suo opposto,<br />

la riprovazione, non è nello stesso ordine della Predestinazione per cui Dio voglia senz’altro la<br />

dannazione di alcuni, come vuole la salvezza degli altri. Dio vuole veramente la salvezza di tutti gli<br />

uomini, e, se alcuni ne condanna, questo avviene perché ha preveduto i loro demeriti. Di qui la<br />

riprovazione si definisce: l’atto della mente divina col quale Dio prevede e permette che alcuni<br />

saranno cattivi e come tali decreta di escluderli dalla gloria eterna.<br />

Gli errori<br />

PREDESTINAZIONISTI - Questa parola, che in particolare viene applicata ai primi due che<br />

mettiamo qui sotto, più o meno si può applicare a tutti coloro che vengono elencati. Il<br />

PREDESTINAZIONISMO infatti è l’eresia che attribuisce tanto la salvezza degli eletti, che la condanna dei<br />

reprobi unicamente ad un decreto eterno e incondizionato di Dio escludendo la libera cooperazione<br />

dell’uomo.<br />

1) - Lucido, prete della Gallia, fu il primo a propugnare questo errore; diceva che «Cristo Signore<br />

e Salvatore non è morto per la salvezza di tutti… e la prescienza di Dio spinge l’uomo violentemente verso<br />

la morte e chiunque si perde, si perde per volontà di Dio». Questa dottrina fu condannata dal Concilio di<br />

Arles (474).<br />

2) - Godescalco, oblato di Fulda, ripete lo stesso errore, aggiungendo che Dio non intende salvare<br />

quei peccatori per i quali suo Figlio «né si incarnò, né pregò, né sparse il suo sangue, né in alcun modo fu<br />

crocefisso, poiché previde la loro pessima condotta, e giustamente prestabilì di condannarli agli eterni<br />

tormenti». Probabilmente asserì pure che le «azioni dei reprobi sono peccati». Fu condannato dal<br />

Concilio di Magonza (848) e di Quierzy (849).<br />

3) – Wicleff e Huss. Secondo costoro i reprobi (presciti, cioè conosciuti avanti, come li chiamano<br />

loro) non sono mai stati membri della Chiesa, che sarebbe la società invisibile dei predestinati alla gloria.<br />

Wicleff ne deduceva che la preghiera del reprobo non ha mai valore davanti a Dio; Huss, che non potrà<br />

mai perdersi chi per una volta ha appartenuto alla Chiesa. Furono condannati dal Concilio di Costanza (14<br />

14-18).<br />

4) - Lutero. Nella riforma protestante le dottrine di Wicleff e Huss vengono accentuate. Lutero<br />

dice che l’uomo avrebbe torto se volesse ribellarsi contro la riprovazione eterna 2 . «È per i suoi eletti che<br />

Cristo ha bevuto il calice dell’amarezza, non per tutti gli uomini». A lui si ricollega Zuinglio.<br />

5) - Calvino spinse alle conseguenze estreme i principi luterani. Secondo lui Dio fa tutto in tutte le<br />

cose e muove anche al peccato: «Gli uomini, - egli dice (Instit. III, 21) - non vengono creati a pari<br />

condizioni, ma alcuni vengono preordinati alla vita eterna, altri alla dannazione eterna». Alcuni suoi<br />

seguaci reagirono alla crudezza della dottrina e cercarono di mitigarla. Fra questi Anninio di Amsterdam<br />

1 Oltre che della Predestinazione in senso completo, i Teologi parlano pure di Predestinazione alla Fede, alla Grazia (o<br />

giustificazione), alla Gloria, in quanto anche la Fede e la prima Grazia, come la Grazia della Perseveranza finale sono dati per sol<br />

dono di Dio, senza un diritto da parte dell’uomo.<br />

2 Cfr. CRISAR, Lutero, Torino, 1934 p. 65 s.<br />

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