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LA CHIESA È IL CORPO MISTICO DI CRISTO<br />

1) - Membri. Non siamo soltanto sudditi della Chiesa, ma membri che partecipano della grazia, e<br />

in qualche modo al sacerdozio di Cristo. Già S. Pietro chiamava i primi cristiani: «Genere eletto, regale<br />

sacerdozio, gente santa, popolo di conquista» (1, Pt. 2, 9).<br />

2) - Cooperatori della Gerarchia nel suo triplice ufficio di magistero, di governo e di<br />

santificazione.<br />

Per il magistero i fedeli non sono la Chiesa docente, pure il loro consenso unanime, riconosciuto<br />

dai Vescovi è argomento certo nel determinare il deposito della tradizione. Per esempio: il fatto che in<br />

tutti i secoli i fedeli abbiano sempre onorato Maria SS. come Assunta in Cielo, senza che la Gerarchia<br />

disapprovasse questa loro consuetudine, è uno degli argomenti che mostra la Tradizione intorno a questa<br />

verità, oggi definita dogmaticamente.<br />

Per il governo: in tutti i tempi i fedeli hanno dato la loro collaborazione al ministero dei<br />

Sacerdoti, a cominciare dai discepoli e le pie donne che aiutarono Gesù e gli Apostoli, fino alla Azione<br />

Cattolica dei nostri giorni che è stata definita da Pio XI: «La cooperazione dei laici all’Apostolato<br />

gerarchico della Chiesa».<br />

In particolare alcuni santi hanno dato la fattiva collaborazione come S. Francesco d’Assisi che<br />

semplice Diacono tanto fa per la riforma dei costumi, e S. Caterina da Siena, che invita a Roma da<br />

Avignone il Sommo Pontefice.<br />

Per la santificazione. Coi Sacramenti, colle opere buone tutti i fedeli concorrono alla crescita del<br />

Cristo nelle sue membra, aumentando la santità che s’irradia in tutta la Chiesa.<br />

Cooperatori non maestri<br />

Bisogna insistere su questo concetto, perchè recentemente con serpeggiati alcuni errori, contro i<br />

quali i Sommo Pontefice Pio XII ha richiamato a stare in guardia, in una sua allocuzione ai Vescovi il 31<br />

Maggio 1954.<br />

Gli errori principali che si sono presentati con stati questi: «Alcuni docenti poco si curano di stare<br />

congiunti col magistero della Chiesa e poco rivolgono pensiero ed animo al suo comune insegnamento, in<br />

vari modi chiaramente proposto; nello stesso tempo poi troppo si affidano al proprio ingegno, alla<br />

mentalità moderna, ai principi di altre discipline, che ritengono e affermano essere le uniche ad avere<br />

carattere di vero metodo scientifico». L’altro errore riguarda la cosiddetta «teologia laica», che serpeggia<br />

qua e là sempre più largamente, introducendo una categoria di teologi laici, che si professano<br />

indipendenti; di questa teologia si hanno prelezioni, pubblicazioni, circoli, cattedre, professori. Questi<br />

distinguono il loro magistero e in certo modo lo oppongono a quello pubblico della Chiesa, a volte, per<br />

giustificare il loro modo di agire, si appellano ai carismi per insegnare e interpretare, di cui ripetute volte<br />

si parla nel Nuovo Testamento, specie nelle epistole paoline: si appellano alla storia, che dall’inizio della<br />

religione cristiana fino ad oggi presenta tanti nomi di laici, i quali, per il bene delle anime insegnarono<br />

con gli scritti e a viva voce la verità cristiana, però non chiamati a ciò dai Vescovi e senza avere chiesto o<br />

accettato la facoltà del magistero sacro, ma guidati dal loro impulso e dallo zelo apostolico<br />

Possono questi laici essere i maestri nella Chiesa di Dio? Anzi gli stessi semplici Sacerdoti, che non<br />

avessero ricevuto la missione dai Vescovi hanno per diritto divino, la missione di insegnare?<br />

Qui la parola del Papa è molto chiara. Dopo aver detto che Gesù, la verità la portò dal cielo<br />

l’affidò agli Apostoli e per mezzo di essi ai loro successori, comandando loro di ammaestrare tutte le<br />

genti, continua: «Per diritto divino, quindi, gli Apostoli sono stati costituiti dottori, ovvero maestri nella<br />

Chiesa. All’infuori dei legittimi successori degli Apostoli, cioè il Romano Pontefice per la Chiesa universale<br />

e i Vescovi, per i fedeli affidati alle loro cure, non si danno nella Chiesa altri maestri per diritto divino;<br />

essi però, e principalmente il Supremo Maestro della Chiesa e Vicario di Cristo in terra, possono chiamare<br />

altri come propri collaboratori e consiglieri nel magistero, allo scopo di delegare loro (sia in via<br />

straordinaria, sia in forza del conferito ufficio) la facoltà di insegnare. Quanti sono assunti in tal guisa<br />

all’insegnamento, esercitano l’ufficio di maestro non a nome proprio, né per titolo di scienza teologica,<br />

ma in forza della missione che hanno ricevuto dal legittimo magistero ed a questo sempre la loro potestà è<br />

soggetta, ne mai diventa sui juris, cioè indipendente da ogni potere. I Vescovi, invece, anche quando<br />

hanno concessa tale facoltà, mai si privano del diritto di insegnare, né si esimono dal gravissimo dovere di<br />

provvedere e di vigilare intorno all’integrità e alla sicurezza della dottrina che viene impartita dagli altri<br />

chiamati a collaborare”.<br />

E i laici possono collaborare? Continuava il S. Padre: «Quanto ai laici, è chiaro che possono<br />

anch’essi esser chiamati o ammessi dai legittimi maestri come collaboratori e collaboratrici nella difesa<br />

della fede. Basta ricordare l’insegnamento della dottrina cristiana, al quale attendono tante migliaia di<br />

uomini e di donne, nonché le altre forme dell’apostolato dei laici. Tutto ciò è degno di singolare encomio<br />

e può e deve promuoversi con ogni sforzo. Ma occorre che tutti questi laici siano e rimangano sotto<br />

l’autorità, la guida e la vigilanza di coloro che per divina istituzione sono stati costituiti maestri nella

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