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L’ATTO DI FEDE<br />
SPIEGAZIONE: - Si è detto nella tesi: «volontà libera». Oggetto proprio della volontà è il bene.<br />
Una cosa conosciuta come bene in modo intrinsecamente evidente la volontà non può non volerla, quindi<br />
non resta più libera.<br />
I beati del Cielo non possono non amare Dio, perchè vedono che è il Sommo Bene. Nella fede<br />
invece, l’evidenza della credibilità è estrinseca. Non ci dà l’intrinseca evidenza di Dio, ma solo la certezza<br />
morale che esclude ogni dubbio prudente. Perciò l’intelletto non resta perfettamente quietato e può<br />
essere assalito da dubbi, siano pure imprudenti, per allontanare i quali è necessario l’esercizio della<br />
volontà. I misteri, per esempio, della SS. Trinità, dell’Incarnazione, anche colla evidenza della credibilità<br />
rimangono intrinsecamente o- scuri. Perciò resta alla volontà di accettare o di por resistenza: essa resta<br />
libera nella scelta e non è costretta a dover credere.<br />
Ben disposta - Perchè la volontà dia il suo influsso nell’atto di fede è necessario che sia ben<br />
disposta, cioè in un atteggiamento di rettitudine che voglia escludere gli ostacoli che si oppongono al<br />
raggiungimento della verità e del bene; deve fuggire la leggerezza per cui l’uomo facilmente è distratto<br />
dalle cose del senso e dimentica le eterne; deve allontanare tutto quanto sa di sensualità, di superbia e di<br />
attaccamento alla terra. L’esperienza pratica ci dice che molti uomini non aderiscono alla fede perchè<br />
presi dalle loro passioni.<br />
PROVA: A) - dalla Scrittura. Gesù ha messo come prima condizione alla salvezza la Fede. «Chi<br />
crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato» (Mc. 16,16). Ciò suppone il concorso della volontà<br />
dell’uomo che liberamente può accettare o respingere la fede. Perchè possa credere è necessaria fra le<br />
altre condizioni, la sua buona volontà. S. Giovanni in più punti riporta la parola di Gesù che afferma come<br />
i Giudei non credono perchè «non sono da Dio»; «non cercano la sua gloria»; «hanno per padre il diavolo»<br />
(Gv. 5,31; 7,16; 8,42 ss.). «Amano di più le tenebre che la luce» (3,19). Tutte queste frasi indicano la<br />
necessità delle buone disposizioni della volontà per credere, e al tempo stesso come questi uomini siano<br />
rimasti liberi di scegliere quelle cattive opere senza esser costretti a venire alla fede. Però questa libertà<br />
dà loro una terribile responsabilità: «Chi crede in Lui, non viene giudicato, ma chi non crede è già<br />
giudicato» (Gv. 3,18).<br />
S. Paolo loda la fede di Abramo, libera e generosa, che perciò gli viene imputata a merito di<br />
giustizia (Rom. 4, 1-5).<br />
B) - dalla Tradizione. Abbiamo visto sopra il pensiero della Chiesa nei Concilii.<br />
Ma fino da principio i Padri insistono in questo concetto. S. Ireneo dice che Dio lascia liberi gli<br />
uomini, non solo nelle opere, ma anche nella fede. E. S. Agostino: «Che cosa è il credere se non<br />
l’acconsentire che è vero ciò che è detto? e il consenso è di colui che lo vuole… non può credere se non<br />
colui che vuole» (Stromata 1 e 2).<br />
CONCLUSIONE: Da quanto si è detto abbiamo visto che i principi che producono prossimamente<br />
l’atto di fede investono tutte le facoltà dell’uomo: intelletto e volontà; e richiedono pure l’aiuto di Dio,<br />
che colla sua grazia che previene, aiuta e accompagna, illumina la intelligenza, e ispira la volontà perché<br />
l’uomo possa emettere l’atto di fede.<br />
Alcune proprietà dell’atto dì fede<br />
Da quanto abbiamo detto risulta che l’atto di fede è ragionevole e soprannaturale, è libero e<br />
meritorio, è oscuro, è certo, è doveroso.<br />
Riesamineremo qui tutte insieme queste proprietà, soffermandoci solo su quei punti che ancora<br />
non abbiamo sviluppato.<br />
É ragionevole. La via alla fede è preparata da argomenti razionali, come abbiamo visto<br />
nell’Apologetica. L’assenso alla fede non è un moto cieco dell’anima. Chi giunge all’atto di fede non<br />
agisce irrazionalmente, ma ne pone i fondamenti coi più profondo e retto raziocinio, per quella luce che<br />
Dio ha dato alla ragione umana. Parlando dei miracoli e delle profezie portammo la dichiarazione del<br />
Conc. Vaticano: «Affinché l’ossequio della nostra fede sia secondo ragione, agli interni aiuti dello Spirito<br />
Santo, Dio volle unire argomenti della sua Rivelazione» (D. B. 1790).<br />
La Chiesa per sé stessa, e cioè per le note che la contraddistinguono è un grande perpetuo motivo<br />
di credibilità. Si capisce che ogni uomo afferra questi motivi razionali secondo la capacità della sua<br />
intelligenza. Così una persona di studio può percorrere la via verso la fede scientificamente, seguendo<br />
quel percorso che traccia l’Apologetica. Un fanciullo una persona incolta si baseranno sulla autorità dei<br />
genitori, o del Sacerdote, o di altra persona competente degna della loro stima. Anche questa via è per la<br />
loro capacità una via razionale, dato che non potendo esaminare più profondamente, hanno sufficiente<br />
garanzia della onestà e serietà di chi loro insegna. In casi straordinari, Dio può intervenire con fatti<br />
miracolosi, come fece con Saulo sulla via di Damasco.<br />
Tra fede e ragione non vi può essere contraddizione essendo Dio l’autore e dell’una e dell’altra.<br />
Quando appaiono dei contrasti ciò significa che ciò che sì afferma come di fede non è tale, o ciò che la