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224<br />

LA NATURA ASSUNTA<br />

dai vari Simboli: «Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto».<br />

Il Vangelo ci parla della sua fame, della sete, della fatica, dei suoi atrocissimi tormenti nella<br />

passione e nella morte.<br />

S. Tommaso (3 q. 14 a. 1) porta le ragioni di convenienza di questa passibilità, assunta<br />

volontariamente e non necessariamente per debito di peccato: 1) per soddisfare per i peccati; 2) per<br />

dimostrare meglio la verità della natura umana dal Verbo; 3) per l’esempio di perfetta pazienza.<br />

II - Cristo assunse le comuni infermità, ma non quelle accidentali.<br />

Diciamo: comuni infermità quei patimenti e debolezze che sono conseguenza della natura umana<br />

decaduta, come la fame, la sete, le ferite, la morte.<br />

Accidentali, quelle che provengono per accidens come difetti personali dell’uomo (ad esempio le<br />

malattie) le quali sono causate da qualche disordine: come disordine nel cibo, debolezza e inclinazione<br />

ricevuta nel concepimento ecc. Queste in Cristo uomo, non ci furono affatto. Il suo Corpo era<br />

perfettissimo. Questi difetti non servivano al fine della Incarnazione e sarebbero stati sconvenienti alla<br />

Persona divina.<br />

III — In Cristo ci furono appetiti sensibili o passioni, ma ordinati rettissimamente.<br />

Molte volte, nel parlare comune, quando si dice passione si intende qualche cosa di disordinato.<br />

Invece nel parlare filosofico si dice passione la facoltà per la quale siamo inclinati verso un bene<br />

sensibile. Se questo appetito resta soggetto alla ragione e alla volontà e viene ordinato rettamente, non<br />

c’è il male.<br />

In Gesù, come Uomo perfetto, non mancarono questi appetiti sensibili, come l’amore il gaudio, la<br />

tristezza, il timore, l’ira, ma tutti furono perfettamente ordinati.<br />

In noi queste passioni spesso spingono verso beni illeciti, in Gesù tendevano solo verso il lecito e<br />

l’onesto; in noi alle volte prevengono l’uso della ragione, in Gesù mai; in noi portano turbamento e ci<br />

sconvolgono, in Gesù stavano sempre perfettamente soggette.<br />

IV - Il Corpo di Gesù fu perfettissimo ed integro e dotato di perfetta bellezza.<br />

Infatti il Verbo assunse quelle debolezze che erano utili al fine della Incarnazione e non le altre.<br />

La bellezza esteriore di Gesù, già preannunziata da David: «Bello nel suo aspetto al di sopra dei figli degli<br />

uomini» (Sal. 44, 3) non era una bellezza sdolcinata e femminile, ma forte ed eminente quale si conviene<br />

ad un uomo perfettissimo, irradiante graziosità e ispirante riverenza. S. Tommaso richiamandosi a S.<br />

Agostino (in Ps. 44) dice: «dal suo volto irradiava qualcosa di divino, che tutti veneravano».<br />

Le parole di Isaia: «…Non ha più bellezza, nè decoro, ecc.», si riferiscono all’aspetto<br />

irriconoscibile in cui era stato ridotto, per nostro amore, nella Passione.

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