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CAPITOLO PRIMO<br />

ESISTENZA DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA<br />

Contro gli errori esposti, portiamo la seguente:<br />

TESI - Gesù Cristo ha istituito il Sacramento della penitenza, dando con esso alla Chiesa la<br />

potestà giudiziaria di rimettere qualunque peccato.<br />

É DI FEDE<br />

non solo dalla definizione data dal Tridentino che enumera la Penitenza fra i Sacramenti (D. B.<br />

844), ma ancora dalle altre definizioni che porteremo in questa tesi.<br />

SPIEGAZIONE. Il potere che la Chiesa ha ricevuto da Gesù Cristo di rimettere i peccati commessi<br />

dopo il Battesimo in chi ha le dovute disposizioni, è chiamato dai Teologi, «POTESTÀ DELLE CHIAVI» dalla<br />

frase detta da Gesù a S. Pietro.<br />

Questa potestà è di carattere «giudiziario» cioè viene emessa come un giudizio con sentenza di<br />

assoluzione.<br />

Si distingue dalla potestà con carattere di grazia che viene data senza che vi sia un giudizio o una<br />

sentenza, come avviene nel Battesimo, dove il peccato originale e gli eventuali peccati attuali vengono<br />

cancellati con procedimento di grazia senza che siano sottoposti a giudizio.<br />

Per questo nella Confessione perchè il Sacerdote possa compiere l’ufficio di Giudice è necessario<br />

che gli siano sottoposti i peccati, perchè possa decidere la sentenza di «legare» o di «sciogliere».<br />

PROVA: A) - dalla Scrittura. «Disse dunque loro di nuovo: Pace a voi. Come il Padre ha mandato<br />

me, così io mando voi. Avendo detto queste cose alitò loro: Ricevete lo Spirito Santo: coloro cui li<br />

rimetterete saranno rimessi i peccati, a coloro cui li riterrete, saranno ritenuti» (Gv. 20 , 21-23).<br />

Dal testo si rileva che Gesù non dice che potranno fare una dichiarazione che i peccati siano stati<br />

rimessi, ma tratta di una vera e propria remissione che essi possono dare o non dare, come realmente<br />

l’aveva data lui quando al paralitico aveva detto: «Confida, o figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati», e alla<br />

Maddalena: «Le sono rimessi i molti peccati perchè molto ha amato» (Lc. 7,47). Nella frase non c’è<br />

nessun cenno che limiti il senso ad una semplice dichiarazione.<br />

Inoltre il contesto conferma questa interpretazione. Infatti conferisce agli Apostoli lo stesso<br />

potere che a Lui è stato dato dal Padre: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».<br />

Perciò alla Gerarchia della Chiesa è stato dato questo potere di rimettere i peccati per<br />

continuare nei secoli l’opera di salvezza delle anime, per cui il Redentore è sceso in terra. La «potestà<br />

delle chiavi» continuerà quindi nei successori fino alla fine del mondo.<br />

Con queste parole Gesù si riferisce esattamente alla remissione dei peccatiATI e non al Battesimo<br />

o alla predicazione, di cui avrebbe dato esplicito il comando più tardi nel giorno della Ascensione.<br />

Questa potestà non è limitata solo ad alcune colpe, ma si estende a tutti i peccati, come già fanno<br />

chiaramente intendere le parole riportate e come più esplicitamente ancora si esprime S. Matteo (18, 18):<br />

«Qualunque cosa avrete legata in terra, sarà legata anche in cielo e qualunque cosa avrete sciolto sulla<br />

terra, sarà sciolta anche in cielo».<br />

Non c’è dunque limitazione nel numero e nella Specie delle colpe da assolvere. Il passo di S.<br />

Matteo, (12, 31-32), dove è detto che la bestemmia contro lo Spirito Santo non viene rimessa nè in questo<br />

mondo nè nell’altro, e così altri testi simili, vanno intesi, nel senso non che la Chiesa non abbia la potestà<br />

di rimettere questi peccati, ma nel senso che di fatto non verranno rimessi per l’ostinazione che vi pone il<br />

peccatore non pentendosene e rimanendo perciò nel male fino alla impenitenza finale.<br />

Dai brani riportati è provata pure la potestà giudiziaria della Chiesa sui peccati. Infatti se Gesù<br />

dice: «a chi li rimetterete… a chi li riterrete», ciò non significa che il Ministro della Penitenza potrà dare<br />

o non dare a capriccio l’assoluzione, ma dovrà usare del suo potere giudicando il peccatore. Di qui la<br />

necessità che gli siano sottoposti i peccati con la confessione.<br />

B) - dai Padri. Contro i Montanisti e i Novaziani, fino dai primi secoli si alza esplicita la voce dei<br />

Padri a rivendicare la «potestà delle chiavi» data da Cristo alla Chiesa.<br />

Paciano (Ep. 1, 6) scrive: «Dici che solo Dio li può rimettere. È vero ma anche ciò che per mezzo dei suoi<br />

Sacerdoti, è potestà sua».<br />

Simile pensiero viene rivendicato da S. Ambrogio (De paen. 1, 2, 67).<br />

I Padri insistono pure nel rilevare che questo potere è stato dato ai Sacerdoti e non ai semplici<br />

fedeli.<br />

S. Giovanni Crisostomo (De Sacerd. 3, 5) afferma che ai Sacerdoti «che vivono sulla terra e ivi<br />

abitano è stato commesso di dispensare le cose che sono nei cieli e hanno ricevuto questo potere che Dio

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