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LA SORTE DELL’UOMO NELLA ETERNITÀ<br />

Per portare un confronto come l’anima elevata dalla grazia è capace di compiere opere<br />

soprannaturali, così l’intelletto col lume di gloria ha la capacità di vedere Dio intuitivamente.<br />

Oggetto primario della visione beatifica è Dio stesso. I Beati perciò vedono faccia a faccia Dio,<br />

Uno e Trino, la sua natura ed essenza, i suoi attributi, le Persone, le processioni, come abbiamo visto nei<br />

documenti della Chiesa.<br />

Vedono perciò anche il Divin Verbo nella sua natura Divina e Umana come ci dice S. Giovanni<br />

(17,3): «questa la vita eterna: che conoscano te, solo Dio vero e Colui che mandasti Gesù Cristo».<br />

Tutte queste verità che sulla terra erano state oggetto primario della fede si vedranno, ma non più<br />

«per uno specchio nel mistero», ma direttamente come sono in Dio.<br />

Oggetto secondario sono le creature conosciute in Dio.<br />

Alcuni Teologi asseriscono che i Beati in Dio vedono tutte quante le cose. S. Tommaso (S. Th. 2 q.<br />

10 a. 2) dice che ciascun Beato vede tutto ciò che lo riguarda.<br />

Ragione di questa limitazione secondo l’Aquinate, è il maggiore o minore grado di gloria, che dà<br />

un lume più o meno grande nella visione intuitiva. Infatti i Beati vedono tutto Dio, ma non totalmente<br />

essendo infinito e non potendosi perciò avere dalla creatura una visione comprensiva. Secondo questo<br />

grado è più o meno intensa la chiarezza della visione e più o meno estesa secondo il grado di gloria 1 .<br />

Ciascun Beato in quello che lo riguarda avrà una conoscenza particolare:<br />

1) Come individuo elevato nell’ordine della grazia: conoscerà quelle verità che sulla terra credeva<br />

per fede, vedendo tutta l’armonica bellezza. Vedrà le vie meravigliose della Provvidenza nel condurlo a<br />

salvezza. Conoscerà gli altri Santi, specialmente coloro che in vita amò maggiormente.<br />

2) Come parte dell’universo conoscerà le opere della creazione dagli Angeli agli astri, ai diversi<br />

generi e specie della natura. Chi avrà studiato soprannaturalmente una determinata scienza, ne avrà una<br />

cognizione tutta particolare.<br />

3) Come tale persona pubblica o privata vedrà tutte quelle cose che lo riguardavano in quello<br />

stato: quindi un Papa, un Capo di Stato, un capo di famiglia conosceranno in particolare tutte quelle<br />

persone o cose che erano loro affidate. Perciò i Beati in cielo vedranno i parenti, gli amici ancora in terra,<br />

li aiuteranno con la loro intercessione e ascolteranno le loro preghiere.<br />

La visione beatifica porterà con sé l’amore beatifico col quale i Beati ameranno Dio<br />

perfettamente.<br />

Riguardo all’amore beatifico i Teologi si sono divisi in tre principali sentenze:<br />

1) Scoto considera l’essenza della beatitudine nel solo atto di amore per il conseguimento fatto<br />

dalla volontà del suo ultimo fine di cui è venuta al possesso, nella unione perfetta e inammissibile. Si<br />

avvicina a questa sentenza quella dell’Aureolo, pure Francescano (+ 1322) che la fa consistere nel gaudio<br />

che deriva da questo possesso pieno.<br />

2) S. Bonaventura, seguito dal Suarez e dal Lessio dice che l’essenza della beatitudine consiste<br />

nella visione e nell’amore per l’unione vitale con Dio dell’intelletto e della volontà.<br />

3) S. Tommaso più acutamente, fondandosi sulle parole di S. Giovanni già citate: «che conoscano<br />

te» la fa consistere essenzialmente nella visione. É l’intelletto che arriva a vedere Dio. L’amore e il<br />

gaudio sono come conseguenza che ne derivano necessariamente.<br />

Qualunque delle tre sentenze si vogliano seguire, il fatto è, che se pure il punto essenziale si<br />

voglia collocare nell’una o nell’altra, in Paradiso, i Beati avranno il pieno gaudio nella visione e<br />

nell’amore beatifico.<br />

LA BEATITUDINE ACCIDENTALE. Questa consiste nel gaudio proveniente dai beni creati.<br />

Come potremmo contrapporre alla pena del danno nell’inferno, la gioia del possesso di Dio nel<br />

Paradiso, così potremmo opporre questa gioia accidentale alla pena del senso. I Beati infatti, avranno,<br />

insieme al possesso di Dio ogni bene, senza alcun male. Anima e corpo saranno nella piena felicità: non<br />

più lacrime, né lutto, nè dolore, non fame, nè sete, nè intemperie; non il morso della concupiscenza, ma<br />

una gioia che non ha confronto. (Cfr. Ap. 14, 13; Eb. 4, 9).<br />

Nella limitatezza di ciò che comprendiamo quaggiù, sembra quasi una mancanza il non prendere<br />

cibo o il non seguire gli appetiti terreni. Ma se ben consideriamo, vediamo che la deficienza consiste<br />

invece nell’avere queste necessità o tendenze che appartengono alla vita animale. Là saremo «come<br />

Angeli di Dio» che non hanno bisogno di tutte queste cose.<br />

Il corpo, come abbiamo detto parlando della RISURREZIONE della carne, avrà le doti gloriose della<br />

immortalità, della agilità, della sottilità, dello splendore e bellezza nella integrità delle membra a<br />

somiglianza di Cristo risorto e glorificato<br />

L’anima, come corrispondenza relativa alla fede, alla speranza e alla carità avrà la visione, il<br />

possesso e il gaudio del Signore, che oltre a costituire la beatitudine essenziale, la ricolmeranno di ogni<br />

1 La differenza del grado di gloria fra i Beati, non porta tristezza o invidia, perché ciascuno ha la piena felicità, secondo la<br />

capacità. Per portare un esempio molti recipienti di diversa grandezza possono essere pieni di un liquido, e a ciascuno non manca<br />

niente per la sua pienezza, quantunque uno contenga molto e uno poco.<br />

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