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308<br />
LA TRANSUSTANZIAZIONE<br />
PROVA: A) - dalla Scrittura. Il senso ovvio delle parole della consacrazione «Questo è il mio<br />
corpo… questo è il mio sangue» è: «questa cosa che tengo nelle mie mani, e che fino a questo momento<br />
era pane e vino, non è più pane e vino, ma è il mio corpo, è il mio sangue.<br />
Perciò anche se vedo le specie del pane e del vino, che restano tali e quali di prima, quella che è<br />
la sostanza di essi non c’è più. La sostanza che c’è, è quella del «mio corpo» e del «mio sangue».<br />
Così ragiona logicamente chi interpretando quelle parole non vuol dare ad esse un senso a modo<br />
suo.<br />
Se Gesù avesse voluto fare una consustanziazione o una impanazione, avrebbe detto altre parole,<br />
come ad es.: «Qui dentro o qui unito ci sta il mio corpo», oppure: «insieme al pane c’è il mio corpo».<br />
Chi vuole interpretare secondo il senso che hanno le parole, le frasi di Gesù, non può spiegarle in<br />
altro modo di come le spiega la Chiesa Cattolica.<br />
B) - La Tradizione. Già molte delle testimonianze riferite esprimono questo pensiero. Rileggete le<br />
frasi di S. Giustino, S. Ireneo, S. Cirillo, ecc. Ne aggiungiamo alcune:<br />
Tertulliano: (Adv. Marc. 4,400) «Preso il pane… lo fece suo corpo». S. Ambrogio (De Sacr. 4,14-15)<br />
«Come può quello che è pane, essere il Corpo di Cristo? Con la consacrazione». E dopo aver detto che è la<br />
parola di Cristo che fa il Sacramento, quella parola che ha creato ogni cosa dal nulla, conclude:<br />
«quanto è più operatorio (quel discorso) che fa sì che quelle cose che erano si cambino in altro».<br />
IL MODO DELLA REALE PRESENZA<br />
Vista la via con cui Gesù viene nella Eucaristia, vediamo il modo con cui esiste nella Eucaristia. Lo<br />
esporremo con varie proposizioni.<br />
I - Gesù è tutto intero sotto ciascuna specie, e dividendole, è intero sotto ciascuna parte di<br />
specie.<br />
È DI FEDE<br />
dal Conc. di Trento (D. B. 885) «Se alcuno avrà negato che nel venerabile Sacramento<br />
dell’Eucaristia si contiene tutto Cristo sotto ciascuna specie, e fattane la separazione, sotto le singole<br />
parti di ciascuna specie, sia scomunicato». Dice S. Paolo: «Chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto<br />
il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore» (1 Cor. 11 ,27).<br />
Quella «O» separativa dice che se uno si sarà comunicato indegnamente anche con una sola delle<br />
due specie, ha la colpa della profanazione non solo del corpo o del sangue, ma di tutti e due. Dunque<br />
Gesù è presente per intero sotto ciascuna specie.<br />
S. Marco, narrando la consacrazione del calice, aggiunge: «e bevvero di quello tutti». Dunque le<br />
specie del vino non furono prese tutte intere da uno, ma divise fra tutti. Eppure ugualmente tutti<br />
ricevettero il Signore. Dunque anche nella più piccola goccia di vino consacrato, come nel più piccolo<br />
frammento di ostia è intero Gesù 1 .<br />
II - Gesù è tutto intero in ciascuna parte di ciascuna specie anche prima di dividerle.<br />
É CERTO<br />
Anche se nella definizione il Conc. di Trento si è fermato a considerare le parti dopo la divisione,<br />
altrove dichiara (D. B. 876), che Gesù è tutto intero in ogni singola parte.<br />
Del resto è logico che se non fosse così la divisione di una specie diventerebbe una nuova<br />
consacrazione. Ciò che non può essere.<br />
III - In forza delle parole, sotto le specie del pane è il corpo e sotto le specie del vino è il<br />
sangue di Gesù.<br />
Infatti la forma del Sacramento produce ciò che le parole significano. Dicendo perciò «questo è il<br />
mio corpo», per l’efficacia delle parole è la sostanza del corpo quella in cui è convertita la sostanza del<br />
pane. Così dicasi del vino.<br />
IV - In forza della concomitanza naturale, sotto le specie del pane, al corpo è unito il sangue,<br />
sotto le specie del vino al sangue è unito il corpo, e in tutti e due i casi, è unita l’anima.<br />
Questa proposizione dà la ragione teologica per le prime due proposizioni.<br />
Infatti Gesù: «risorgendo da morte, ormai non muore più» (Rom. 6,9). Se del triduo del Sepolcro<br />
fosse stata consacrata l’Eucaristia col corpo e col sangue non sarebbe stata l’anima che da essi separata.<br />
1 I Teologi discutono su questa presenza sia pure anche in un frammento invisibile. Molti sostengono che la parte divisa,<br />
perché conservi la divina presenza deve essere «sensibile» in quanto che altrimenti verrebbe a mancare l’essenza di Sacramento che<br />
è un «segno sensibile».