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234<br />

GLI ELEMENTI DELLA REDENZIONE<br />

amore di cui quella natura è capace, rendesse a Dio omaggio degno della sua maestà. Dio invece ha<br />

stabilito che assumesse la natura umana e così fosse anche fisicamente solidale con noi: era infatti<br />

conveniente che il Mediatore fra Dio e gli uomini fosse Dio e uomo insieme.<br />

Una volta assunta la natura umana, qualsiasi atto del Verbo Incarnato, un semplice atto di amore<br />

sarebbe stato sufficiente a salvare l’umanità.<br />

Ma Gesù si fa solidale in tutto coi fratelli, eccetto il peccato 1 . S. Paolo giunge a dire arditamente:<br />

«Colui che non ha conosciuto il peccato (Dio) per noi lo ha reso peccato, affinché noi diventassimo<br />

giustizia di Dio in Lui» (2 Cor. 5,21) cioè Dio ci ha mandato «il Figlio nella similitudine della carne<br />

peccatrice per distruggere nella carne il peccato, per attuare in noi la giustizia» (Rom. 8,3-4).<br />

Quindi non si ha una sostituzione di persona, cioè un trasferimento giuridico del peccato degli<br />

uomini nella persona di Cristo e della giustizia di Cristo nella persona degli uomini, ma solidarietà del<br />

Cristo con gli uomini.<br />

Questa solidarietà però non è, in quanto tale, la causa della nostra salvezza; essa ne è solo la<br />

condizione essenziale richiesta positivamente da Dio. Causa della nostra salvezza è l’obbedienza del<br />

Cristo, fino alla morte di croce.<br />

Qui si potrebbe presentare una obiezione: Se bastava un atto di amore per redimerci, perchè il<br />

Padre ha voluto le sofferenze e la morte del Figlio? «Niente di tutto ciò», risponde S. Tommaso con la<br />

migliore tradizione patristica e teologica. Dio ama il Cristo non solo più di tutto il genere umano, ma più<br />

di tutto il creato. E se Egli «non ha risparmiato suo Figlio, ma ha disposto che soffrisse per noi tutti»<br />

(Rom. 8,32), ciò, mostra agli uomini quanto il Padre li ami, non mostra meno quanto ami il Cristo» 2 .<br />

Infatti in questo modo anche il Figlio mostra tutto il suo amore verso il Padre e verso i fratelli, ai<br />

quali è fonte di ogni consolazione e speranza e dà loro la forza per imitarlo.<br />

Gesù stesso ci attesta che il disegno del Padre è un disegno di amore: «Padre, coloro che mi hai<br />

dato, voglio che siano con me: perchè vedano la gloria che mi desti; perchè mi hai amato fin da prima<br />

della creazione del mondo, affinché l’amore col quale hai amato me sia in loro ed io in loro» (Gv. 17,46).<br />

E ancora: «Per questo il Padre mi ama, perché io dà la mia vita per poi riprenderla di nuovo.<br />

Nessuno me la toglie, ma io la dò da me stesso» (Gv. 10, 17-18).<br />

Gesù dunque si sacrifica liberamente, e questa libertà è l’altra condizione della soddisfazione<br />

vicaria.<br />

La soddisfazione di Cristo è equivalente, anzi sovrabbondante 3 .<br />

É CERTO<br />

S. Paolo dice: «Dove abbondò il delitto, sovrabbondò la grazia» (Rom. 5,20); e ancora: «Nel quale<br />

abbiamo la redenzione per il suo Sangue, secondo le ricchezze della sua grazia, che sovrabbondò in noi»<br />

(Ef. 1,8).<br />

Questo pensiero scritturale, trova un riscontro nella Bolla Unigenitus di Clemente VI (D. B. 550)<br />

che dice come sarebbe bastata una goccia di sangue di Gesù per la Redenzione di tutti gli uomini, perchè<br />

c’era «l’unione al Verbo»; ma invece lo ha versato copiosamente.<br />

Inoltre il tesoro acquistato da Gesù è infinito, perchè sono infiniti i suo meriti.<br />

Il Catechismo di Trento dice che «la soddisfazione di Gesù è integra e perfetta sotto tutti gli<br />

aspetti.<br />

Dunque la soddisfazione di Gesù è equivalente, anzi sovrabbondante.<br />

IL MERITO DI CRISTO<br />

Il merito è il diritto ad un premio.<br />

Nel soprannaturale il merito può provenire per un’opera soprannaturale che, posta la divina<br />

ordinazione (e cioè quando Dio ha stabilito così) dà diritto a un premio soprannaturale.<br />

Si dice merito «de condigno» 4 se il premio è dovuto per giustizia, o almeno per fedeltà; si dice «de<br />

congruo» se il premio viene dato per bontà e liberalità, secondo una certa convenienza, ma non per<br />

stretto diritto di giustizia.<br />

1 G. ANICHINI op. cit.<br />

2 Ivi.<br />

3 I Teologi discutono se sia tale di per sé stessa (Tornisti) oppure per la libera accettazione da parte di Dio (Scotisti). La<br />

ragione che questi ultimi portano il fatto che le azioni di Cristo, in quanto uomo, sono di valore finito. Noi senza alcuna esitazione,<br />

seguiamo la sentenza dei Tornisti, in quantoché, per la unione ipostatica, sono azioni appartenenti a Persona divina e quindi di<br />

merito infinito in sé, e non per l’accettazione.<br />

4 Usiamo questi termini tecnici, come più brevi ed esatti.

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