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L’ATTO DI FEDE<br />

A maggior ragione si richiede la grazia per emettere l’atto di fede. Cioè è di fede. Infatti questo è<br />

un atto assolutamente soprannaturale. Questa grazia rimuove il buio e l’errore dall’intelligenza, e le<br />

cattive inclinazioni della volontà, come dice il Conc. II di Orange: «Corregge la nostra volontà dalla<br />

infedeltà alla fede, dalla empietà alla pietà», (Questa grazia che rimuove gli ostacoli alla<br />

debolezza della natura umana, i Teologi la chiamano grazia medicinale).<br />

Ma questa grazia è ancora elevante: cioè innalza a un ordine superiore che non ci è dovuto, ci<br />

avvia a farci partecipi della vita divina, che si ha sulla terra quando alla fede è unita la carità e che è<br />

l’inizio quaggiù di quella vita divina che continueremo nel cielo.<br />

Accompagna - Emesso l’atto di fede per conservarla ed accrescerla è ancora necessaria la grazia<br />

di Dio che accompagna e aiuta.<br />

Illuminazione: - perché l’intelligenza sia illuminata in modo salutare, (cioè si indirizzi verso la<br />

salvezza) è necessaria la grazia.<br />

Ispirazione: - questa si riferisce alla volontà perchè in modo salutare scelga e dia il suo assenso.<br />

PROVA - A) - dalla Scrittura. Nel trattato della grazia proveremo che ogni atto che conduce alla<br />

salvezza eterna, non può essere emesso senza la grazia. In particolare qui portiamo alcuni brani che<br />

dimostrano questa necessità riguardo alla fede. 1) - Gesù, parlando della fede agli Ebrei che non volevano<br />

credere, dice: «Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attrae… ci sono alcuni tra<br />

voi che non credono… per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli sia dato dal Padre<br />

mio» (Gv. 6, 44, 65, 66). In questo capitolo di S. Giovanni, Gesù prima di parlare della fede in generale,<br />

per portare gli ascoltatori alla fede della promessa che egli fa della istituzione della Eucaristia, ha dato<br />

loro un segno con la moltiplicazione dei pani. C’è stato tutto il cammino per giungere alla fede: dal<br />

motivo di credentità col miracolo, a quello della credibilità, mostrando che Egli era «mandato dal Padre».<br />

Eppure non credono. Gesù ne dice la ragione: è necessario che loro sia dato dal Padre; è necessario che<br />

siano attratti a Lui da Lui. Dunque è necessaria la grazia per poter giungere alla fede. 2) - S. Paolo<br />

afferma frequentemente che la fede è un dono di Dio; è dono dato gratuitamente: «Siete stati salvati con<br />

la grazia per la fede; e questo non da voi, poiché è dono di Dio» (Ef. 5) L’uomo da sé non è capace<br />

nemmeno a pensare quello che gli serve per la vita eterna: «Non perchè siamo capaci di pensare qualche<br />

cosa da noi come venisse proprio da noi, ma la nostra capacità viene da Dio» (2 Cor. 3, 5). Non basta<br />

nemmeno l’aiuto esterno della predicazione, se non c’è l’aiuto interno della grazia di Dio: «Né chi pianta,<br />

né chi innaffia è qualche cosa; ma è Dio che fa crescere» (1 Cor. 3,7).<br />

Tutti questi passi mostrano come senza la grazia di Dio non può esserci l’atto di fede.<br />

B) - dalla Tradizione 1) - Fra i Padri, S. Giovanni Crisostomo dice: «La fede non è nostro dono, ma<br />

dono di Dio» (Homilia in Ephes. 4, 2). S. Agostino, commentando il brano di S. Paolo, qui riportato, dice:<br />

«Come nessuno è capace da sé a cominciare o compiere qualunque opera buona… così nessuno è capace a<br />

cominciare o a completare la fede, la nostra capacità viene da Dio» (De Pradestinatione Sanctorum, 5).<br />

2) - Più esplicitamente i Concilii determinano la cosa, Il Conc. II di Orange (529), tenuto contro i<br />

Semipelagiani e confermato da Papa Bonifacio II dice: «Se alcuno avrà detto che come l’aumento così<br />

l’inizio della fede e lo stesso affetto di credere col quale crediamo in Lui che giustifica l’empio e<br />

giungiamo alla rigenerazione del S. Battesimo, è in noi non per il dono della grazia, cioè per l’ispirazione<br />

dello Spirito Santo che corregge la nostra volontà dalla infedeltà alla fede, dalla empietà alla pietà, si<br />

dimostra avversario dei dogmi apostolici» (D. B. 178). Aggiunge poi che non si può pensare e scegliere ciò<br />

che è necessario alla salvezza, cioè assentire al Vangelo «senza la illuminazione e la ispirazione dello<br />

Spirito Santo».<br />

Lo stesso pensiero viene più tardi confermato dal Conc. di Trento: «Se alcuno avrà detto che senza<br />

la preveniente ispirazione dello Spirito Santo e il suo aiuto l’uomo può credere come è necessario, perché<br />

egli riceva la grazia della giustificazione, sia scomunicato» (D. B. 813).<br />

Infine contro l’errore di Hermes, il Conc. Vaticano ha dichiarato che la fede è un. dono<br />

soprannaturale anche quando non opera per mezzo della carità. Perciò è un dono di Dio e nessuno può<br />

dare il suo assenso alla predicazione evangelica «come è necessario per conseguire la salvezza senza<br />

l’illuminazione e l’ispirazione dello Spirito Santo» (D. D. 1791).<br />

L’intelligenza nell’atto di fede<br />

Alcuni Protestanti giudicano l’atto di fede che chiamano anche «fiducia» un atto della volontà<br />

soltanto. Lo stesso i Modernisti, giudicandolo come una tendenza, un senso religioso che proviene dalla<br />

subcoscienza, lo considerano pure qualche cosa della volontà.<br />

Contro costoro dimostriamo la seguente

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