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118<br />

IL DOGMA<br />

Con termini scientifici. Ogni parola ha un significato determinato dall’uso, che nelle lingue vive<br />

può anche variare col passar del tempo. Per portare un esempio nella lingua italiana: «oste», anticamente<br />

significava «nemico» dalla etimologia latina; oggi, se pure si usa poeticamente, nel linguaggio ordinario,<br />

ha tutt’altro significato. Per una determinazione più precisa la Chiesa nel formulare i dogmi usa dei<br />

termini prendendoli non dal semplice linguaggio popolare, ma da sistemi filosofici, e precisamente dalla<br />

filosofia perenne che i Padri e gli Scolastici sempre usarono come ancella nello studio delle verità divine.<br />

Così il concetto è ben precisato dalla elaborazione che quella filosofia ha fatto intorno a quel termine e la<br />

formula ne risulta più esatta e determinata, che se fosse stata usata una parola presa nel senso del<br />

linguaggio popolare. Così abbiamo con un significato ben preciso le parole: forma, materia, sostanza,<br />

essenza, persona, natura, ecc. L’Enciclica «Humani generis» dopo aver detto quanto la Chiesa apprezzi il<br />

valore della ragione umana «alla quale spetta il compito di dimostrare con certezza l’esistenza di Dio<br />

personale» e i fondamenti della stessa fede cristiana; di «porre inoltre rettamente in luce la legge che il<br />

Creatore ha impresso nelle anime degli uomini; ed infine il compito di raggiungere una conoscenza<br />

limitata, ma utilissima dei misteri», continua: «Ma questo compito potrà essere assolto convenientemente<br />

e con sicurezza, se la ragione sarà debitamente coltivata; se cioè, essa verrà nutrita dì quella sana<br />

filosofia che è come un patrimonio delle precedenti età cristiane e che possiede una più alta autorità,<br />

perché lo stesso magistero della Chiesa ha messo al confronto della stessa verità rivelata i suoi principi e<br />

le sue principali asserzioni, messe in luce e fissate lentamente attraverso i tempi, da uomini di grande<br />

ingegno»…<br />

…«In questa filosofia vi sono certamente parecchie cose che non riguardano la fede e i costumi,<br />

né direttamente né indirettamente e che perciò, la Chiesa lascia alla libera discussione dei competenti in<br />

materia; ma non vi è la medesima libertà riguardo a parecchie altre specialmente riguardo ai principi e<br />

alle principali asserzioni di cui già parlammo».<br />

Queste ultime frasi ci dicono che una tesi filosofica da cui vengono desunti i termini per esprimere<br />

un dogma potrebbe anche essere falsa, ma questo non porterebbe nessun danno alla verità del dogma,<br />

perchè non è la tesi filosofica che il dogma esprime, ma una verità rivelata, coi termini scientifici della<br />

filosofia, i quali hanno un determinato significato, prescindendo dal valore della tesi filosofica.<br />

Un esempio pratico ci farà capire meglio. Contro un errore di Pietro Olivi, il Conc. di Vienna usò la<br />

parola «forma» per definire l’unione sostanziale dell’anima col corpo (D. B. 481). Supponiamo, per<br />

ipotesi, che un giorno la tesi scolastica sulla materia e la forma venisse dimostrata falsa: non sarebbe<br />

falso il dogma in cui viene usata questa parola: l’anima non è qualche cosa dì estraneo alla materia, come<br />

quando l’Angelo Raffaele, mostrandosi a Tobia aveva assunto un corpo che non apparteneva alla sua<br />

personalità, ma veramente informa il corpo il quale non ha un’altra anima sensitiva che lo sostenga<br />

cosicché, separata l’anima spirituale dal corpo, questo rimane privo di vita. Prescindendo quindi dalla<br />

verità della dottrina aristotelica su materia e forma, resta sempre esatto in quale senso la Chiesa abbia<br />

usato la parola: “forma”.<br />

Almeno analogicamente - Già in principio, parlando dei misteri, abbiamo spiegato che non si<br />

possono intendere in modo adeguato e univoco, ma analogico, cioè secondo una certa proporzione, che<br />

esclude però il senso equivoco. - Abbiamo aggiunto anche la parola «almeno» perchè alcune verità<br />

espresse nei dogmi le possiamo capire in senso univoco, cioè in senso proprio, come quando vengono<br />

definiti fatti storici, per esempio: «Gesù è nato da Maria Vergine, ha patito, è morto, è risorto»; altre in<br />

senso metaforico: esempio: «Siede alla destra del Padre», che significa: gode della stessa onnipotenza del<br />

Padre; «Tu sei Pietra», cioè fondamento.<br />

Anche il Conc. Vaticano (D. B. 1796) parlando dei misteri di cui si può raggiungere una conoscenza<br />

limitata, ma fruttuosissima (e utilissima, come aggiunge l’Enc. Humani generis, già citata) «per quelle<br />

cose che di questi si conosce per analogia».<br />

Non simbolicamente - Le cose divine rivelate, quantunque non tutte si possano intendere in senso<br />

proprio, pure non si riducono a un semplice simbolo, diverso dalla verità, ma c’è sempre una certa<br />

proporzione.<br />

O solo praticamente - Quantunque i dogmi portino in effetto anche a una condotta pratica di vita,<br />

pure prima di tutto, sono verità di ordine intellettuale che dobbiamo credere.<br />

Norma estrinseca dl credere - Se per credere è necessaria intrinsecamente l’autorità di Dio<br />

rivelante, estrinsecamente è necessario che ci sia determinata la formula che ci esprime con esattezza la<br />

verità rivelata da Dio.<br />

S. Pio X, nella professione di fede (D B. 2145) dice che dobbiamo professare come definito dalla<br />

Chiesa, che la fede «è un vero assenso dell’intelletto alla verità ricevuta estrinsecamente per mezzo<br />

dell’udito».<br />

PROVA: A) - dalla Scrittura - Parlando del magistero della Chiesa abbiamo portato i numerosi testi<br />

che dimostrano come essa ha avuto da Dio la missione d’insegnare la verità da Lui rivelata. Essa perciò ha

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