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LA GRAZIA ATTUALE<br />

Trento (D. B. 832,826): «Se alcuno dirà che il giustificato senza uno speciale aiuto di Dio può perseverare<br />

nella giustizia ricevuta, o con esso non possa, sia scomunicato». «Se alcuno dirà con assoluta ed infallibile<br />

certezza che certamente avrà quel grande dono della perseveranza fino alla fine, a meno che non abbia<br />

saputo questo per speciale rivelazione, sia scomunicato».<br />

SPIEGAZIONE - Nella tesi precedente, si è parlato della grazia riguardo ai singoli atti: qui si tratta<br />

della grazia riguardo alla perseveranza per lungo tempo (perseveranza temporale) e della perseveranza<br />

finale da cui dipende la vita eterna. Comprende perciò oltre la grazia santificante, un cumulo di grazie fra<br />

cui le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo, tutti gli aiuti per superare le tentazioni e soprattutto che il<br />

momento della morte coincida con lo stato di grazia dell’anima. Per questo viene chiamato grande dono<br />

che non può essere meritato da noi, ma viene dalla bontà infinita di Dio. Anche quando alcuni Padri come<br />

S. Agostino dicono che in qualche modo si può meritare supplichevolmente, cioè con la preghiera, non si<br />

deve dimenticare che l’efficacia delle preghiere stesse sono già un frutto della grazia divina.<br />

Però, quantunque il dono della perseveranza sia dono di Dio e non opera nostra, conoscendo la sua<br />

infinita bontà, dobbiamo confidare in Lui che vuol tutti salvi e cercare di corrispondere per rendere sicura<br />

con la nostra corrispondenza la nostra «vocazione ed elezione». Così ci esorta il Conc. di Trento (D. B.<br />

806). «Per il dono della perseveranza nessuno si riprometta con assoltta certezza qualche cosa di certo,<br />

ma tuttavia tutti debbono collocare e riporre una fermissima speranza nell’aiuto di Dio».<br />

PROVA: A) - dalla Scrittura: «Vegliate e pregate per non entrare in tentazione» (Mt. 26,4). Gesù<br />

ci fa vedere la necessità della vigilanza e della preghiera per ottenere grazie anche per la perseveranza<br />

temporale.<br />

S. Pietro (5, 10) ci dice: «Dio di ogni grazia che ci ha chiainato alla sua gloria eterna in Cristo<br />

Gesù, con un po’ di patire, Egli perf ezionerà, confermerà e renderà stabili». E S. Paolo: «Vi confermerà<br />

fino alla fine senza peccato» (1 Cor. 1, 6). E ancora: «Chi ha cominciato in voi l’opera buona la<br />

perfezionerà fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil. 1, 6).<br />

B) - I Padri - Origene (in Ps. 4) parla della necessità della grazia perchè chi è buono «perseveri<br />

nella virtù».<br />

S. Giovanni Crisostomo (In Gen. hom. 25,7): «…aiutati dall’aiuto supremo siamo capaci di<br />

raggiungere il fine».<br />

S. Agostino ha dedicato un intero libro sul «Dono della perseveranza» dove fra l’altro scrive:<br />

«Asseriamo dunque che la perseveranza colla quale si persevera sino alla fine in Cristo, è dono di Dio».<br />

La grazia per evitare i peccati<br />

TESI - L’uomo giustificato, con la grazia santificante, le virtù, i doni e la grazia attuale, può<br />

evitare tutti i peccati mortali; ma non tutti i veniali, senza uno speciale privilegio.<br />

É DI FEDE<br />

dalle definizioni dei Concili che citeremo nella prova.<br />

SPIEGAZIONE - Si tratta dell’uomo giustificato, poiché riguardo a chi è in peccato abbiamo detto<br />

che per qualche tempo può evitare i peccati (anzi può compiere pure opere naturalmente buone) senza la<br />

grazia; ma non li può evitare per lungo tempo 1 .<br />

La forza dell’uomo giustificato oltre che dalla grazia attuale viene dalla grazia abituale, dalle virtù<br />

e dai doni che già possiede. Sia per la possibilità di evitare i peccati mortali, come per la impossibilità di<br />

evitare tutti i veniali, si tratta di una possibilità o impossibilità morale e non fisica.<br />

1 Anche per i peccatori e gli infedeli Dio «non comanda cose impossibili». Da ciò pochi Teologi, compreso S.<br />

Tommaso da giovane, concludono che colle sole grazie attuali possono stare lontani dal peccato per lungo tempo. Dio potrebbe farlo,<br />

ma di fatto non è così. Infatti tutti gli altri danno come dottrina certa che l’uomo caduto può, senza la grazia, evitare i peccati<br />

mortali per qualche tempo, ma non tutti insieme per lungo tempo se non è sanato dalla grazia santificante. (Cfr. S. Th. I.a, 2. ae,<br />

q. 100). In questa spiegazione non c’è niente in contrasto colla frase del Concilio di Trento che «Dio non comanda cose impossibili»<br />

perché anche ai peccatori dà la grazia per giungere alla giustificazione, colla quale potrebbero evitare ogni peccato mortale.<br />

Per portare un esempio nell’ordine naturale sarebbe lo stesso che uno dicesse:<br />

Tu puoi far quei determinati lavori, se tu hai la salute del corpo che puoi acquistare e mantenere con quelle medicine, cibo, ecc.<br />

Quando il tuo corpo è in tale condizione, tu puoi sostenere quel determinato sforzo per il lavoro. Ciò che non puoi invece fare se tu<br />

sei malato.<br />

Così l’uomo privo della grazia santificante è privo della sanità dell’anima Perché abbia la forza di evitare tutti i<br />

peccati, oltre la grazia attuale è necessario che ritorni a questa sanità, che lo riordina interiormente indirizzando la sua volontà<br />

verso Dio e frenando i moti disordinati della concupiscenza.<br />

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