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CIÒ CHE È NECESSARIO PER AMMINISTRARE UN SACRAMENTO<br />
L’intenzione del ministro<br />
I Protestanti partendo dal loro principio che i Sacramenti servono solo per eccitare la fede e così<br />
giungere alla giustificazione, dissero che come forma sufficiente per la validità del Sacramento bastavano<br />
le parole pronunciate anche con la sola intenzione esterna e persino dette per gioco. Come avviene in un<br />
discorso chè se uno dice una frase, anche senza pensarci e magari senza nemmeno accorgersene, gli<br />
ascoltatori ricevono l’idea espressa.<br />
TESI - Per la validità dei Sacramenti si richiede che il Ministro abbia l’intenzione interna di<br />
fare ciò che fa la Chiesa. Non basta compiere l’atto per gioco o con sola intenzione esterna.<br />
É DI FEDE<br />
riguardo a un Sacramento amministrato per scherzo.<br />
É COMUNE SENTENZA<br />
riguardo alla intenzione solamente esterna.<br />
SPIEGAZIONE: L’intenzione è un atto della volontà con cui uno stabilisce di fare qualche cosa.<br />
Come abbiamo detto altrove è attuale quando all’intenzione si unisce l’attenzione. È virtuale<br />
quando continua l’atto della volontà, perchè emesso da poco ma vi manca l’attenzione del momento. È<br />
abituale quando l’atto viene emesso quasi in forza di una abitudine ed è così distante dall’intenzione<br />
attuale, che questa si può dire non duri più, come ad esempio uno pronunziasse le parole di un<br />
Sacramento nel sonno, o nello stato ipnotico.<br />
Si dice intenzione interna quella in cui il ministro intende compiere l’atto come una azione sacra;<br />
si dice esterna quando il ministro lo compie come un rito semplicemente materiale e non come cosa<br />
sacra.<br />
Per fare un Sacramento non basta l’intenzione abituale che non può dirsi la continuazione di una<br />
precisa volontà, ma occorre almeno l’intenzione virtuale, in cui persevera l’atto dell’intenzione.<br />
Fare ciò che fa la Chiesa. Per la validità non è richiesto che il ministro creda lui stesso nel<br />
Sacramento (come vedremo nella prossima tesi). Basta che intenda fare ciò che fa la Chiesa. Un pagano,<br />
in caso di necessità, può amministrare validamente il Battesimo.<br />
La Chiesa. Deliberatamente è stata messa questa parola senza aggiungerci «Cattolica». Anche un<br />
eretico o uno scismatico quando battezza col rito di quella che lui in buona fede crede la vera Chiesa,<br />
intende di amministrare quel Sacramento che è stato conservato nella sua Chiesa da quando si distaccò<br />
dalla Chiesa Cattolica. Quindi in definitiva, implicitamente, ha l’intenzione di amministrare quel<br />
Sacramento che fu istituito da Gesù Cristo e che è poi quello stesso che si fa nella Chiesa Cattolica. Perciò<br />
il Battesimo amministrato nelle varie sette eretiche o scismatiche, purchè venga usata la materia e la<br />
forma conveniente è valido.<br />
PROVA: A) - La Scrittura quando parla dei Sacramenti li presenta come un atto da compiere in<br />
nome di Cristo: «Battezzate»; «fate questo in memoria di me» ecc… Ora non si può compiere un atto<br />
umano senza avere intenzione di compierlo. Se io pronuncio delle parole con intenzione solo esterna,<br />
come per esempio per riferire ciò che ha detto un altro, io non intendo eseguire quanto quelle parole<br />
esprimono. Molto più se lo dico solo per gioco. Dunque per ripetere quanto vuole Gesù per fare un<br />
Sacramento è necessaria veramente la intenzione interna.<br />
B) - La Tradizione. Oltre al Decreto per gli Armeni già citato, il Conc. di Trento (D. B. 854)<br />
definisce: «Se alcuno dirà che nei ministri, mentre fanno e conferiscono i Sacramenti, non è richiesta<br />
almeno l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, sia scomunicato».<br />
Inoltre lo stesso Concilio (Sess. 14, 6) dichiara «invalida la assoluzione data dal Sacerdote che non ha<br />
l’intenzione di agire seriamente e di assolvere veramente».<br />
La fede e la santità del ministro<br />
Il Vescovo Agrippino di Cartagine, giudicando che il Battesimo dato dagli eretici fosse invalido,<br />
comandava che si ripetesse per coloro che venivano a far parte della Chiesa Cattolica. Lo stesso concetto<br />
fu seguito da altri, tra cui s. Cipriano che però, secondo s. Agostino, avrebbe ritrattato prima della morte<br />
questo errore, che fu poi condannato da s. Stefano I.<br />
Il medesimo errore fu rinnovato dai Donatisti, dai Valdesi, dagli Albigesi e dagli Anabattisti, che<br />
inoltre sostenevano la necessità della probità di vita del ministro per la validità dei Sacramenti.<br />
TESI - Per la validità dei Sacramenti non è richiesta nel ministro né la Fede, né la santità,<br />
(ossia lo stato di grazia).