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286<br />

CIÒ CHE È NECESSARIO PER AMMINISTRARE UN SACRAMENTO<br />

L’intenzione del ministro<br />

I Protestanti partendo dal loro principio che i Sacramenti servono solo per eccitare la fede e così<br />

giungere alla giustificazione, dissero che come forma sufficiente per la validità del Sacramento bastavano<br />

le parole pronunciate anche con la sola intenzione esterna e persino dette per gioco. Come avviene in un<br />

discorso chè se uno dice una frase, anche senza pensarci e magari senza nemmeno accorgersene, gli<br />

ascoltatori ricevono l’idea espressa.<br />

TESI - Per la validità dei Sacramenti si richiede che il Ministro abbia l’intenzione interna di<br />

fare ciò che fa la Chiesa. Non basta compiere l’atto per gioco o con sola intenzione esterna.<br />

É DI FEDE<br />

riguardo a un Sacramento amministrato per scherzo.<br />

É COMUNE SENTENZA<br />

riguardo alla intenzione solamente esterna.<br />

SPIEGAZIONE: L’intenzione è un atto della volontà con cui uno stabilisce di fare qualche cosa.<br />

Come abbiamo detto altrove è attuale quando all’intenzione si unisce l’attenzione. È virtuale<br />

quando continua l’atto della volontà, perchè emesso da poco ma vi manca l’attenzione del momento. È<br />

abituale quando l’atto viene emesso quasi in forza di una abitudine ed è così distante dall’intenzione<br />

attuale, che questa si può dire non duri più, come ad esempio uno pronunziasse le parole di un<br />

Sacramento nel sonno, o nello stato ipnotico.<br />

Si dice intenzione interna quella in cui il ministro intende compiere l’atto come una azione sacra;<br />

si dice esterna quando il ministro lo compie come un rito semplicemente materiale e non come cosa<br />

sacra.<br />

Per fare un Sacramento non basta l’intenzione abituale che non può dirsi la continuazione di una<br />

precisa volontà, ma occorre almeno l’intenzione virtuale, in cui persevera l’atto dell’intenzione.<br />

Fare ciò che fa la Chiesa. Per la validità non è richiesto che il ministro creda lui stesso nel<br />

Sacramento (come vedremo nella prossima tesi). Basta che intenda fare ciò che fa la Chiesa. Un pagano,<br />

in caso di necessità, può amministrare validamente il Battesimo.<br />

La Chiesa. Deliberatamente è stata messa questa parola senza aggiungerci «Cattolica». Anche un<br />

eretico o uno scismatico quando battezza col rito di quella che lui in buona fede crede la vera Chiesa,<br />

intende di amministrare quel Sacramento che è stato conservato nella sua Chiesa da quando si distaccò<br />

dalla Chiesa Cattolica. Quindi in definitiva, implicitamente, ha l’intenzione di amministrare quel<br />

Sacramento che fu istituito da Gesù Cristo e che è poi quello stesso che si fa nella Chiesa Cattolica. Perciò<br />

il Battesimo amministrato nelle varie sette eretiche o scismatiche, purchè venga usata la materia e la<br />

forma conveniente è valido.<br />

PROVA: A) - La Scrittura quando parla dei Sacramenti li presenta come un atto da compiere in<br />

nome di Cristo: «Battezzate»; «fate questo in memoria di me» ecc… Ora non si può compiere un atto<br />

umano senza avere intenzione di compierlo. Se io pronuncio delle parole con intenzione solo esterna,<br />

come per esempio per riferire ciò che ha detto un altro, io non intendo eseguire quanto quelle parole<br />

esprimono. Molto più se lo dico solo per gioco. Dunque per ripetere quanto vuole Gesù per fare un<br />

Sacramento è necessaria veramente la intenzione interna.<br />

B) - La Tradizione. Oltre al Decreto per gli Armeni già citato, il Conc. di Trento (D. B. 854)<br />

definisce: «Se alcuno dirà che nei ministri, mentre fanno e conferiscono i Sacramenti, non è richiesta<br />

almeno l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, sia scomunicato».<br />

Inoltre lo stesso Concilio (Sess. 14, 6) dichiara «invalida la assoluzione data dal Sacerdote che non ha<br />

l’intenzione di agire seriamente e di assolvere veramente».<br />

La fede e la santità del ministro<br />

Il Vescovo Agrippino di Cartagine, giudicando che il Battesimo dato dagli eretici fosse invalido,<br />

comandava che si ripetesse per coloro che venivano a far parte della Chiesa Cattolica. Lo stesso concetto<br />

fu seguito da altri, tra cui s. Cipriano che però, secondo s. Agostino, avrebbe ritrattato prima della morte<br />

questo errore, che fu poi condannato da s. Stefano I.<br />

Il medesimo errore fu rinnovato dai Donatisti, dai Valdesi, dagli Albigesi e dagli Anabattisti, che<br />

inoltre sostenevano la necessità della probità di vita del ministro per la validità dei Sacramenti.<br />

TESI - Per la validità dei Sacramenti non è richiesta nel ministro né la Fede, né la santità,<br />

(ossia lo stato di grazia).

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