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L’ESISTENZA DI DIO<br />
LA VITA - Questo argomento contiene implicitamente anche quello della vita secondo quanto<br />
hanno dimostrato alcune scoperte moderne. Dopo le esperienze del Redi, Pasteur, Tyndal, Virchow è<br />
dimostrata la impossibilità della generazione spontanea della vita dalla materia inanimata 1 .<br />
Sono note le esperienze del Pasteur nell’acqua che tenuta sterile e separata dal contatto<br />
dell’aria, non è venuto fuori nessun organismo vivente. Messa invece a contatto dell’aria, dopo del tempo<br />
sono nati questi piccoli esseri. Segno evidente che non dall’acqua, ma da germi viventi che vi sono<br />
penetrati, nacquero quei piccoli viventi. Per cui è certo l’assioma: «Ogni vivente viene da un altro<br />
vivente».<br />
La scienza ha dimostrato pure che una volta sulla terra e in tutto l’universo la vita non poteva<br />
esserci assolutamente in nessuna forma, essendo tutto una massa incandescente.<br />
Come è venuta dunque, la vita sulla terra?<br />
In nessun altro modo che per mezzo di una Causa prima che ha dato l’essere a ogni cosa.<br />
III a via: Esseri ctontingenti<br />
Si dice contingente l’essere che di natura sua non è determinato ad esistere, a cui cioè l’esistenza<br />
non appartiene essenzialmente: che, quindi, può esistere o non esistere e, se esiste, non ha in sé stesso la<br />
ragione della propria esistenza, ma la ripete da un altro. Si dice necessario invece quello che non può non<br />
esistere, perché a lui è essenziale l’esistenza; ossia, essenza ed essere in lui si identificano: Esso ha<br />
dunque in sé stesso, nella sua essenza, la ragione della sua esistenza e quindi non ha bisogno di ripeterla<br />
da un altro. Ciò detto segue l’argomento.<br />
1 - Esistono nel mondo esseri contingenti.<br />
2 - Ma l’essere contingente è quello che non ha in sé stesso la ragione della propria esistenza, ma<br />
la ripete da un altro.<br />
3 - Ma non si può procedere all’infinito nella serie degli esseri contingenti.<br />
4 - Quindi esiste un essere che ha in sé stesso la ragione della propria esistenza, che non dipende<br />
perciò da nessun altro e da cui ogni altro essere dipende:<br />
E questi è DIO.<br />
SPIEGAZIONE: Per prevenire facili obiezioni, dobbiamo notare che noi partiamo dalle cose reali, di<br />
cui abbiamo diretta e quotidiana esperienza. Ognuno di noi conosce esseri (e il nostro essere stesso è tale)<br />
che oggi sono ma ieri non erano e domani non saranno. Il che vuoi dire che a tali cose l’atto di esistenza<br />
non è essenziale: perché se fosse essenziale, non potrebbero non essere e sarebbero eterne. Tali esseri<br />
quindi sono contingenti: l’esistenza non l’hanno per essenza, ma l’hanno ricevuta da un altro. E<br />
quest’altro o la possiede per essenza e quindi è l’essere necessario, oppure a sua volta l’ha ricevuta da un<br />
altro. Ma non si può procedere all’infinito nella serie degli esseri dipendenti da un altro: se ognuno della<br />
serie dipende da un altro anche tutta la serie dipende da un altro che è al di fuori o al di sopra della serie.<br />
Dire il contrario, affermare cioè che ciascuno degli esseri dipende da un altro, e l’intera serie no, è<br />
assurdo, perché sarebbe lo stesso che affermare e negare insieme la contingenza di quegli esseri. Mille<br />
idioti, diceva Kant, non fanno un sapiente. Così mille esseri contingenti non fanno l’Essere necessario.<br />
La conclusione è che esiste al di fuori e al di sopra della serie degli esseri contingenti un Essere<br />
necessario, a cui cioè l’essere appartiene per essenza e perciò non dipende da nessun altro, e da cui tutto<br />
il resto dipende. E questi è Dio (S. Tommaso e alcuni suoi commentatori nella struttura di questo<br />
argomento aggiungono un altro elemento: quello di essere relativamente necessario. Essi distinguono le<br />
essenze fisicamente corruttibili (tutte le essenze corporee) dalle essenze fisicamente incorruttibili<br />
(essenze spirituali: angeli e anima umana).<br />
1 Alla fine del 1955 si disse che due scienziati americani: Conrat e Williams, avevano prodotto la vita, in laboratorio nel<br />
virus del mosaico del tabacco. Ma il loro esperimento non dimostra che è stata creata la vita da materia morta. Infatti il virus fu<br />
diviso negli elementi chimici che lo compongono: la proteina e l’acido nucleico. Questi stessi elementi furono ricomposti e, iniettati<br />
in cellule viventi, furono capaci di sviluppare la malattia. Tutto ciò dimostra unicamente che in quegli elementi si era conservata la<br />
vita allo stato latente (se di vita si può trattare). La cosa sarebbe diversa se con elementi chimici, come una macromolecola di<br />
proteine ed acido ribonucleinico, ma ottenuti in laboratorio e non estratti dal virus, se ne fosse formato un virus vivente.<br />
Non a caso abbiamo detto: «se di vita si può trattare». Infatti molti biologi ritengono che i virus non siano dei<br />
viventi, ma dei fermenti, che agiscono quando siano uniti a cellule viventi. Quindi nell’esperimento si tratterebbe solo di<br />
scomposizione e ricomposizione di materia organica. La nostra prova, desunta dalla vita, resta perciò in tutto il suo valore.<br />
Dal punto di vista teologico però dobbiamo notare che se domani gli scienziati potessero realmente dimostrare la<br />
possibilità della vita dalla materia inerte ciò non andrebbe affatto contro quanto la Chiesa insegna, purché si tenga presente<br />
l’influsso di Dio stesso su quella materia, la quale da sola mai potrebbe passare a stadio superiore, per il principio di causalità che<br />
esige per ogni effetto una causa proporzionata, come spiegheremo parlando dell’evoluzionismo mitigato.