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136<br />

L’ESISTENZA DI DIO<br />

LA VITA - Questo argomento contiene implicitamente anche quello della vita secondo quanto<br />

hanno dimostrato alcune scoperte moderne. Dopo le esperienze del Redi, Pasteur, Tyndal, Virchow è<br />

dimostrata la impossibilità della generazione spontanea della vita dalla materia inanimata 1 .<br />

Sono note le esperienze del Pasteur nell’acqua che tenuta sterile e separata dal contatto<br />

dell’aria, non è venuto fuori nessun organismo vivente. Messa invece a contatto dell’aria, dopo del tempo<br />

sono nati questi piccoli esseri. Segno evidente che non dall’acqua, ma da germi viventi che vi sono<br />

penetrati, nacquero quei piccoli viventi. Per cui è certo l’assioma: «Ogni vivente viene da un altro<br />

vivente».<br />

La scienza ha dimostrato pure che una volta sulla terra e in tutto l’universo la vita non poteva<br />

esserci assolutamente in nessuna forma, essendo tutto una massa incandescente.<br />

Come è venuta dunque, la vita sulla terra?<br />

In nessun altro modo che per mezzo di una Causa prima che ha dato l’essere a ogni cosa.<br />

III a via: Esseri ctontingenti<br />

Si dice contingente l’essere che di natura sua non è determinato ad esistere, a cui cioè l’esistenza<br />

non appartiene essenzialmente: che, quindi, può esistere o non esistere e, se esiste, non ha in sé stesso la<br />

ragione della propria esistenza, ma la ripete da un altro. Si dice necessario invece quello che non può non<br />

esistere, perché a lui è essenziale l’esistenza; ossia, essenza ed essere in lui si identificano: Esso ha<br />

dunque in sé stesso, nella sua essenza, la ragione della sua esistenza e quindi non ha bisogno di ripeterla<br />

da un altro. Ciò detto segue l’argomento.<br />

1 - Esistono nel mondo esseri contingenti.<br />

2 - Ma l’essere contingente è quello che non ha in sé stesso la ragione della propria esistenza, ma<br />

la ripete da un altro.<br />

3 - Ma non si può procedere all’infinito nella serie degli esseri contingenti.<br />

4 - Quindi esiste un essere che ha in sé stesso la ragione della propria esistenza, che non dipende<br />

perciò da nessun altro e da cui ogni altro essere dipende:<br />

E questi è DIO.<br />

SPIEGAZIONE: Per prevenire facili obiezioni, dobbiamo notare che noi partiamo dalle cose reali, di<br />

cui abbiamo diretta e quotidiana esperienza. Ognuno di noi conosce esseri (e il nostro essere stesso è tale)<br />

che oggi sono ma ieri non erano e domani non saranno. Il che vuoi dire che a tali cose l’atto di esistenza<br />

non è essenziale: perché se fosse essenziale, non potrebbero non essere e sarebbero eterne. Tali esseri<br />

quindi sono contingenti: l’esistenza non l’hanno per essenza, ma l’hanno ricevuta da un altro. E<br />

quest’altro o la possiede per essenza e quindi è l’essere necessario, oppure a sua volta l’ha ricevuta da un<br />

altro. Ma non si può procedere all’infinito nella serie degli esseri dipendenti da un altro: se ognuno della<br />

serie dipende da un altro anche tutta la serie dipende da un altro che è al di fuori o al di sopra della serie.<br />

Dire il contrario, affermare cioè che ciascuno degli esseri dipende da un altro, e l’intera serie no, è<br />

assurdo, perché sarebbe lo stesso che affermare e negare insieme la contingenza di quegli esseri. Mille<br />

idioti, diceva Kant, non fanno un sapiente. Così mille esseri contingenti non fanno l’Essere necessario.<br />

La conclusione è che esiste al di fuori e al di sopra della serie degli esseri contingenti un Essere<br />

necessario, a cui cioè l’essere appartiene per essenza e perciò non dipende da nessun altro, e da cui tutto<br />

il resto dipende. E questi è Dio (S. Tommaso e alcuni suoi commentatori nella struttura di questo<br />

argomento aggiungono un altro elemento: quello di essere relativamente necessario. Essi distinguono le<br />

essenze fisicamente corruttibili (tutte le essenze corporee) dalle essenze fisicamente incorruttibili<br />

(essenze spirituali: angeli e anima umana).<br />

1 Alla fine del 1955 si disse che due scienziati americani: Conrat e Williams, avevano prodotto la vita, in laboratorio nel<br />

virus del mosaico del tabacco. Ma il loro esperimento non dimostra che è stata creata la vita da materia morta. Infatti il virus fu<br />

diviso negli elementi chimici che lo compongono: la proteina e l’acido nucleico. Questi stessi elementi furono ricomposti e, iniettati<br />

in cellule viventi, furono capaci di sviluppare la malattia. Tutto ciò dimostra unicamente che in quegli elementi si era conservata la<br />

vita allo stato latente (se di vita si può trattare). La cosa sarebbe diversa se con elementi chimici, come una macromolecola di<br />

proteine ed acido ribonucleinico, ma ottenuti in laboratorio e non estratti dal virus, se ne fosse formato un virus vivente.<br />

Non a caso abbiamo detto: «se di vita si può trattare». Infatti molti biologi ritengono che i virus non siano dei<br />

viventi, ma dei fermenti, che agiscono quando siano uniti a cellule viventi. Quindi nell’esperimento si tratterebbe solo di<br />

scomposizione e ricomposizione di materia organica. La nostra prova, desunta dalla vita, resta perciò in tutto il suo valore.<br />

Dal punto di vista teologico però dobbiamo notare che se domani gli scienziati potessero realmente dimostrare la<br />

possibilità della vita dalla materia inerte ciò non andrebbe affatto contro quanto la Chiesa insegna, purché si tenga presente<br />

l’influsso di Dio stesso su quella materia, la quale da sola mai potrebbe passare a stadio superiore, per il principio di causalità che<br />

esige per ogni effetto una causa proporzionata, come spiegheremo parlando dell’evoluzionismo mitigato.

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